“A Israele servirebbe un Charlie Hebdo.
O forse anche due”

kichkaSono due le domande che vengono poste più spesso in questi giorni ai disegnatori, e soprattutto ai vignettisti: “Come reagire alla paura? Come è possibile disegnare dopo quello che è successo?”
Il gusto ebraico per l’umorismo fa ormai parte della cultura di tutto il mondo occidentale e può rappresentare una grande lezione di umanità, soprattutto in un momento in cui la libertà di satira e la libertà stessa di espressione sono così pesantemente minacciate. Ma satira e ironia possono essere indigeste, anche nei contesti più aperti e democratici ed è interessante che sia stato l’israeliano Michel Kichka, disegnatore di origine belga, figlio di sopravvissuti e docente a Bezalel ad avanzare in questi giorni l’idea di un equivalente di Charlie Hebdo in Israele.
Kichka è membro della Israeli Cartoonist Association, l’associazione dei disegnatori della stampa israeliana, che la sera stessa dell’attentato, in un comunicato firmato dal presidente, Nimrod Neshef, ha affermato che “La libertà d’espressione e la libertà di stampa sono al centro di un’offensiva brutale e inumana. Il nostro lavoro consiste nel mettere in luce le ingiustizie della società, con humour, talento e creatività. Continueremo a combattere gli oscurantismi con l’aiuto delle nostre modeste matite e dei nostri fogli di carta, che costituiscono le sole armi legittime per esprimere le proprie opinioni in una società democratica”. Affermazioni che ha ribadito nelle interviste rilasciate dopo l’attentato di Parigi.
Sotto shock, ha pubblicato il suo primo disegno dopo l’attentato nell’edizione più diffusa di Yediot Aharonot, quella di sabato, ma i frequentatori del suo blog avevano già avuto modo di apprezzare la sua reazione. Membro di Cartooning for Peace, l’associazione nata su idea del disegnatore francese Plantu nel 2006 con il sostegno dall’allora segretario generale dell’ONU che riunisce diversi grandi disegnatori di tutto il mondo, che combattono l’intolleranza con le armi della loro professione, ha dichiarato nei giorni scorsi di non avere paura. “No, non ne ho. E credo che neppure i disegnatori di Charlie Hebdo avessero paura. Avevano ricevuto minacce, e alcuni di loro erano addirittura protetti. Ma non è possibile sorvegliare ogni metro quadro di un paese come la Francia. Siamo entrati nel XXI secolo da quindici anni, e si è installato il regno del terrore. Non si può più entrare in un centro commerciale né viaggiare senza passare un controllo di sicurezza!”.
Nonostante in Israele siano numerosi gli illustratori, gli autori di fumetti e i disegnatori satirici anche di altissimo livello, come ha sottolineato Kichka non esiste nel paese un giornale satirico. “Non ha mai avuto presa in questo paese ancora giovane, che aveva forse altre preoccupazioni. Forse bisognerebbe creare un Charlie Hebdo in Israele, sì, o addirittura due, in modo che si facciano concorrenza e che si rispondano l’un l’altro. È forse questa la lezione che dobbiamo trarre da questa vicenda”.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(Nel disegno, il grande vignettista israeliano Michel Kichka racconta oggi l’immensa manifestazione popolare di Parigi e i milioni di cittadini che hanno attraversato la Place de la République, riprendendo il tema dei celebri libri di Martin Handofrd sull’individuo perso nella moltitudine e ricordando che anche i Capi di stato presenti nella manifestazione sono stati per una volta cittadini fra gli altri cittadini).

(14 gennaio 2015)