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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Questa
mattina mentre accompagnavo mio figlio ad arruolarsi nell’esercito
israeliano varie e molteplici sono state le riflessioni e i sentimenti
che ho provato. Un turbinio di emozioni personali intrecciate e
mischiate a quelle collettive del nostro popolo. Mentre assieme ad
altri genitori salutavamo i nostri figli ho tentato di immaginare le
rispettive e diverse storie dei bisnonni di questi nuovi soldati.
Magari uno speziere in Marocco, un chasìd in Polonia, una sarta in
Kurdistan e chi come i miei antenati sudditi del papa. Ma questa
mattina il mio pensiero fisso è andato a mio nonno Rubino z.l, ucciso
barbaramente dai nazisti, a soli 40 anni, durante una marcia di
evacuazione dal campo di Auschwitz. Pur sforzandomi di tenermi lontano
da una certa retorica e pur rifiutando con forza il banale, quanto
strumentalizzato, rapporto di causalità tra la Shoah e lo Stato di
Israele, ho voluto ipotizzare, con bizzarra fantasia, se mio nonno
avesse potuto solo immaginare che un giorno un suo pronipote avesse
indossato una divisa, ben diversa dalla sua, con inciso sul petto
“esercito di difesa di Israele” al posto della stella gialla. Che ci
piaccia o meno, anche questa è la nostra miracolosa storia.
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Dario
Calimani,
anglista
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Ci
risiamo: alla School of Oriental and African Studies dell?università di
Londra, docenti e studenti hanno votato a maggioranza per il
boicottaggio della Hebrew University di Gerusalemme, giudicandola
globalmente complice della politica di occupazione e di apartheid
attuata da Israele nella striscia di Gaza. Ora, se avessero scritto una
lettera aperta contro l’occupazione dei territori avrei forse votato
anch’io con loro, ma il boicottaggio della Hebrew University fa
riemergere i soliti trentennali pensieri di queste insulse espressioni
di antisemitismo puro.
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Iran, il boia non si ferma
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Almeno
753 esecuzioni: la metà per reati legati al traffico di droga e il 32%
per omicidio. È il quadro della pena capitale nella Repubblica Islamica
nel 2014 che emerge dall’ultimo rapporto di ‘Iran Human Rights’. Per
numero, le esecuzioni segnano un record da 15 anni a questa parte, con
un significativo aumento sotto la presidenza del ‘riformista’ Rouhani.
“Se il dialogo con l’Occidente non ferma il boia”, titola il Corriere
della sera.
Nata e cresciuta in Germania, Ivana Hoffmann – nome da combattimento
Avasin Tekosin Ganes – aveva solo 19 anni. Ed è la prima donna
straniera di cui si sa con certezza che sia caduta nei combattimenti
contro le milizie del Califfato. Scrive La Stampa: “Da sei mesi Ivana
era impegnata nelle zone più pericolose della Siria per difendere
‘l’umanità’ e ‘la libertà’ come sostenne in un video in cui appare in
mimetica, col viso coperto e imbracciando un mitra”.
L’assoluzione di quattro tifosi veronesi che (in trasferta a Livorno)
si erano esibiti in un saluto romano è accolta con favore dal
quotidiano Libero secondo cui “per una volta, in un’aula di tribunale,
ha vinto il buon senso”. Scrive il quotidiano: “Braccetti a molla e
pugni chiusi, sulle rispettive curve, fanno parte del folklore
calcistico: inutile in questi casi il ricorso alla giustizia, che ha
urgenze più serie delle quali occuparsi”.
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QUI TORINO - ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE
Unità e impegno nel Consiglio Dario Disegni al timone
Voglia
di unità e di sereno impegno comune per la Comunità ebraica di Torino
che ieri ha visto la riunione del suo primo Consiglio dopo il voto
dello scorso Primo marzo.
Fra i tredici nuovi Consiglieri determinati dall'esito del voto, Dario
Disegni è stato designato nuovo presidente della Comunità. Il voto per
il nuovo presidente - dodici schede a suo favore - è stato il primo
atto del nuovo esecutivo.
“La
fiducia che il Consiglio ha voluto esprimermi con voto unanime mi onora
profondamente e, al tempo stesso, mi carica di una grande
responsabilità, cui mi auguro di riuscire a far fronte con tutto
l'impegno che dedicherò a questo nuovo incarico cui sono stato
chiamato, nell'esclusivo interesse della Comunità in cui sono nato e
vissuto. L'azione del nuovo Consiglio dovrà essere improntata a
raggiungere importanti obiettivi di rilancio della vita comunitaria,
coinvolgendo in particolare i giovani che dovranno assumere le redini
dell'Istituzione nei prossimi anni. In tale prospettiva – afferma
Disegni – dovrà essere perseguita, pur nell'indispensabile dialettica
delle idee e delle opinioni, una condivisione delle grandi scelte
strategiche e l'adozione di un metodo di lavoro basato sulla
collegialità e sull'efficacia operativa".
“Solo in tale modo – conclude Disegni – al Consiglio potrà venire
riconosciuta l'autorevolezza necessaria per creare all'interno della
Comunità, in un clima sereno e costruttivo, una vita ebraica degna e
ricca, in grado di rispondere alle aspettative degli ebrei torinesi”.
