Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

14 gennaio 2015 - 23 Tevet 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“…E saprete che Io sono l’Eterno, il vostro Signore…”(Shemòt 6, 7). I Maestri ci insegnano che è impossibile per l’uomo arrivare a conoscere il Santo Benedetto Egli Sia. La mente dell’uomo è limitata e non ha la capacità di definire qualcosa che non le è accessibile.
 
Leggi

David
Assael,
ricercatore
Dopo il Mabbul, ci viene insegnato, bisogna tracciare un limite che consenta il ripristino del discernimento. Ma, dove fissiamo questo limite? In questi giorni, tanto commoventi quanto confusi, ho sentito nell’ordine, da politici, intellettuali e gente comune le cose più diverse. Fuori tutti, dunque, dalla laicissima Europa, che ricorda molto la cattolicissima Spagna? Oppure, tutti dentro? La domanda resta: dove poniamo il limite?
 
 
 
Il ritorno di Charlie
Si commuove il vignettista Luz mentre illustra alla stampa la nuova copertina di Charlie Hebdo. Il giornale satirico, infatti, torna oggi in edicola dopo l’agghiacciante attacco terroristico avvenuto esattamente una settimana fa. Ad aprire il numero la raffigurazione del profeta Maometto in lacrime sopra il quale troneggia la scritta “Tutto è perdonato”. Il giornale uscirà anche in due versioni estere: in italiano con il Fatto Quotidiano e in turco con Cumhuriyet Gazatesi. Dal mondo arabo radicale (Egitto e Gran Bretagna) arrivano però già i primi anatemi. A scriverne, tra gli altri, Elisabetta Rosaspina sul Corriere della Sera.
 
Leggi

 
 
  davar
Qui new york
Anp a processo per terrorismo
Si è aperto ieri a New York il processo Sokolov vs Olp: il giudice George Daniels e i dodici membri della giuria decideranno se l'Autorità nazionale palestinese e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina dovranno risarcire le vittime di attacchi terroristici compiuti in Israele tra il 2001 e il 2004.

L'Anp e l'Olp hanno finanziato con denaro, armi e supporto logistico questi attentati, ha dichiarato nella sua arringa d'apertura l'avvocato Kent Yalowitz, rappresentante legale delle vittime americane degli attacchi che, nel corso della Seconda Intifada, uccisero 33 persone, ferendone oltre 450.
“Le prove dimostreranno che l'uccisione di civili era una procedura standard seguita da Olp e Anp”, ha dichiarato Yalowitz, sottolineando che “questo caso riguarda le conseguenze di aver ucciso e mutilato persone innocenti per obiettivi politici”.
Il fine delle stragi, sottolineano i famigliari delle vittime, era “terrorizzate, intimidire e costringere la popolazione civile di Israele ad avvallare le richieste e gli obiettivi politici dei convenuti (Onp e Anp)” e influenzare la politica degli Stati Uniti e del governo israeliano rispetto a questi obiettivi.
Secondo la difesa, che ha contestato la giurisdizione del tribunale Usa (rivendicata in virtù del fatto che le vittime rappresentante al processo hanno cittadinanza americana), gli attacchi terroristici non sono riconducibili all'Onp e all'Anp. Ci vorranno almeno tre mesi, ha spiegato il giudice Daniels, per arrivare al verdetto, con la richiesta di risarcimento da parte delle vittime e dei loro famigliari che ammonta a un miliardo di dollari.
Leggi

