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10 Marzo 2015 - 19 Adar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Questa mattina mentre accompagnavo mio figlio ad arruolarsi nell’esercito israeliano varie e molteplici sono state le riflessioni e i sentimenti che ho provato. Un turbinio di emozioni personali intrecciate e mischiate a quelle collettive del nostro popolo. Mentre assieme ad altri genitori salutavamo i nostri figli ho tentato di immaginare le rispettive e diverse storie dei bisnonni di questi nuovi soldati. Magari uno speziere in Marocco, un chasìd in Polonia, una sarta in Kurdistan e chi come i miei antenati sudditi del papa. Ma questa mattina il mio pensiero fisso è andato a mio nonno Rubino z.l, ucciso barbaramente dai nazisti, a soli 40 anni, durante una marcia di evacuazione dal campo di Auschwitz. Pur sforzandomi di tenermi lontano da una certa retorica e pur rifiutando con forza il banale, quanto strumentalizzato, rapporto di causalità tra la Shoah e lo Stato di Israele, ho voluto ipotizzare, con bizzarra fantasia, se mio nonno avesse potuto solo immaginare che un giorno un suo pronipote avesse indossato una divisa, ben diversa dalla sua, con inciso sul petto “esercito di difesa di Israele” al posto della stella gialla. Che ci piaccia o meno, anche questa è la nostra miracolosa storia.
 
Dario
Calimani,
anglista
Ci risiamo: alla School of Oriental and African Studies dell?università di Londra, docenti e studenti hanno votato a maggioranza per il boicottaggio della Hebrew University di Gerusalemme, giudicandola globalmente complice della politica di occupazione e di apartheid attuata da Israele nella striscia di Gaza. Ora, se avessero scritto una lettera aperta contro l’occupazione dei territori avrei forse votato anch’io con loro, ma il boicottaggio della Hebrew University fa riemergere i soliti trentennali pensieri di queste insulse espressioni di antisemitismo puro.
 
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Iran, il boia non si ferma
Almeno 753 esecuzioni: la metà per reati legati al traffico di droga e il 32% per omicidio. È il quadro della pena capitale nella Repubblica Islamica nel 2014 che emerge dall’ultimo rapporto di ‘Iran Human Rights’. Per numero, le esecuzioni segnano un record da 15 anni a questa parte, con un significativo aumento sotto la presidenza del ‘riformista’ Rouhani. “Se il dialogo con l’Occidente non ferma il boia”, titola il Corriere della sera.

Nata e cresciuta in Germania, Ivana Hoffmann – nome da combattimento Avasin Tekosin Ganes – aveva solo 19 anni. Ed è la prima donna straniera di cui si sa con certezza che sia caduta nei combattimenti contro le milizie del Califfato. Scrive La Stampa: “Da sei mesi Ivana era impegnata nelle zone più pericolose della Siria per difendere ‘l’umanità’ e ‘la libertà’ come sostenne in un video in cui appare in mimetica, col viso coperto e imbracciando un mitra”.

L’assoluzione di quattro tifosi veronesi che (in trasferta a Livorno) si erano esibiti in un saluto romano è accolta con favore dal quotidiano Libero secondo cui “per una volta, in un’aula di tribunale, ha vinto il buon senso”. Scrive il quotidiano: “Braccetti a molla e pugni chiusi, sulle rispettive curve, fanno parte del folklore calcistico: inutile in questi casi il ricorso alla giustizia, che ha urgenze più serie delle quali occuparsi”.
 
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  davar
QUI TORINO - ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE
Unità e impegno nel Consiglio Dario Disegni al timone

Voglia di unità e di sereno impegno comune per la Comunità ebraica di Torino che ieri ha visto la riunione del suo primo Consiglio dopo il voto dello scorso Primo marzo.
Fra i tredici nuovi Consiglieri determinati dall'esito del voto, Dario Disegni è stato designato nuovo presidente della Comunità. Il voto per il nuovo presidente - dodici schede a suo favore - è stato il primo atto del nuovo esecutivo.

“La fiducia che il Consiglio ha voluto esprimermi con voto unanime mi onora profondamente e, al tempo stesso, mi carica di una grande responsabilità, cui mi auguro di riuscire a far fronte con tutto l'impegno che dedicherò a questo nuovo incarico cui sono stato chiamato, nell'esclusivo interesse della Comunità in cui sono nato e vissuto. L'azione del nuovo Consiglio dovrà essere improntata a raggiungere importanti obiettivi di rilancio della vita comunitaria, coinvolgendo in particolare i giovani che dovranno assumere le redini dell'Istituzione nei prossimi anni. In tale prospettiva – afferma Disegni – dovrà essere perseguita, pur nell'indispensabile dialettica delle idee e delle opinioni, una condivisione delle grandi scelte strategiche e l'adozione di un metodo di lavoro basato sulla collegialità e sull'efficacia operativa".
“Solo in tale modo – conclude Disegni – al Consiglio potrà venire riconosciuta l'autorevolezza necessaria per creare all'interno della Comunità, in un clima sereno e costruttivo, una vita ebraica degna e ricca, in grado di rispondere alle aspettative degli ebrei torinesi”.


