Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Mosè
– dopo aver eretto il tabernacolo – aspetta all’esterno la chiamata di
Dio. La capacità di autocontrollo, spiega in proposito rabbi Yerucham
di Mir, è la qualità umana fondamentale su cui tutte le altre si
basano. Ed ogni uomo dovrebbe lavorare su se stesso per raggiungerla.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Sete
zero è uno degli slogan di oggi. Una cultura dell’acqua – suo consumo,
sua distribuzione, un’educazione al suo uso corretto (che vuol dire
prima di tutto lotta allo spreco) – allude a un ‘cambio di civiltà’.
Consideriamo quello che accade intorno a noi, attraverso la categoria
di ‘scontro di civiltà’, ma le sfide dirimenti che si presentano tutte
insieme (ambiente, disuguaglianze, grandi migrazioni…) davanti a noi
pongono una domanda di ‘cambio di civiltà’. E di questo noi, tutti noi,
dovremmo occuparci di più. Perché col futuro non si scherza.
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"Insieme per la Libia" |
Dopo
scontri e rivendicazioni da parte dell’Isis, la situazione in Libia si
fa ancora più tesa: Kahlifa Haftar, il generale post-gheddafiano e
filo-egiziano che combatte da Tobruk, ha dato l’ordine di assaltare
Tripoli e attaccare l’aeroporto e le caserme controllate dalla
cosiddetta fazione “Alba della Libia” (guidata dai Fratelli musulmani),
gruppo di ispirazione religiosa che, per rispondere, potrebbe allearsi
nuovamente con lo Stato Islamico. Haftar, spiega Repubblica, ha come
obiettivo quello di sabotare i negoziati di pace mediati dall’Onu per
tentare di vincere militarmente. “Una mossa – continua il quotidiano –
che potrebbe creare un pericolo in Italia: Haftar non sarà capace di
conquistare Tripoli, si blinderà in Cirenaica, offrendo uno spazio di
sicurezza all’Egitto, ma di fatto concentrerà i peggiori jihadisti in
Tripolitania, proprio di fronte all’Italia”. Intannto ieri il ministro
degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e quello della Difesa Roberta
Pinotti si sono incontrati con i loro omologhi francesi, dichiarandosi
pronti a “lavorare per la Libia”.
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israele - verso la formazione del governo
Rivilin apre le consultazioni
La
prima a presentarsi questa mattina davanti al presidente israeliano
Reuven Rivlin per le consultazione per la creazione di una coalizione
di governo è stata la delegazione del Likud: Yisrael Katz, Gilad Erdan,
Yariv Levin, Zeev Elkin e Ofir Akunis hanno ovviamente proposto il
proprio leader, Benjamin Netanyahu, come capo del prossimo governo.
Forte
dei 30 seggi ottenuti alle elezioni dello scorso 17 marzo, Netanyahu è
il candidato che ha tutte le carte in tavola per riunire attorno a sé
una coalizione di maggioranza (61 i seggi necessari per ottenerla alla
Knesset, il parlamento israeliano). La più plausibile è quella che lo
vede alla guida di una compagine formata dal suo Likud, assieme a
HaBait HaYehudì, Israel Beitenu, più i religiosi di Shas e Yahadut
HaTorah; a sciogliere le riserve dovrà essere Moshe Kahlon, leader di
Kulanu, i cui 10 seggi assicurerebbero la maggioranza all'attuale
premier israeliano. L'idea iniziale di Rivlin, sconfessata dalle urne,
era la creazione di un governo di unità nazionale composto da Likud e
l'Unione Sionista del duo Isaac Herzog – Tzipi Lvini. A quanto
riferiscono i quotidiani israeliani, Netanyahu, contrario a questa
possibilità, avrebbe comunque sondato il terreno, ricevendo picche da
Herzog che invece passato al contrattacco definendo razzista la
campagna del leader del Likud: il riferimento è alla pioggia di
critiche cadute su Netanyahu dopo la pubblicazione di un post sulla sua
pagina Facebook in cui agitava come uno spauracchio il voto arabo (“gli
arabi stanno votando in massa” affermava nel video, appellandosi ai
suoi elettori perché facessero lo stesso).
A
riguardo è intervenuto anche Rivlin oggi, che tra gli altri ha
incontrato la lista araba unitaria. “Il prossimo governo è stato eletto
a maggioranza di Israele, ma ma deve lavorare per tutti gli israeliani:
ebrei, arabi, di destra e di sinistra”.
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qui milano - comunità al voto
Consiglio, alle urne per il rinnovo
Giornata
di elezioni per la Comunità ebraica di Milano. Si stanno svolgendo
infatti nelle quattro sezioni designate (Guastalla, via Eupili e due in
via Mayer) le votazioni per la nomina del prossimo Consiglio della
Keillah milanese. Gli elettori avranno tempo fino alle 21 per recarsi a
votare mentre i risultati delle elezioni, da cui risulterà la nomina
dei 17 Consiglieri, saranno rese pubbliche domani sera.