Terrore a parigi - il ritorno di charlie
Ridere in faccia alla morte
Edicole prese d'assalto, migliaia di persone che alle prime luci del mattino già si disputavano le copie del numero più atteso di Charlie Hebdo. Sedici pagine, di grande densità e interesse. I consueti sberleffi, le consuete provocazioni borderline. Ma anche un punto di partenza per riflettere su quale futuro esiste per la libertà di espressione e di satira in Europa.
“La laicité, point final” indica nel suo editoriale di apertura il nuovo direttore di Charlie Hebdo, Gerard Biard. Perché, scrive, “in questi anni ci siamo sentiti un po' soli a rispondere ai colpi dei nostri nemici: siamo stati chiamati islamofobi, cristianofobi, provocatori, irresponsabili, razzisti, ci dicevano che ce la stavamo cercando”. L'orrore suscitato dai crimini compiuti dal fondamentalismo islamico a Parigi, l'impatto emotivo che questi hanno avuto nell'opinione pubblica, la straordinaria manifestazione di Parigi, possono però aprire un nuovo capitolo. Tanto che il direttore si dice ottimista sul fatto che, a partire dal 7 gennaio, “la ferma difesa del valore della laicità sia la stessa in tutto il mondo e che cessino i fenomeni di legittimazione del relativismo culturale, anticamera al totalitarismo religioso”.
Non si fanno sconti a nessuno su Charlie Hebdo. Disegni irriverenti, feroci, macchiettistici. Leader religiosi alla berlina, pose sconcie. Una satira ecumenica in cui non mancano riferimenti al mondo ebraico. L'omaggio a Cabu, una delle dodici vittime della carneficina, passa ad esempio dalla ripubblicazione di una vignetta che ritrae un prete, un imam e un rabbino spartirsi la supremazia ideologica del mondo. “Io mi tengo il settore ovest, tu quello est” dice il prete all'imam. I tre leader religiosi sono posti sullo stesso piano e deformati con un ghigno feroce in volto. E ancora, sulla scia del successo ottenuto dalla campagna “JeSuisCharlie”, si ironizza sui “nuovi amici” del settimanale satirico: da sinistra a destra un ebreo osservante, un vescovo, un imam e un prete anglicano. Le facce sono tirate, gli occhi spenti. Amici loro malgrado, sembra dire Charlie, dopo i tanti attacchi ricevuti in passato sulla legittimità della pubblicazione.
Netto è però l'argine tra satira e rancore religioso, ferma la voce contro ogni forma di odio: in particolare l'antisemitismo. Lo afferma ancora Biard, nel suo editoriale, denunciando le trame di chi – a poche ore dall'agguato a Charlie Hebdo – già diffondeva sulla rete l'eterno veleno del complotto “giudaico-occidentale” dietro i fatti di Parigi.
Leggi

Terrore a parigi -  l'opinione di MIchel Kichka
In Israele diritto di satira
Sono due le domande che vengono poste più spesso in questi giorni ai disegnatori, e soprattutto ai vignettisti: “Come reagire alla paura? Come è possibile disegnare dopo quello che è successo?”
Il gusto ebraico per l’umorismo fa ormai parte della cultura di tutto il mondo occidentale e può rappresentare una grande lezione di umanità, soprattutto in un momento in cui la libertà di satira e la libertà stessa di espressione sono così pesantemente minacciate. Ma satira e ironia possono essere indigeste, anche nei contesti più aperti e democratici ed è interessante che sia stato l’israeliano Michel Kichka, disegnatore di origine belga, figlio di sopravvissuti e docente a Bezalel ad avanzare in questi giorni l’idea di un equivalente di Charlie Hebdo in Israele.
Kichka è membro della Israeli Cartoonist Association, l’associazione dei disegnatori della stampa israeliana, che la sera stessa dell’attentato, in un comunicato firmato dal presidente, Nimrod Neshef, ha affermato che “La libertà d’espressione e la libertà di stampa sono al centro di un’offensiva brutale e inumana. Il nostro lavoro consiste nel mettere in luce le ingiustizie della società, con humour, talento e creatività. Continueremo a combattere gli oscurantismi con l’aiuto delle nostre modeste matite e dei nostri fogli di carta, che costituiscono le sole armi legittime per esprimere le proprie opinioni in una società democratica”. Affermazioni che ha ribadito nelle interviste rilasciate dopo l’attentato di Parigi.
Sotto shock, ha pubblicato il suo primo disegno dopo l’attentato nell’edizione più diffusa di Yediot Aharonot, quella di sabato, ma i frequentatori del suo blog avevano già avuto modo di apprezzare la sua reazione. Membro di Cartooning for Peace, l’associazione nata su idea del disegnatore francese Plantu nel 2006 con il sostegno dall’allora segretario generale dell’ONU che riunisce diversi grandi disegnatori di tutto il mondo, che combattono l’intolleranza con le armi della loro professione, ha dichiarato nei giorni scorsi di non avere paura. “No, non ne ho. E credo che neppure i disegnatori di Charlie Hebdo avessero paura. Avevano ricevuto minacce, e alcuni di loro erano addirittura protetti. Ma non è possibile sorvegliare ogni metro quadro di un paese come la Francia. Siamo entrati nel XXI secolo da quindici anni, e si è installato il regno del terrore. Non si può più entrare in un centro commerciale né viaggiare senza passare un controllo di sicurezza!”.
Nonostante in Israele siano numerosi gli illustratori, gli autori di fumetti e i disegnatori satirici anche di altissimo livello, come ha sottolineato Kichka non esiste nel paese un giornale satirico. “Non ha mai avuto presa in questo paese ancora giovane, che aveva forse altre preoccupazioni. Forse bisognerebbe creare un Charlie Hebdo in Israele, sì, o addirittura due, in modo che si facciano concorrenza e che si rispondano l’un l’altro. È forse questa la lezione che dobbiamo trarre da questa vicenda”.


