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16 febbraio 2015 - 27 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Il Baalshem diceva: “Io lascio che i peccatori mi vengano vicino, se non sono orgogliosi; mi tengo lontani i dotti e quelli che sono senza peccato, se sono orgogliosi. Poiché il peccatore che sa di esserlo, e perciò nel suo animo si ritiene abbietto, ha D-o con lui; ma chi si vanta di non portare alcun peso di peccati, di lui D-o dice: non c’è posto nel mondo per me e per lui”.
 
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Anna
Foa,
storica
“Noi, gli ebrei d’Europa, non ci arrenderemo”, scrive Renzo Gattegna al presidente della Comunità ebraica di Copenaghen. Cioè, resteremo a difendere noi e i paesi di cui siamo cittadini. Ogni ebreo, come ogni uomo e donna dei nostri paesi liberi e democratici, ha il diritto di scegliere se restare nella Diaspora o fare aliyah, se diventare a pieno titolo cittadino di Israele o identificarsi nella vita della diaspora europea.
 
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La ferita di Copenaghen
Un duplice attacco mortale. Al convegno sulla libertà di espressione, nella sinagoga in cui si celebrava un Bar Mitzvah. Tutti i giornali aprono con la lunga giornata che ha segnato per sempre la Danimarca. “Io me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa di orribile. Quando ho sentito del primo attentato sono andato a casa e ho detto alla mia famiglia: vedrete che non è finita qui, per favore non uscite. Poi mi hanno svegliato alle due di notte e ho saputo di Dan” racconta un esponente della Comunità ebraica danese al Corriere della sera. Un messaggio di solidarietà è stato immediatamente inviato ai vertici comunitari dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha espresso “vicinanza e cordoglio da tutti gli ebrei italiani”. Il messaggio è riportato con evidenza da Repubblica.

Dan, l’eroe. Tanti sono i quotidiani che ricordano Dan Uzan, il 37enne che era di guardia davanti alla sinagoga è stato ucciso dal terrorista islamico. “Era un uomo buono e aperto a tutte le religioni. Gentile, tollerante, sempre disponibile” lo descrive il capo della Comunità ebraica Dan Rosenberg Asmussen. Lavorava da vent’anni come addetto della sicurezza e amava giocare a basket dall’alto dei suoi due metri e 12 centimetri, scrive Repubblica.
 
