David
Sciunnach,
rabbino
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“…E
saprete che Io sono l’Eterno, il vostro Signore…”(Shemòt 6, 7). I
Maestri ci insegnano che è impossibile per l’uomo arrivare a conoscere
il Santo Benedetto Egli Sia. La mente dell’uomo è limitata e non ha la
capacità di definire qualcosa che non le è accessibile.
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David
Assael,
ricercatore
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Dopo
il Mabbul, ci viene insegnato, bisogna tracciare un limite che consenta
il ripristino del discernimento. Ma, dove fissiamo questo limite? In
questi giorni, tanto commoventi quanto confusi, ho sentito nell’ordine,
da politici, intellettuali e gente comune le cose più diverse. Fuori
tutti, dunque, dalla laicissima Europa, che ricorda molto la
cattolicissima Spagna? Oppure, tutti dentro? La domanda resta: dove
poniamo il limite?
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Il ritorno di Charlie |
Si
commuove il vignettista Luz mentre illustra alla stampa la nuova
copertina di Charlie Hebdo. Il giornale satirico, infatti, torna oggi
in edicola dopo l’agghiacciante attacco terroristico avvenuto
esattamente una settimana fa. Ad aprire il numero la raffigurazione del
profeta Maometto in lacrime sopra il quale troneggia la scritta “Tutto
è perdonato”. Il giornale uscirà anche in due versioni estere: in
italiano con il Fatto Quotidiano e in turco con Cumhuriyet Gazatesi.
Dal mondo arabo radicale (Egitto e Gran Bretagna) arrivano però già i
primi anatemi. A scriverne, tra gli altri, Elisabetta Rosaspina sul
Corriere della Sera.
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Qui new york
Anp a processo per terrorismo
Si
è aperto ieri a New York il processo Sokolov vs Olp: il giudice George
Daniels e i dodici membri della giuria decideranno se l'Autorità
nazionale palestinese e l'Organizzazione per la liberazione della
Palestina dovranno risarcire le vittime di attacchi terroristici
compiuti in Israele tra il 2001 e il 2004.
L'Anp
e l'Olp hanno finanziato con denaro, armi e supporto logistico questi
attentati, ha dichiarato nella sua arringa d'apertura l'avvocato Kent
Yalowitz, rappresentante legale delle vittime americane degli attacchi
che, nel corso della Seconda Intifada, uccisero 33 persone, ferendone
oltre 450.
“Le
prove dimostreranno che l'uccisione di civili era una procedura
standard seguita da Olp e Anp”, ha dichiarato Yalowitz, sottolineando
che “questo caso riguarda le conseguenze di aver ucciso e mutilato
persone innocenti per obiettivi politici”.
Il
fine delle stragi, sottolineano i famigliari delle vittime, era
“terrorizzate, intimidire e costringere la popolazione civile di
Israele ad avvallare le richieste e gli obiettivi politici dei
convenuti (Onp e Anp)” e influenzare la politica degli Stati Uniti e
del governo israeliano rispetto a questi obiettivi.
Secondo
la difesa, che ha contestato la giurisdizione del tribunale Usa
(rivendicata in virtù del fatto che le vittime rappresentante al
processo hanno cittadinanza americana), gli attacchi terroristici non
sono riconducibili all'Onp e all'Anp. Ci vorranno almeno tre mesi, ha
spiegato il giudice Daniels, per arrivare al verdetto, con la richiesta
di risarcimento da parte delle vittime e dei loro famigliari che
ammonta a un miliardo di dollari.
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Terrore a parigi - il ritorno di charlie
Ridere in faccia alla morte
Edicole
prese d'assalto, migliaia di persone che alle prime luci del mattino
già si disputavano le copie del numero più atteso di Charlie Hebdo.
Sedici pagine, di grande densità e interesse. I consueti sberleffi, le
consuete provocazioni borderline. Ma anche un punto di partenza per
riflettere su quale futuro esiste per la libertà di espressione e di
satira in Europa.
