17 febbraio 2015 - 28 Shevat 5775 |

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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della
Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di
Tobia Zevi e Mario Avagliano.
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Haaretz.com @haaretzcom
16 feb
Five teens detained in vandalism of some 300 graves in Jewish cemetery in France http://dlvr.it/8bB14J
The Telegraph @Telegraph
16 feb
Jewish reporter wearing a kippah walks Paris - a hidden camera capturing his every move http://www.telegraph.co.uk/
The Times of Israel @TimesofIsrael
16 feb
@Netanyahu: If #Iran deal is good, why hide it from #Israel? http://toi.sr/1DZ5tM4 via @timesofisrael
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#PE24BreakingNews |
Aggiornamenti regolari e notizie provenienti dal mondo ebraico, sulla homepage del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it oppure seguendo il link diretto http://bit.ly/1uQoBHo
Le notizie vengono pubblicate anche su twitter, @paginebraiche, con l'hashtag #PE24BreakingNews.
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L'Europa, casa degli ebrei
“Gli
ebrei hanno il loro posto in Europa e in particolare in Francia”.
“Desideriamo che vivono in Germania continuino a viverci e bene”.
“L'Europa è la casa degli ebrei e di tutte le persone libere”. Si
rivolgono al mondo ebraico i capi di stato e di governo Francois
Hollande (Francia), Angela Merkel (Germania) e Matteo Renzi (Italia)
per cercare di rassicurarne gli animi dopo l'attentato di Copenaghen
(Avvenire, Repubblica, La Stampa). E rispondono indirettamente al primo
ministro di Israele Benjamin Netanyahu dopo il suo invito agli ebrei
europei a fare l'aliyah. Un appello definito comprensibile da molti
rappresentanti dell'ebraismo europeo che ribadiscono però, come
racconta la Gazzetta del Mezzogiorno, che l'Europa è il proprio posto.
Il quotidiano riporta le parole di Renzo Gattegna, presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che sottolinea come
“restare o emigrare deve essere in ogni caso una libera scelta”. “Un
esodo degli ebrei europei non è la soluzione al grave pericolo del
terrorismo islamico”, dichiara Charlotte Knobloch, rappresentante della
Comunità ebraica bavarese. “Noi comprendiamo che ci si preoccupa per il
nostro bene e siamo molto grati, ma siamo danesi e restiamo in
Danimarca”, la risposta del portavoce della Kehillah danese Jeppe Juhl
all'invito di Netanyahu.
Non c'è Europa senza ebrei.
Molto critica la storica Anna Foa rispetto all'invito di Netanyahu agli
ebrei a fare “un'aliyah di massa dall'Europa”. “C'è da sperare che sia
considerato solo come un gesto propagandistico elettorale dell'attuale
premier israeliano, e nulla di più – afferma Foa rispetto alle parole
di Netanyahu - Perché, se così non fosse, sarebbe null'altro che un
invito a sparire rivolto alla Diaspora europea”. Quest'ultima, afferma
la storica, è unita a Israele da un legame profondo e inscindibile ma
gli ebrei del Vecchio Continente “non credo – scrive la Foa -
sceglieranno davvero di porre fine a secoli di vita in Europa per paura
di attentati, che rifiuteranno di combattere contro il terrorismo che
ci minaccia tutti a fianco dei non ebrei”. Posizione simile e
provocatoria nei confronti di Netanyahu, quella di Michele Serra nella
sua Amaca (Repubblica): “Qualcuno spieghi a Bibi che gli ebrei francesi
e gli ebrei danesi sono francesi ebrei e danesi ebrei: e non è la
stessa cosa. Il patto sociale, nelle democrazie moderne, non è tra
correligionari, è tra concittadini”.
I jihadisti colpiscono gli ebrei per colpire l'Europa.
Perché gli estremisti islamici colpiscono gli ebrei, si chiede su
Repubblica Gilles Kepel. “Perché gli ebrei sono il bersaglio ideale
della loro strategia – scrive il politologo francese - che consiste
nello scatenare una guerra civile interconfessionale in Europa Per
portare dalla loro parte gli 'indecisi', i musulmani di Francia o
d'Inghilterra riottosi all'integrazione occidentale, ma non ancora
votati alla causa jihadista, il modo più facile e meno costoso è quello
ammazzare un ebreo, capro espiatorio per eccellenza”.
Copenaghen dopo l'attentato.
Sul Corriere della Sera le reazioni dell'ebraismo danese dopo l'attacco
antisemita di sabato sera per mano di Omar Hussein, figlio di padre
danese e madre libanese, piccolo criminale, emarginato ed accecato
dall'odio anti-israeliano, come raccontano Corriere e Repubblica.
“Avevamo chiesto aiuto più volte – racconta Barak Tzfanya, esponente
della Comunità di Copenhagen, che aveva contattato diverse volte le
autorità per chiedere maggiori misure di sicurezza per i luoghi ebraici
- Ci hanno detto di stare tranquilli”. “Siamo terribilmente scossi,
questo sì, ma non possiamo passare le nostre giornate a essere
spaventati da tutto, perché noi viviamo in pace e la paura non va
d'accordo con la pace”, afferma Bent Melchior, classe 1929, ex rabbino
capo della Danimarca. Il Secolo XIX raccoglie invece le sensazioni
dell'ebraismo romano a fronte degli ultimi attacchi antisemiti in
Europa. “Chi decide di andare a Tel Aviv – afferma il presidente della
Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici - lo fa non per
motivi di sicurezza ma per le opportunità che Israele offre
nell'imprenditorialità e nella ricerca”.
Intervenire in Libia, combattere Isis.
Nessun intervento bellico in Libia senza il sì dell'Onu. È la posizione
del premier italiano Matteo Renzi, riportata dal Corriere, che esclude
la possibilità che il nostro Paese si muova autonomamente sul fronte
libico, dove stanno avanzando le forze jihadiste. E come guida del
fronte contro l'estremismo islamico manovrato dal Califfato si candida
il presidente egiziano Al Sisi, scrive Maurizio Molinari su La Stampa,
preoccupato del rafforzarsi del movimento jihadista.
Francia, l'attacco al cimitero ebraico.
“Non basta attaccare i vivi, ora se la prendono anche con i morti”,
l'amarezza espressa dal gran rabbino di Strasburgo, René Gutman, dopo
l'attacco al cimitero ebraico di Sarre-Union, dove 250 tombe sono state
profanate domenica scorsa. Il rav aveva chiesto misure di sicurezza più
stringenti alle autorità francesi. “Una richiesta presa sul serio dalle
autorità che non vogliono sottovalutare gli attacchi antisemiti in
Francia – scrive Repubblica - seppure ieri si sia scoperto che la
profanazione potrebbe essere un semplice atto di vandalismo compiuto da
ragazzini ignari delle conseguenze. Cinque ragazzi sono stati fermati:
uno di loro si é presentato alla polizia, confessando e indicando i
nomi dei suoi complici”.
Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked
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