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  davar
dopo copenaghen
Gli ebrei e il futuro dell'Europa
Non ci sarà un'altra Bruxelles. Non ci sarà un'altra Parigi. Non ci sarà un'altra Copenaghen. Eppure, al di là dei moniti e delle parole di rito, le uniche considerazioni che suonano dolorosamente vere sono quelle di Jay Michaelson, editorialista dell'americano Forward: “Non c'è nessuna ragione perché quanto accaduto non accada nuovamente”. “Abbiamo assaggiato l'amaro sapore della paura e della debolezza che il terrorismo vuole creare”, ha dichiarato il primo ministro danese Hellen Thorning-Schmidt, ma gli ebrei danesi quell'indigesto boccone se lo aspettavano. Nelle varie cronache nazionali e internazionali si riportano le emozioni della Comunità ebraica di Copenaghen: “siamo sotto shock ma non siamo sorpresi”, il leitmotiv delle dichiarazioni. “Il livello della minaccia contro la società e la Comunità ebraica è alto da molto tempo; tutti erano al corrente di questo, e ora è accaduto quel che accaduto”, afferma Jeppe Juhl, rappresentante della Comunità ebraica danese. “I terribili fatti di sangue delle scorse ore, l'agguato alla sinagoga Krystalgalde e il precedente attacco al convegno sulla libertà d'espressione, dimostrano come gli eventi di Parigi non siano un caso isolato ma parte di una comune strategia per diffondere terrore e insicurezza tra la popolazione”, aveva dichiarato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna a poche ore dall'attentato di Copenaghen, in un messaggio di cordoglio inviato al presidente della Comunità ebraica della Capitale danese Dan Rosenberg Asmussen. E ora? Cosa accadrà dopo Copenaghen, si chiede sulle pagine del Times of Israel David Harris, direttore esecutivo dell'American Jewish Committee (AJC)
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(Sopra una immagine circolata su Twitter che, attraverso i celebri protagonisti dei Peanuts, collega gli attentati a Copenaghen con l'attacco alla redazione francese del giornale satirico Charlie Hebdo)
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qui milano - un seminario per l'infanzia -
Quei valori da trasmettere 
È il professor Shemuèl Wygoda, il noto filosofo e pedagogista franco israeliano che da tempo sta lavorando con le scuole ebraiche italiane, il protagonista del secondo giorno del seminario in corso a Milano nei locali della comunità, dopo una prima giornata aperta da Daniela Pavoncello, coordinatrice della commissione scuola, educazione e giovani dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e da Guido Osimo, componente della giunta Ucei con delega alle scuole in cui diversi sono stati i relatori. Presenti oggi come partecipanti, insieme a una ventina di insegnanti delle scuole ebraiche italiane, rav Alfonso Arbib e rav Roberto Della Rocca avevano ieri approfondito i temi della maldicenza e dell’ammonimento del prossimo. Argomento principale della lezione del professor Wygoda è stato il valore delle middot – le buone qualità dell’animo – che sono fondamentali per qualsiasi insegnamento, indipendentemente dall’argomento, e dalle fonti cui si fa riferimento.
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informazione - international edition
Non arrendersi all'odio
Le parole del rabbino di Copenaghen Yair Melchior all’indomani del terribile attacco terroristico nella capitale danese aprono l’edizione internazionale di Pagine Ebraiche: nella sua rubrica It Happened Tomorrow, il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale sceglie infatti di citare proprio una frase del rav: “Il terrorismo non è una ragione per trasferirsi in Israele”.
Cordoglio e solidarietà ma anche determinazione a non arrendersi al centro del messaggio inviato dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna al presidente della Comunità ebraica di Copenaghen Dan Rosenberg Asmussen.

La scorsa settimana il Senato ha approvato ad ampissima maggioranza il disegno di legge sul negazionismo. Una iniziativa, ha spiegato la senatrice Silvana Amati che è stata la prima firmataria del provvedimento, “che si è resa necessaria per combattere le più sottili forme di diffamazione, xenofobia e antisemitismo”. Ed è proprio ‘negazionismo’ la parola italiana della settimana nella rubrica curata da Daniela Gross: “Come abbiamo imparato fin dall’infanzia – si ricorda – la negazione è il modo per sfuggire alla realtà”.


Rossella Tercatin
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fiera internazionale del libro a gerusalemme
Editoria, l'Italia da sfogliare
La Fiera Internazionale del libro di Gerusalemme che si è tenuta la scorsa settimana ha riscosso grande successo e ha visto la partecipazione di scrittori da tutto il mondo, tra gli altri la francese Katherine Pancol, Katja Petrowskaja reduce dal successo di “Forse Esther”(ed. Adelphi) e Aharon Appelfeld. Sono stati protagonisti anche gli scrittori italiani grazie alla collaborazione con associazioni culturali italiane fra cui la “Hevrat Yehudei Italia” (la comunità di ebrei di origine italiana), l’Istituto di Cultura italiana di Tel Aviv e di Haifa e gli Amici della Scuola “Dante Alighieri”.

