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18 novembre 2014 - 25 Cheshvan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Le tragiche immagini dei corpi stesi delle vittime dell’attentato alla sinagoga di Har Nof a Yerushalaim, intrise di sangue e con indosso Tallit e Tefillìn, non mi danno pace.
Quelle vittime stavano pregando per la pace, indossavano parole di pace, erano in un’atmosfera di pace e si stavano predisponendo a una giornata di pace.
“…Io ho intenzioni di pace, ma quando le manifesto essi pensano alla guerra…” (Salmo 120; 7).
 
Dario
Calimani,
anglista
Questa mattina un altro attentato a Gerusalemme, e altri morti. Non su un campo di battaglia, ma in piena città, all’interno di una sinagoga. Si leggono in questi giorni articoli di stampa sulle migliaia di israeliani che hanno lasciato Israele negli ultimi anni. Non è un argomento da celebrare, me ne rendo conto benissimo, e non è neppure una scelta patriottica. Ma si può, è corretto, è umano considerarlo un tradimento?
 
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Auschwitz, investire
per la Memoria
Tra i quotidiani in edicola oggi, il Corriere della Sera riprende la notizia rilanciata dallo spagnolo El Pais secondo cui Italia e Spagna sarebbero gli unici due paesi a non aver contribuito al Fondo perpetuo per salvare Auschwitz. “Mi risulta che ci siano contatti tra la presidenza del Consiglio e il governo polacco per risolvere la questione”, ha dichiarato Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, interrogato dal giornalista Paolo Conti che scrive come abbia “ragione Gattegna quando sostiene che 'la nostra presenza è indispensabile. L'Italia fascista fu corresponsabile delle atrocità di Auschwitz accanto all'alleata Germania nazista. II Paese di oggi non ha una responsabilità rispetto al passato ma è doveroso che partecipi a un progetto per evitare che tutto cada nel dimenticatoio. Quel capitolo di storia è una tappa indispensabile nell'educazione delle nuove generazioni. Non abbiamo alcuna motivazione legata al rancore o all'odio. Vogliamo che la memoria resti viva, che I giovani sappiano, che il luogo resti lì a dimostrare cosa è accaduto'”. “Verrebbe da dire: fatelo per Primo Levi... L'Italia ha una responsabilità primaria nelle deportazioni degli ebrei”, la dichiarazione dello storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma. A chiudere l'articolo, le considerazioni di Conti che con amarezza commenta “la crisi economica non può stavolta funzionare come scusa. Proprio no”.
 