“La laicité, point final” indica nel suo editoriale di apertura il
nuovo direttore di Charlie Hebdo, Gerard Biard. Perché, scrive, “in
questi anni ci siamo sentiti un po' soli a rispondere ai colpi dei
nostri nemici: siamo stati chiamati islamofobi, cristianofobi,
provocatori, irresponsabili, razzisti, ci dicevano che ce la stavamo
cercando”. L'orrore suscitato dai crimini compiuti dal fondamentalismo
islamico a Parigi, l'impatto emotivo che questi hanno avuto
nell'opinione pubblica, la straordinaria manifestazione di Parigi,
possono però aprire un nuovo capitolo. Tanto che il direttore si dice
ottimista sul fatto che, a partire dal 7 gennaio, “la ferma difesa del
valore della laicità sia la stessa in tutto il mondo e che cessino i
fenomeni di legittimazione del relativismo culturale, anticamera al
totalitarismo religioso”.
Non si fanno sconti a nessuno su Charlie Hebdo. Disegni irriverenti,
feroci, macchiettistici. Leader religiosi alla berlina, pose sconcie.
Una satira ecumenica in cui non mancano riferimenti al mondo ebraico.
L'omaggio a Cabu, una delle dodici vittime della carneficina, passa ad
esempio dalla ripubblicazione di una vignetta che ritrae un prete, un
imam e un rabbino spartirsi la supremazia ideologica del mondo. “Io mi
tengo il settore ovest, tu quello est” dice il prete all'imam. I tre
leader religiosi sono posti sullo stesso piano e deformati con un
ghigno feroce in volto. E ancora, sulla scia del successo ottenuto
dalla campagna “JeSuisCharlie”, si ironizza sui “nuovi amici” del
settimanale satirico: da sinistra a destra un ebreo osservante, un
vescovo, un imam e un prete anglicano. Le facce sono tirate, gli occhi
spenti. Amici loro malgrado, sembra dire Charlie, dopo i tanti attacchi
ricevuti in passato sulla legittimità della pubblicazione.
Netto è però l'argine tra satira e rancore religioso, ferma la voce
contro ogni forma di odio: in particolare l'antisemitismo. Lo afferma
ancora Biard, nel suo editoriale, denunciando le trame di chi – a poche
ore dall'agguato a Charlie Hebdo – già diffondeva sulla rete l'eterno
veleno del complotto “giudaico-occidentale” dietro i fatti di Parigi.
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Terrore a parigi - l'opinione di MIchel Kichka
In Israele diritto di satira
Sono
due le domande che vengono poste più spesso in questi giorni ai
disegnatori, e soprattutto ai vignettisti: “Come reagire alla paura?
Come è possibile disegnare dopo quello che è successo?”
Il gusto ebraico per l’umorismo fa ormai parte della cultura di tutto
il mondo occidentale e può rappresentare una grande lezione di umanità,
soprattutto in un momento in cui la libertà di satira e la libertà
stessa di espressione sono così pesantemente minacciate. Ma satira e
ironia possono essere indigeste, anche nei contesti più aperti e
democratici ed è interessante che sia stato l’israeliano Michel Kichka,
disegnatore di origine belga, figlio di sopravvissuti e docente a
Bezalel ad avanzare in questi giorni l’idea di un equivalente di
Charlie Hebdo in Israele.
Kichka è membro della Israeli Cartoonist Association, l’associazione
dei disegnatori della stampa israeliana, che la sera stessa
dell’attentato, in un comunicato firmato dal presidente, Nimrod Neshef,
ha affermato che “La libertà d’espressione e la libertà di stampa sono
al centro di un’offensiva brutale e inumana. Il nostro lavoro consiste
nel mettere in luce le ingiustizie della società, con humour, talento e
creatività. Continueremo a combattere gli oscurantismi con l’aiuto
delle nostre modeste matite e dei nostri fogli di carta, che
costituiscono le sole armi legittime per esprimere le proprie opinioni
in una società democratica”. Affermazioni che ha ribadito nelle
interviste rilasciate dopo l’attentato di Parigi.
