Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nonostante
l’ordine divino di non chiamarsi più Yaaqòv, ma Israel, la Torah
continua a chiamarlo Yaaqòv. È come se Israele non riuscisse a
staccarsi da Giacobbe. Ci è proibito esplicitamente chiamare Avrahàm,
Abramo, con il nome che aveva prima Avràm, ma non è avvenuta la stessa
cosa per Giacobbe. Israele non sarebbe Israel se prima non fosse stato
Yaaqòv. Tormentato e combattuto, Giacobbe appartiene a Israele proprio
come Israele fa parte di Giacobbe.
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Dario
Calimani,
anglista
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Chiediamo
scusa ai morti. Sono passati settant’anni dalla Shoah, e ogni anno a
Venezia si commemorano i deportati in una grigia domenica di dicembre.
Quest’anno, malauguratamente, c’era un ponte festivo e la sinagoga –
come ormai sempre più spesso negli ultimi decenni – era pressoché
deserta, se non fosse stato per un gruppo di benevoli scout venuti ad
assistere e a imparare. E noi abbiamo insegnato loro che il ricordo
sfuma, che i morti si dimenticano, che le vacanze, anche se non c’è
neve in montagna, valgono di più. Abbiamo tutti una giustificazione,
naturalmente, ma la verità, quella vera, è che abbiamo fatto una
scelta. E quella scelta è stata in favore dell’assenza e del relax. Del
resto, non c’erano autorità da omaggiare e da cui farsi omaggiare, non
c’erano nastri da tagliare, non c'erano applausi, non c’erano le foto
della stampa né banchetti a cui sedersi. L’asprezza della realtà è uno
schiaffo a tutti quelli che non sono tornati, a tutti quelli su cui
così spesso costruiamo retorica e che alla fine non ci preoccupiamo di
rispettare con il semplice gesto fisico della presenza e del ricordo di
un’ora. Per fortuna i nostri giovani emigrano, così evitiamo di
consegnare loro l’eredità della nostra educazione vuota. E smettiamola,
almeno, di decantare la ‘memoria ebraica’. Aboliamo finalmente le false
cerimonie, quelle fatte per gli occhi degli altri, e chiediamo scusa ai
morti. E buone vacanze.
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Israele, al voto a marzo
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voti a favore e nessuno contrario: questo il responso della Knesset, il
parlamento israeliano, che nella notte ha votato per lo scioglimento
della legislatura e confermato per il 17 marzo 2015 la data delle
elezioni anticipate. In questa prospettiva si fa intanto sentire la
voce delle donne ebree ultraortodosse che chiedono maggiore
rappresentatività in un paese che, ricorda Lorenzo Cremonesi
(Corriere), vede già sei donne alla guida di partiti politici. Maurizio
Molinari, su La Stampa, dedica invece un approfondimento alle strategie
militari israeliane in Siria.
La foto icona della pace? Un fake.
La celebre foto che ritrae l’abbraccio tra un bambino palestinese e un
bambino israeliano, fatta circolare dopo gli accordi di Oslo, è un
falso. A rivelarlo il fotoreporter Ricky Rosen, che afferma: “Era una
foto simbolica, non un documento” (Messaggero, tra gli altri).
Dresda, neonazisti in piazza. Diecimila
partecipanti, con preoccupanti implicazioni sociali, alla marcia contro
“l’islamizzazione dell’Occidente” svoltasi ieri a Dresda. “Non gridano
slogan aggressivi, vogliono ‘essere popolo’. Ma nella folla che a
Dresda manifesta contro gli stranieri e il mondo islamico si mescolano
gruppi neonazisti e di estrema destra”, scrive Paolo Lepri (Corriere).
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ieri lo scioglimento della knesset
Israele, le elezioni a marzo
La sicurezza il tema dominante
La
politica israeliana è proiettata verso le elezioni del prossimo 17
marzo. Nella tarda serata di ieri è arrivata la notizia del definitivo
scioglimento della Knesset e così, dopo meno di due anni, gli elettori
saranno richiamati alle urne. In questi 99 giorni la campagna
elettorale avrà tra i temi cardine la sicurezza, dopo la preoccupante
ondata di attentati per mano del terrorismo palestinese che ha colpito
il paese negli ultimi mesi. Un attacco terroristico è stato sventato
questa mattina nei pressi dell'insediamento di Tekoa, nella West Bank:
le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato due palestinesi che,
secondo quanto riportano i media israeliani, hanno confessato di aver
pianificato un attentato.