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  davar
israele
Gerusalemme, torna l'orrore Netanyahu: "Reazione ferma"
“Israele reagirà con mano pesante a questo brutale assassinio di ebrei che erano andati a pregare e che sono stati massacrati da spregevoli assassini. Questo attacco è il diretto risultato dell'incitamento di Hamas e Abu Mazen che la comunità internazionale irresponsabilmente ignora”.
Nell'imminenza della riunione del gabinetto di sicurezza convocata per il pomeriggio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu definisce chiaramente mandanti e responsabilità dell'attentato alla sinagoga del quartiere di Har Nof a Gerusalemme.
Un'azione sanguinosa, realizzata con armi da fuoco, coltelli e asce, che ha portato all'uccisione di almeno quattro persone (oltre ai due attentatori) e al ferimento di molte altre, alcune delle quali ricoverate in ospedale in lotta tra la vita e le morte.
Mentre le terribili immagini della strage fanno il giro del mondo si apprende che tra le vittime c'è anche Rabbi Moshe Twersky, direttore della yeshivah di Har Nof.
A rivendicare l’attentato, ultimo di una lunga serie di violenze ai danni della popolazione sraeliana perpetrate in queste settimane, il Fronte Popolare della Liberazione della Palestina. “È una reazione normale in risposta al crimine dell’occupazione”, si legge nel comunicato diffuso in tarda mattinata attraverso i social network. Secondo il portavoce di Hamas, Mushir al-Masri, "si è trattato di una vendetta eroica e rapida per l'esecuzione di Yusuf al-Rumani”, il conducente di autobus palestinese che ieri è stato trovato morto a Gerusalemme e che le autorità israeliane ritengano si sia suicidato. Il braccio armato di Hamas ha inoltre diffuso un video in cui si minaccia, in arabo ed ebraico, che altre azioni saranno tentate (a Gerusalemme e non solo). Due le opzioni che sono state annunciate: investimento da parte di automobili o pugnalamento in strada. Entrambe hanno avuto una drammatica applicazione negli scorsi giorni.
Sono infine scattate le perquisizioni nelle case degli attentatori nel quartiere arabo di Jabel Mukaber, a Gerusalemme Est, dove si sono verificati alcuni scontri. La polizia ha eso noti i nomi dei due sospetti criminali: Uday e Rassan Abu Jamal. Sarebbero cugini.
Formalmente il leader dell'Anp Abu Mazen ha intanto preso le distanze dall'azione condannando, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa palestinese Maan, '”l'uccisione dei fedeli ebrei a Gerusalemme e di altri civili ovunque essi siano”. Negli stessi minuti, in una telefonata a Netanyahu, il segretario di Stato americano John Kerry ha parlato di episodio “che non ha posto nel comportamento umano”. Lalto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea Federica Mogherini ha espresso “assoluta condanna” e invitato tutte le parti “a evitare ogni azione che possa peggiorare la situazione tramite la provocazione o la rappresaglia" e i leader della regione “a lavorare insieme per fare tutto il possibile per calmare immediatamente la situazione".