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israele - il 17 marzo si vota
Nei sondaggi Bibi perde terreno
Una
settimana alle elezioni in Israele, tanta confusione di dichiarazioni
al vetriolo e retromarce mentre i sondaggi continuano a mostrare un
sostanziale equilibrio tra le due compagini principali, il Likud del
primo ministro uscente Benjamin Netanyahu e l'Unione sionista del duo
Isaac "Buji" Herzog e Tzipi Livni. Poco fa il canale della Knesset ha
pubblicato il suo ultimo sondaggio: l'Unione sionista, formazione che
unisce la sinistra laburista e i centristi di Hatnua è avanti di tre
seggi rispetto al Likud, 24 i posti virtuali conquistati alla Knesset
per i primi, 21 per il partito di destra di Netanyahu. Seguono, Yesh
Atid di Yair Lapid, buttato fuori a dicembre dal governo Netanyahu, con
14 seggi, 13 per la Lista araba (che in queste ore ha ottenuto
l'endorsement del leader dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud
Abbas), 12 per Habayt Hayhudi di Naftali Bennett, 9 per Kulanu di Moshe
Kahlon, i partiti religiosi Shas e la Yahadut HaTora HaMeuhedet
conquisterebbero rispettivamente 7 e 6 posti, 5 per Avigdor Lieberman e
il suo Israel Beytenu (tra i più in calo nella scala di gradimento
dell'elettorato israeliano) così come per la sinistra più radicale di
Meretz. Fanalino di coda con 4 seggi Eli Yishai con il suo Yachad.
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qui milano
Beteavòn, cibo per la solidarietà
Pareti
a specchio, eleganti centrotavola, luce soffusa, e poi trendy finger
food e calici di bollicine. Non mancava niente alla serata di gala e
beneficienza per raccogliere fondi destinati a Beteavòn, la prima
cucina sociale casher in Italia nata a gennaio 2014 su iniziativa di
Merkos l’Inyonei Chinuch, il ramo educativo del movimento
Chabad-Lubavitch, per distribuire pasti gratuiti a chiunque ne abbia
bisogno. Beteavòn opera in accordo con il Comune di Milano, in
collaborazione con i servizi sociali della Comunità ebraica del
capoluogo lombardo, ed è realizzata con il supporto della onlus Enel
Cuore, attiva nell’ambito dell’assistenza sociale e socio-sanitaria,
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Regione Lombardia e
di donatori privati. Leggi
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qui milano - presentato il suo ultimo libro La lezione del rav Laras
“Volevo
scrivere qualcosa che riassumesse il mio interesse dominante, lo
svilupparsi, il divenire del pensiero ebraico nel corso dei secoli”.
Così rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale rabbinico del Centro
Nord Italia, ha spiegato ieri sera al Teatro Franco Parenti di Milano
da dove nasce il suo ultimo lavoro "Ricordati dei giorni del mondo"
(EDB, 2014): un doppio volume che ripercorre la plurimillenaria storia
del pensiero ebraico, tra riferimenti biblici, talmudici, alla
filosofia ebraica, alla tradizione rabbinica, tratteggiando un affresco
che porta fino alla modernità. “Non è un'opera definitiva. È un lavoro
aperto che può modificarsi e proseguire nel tempo”, affermava rav Laras
durante la presentazione al Parenti. Al suo fianco, per riflettere su
significati e importanza dell'opera, rav Alfonso Arbib, rabbino capo di
Milano; Riccardo Calimani, presidente del Museo dell’ebraismo italiano
e della Shoah di Ferrara; il direttore del Corriere della Sera
Ferruccio De Bortoli, il biblista e teologo Luigi Nason. A fare gli
onori di casa Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Parenti.
Moderatore dell'incontro Vittorio Bendaud. Leggi
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La strada dei diritti |
Esattamente
un anno fa, il primo aprile del 2014, scrissi su queste colonne degli
ospedali psichiatrico giudiziari (OPG), luoghi di detenzione per
persone instabili di mente. Sei strutture in tutta Italia per circa 700
persone. Dodici mesi fa il governo prorogò la chiusura di questi
“inferni locali” – così li ha definiti lo scrittore Paolo Giordano –
perché le regioni non avevano predisposto le residenze sanitarie
necessarie ad accogliere i malati. Uno scandalo burocratico e
organizzativo sulle spalle di persone maltrattate, umiliate,
dimenticate da decenni. Per fortuna questa indecenza è sul punto di
essere emendata.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Hitchcock e i Lager |
Quando
all’inizio del 1945 gli Alleati liberarono i primi Lager e le immagini
crude dell’orrore della deportazione, riprese dalle 16mm in dotazione
all’esercito, arrivarono a Londra, Sidney Bernstein, co-fondatore nel
1925 della London Film Society, convinse la Divisione guerra
psicologica del Quartier generale delle forze di spedizione alleate a
produrre un film “destinato in maniera specifica ai tedeschi, che fosse
la prova inattaccabile delle loro atrocità”. Il titolo provvisorio del
documentario era “German Concentration Camps Factual Survey”, ovvero
“Un’indagine fattuale sui campi di concentramento tedeschi”. A chi
farlo girare? Come ha raccontato Paolo Mereghetti sul Corriere della
Sera, Bernstein suggerì il nome di Alfred Hitchcock, “infaticabile
antifascista e militante contro l’antisionismo”, collaboratore negli
anni Trenta del ministero dell’Informazione.
Mario Avagliano
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