Intanto dalle Nazioni Unite è arrivata la notizia che l'Autorità
palestinese ha ottenuto di diventare membro osservatore al summit del
Tribunale penale internazionale, un passo ulteriore – affermano fonti
palestinesi - nella strada per portare Israele davanti alla Corte per
presunti crimini di guerra. Più volte, per parte israeliana, è stato
sottolineato come questo iter sia di ostacolo a qualsiasi negoziato che
possa portare alla pace. A fine novembre l'ambasciatore israeliano
presso le Nazioni Unite aveva denunciato come il dibattito portato
avanti dai paesi membri dell'Onu rispetto ai diritti dei palestinesi in
realtà sia diventato un attacco all'esistenza di Israele.
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qui torino - i fatti del 1934
Gli ebrei antifascisti arrestati,
il ricordo dei figli e dei nipoti
L’incontro
“1934 Quegli arresti di ebrei torinesi antifascisti. Il ricordo dei
protagonisti nelle parole dei loro figli e nipoti”, organizzato per
questa sera al Centro Sociale della Comunità ebraica di Torino in
collaborazione con ’Istituto piemontese per la storia della Resistenza
e della società contemporanea (Istoreto) e con il Museo diffuso della
Resistenza è dedicato a quella stagione in cui a Torino si scatenò in
un terribile crescendo l’antisemitismo fascista. La serata vedrà la
partecipazione di Carlo Ginzburg, Anna Foa, Giovanni Levi, Bice Fubini
e Manuel Segre Amar, figli e nipoti di coloro che vennero arrestati
durante quella vicenda insieme a Chiara Colombini, dell’Istoreto, che
curerà l’introduzione storica, mentre sarà Giulio Disegni,
vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a condurre
la serata.
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new york - antisemitismo
Aggressione al Centro Chabad, fuori pericolo la vittima È
fuori pericolo il ventiduenne israeliano accoltellato nella notte a
Brooklyn mentre pregava all'interno della sede centrale del movimento
Chabad-Lubavitch. La vittima, Levi Rosenviat, è stata aggredita da un
uomo armato di coltello all'interno della sinagoga di Crown Heights,
riportando ferite al collo e all'addome. A momento è ricoverato in
condizioni stabili al Kings County Hospital.
È morto invece l'aggressore, il cinquantunenne Calvin Peters, raggiunto
da un colpo di pistola allo stomaco, esploso da un agente di polizia di
New York, intervenuto sulla scena. Le autorità escludono che si tratti
di attacco terroristico mentre si tratterebbe di un crimine d'odio.
Secondo quanto riporta il Daily news, l'aggressore è entrato nel famoso
centro Chabad al 770 di Eastern Parkway, urlando “ucciderò gli ebrei!
Voglio uccidere gli ebrei!”. Un testimone afferma di averlo visto
un'ora prima dell'attacco entrare nell'edificio, affermando di essere
in cerca di un libro. Poco dopo l'aggressione la polizia e le guardie
di sicurezza sono intervenute e, secondo le ricostruzioni, l'uomo aveva
in un primo momento abbassato il coltello per poi sollevarlo
nuovamente. All'ordine degli agenti di mettere a terra l'arma,
l'aggressore ha fatto resistenza, venendo poi raggiunto da un colpo di
pistola allo stomaco.
Il portavoce del centro Chabad ha spiegato che durante la notte le
porte dell'edificio rimangono aperte per accogliere i senzatetto.
“L'accoltellamento di un ebreo alla Casa dei Chabad fa parte di un
significativo aumento della violenza antisemita in Francia, Belgio,
nell'Europa intera e, ovviamente, negli Stati Uniti – ha dichiarato
Yaakov Hagoel, del dipartimento della World Zionist Organization che si
occupa del contrasto all'antisemitismo – Le autorità americane devono
prestare attenzione e iniziare a prendere provvedimenti più duri contro
l'antisemitismo”.
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Gli sciacalli sui migranti |
Per
noi che da anni denunciamo lo sfruttamento politico della questione
migratoria, le intercettazioni di questi giorni chiudono il cerchio.
Per noi che abbiamo continuato a invocare una discussione aperta e
ragionevole sulla società e sull’apporto (necessario) degli stranieri,
tante cose si fanno più chiare. Per noi che abbiamo accusato la destra,
quasi al completo, di ridursi a “imprenditore politico della paura”, è
doloroso scoprire che pezzi del centrosinistra in questi anni hanno
lucrato sulla gestione dei migranti. Per noi che abbiamo reclamato
diritti e dignità per i rom, i paria del mondo in cui viviamo, scoprire
i campi nomadi come fonte di arricchimento criminale è semplicemente
osceno.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Humans of Israel - Nidal
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“Lavoro
tredici ore al giorno cucinando in una mensa, le passo in fretta
sognando ad occhi aperti. Sognare per me è necessario, senza trascurare
la realtà”.
“Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?”
“Ho due grandi sogni: che mio figlio diventi un saggio, e che questa terra tormentata raggiunga pace e giustizia”.
Jonathan Misrachi
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