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israele - il 17 marzo si vota
Nei sondaggi Bibi perde terreno
Una settimana alle elezioni in Israele, tanta confusione di dichiarazioni al vetriolo e retromarce mentre i sondaggi continuano a mostrare un sostanziale equilibrio tra le due compagini principali, il Likud del primo ministro uscente Benjamin Netanyahu e l'Unione sionista del duo Isaac "Buji" Herzog e Tzipi Livni. Poco fa il canale della Knesset ha pubblicato il suo ultimo sondaggio: l'Unione sionista, formazione che unisce la sinistra laburista e i centristi di Hatnua è avanti di tre seggi rispetto al Likud, 24 i posti virtuali conquistati alla Knesset per i primi, 21 per il partito di destra di Netanyahu. Seguono, Yesh Atid di Yair Lapid, buttato fuori a dicembre dal governo Netanyahu, con 14 seggi, 13 per la Lista araba (che in queste ore ha ottenuto l'endorsement del leader dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas), 12 per Habayt Hayhudi di Naftali Bennett, 9 per Kulanu di Moshe Kahlon, i partiti religiosi Shas e la Yahadut HaTora HaMeuhedet conquisterebbero rispettivamente 7 e 6 posti, 5 per Avigdor Lieberman e il suo Israel Beytenu (tra i più in calo nella scala di gradimento dell'elettorato israeliano) così come per la sinistra più radicale di Meretz. Fanalino di coda con 4 seggi Eli Yishai con il suo Yachad.
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QUI GERUSALEMME - SEMINARIO YE'UD
Costruire la leadership
È iniziato ieri a Gerusalemme il corso Ye’ud, il leader training organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la World Zionist Organization per formare i leader comunitari di domani. A dare il benvenuto ai giovani partecipanti giunti da tutta Italia il direttore del dipartimento Educazione e Cultura UCEI rav Roberto Della Rocca: “Questa – afferma – è una grande opportunità. Un progetto molto impegnativo che è stato fortemente voluto sia dall’UCEI che dalla World Zionist Organization che ci ospita. Il seminario permetterà di far incontrare personalità del mondo ebraico in diversi ambiti: da rabbanim a intellettuali e giornalisti”.
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qui milano
Beteavòn, cibo per la solidarietà
Pareti a specchio, eleganti centrotavola, luce soffusa, e poi trendy finger food e calici di bollicine. Non mancava niente alla serata di gala e beneficienza per raccogliere fondi destinati a Beteavòn, la prima cucina sociale casher in Italia nata a gennaio 2014 su iniziativa di Merkos l’Inyonei Chinuch, il ramo educativo del movimento Chabad-Lubavitch, per distribuire pasti gratuiti a chiunque ne abbia bisogno. Beteavòn opera in accordo con il Comune di Milano, in collaborazione con i servizi sociali della Comunità ebraica del capoluogo lombardo, ed è realizzata con il supporto della onlus Enel Cuore, attiva nell’ambito dell’assistenza sociale e socio-sanitaria, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Regione Lombardia e di donatori privati.
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qui milano - presentato il suo ultimo libro
La lezione del rav Laras
“Volevo scrivere qualcosa che riassumesse il mio interesse dominante, lo svilupparsi, il divenire del pensiero ebraico nel corso dei secoli”. Così rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia, ha spiegato ieri sera al Teatro Franco Parenti di Milano da dove nasce il suo ultimo lavoro "Ricordati dei giorni del mondo" (EDB, 2014): un doppio volume che ripercorre la plurimillenaria storia del pensiero ebraico, tra riferimenti biblici, talmudici, alla filosofia ebraica, alla tradizione rabbinica, tratteggiando un affresco che porta fino alla modernità. “Non è un'opera definitiva. È un lavoro aperto che può modificarsi e proseguire nel tempo”, affermava rav Laras durante la presentazione al Parenti. Al suo fianco, per riflettere su significati e importanza dell'opera, rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano; Riccardo Calimani, presidente del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara; il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, il biblista e teologo Luigi Nason. A fare gli onori di casa Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Parenti. Moderatore dell'incontro Vittorio Bendaud.
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QUI TORINo - stasera la proiezione di "wolf"
Testimonianze dall'inferno
Sarà proiettato questa sera al Centro sociale della Comunità di Torino “Wolf”, il documentario di Claudio Giovannesi in cui lo psicologo e docente universitario David Meghnagi intervista Wolf Murmelstein, ex internato nel campo di Theresienstadt. L’intervista riguarda la controversa storia del padre, il rabbino Benjamin Murmelstein, ultimo Presidente del Judenrath di quel campo. Riproponiamo per i nostri lettori l'intervista che Pagine Ebraiche ha fatto a Meghnagi.

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pilpul
La strada dei diritti
Esattamente un anno fa, il primo aprile del 2014, scrissi su queste colonne degli ospedali psichiatrico giudiziari (OPG), luoghi di detenzione per persone instabili di mente. Sei strutture in tutta Italia per circa 700 persone. Dodici mesi fa il governo prorogò la chiusura di questi “inferni locali” – così li ha definiti lo scrittore Paolo Giordano – perché le regioni non avevano predisposto le residenze sanitarie necessarie ad accogliere i malati. Uno scandalo burocratico e organizzativo sulle spalle di persone maltrattate, umiliate, dimenticate da decenni. Per fortuna questa indecenza è sul punto di essere emendata.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Hitchcock e i Lager
Quando all’inizio del 1945 gli Alleati liberarono i primi Lager e le immagini crude dell’orrore della deportazione, riprese dalle 16mm in dotazione all’esercito, arrivarono a Londra, Sidney Bernstein, co-fondatore nel 1925 della London Film Society, convinse la Divisione guerra psicologica del Quartier generale delle forze di spedizione alleate a produrre un film “destinato in maniera specifica ai tedeschi, che fosse la prova inattaccabile delle loro atrocità”. Il titolo provvisorio del documentario era “German Concentration Camps Factual Survey”, ovvero “Un’indagine fattuale sui campi di concentramento tedeschi”. A chi farlo girare? Come ha raccontato Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera, Bernstein suggerì il nome di Alfred Hitchcock, “infaticabile antifascista e militante contro l’antisionismo”, collaboratore negli anni Trenta del ministero dell’Informazione.

Mario Avagliano
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