a.s twitter @asmulevichmoked
memoria
Auschwitz, il nodo degli aiuti
“L’Italia evita la figuraccia”. Così il Corriere della sera nel trattare la questione degli aiuti internazionali per la salvaguardia del campo di sterminio di Auschwitz Birkenau sollevata dal quotidiano spagnolo El Pais in un articolo di denuncia in cui è posta in rilievo l’assenza di Spagna e Italia tra i paesi sostenitori del fondo perpetuo istituito da Varsavia nel 2009.
Dei 120 milioni di euro posti come obiettivo di raccolta per il 27 gennaio 2015, data in cui ricorreranno i 70 anni dalla liberazione di Auschwitz, ne sarebbero stati erogati ad oggi circa 102. In testa alla classifica la Germania (60 milioni), mentre la città più virtuosa è Parigi (oltre 300mila). Spagna e Italia sarebbero invece a zero.
“Mi risulta che ci siano contatti tra la presidenza del Consiglio e il governo polacco per risolvere la questione”, spiega il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna al giornalista Paolo Conti secondo cui le polemiche delle ultime ore avrebbero “svegliato” Palazzo Chigi.
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QUI CUNEO
Davide Cavaglion (1964-2014)
L'abbraccio di tutta la città di Cuneo si è stretto oggi attorno alla famiglia di Davide Cavaglion e della piccola Comunità ebraica piemontese. Autorità, cittadini, ebrei torinesi sono venuti a portare il proprio ultimo saluto a Davide, mancato venerdì scorso, e per dimostrare la propria vicinanza ai famigliari. Una grande folla di persone ha aspettato il feretro davanti all'antico cimitero ebraico. La cerimonia è stata officiata da rav Alberto Moshe Somekh. Commozione e raccoglimento per le parole pronunciate dal fratello di Davide, Alberto, e dal rabbino capo di Ferrara rav Luciano Caro, suo primo insegnante di ebraismo, a cui sono seguite le orazioni funebri di Giulio Disegni, vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, del presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre.
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QUI VERONA
La testimonianza di Andra
In un’affollata aula magna giovani a confronto con la Testimone della Shoah Andra Bucci. Un incontro, svoltosi al liceo Messedaglia, voluto e organizzato da una rete di associazioni locali impegnate a sensibilizzare sui temi della deportazione e della lotta per la liberazione e in particolare dall’Istituto Storico per la Resistenza veronese.
Andra e la sorella Tatiana hanno vissuto la realtà del campo di sterminio di Auschwitz e si sono salvate solo perché ritenute gemelle: per questo motivo all’arrivo nel campo di sterminio furono selezionate per gli esperimenti di Mengele.
Il cugino Sergio Desimone fu deportato insieme a loro e, dopo essere stato usato come cavia in una ricerca, venne assassinato insieme ad altri 19 bambini nei sotterranei della scuola di Bullenhauser Damm ad Amburgo.
La loro storia è raccontata nel bel libro di Titti Marrone: “Meglio non sapere” e ha davvero dell’incredibile non solo per quello che hanno dovuto subire: la delazione, la cattura, la prigionia alla Risiera di San Sabba a Trieste e la deportazione, ma per quello che la vita ha riservato loro dopo la liberazione e nel lungo percorso che le ha ricongiunte alla famiglia.
Ho portato ad Andra i saluti della Comunità ebraica e nell’invitare gli studenti a non dimenticare la storia delle sorelle Bucci e quella del cugino Sergio e dei suoi compagni, uccisi dopo aver subito ogni tipo di violenza, ho detto loro che vicende tragiche e disumane come la deportazione e lo sterminio di ebrei, rom, omosessuali, oppositori politici colpevoli solo di esprimere pensieri, tradizioni e culture diverse da quelle della popolazione dominante possono purtroppo ripresentarsi ed è pertanto indispensabile esserne sempre consapevoli e vigili per potersi opporre a ogni fenomeno discriminatorio.
Andra ha parlato a lungo ed è riuscita a trasmettere non solo la testimonianza di quello che ha subito e dell’orrore che ha visto e vissuto da bambina, ma anche un messaggio di ottimismo e di possibilità di rinascita anche dalla peggiore delle situazioni nelle quali un essere umano possa trovarsi, come testimonia la sua presenza ieri.
I ragazzi hanno ascoltato le sue parole e le hanno rivolto alcune domande alle quali ha risposto sempre serenamente e con la sensibilità di chi, nonostante i tanti anni passati e la ricchezza di affetti che la vita le ha riservato dopo la liberazione, porta nell’animo i segni profondi di quell’esperienza.

Bruno Carmi, presidente della Comunità ebraica di Verona
qui torino - FALSITà STORICHE E PROPAGANDA
Suscita sdegno e sconcerto