Inizia con l’ascolto di brani musicali l’incontro con il celebre autore Erri De Luca che ha espresso il legame presente in lui tra mondo napoletano ed ebraico: “Io parlo yiddish con una pronuncia delle parole assolutamente napoletana”, ha raccontato sorridendo. Simonetta De Felicis (Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv) gli domanda: “Caro Erri, io l’ho sempre vista come uno scrittore impegnato, quale è il suo impegno sociale oggi?”. Dopo un mezzo minuto di silenzio, risponde: “No, non sono un scrittore impegnato, si sbaglia, sono un cittadino impegnato.” E continua:  “Vede, non esiste un scrittore impegnato socialmente. Il mio ruolo come scrittore è di scrivere racconti, le mie idee e di quelle di altra gente. L’impegno sociale non è un privilegio riservato solo agli scrittori. In ebraico si dice  ’petach picha’ le ilem’, apri la tua bocca al muto. Ed è proprio quello che faccio, o che almeno provo di fare” . De Felicis poi chiede: “Signor De Luca, cosa ha causato il suo grande interesse nel mondo ebraico?”.  ”Come dicono gli studiosi ebrei, questa è una bella domanda – e aggiunge De Luca – Sono nato nella metà del secolo scorso e fra i miei eroi di infanzia c’era Mark Edelman, tra gli animatori della rivolta del ghetto di Varsavia. Una volta visitando un museo, ho visto delle parole in yiddish. Sapevo già l’ebraico biblico e riconoscevo le lettere ma non sapevo il significato delle parole. Questa cosa mi ha dato molto fastidio e quindi ho deciso di dedicare un anno allo studio di questa bellissima lingua”. Dal pubblico poi gli viene domandato: “Signor De Luca nei suoi libri si ha l’impressione di un ebreo povero, che non può difendersi e ha bisogno di aiuto. Oggi, dopo la fondazione dello Stato d’Israele, l’impressione dell’ebreo in Italia e nel mondo è cambiata e speriamo che cambierà sempre di più. Lei che ne pensa?”. “Io sono uno del Novecento – risponde – e la cosa migliore per me è  vedere che la storia sia cambiata e che il terribile periodo che ha sopportato il popolo ebraico sia finito”.

Michael Sierra
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Qui firenze
Ruth e Lara, i violini ricordano
Era il 15 febbraio di due anni fa quando Ruth Pardo e Lara D’Angelo, madre e figlia, entrambe musiciste, perdevano la vita in tragiche circostanze. Insegnante al prestigioso conservatorio Cherubini la prima, violoncellista la seconda, il loro ricordo è stato affidato a un concerto svoltosi proprio al Cherubini.
Sul palco la Balagan Cafè Orkestar, il gruppo nato nel segno del festival culturale che ogni anno anima l’estate fiorentina nei giardini della sinagoga. Nell’immagine Enrico Fink, che è anche assessore alla cultura della Comunità ebraica, assieme agli altri componenti dell’orchestra.
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qui livorno
Il futuro di Israele
Eventi, valori, azioni, paure, sofferenze e speranze. Nella prospettiva di una pace possibile. È il contesto in cui si muovono Claudia Damari e Dan Soen, autori del libro “Costruire la società. Israele tra passato e futuro” (ed. Pisa University Press) presentato ieri al Museo Civico Fattori.
L’evento, organizzato da Comune di Livorno, Comunità ebraica locale e dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha avuto come protagonisti l’autrice, il giornalista Graziano Motta e la coordinatrice del Dec Ilana Bahbout. In apertura di incontro le riflessioni del presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri e del rabbino capo Yair Didi.
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pilpul
 Oltremare - Centimetri
Questo è di gran lunga l’inverno più piovoso e freddo che ho passato, nei miei ormai sette anni israeliani. Soprattutto, il tempo tende ad essere pessimo nel weekend e bello durante la settimana, e dire che con tutte le magagne locali uno penserebbe che almeno la legge di Murphy potrebbe esserci risparmiata. Urge tener su il morale, anche in vista di elezioni faticose. E c’è una cosa cui ci appigliamo come all’ultima scialuppa di salvataggio del Titanic, ogni inverno bagnato o secco che ci sia: l’altezza delle acque del Kinneret (il Lago di Tiberiade). Ogni giorno, ad ogni ora tonda, il giornale radio scocca i centimetri guadagnati nelle ultime piogge, e quando nevica sul monte Hermon è festa grande non solo per gli sciatori: tutta quella neve presto, ma davvero, molto presto, si scioglierà e porterà centimetri nuovi di zecca al nostro beneamato Kinneret. Il quale sta lì, placido che neanche il Piave, e poco più largo, in effetti.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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