Sotto shock, ha pubblicato il suo primo disegno dopo l’attentato
nell’edizione più diffusa di Yediot Aharonot, quella di sabato, ma i
frequentatori del suo blog avevano già avuto modo di apprezzare la sua
reazione. Membro di Cartooning for Peace, l’associazione nata su idea
del disegnatore francese Plantu nel 2006 con il sostegno dall’allora
segretario generale dell’ONU che riunisce diversi grandi disegnatori di
tutto il mondo, che combattono l’intolleranza con le armi della loro
professione, ha dichiarato nei giorni scorsi di non avere paura. “No,
non ne ho. E credo che neppure i disegnatori di Charlie Hebdo avessero
paura. Avevano ricevuto minacce, e alcuni di loro erano addirittura
protetti. Ma non è possibile sorvegliare ogni metro quadro di un paese
come la Francia. Siamo entrati nel XXI secolo da quindici anni, e si è
installato il regno del terrore. Non si può più entrare in un centro
commerciale né viaggiare senza passare un controllo di sicurezza!”.
Nonostante in Israele siano numerosi gli illustratori, gli autori di
fumetti e i disegnatori satirici anche di altissimo livello, come ha
sottolineato Kichka non esiste nel paese un giornale satirico. “Non ha
mai avuto presa in questo paese ancora giovane, che aveva forse altre
preoccupazioni. Forse bisognerebbe creare un Charlie Hebdo in Israele,
sì, o addirittura due, in modo che si facciano concorrenza e che si
rispondano l’un l’altro. È forse questa la lezione che dobbiamo trarre
da questa vicenda”.
Ada Treves
(Nel
disegno, il grande vignettista israeliano Michel Kichka racconta oggi
l'immensa manifestazione popolare di Parigi e i milioni di cittadini
che hanno attraversato la Place de la République, riprendendo il tema
dei celebri libri di Martin Handofrd sull'individuo perso nella
moltitudine e ricordando che anche i Capi di stato presenti nella
manifestazione sono stati per una volta cittadini fra gli altri
cittadini).
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Periscopio
- Responsabilità |
È
difficile sintetizzare in poche righe le profonde, contrastanti
emozioni suscitate dai terribili fatti di Francia e dalla imponente
reazione mondiale che ne è seguita. È evidente come lo spietato attacco
mostri, con impressionante crudezza, a quale livello di potenza,
ferocia e pericolosità sia giunta la violenza terroristica che
insanguina, ormai da tempo, le strade d’Europa e del Medio Oriente.
Come è evidente che la grande manifestazione di Parigi dimostri un
diffuso sentimento di paura e di ripugnanza, il rifiuto della
maggioranza dei cittadini europei di precipitare nella spirale di
orrore a cui le centrali del terrore vorrebbero destinarli. E non
vogliamo dubitare dell’onestà dei sentimenti dei manifestanti, così
come della serietà dell’impegno della grande maggioranza dei politici
presenti. Non facciamo notare, per non “rovinare la festa”, che tra
questi c’era anche il leader di un partito la cui pagina Facebook reca
l’immagine di un montagna di teschi, ognuno ha i suoi gusti, e poi
bisognerebbe vedere a chi alludono quei teschi, c’è teschio e teschio.
Il mondo, inoltre, spaventato dai brutti ceffi dei tre ‘supercattivi’,
mostra un disperato bisogno di credere che tutti gli altri, ma proprio
tutti, siano buoni. Perfino di Hamas tutti i giornali hanno
sottolineato la condanna dell’attentato, senza ovviamente notare che
nel comunicato si faceva grande attenzione a non nominare le vittime
ebree, e senza ricordare che solo poche ore prima un sito affiliato
all’organizzazione, Al-Resalah, ha pubblicato una foto dei tre
stragisti qualificati come martiri.
Francesco Lucrezi, storico
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