la mostra romana sui palestinesi
Le immagini falsificate della barriera protettiva che Israele è stata costretta a innalzare per difendere la propria popolazione civile dall’ondata di attacchi terroristici giustapposte ad arte ai monumenti storici delle capitali europee non sono solo un goffo espediente di cattivo gusto della mistificatoria propaganda antisraeliana. Ma anche un’offesa inaccettabile per tutti coloro che conoscono la realtà del Medio Oriente.
Eppure fino a quando erano esposte negli scorsi giorni a Roma nella sale di Montecitorio, con un manifesto che vanta fra l’altro l’adesione all’iniziativa del Quirinale, della Camera dei deputati, del ministero degli Affari esteri, del Comune di Roma, della Compagnia di San Paolo, dell’Unesco e di varie rappresentanze diplomatiche occidentali, a quel video nessuno aveva prestato attenzione. E tantomeno ai testi che attribuivano falsificando la storia le responsabilità del massacro di Sabra e Chatila alle truppe israeliane in Libano.
Ora che l’esposizione è stata trasferita a Torino chi fino a ieri aveva preferito tacere o non si era reso conto della realtà comincia ad aprire gli occhi ed entra in gioco in una polemica che molti nel capoluogo piemontese vedono piuttosto come merce di importazione.
La mostra realizzata dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East UNRWA), ha traslocato da Roma e ha aperto infatti da pochi giorni a Torino. “Il lungo viaggio della popolazione palestinese rifugiata”, questo il suo titolo, sta suscitando grandi perplessità e parecchi malumori non solo per i suoi contenuti, ma anche per la sede che la ospita: si tratta infatti del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, un ente centrale nel tessuto culturale cittadino, capofila delle istituzioni che organizzano le attività per il Giorno della Memoria e che con la Comunità ebraica ha un rapporto basato su collaborazione e fiducia reciproca.
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qui parigi
Serge Moscovici (1925-2014)
La Francia saluta il sociologo e filosofo Serge Moscovici, direttore del Laboratorio Europeo di Psicologia Sociale e co-fondatore della Casa delle scienze dell’uomo parigina. Nato a Braila in Romania nel 1925 da una famiglia ebraica (suo padre faceva il mercante di grano), nel 1938 fu espulso dalla scuola che frequentava a Bucarest e l’anno seguente, dopo essersi avvicinato alla corrente comunista, iniziò la sua attività clandestina. Nel ’41 per volere del “condottiere” Ion Antonescu fu recluso in un campo di lavoro e liberato successivamente dall’armata sovietica. Dopo la disillusione nei confronti del comunismo russo, si avvicina all’ideologia sionista, entrando anche in contatto con chi partiva verso la Palestina. Abbandonata la Romania, parte alla volta di Parigi, diventando amico di intellettuali e poeti del calibro di Paul Celan e inizia a studiare psicologia alla Sorbona. “Filosofo delle scienze, antropologo, tra i più importanti teorici dell’ecologia e il più eminente specialista di psicologia sociale, Serge Moscovici professa il nomadismo come necessità fondamentale per la sua ricerca”, lo ricorda Le Monde.
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QUI ROMA
Un seminario per il dialogo
Dialogo, confronto ma soprattutto incontro; questo il bilancio del seminario organizzato lo scorso weekend dall’Ufficio giovani nazionale nell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un’occasione che ha visto circa quaranta educatori e madrichim, provenienti da tutta Italia, trascorrere insieme uno Shabbat di formazione e conoscenza. Tanti i gruppi che hanno partecipato: dal Bene Akivà al Centro Pitigliani, dall’Hashomer Hatzair al Dipartimento Educativo giovani della Comunità ebraica di Roma oltre ai giovani triestini e torinesi.
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pilpul
Tor Sapienza
Ho fatto un’operazione semplice semplice: interrogare il sito di informazione ebraica Moked.it, il più ricco e partecipato che c’è in Italia, alla voce “Tor Sapienza”. Sapete quante voci sono uscite? 0 (zero!). Se la tecnologia non mi inganna mi pare un dato molto interessante (leggi: inquietante).
Venerdì scorso ho passato il pomeriggio proprio lì, in questa periferia Est di Roma ormai tristemente nota a livello nazionale. Ci sono andato come militante politico e come cittadino, consapevole della mia inutilità e pur convinto che occorresse essere presente. Di lì a poco è arrivato il sindaco Ignazio Marino, ma prima delle sirene spiegate non sapevo della sua visita. Nei giorni scorsi abbiamo letto molti commenti interessanti, e quindi non è agevole evitare le banalità.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Humans of Israel - Raz
“Ho due passioni: gli animali e la fotografia. Attraverso la fotografia cerco di esprimere il significato di un momento. Il gusto di catturare un attimo, il desiderio di emozionare chi guarderà l’immagine sono le ragioni che mi spingono a cercare le situazioni più estreme. Questa terra si trova a cavallo di tre continenti: Asia, Europa e Africa. Per tutti i tipi di animali è un luogo ideale dove stare, per le migrazioni degli uccelli in particolare. Il mio sogno è di riprenderli tutti!” “Qual è la tua fotografia preferita?”
“Non ne ho una, è come chiedere a un padre quale sia il suo figlio preferito”.

Jonathan Misrachi

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