La ferita di Copenaghen

rassegnaUn duplice attacco mortale. Al convegno sulla libertà di espressione, nella sinagoga in cui si celebrava un Bar Mitzvah. Tutti i giornali aprono con la lunga giornata che ha segnato per sempre la Danimarca. “Io me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa di orribile. Quando ho sentito del primo attentato sono andato a casa e ho detto alla mia famiglia: vedrete che non è finita qui, per favore non uscite. Poi mi hanno svegliato alle due di notte e ho saputo di Dan” racconta un esponente della Comunità ebraica danese al Corriere della sera. Un messaggio di solidarietà è stato immediatamente inviato ai vertici comunitari dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha espresso “vicinanza e cordoglio da tutti gli ebrei italiani”. Il messaggio è riportato con evidenza da Repubblica.

Dan, l’eroe. Tanti sono i quotidiani che ricordano Dan Uzan, il 37enne che era di guardia davanti alla sinagoga è stato ucciso dal terrorista islamico. “Era un uomo buono e aperto a tutte le religioni. Gentile, tollerante, sempre disponibile” lo descrive il capo della Comunità ebraica Dan Rosenberg Asmussen. Lavorava da vent’anni come addetto della sicurezza e amava giocare a basket dall’alto dei suoi due metri e 12 centimetri, scrive Repubblica.

Omar, il terrorista. Ventidue anni, nato in Danimarca, Omar Abdel Hamid el Hussein non era un nome nuovo per le forze dell’ordine: era uscito dal carcere appena due settimane fa, riporta Repubblica. “Era il capo di una delle tante bande locali, acquisendo il suo status con una lenta ma costante collezione di precedenti penali”, scrive il Corriere della Sera. Lo scorso novembre del 2013 aveva lanciato una invettiva in autobus contro i miscredenti e poi aveva aggredito a caso un 18enne con un coltello. E a Mijolnerparken, il suo quartiere, “le tentazioni jihadiste comunque non mancano” (Corriere).

Isis, minaccia dietro l’angolo. Sono preoccupanti le notizie che arrivano anche dalla Libia dove l’Isis avrebbe già sventolato le sue minacciose bandiere nere. Le immagini rilasciate mostrano le decapitazioni di ventuno cristiani copti rapiti e avvertono: “Prima ci avete visto su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma, in Libia”. Intanto sul Messaggero i retroscena della reazione politica dell’Italia; il premier Matteo Renzi sembra aver fatto un passo indietro rispetto all’idea di un invio delle truppe e ammonisce: “La parola d’ordine adesso è prudenza e cautela”. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni d’altro canto dichiara: “L’Italia è pronta a combattere in Libia. La minaccia Isis è concreta”. Intanto il generale Leonardo Tricarico, presidente della fondazione Icsa che si occupa di temi legati alla sicurezza dichiara al Messaggero: “Non si può perdere altro tempo. Il rischio è di trovarsi davanti a una situazione irreversibile”.

1943, i giorni dell’eroismo danese. Su Repubblica una riflessione di Gad Lerner che rievoca il ruolo della Danimarca nel 1943: quella Danimarca che “si prodigò per scongiurare la deportazione dei suoi ebrei nel campi di sterminio nazisti” e con decine di imbarcazioni li fece approdare nella neutrale Svezia, salvandone circa 7000. “Se imporranno ai nostri concittadini ebrei di indossare la stella di Davide, sappiano che anch’io la indosserò in pubblico per le strade di Copenaghen” disse il re Cristiano X all’epoca. Da questo presupposto, Lerner esprime il proprio disaccordo riguardo l’invito del premier israeliano Benjamin Netanyahu che ieri ha invitato gli ebrei danesi ad emigrare.

Le parole di Netanyahu. Il rabbino danese Yair Melchior si dice deluso delle parole del primo ministro israeliano e commenta: “Se la gente parte per Israele è perché ama Israele. Non a causa del terrorismo”. Maurizio Molinari su La Stampa intanto analizza il piano di Israele per assorbire gli immigrati europei (per lo più da Belgio, Francia e Ucraina): sono stati stanziati 46 milioni di dollari d’emergenza ovvero investimenti in scuole e posti di lavoro ma anche fondi per l’Agenzia ebraica. Duro attacco di Menachem Margolin, direttore dell’European Jewish Association, che accusa la Ue di nascondere la testa sotto la sabbia ed evadere il problema.

Ebrei e Libertà. Sul Corriere della Sera Pierluigi Battista riflette sul legame tra l’attacco alla libertà di stampa e quello verso gli ebrei: “Perché c’è un nesso inscindibile tra l’odio per la libertà, le libertà civili, la libertà della donna, la libertà della cultura, la libertà dell’istruzione, e l’odio antisemita. L’Europa è già stata infettata nella sua storia da questo intreccio perverso di totalitarismo e odio antiebraico”. A tornare sull’argomento è anche Nathania Zevi in una lettera al Messaggero: “Dove vengono silenziate le minoranze non ha voce neppure la stampa libera. Quante volte abbiamo sentito dire che la condizione degli ebrei (ma vorrei dire di qualsiasi minoranza) in un Paese è cartina di tornasole del livello di democrazia che si è raggiunto?”.
“Se decidiamo di andare in Israele non lo facciamo per motivi di sicurezza ma per le opportunità della ricerca e imprenditorialità che il paese ci offre” spiega il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici al Tempo.

Tombe profanate. Il cimitero ebraico di Sarre-Union in Alsazia è stato profanato da vandali che hanno rotto tombe e ne hanno scoperchiate altre. A dare la notizia, tra gli altri, il Corriere della Sera che riporta le parole del presidente Hollande: “Questo è un atto odioso e barbaro. La Francia è determinata nella lotta contro l’antisemitismo”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(16 febbraio 2015)