Ada Treves

(Nel disegno, il grande vignettista israeliano Michel Kichka racconta oggi l'immensa manifestazione popolare di Parigi e i milioni di cittadini che hanno attraversato la Place de la République, riprendendo il tema dei celebri libri di Martin Handofrd sull'individuo perso nella moltitudine e ricordando che anche i Capi di stato presenti nella manifestazione sono stati per una volta cittadini fra gli altri cittadini).

qui venezia
Nuove pietre per ricordare
Anche quest’anno la Città di Venezia in collaborazione con la Comunità ebraica, Iveser e il Centro tedesco di Studi veneziani ha voluto dedicare cinque ‘Pietre d’inciampo’ (Stolpersteine) in memoria delle cittadine e dei cittadini veneziani deportati nei campi di sterminio nazisti. Il percorso è iniziato con la posa della pietra in memoria di rav Adolfo Ottolenghi per proseguire poi verso il Ghetto per ricordare Anna Jarach Cesana, Moisè Calimani e Annina Foà Melli. La cerimonia è culminata sull’Isola di San Servolo, ex manicomio, con la collocazione di una pietra collettiva in ricordo dei sei pazienti ebrei deportati l’11 ottobre 1944 e con l’apertura della mostra “Ottobre 1944. La deportazione degli ebrei dagli ospedali psichiatrici veneziani. Testimonianze dall’archivio di San Servolo a 70 anni dall’evento”.


Michael Calimani
Leggi

pilpul
Ticketless - Je suis Paulette
Più che “Je suis Wolinski”, l’ottantenne disegnatore italo-polacco-tunisino, caduto sotto i colpi dei terroristi a Parigi, preferirei dire “Je suis Paulette”. Chi ha la mia età sa che cosa voglio dire. La Valentina di Crepax era troppo shikse. Quando all’orizzonte apparve la Paulette di Wolinski fu un tripudio per noi, ventenni o giù di lì. Non devo arrossire – sarebbe diventata mia moglie di lì a poco – se ricordo che in onore di Wolinski francesizzai il nome della ragazza che avevo appena conosciuto. Paulette.
Il viso di Wolinski pubblicato sui giornali non era diverso da quello che ricordiamo di aver visto una sera a Milano per una qualche iniziativa promossa da Oreste Del Buono e dalla rivista (“Linus”) che ci fece conoscere il talento di questo artista che aveva capito che la fissazione del sesso è un problema ebraico, non dei peggiori e non di proprietà esclusiva degli psicoanalisti.
Poco importa se Wolinski (e i giornali italiani che ospitavano le sue tavole) non comprese nei Settanta il pericolo dell’integralismo che lo avrebbe ucciso anche se all’orizzonte c’era già Khomeini. Pazienza, certo è che la storia di Paulette non ha nulla a che fare con l’anticlericalismo laicista parigino di cui tanto in questi giorni si discorre. Je suis Paulette.


Alberto Cavaglion


Periscopio - Responsabilità
È difficile sintetizzare in poche righe le profonde, contrastanti emozioni suscitate dai terribili fatti di Francia e dalla imponente reazione mondiale che ne è seguita. È evidente come lo spietato attacco mostri, con impressionante crudezza, a quale livello di potenza, ferocia e pericolosità sia giunta la violenza terroristica che insanguina, ormai da tempo, le strade d’Europa e del Medio Oriente. Come è evidente che la grande manifestazione di Parigi dimostri un diffuso sentimento di paura e di ripugnanza, il rifiuto della maggioranza dei cittadini europei di precipitare nella spirale di orrore a cui le centrali del terrore vorrebbero destinarli. E non vogliamo dubitare dell’onestà dei sentimenti dei manifestanti, così come della serietà dell’impegno della grande maggioranza dei politici presenti. Non facciamo notare, per non “rovinare la festa”, che tra questi c’era anche il leader di un partito la cui pagina Facebook reca l’immagine di un montagna di teschi, ognuno ha i suoi gusti, e poi bisognerebbe vedere a chi alludono quei teschi, c’è teschio e teschio. Il mondo, inoltre, spaventato dai brutti ceffi dei tre ‘supercattivi’, mostra un disperato bisogno di credere che tutti gli altri, ma proprio tutti, siano buoni. Perfino di Hamas tutti i giornali hanno sottolineato la condanna dell’attentato, senza ovviamente notare che nel comunicato si faceva grande attenzione a non nominare le vittime ebree, e senza ricordare che solo poche ore prima un sito affiliato all’organizzazione, Al-Resalah, ha pubblicato una foto dei tre stragisti qualificati come martiri.

Francesco Lucrezi, storico
Leggi
 




moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.