A disposizione degli elettori, una scheda in cui poter esprimere fino a
un massimo di nove preferenze, anche su nomi appartenenti a liste
diverse. Quest'ultime sono sei, due con nove candidati (ovvero il
numero massimo per ciascuna lista), due uninominali. A candidarsi da
sola, Antonella Musatti, già alla guida delle struttura assistenziali
della Comunità milanese. Nove i candidati di Wellcomunity (Davide
Romano, Vanessa Alazraki, Ilan Boni, Abramo Galante, Daniele Leoni,
Sara Modena, Davide Nassimiha, Daniele Schwarz), con capolista Raffaele
Besso così come nove i nomi presentati da Lechaim/Ken (Daniele
Misrachi, Claudia Terracina, Davide Hazan, Margherita Sacerdoti, Gadi
Schoenheit, Alberto Levi, Bigio Joyce, Gabriele Tedeschi) guidati da
Milo Hasbani, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Pro Israele per la Comunità è invece il nome della lista di cui fanno
parte Claude Shammah e Miro Silvera. Tre i candidati all’interno della
lista Community in Action: Marc Geoffrey Davis, Michele Boccia e
Gabrielle Fellus. Da solo si presenta invece Joe Chalom.
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la rassegna stampa di melamed Il dibattito sulla "Buona scuola"
Melamed
è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo
italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e
insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata
a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità
sul fronte dell’educazione e della scuola. Dalla scorsa settimana la
redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per
fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed
esteri. Per visualizzare la selezione di questa settimana della
rassegna stampa di Melamed cliccare qui .
"La
‘Buona scuola’ è stata finalmente varata e le critiche non sono
tardate. Non sono diverse da quelle che hanno accompagnato ogni riforma
degli ultimi 20 anni e, purtroppo, nessuna affronta le vere carenze”.
Così
Roger Abravanel ha commentato, il 14 marzo, la riforma scolastica
appena varata, concordando con quanto scritto da Ernesto Galli della
Loggia sull’assenza di una “visione” di come migliorare la scuola
italiana. Dall’opinione molto diffusa specialmente tra intellettuali e
docenti universitari per cui servirebbe un ritorno al passato, a una
scuola che insegni una cultura soprattutto umanistica per restituirle
la sua (presunta) antica capacità di formazione culturale e morale del
Paese a una scuola dei mestieri, magari quelli più “utili” al mondo del
lavoro di oggi, mentre sindacati e studenti ripetono infine il mantra
“più diritto allo studio”. Ma, sostiene Abravanel, serve innanzitutto
accordarsi sulla domanda di fondo: a che serve la scuola del nuovo
millennio? E continua: “I migliori sistemi educativi del mondo hanno da
tempo dato una risposta: serve a formare le competenze del XXI secolo,
cioè imparare a ragionare con la propria testa, avere spirito critico,
risolvere problemi e impegnarsi a fondo, innovare e migliorare,
comunicare e interagire, soprattutto in team”. Abilità che
rappresentano una nuova dimensione del termine “cultura” e che oltre ad
essere molto richieste dalle aziende sono utili anche per essere buoni
cittadini, elettori, genitori, coniugi e anche risparmiatori.
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sorgente di vita I volti di Primo Levi
Un
Primo Levi quasi sconosciuto, oltre la testimonianza e la riflessione
sulla deportazione e su Auschwitz, in una mostra a Torino: il mestiere
di chimico e quello dello scrittore, il partigiano e l’amante della
montagna.
Un ritratto fatto di parole e immagini, libri, fotografie, oggetti e
interviste alla scoperta dei tanti mondi di uno dei maggiori
protagonisti della cultura italiana del ‘900 apre la puntata di
Sorgente di vita di domenica 22 marzo.
“Suite francese”, il film uscito in questi giorni nelle sale dà lo
spunto al servizio dedicato a Irene Nemirowsky, scrittrice di origine
ucraina, famosa a Parigi negli anni ’30, deportata e uccisa ad
Auschwitz.
La vita, le opere, il caso letterario del suo romanzo incompiuto e
pubblicato dalla figlia nel 2004 in un approfondimento della
francesista Daria Galateria.
p.d.s.
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Raffigurazioni mutevoli/2 |
Parallelamente
a ciò che già abbiamo raccontato, altri eventi iniziarono ad occupare
la scena degli anni Sessanta, esprimendo una significatività che
eccedeva la stessa sfera politica, all’interno della quale comunque
essi si generano, per riversarsi ben presto sul comune sentire, ossia
sull’opinione pubblica.
È il caso della cosiddetta ‘rivoluzione culturale’ che, a partire dalle
università, si estese ai costumi e agli atteggiamenti di tutte le
società occidentali. Ne parla diffusamente Peter Novick, nel suo
argomentato «The Holocaust in American Life», laddove mette sagacemente
in rilievo il ribaltamento di paradigma culturale che si verificò in
quel tornante di tempo all’interno del discorso pubblico e, in
immediato riflesso, anche in quello storiografico.
Qualcosa di destinato a lasciare un segno tangibile, una sensibilità
che arriva fino a noi. Nella determinazione delle identità collettive,
nazionali e sociali, si transitò infatti dall’egemonia delle figure del
vincitore e dell’eroe per approdare, attraverso successivi passaggi,
alla centralità dell’archetipo della vittima. Si trattò di un passaggio
epocale, un mutamento i cui effetti perdurano a tutt’oggi.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Ammenicoli |
“Amare
l’effimero più dell’eterno, essere superficiali con stile: non
significa perdere il senso delle cose essenziali, significa renderle
più belle, aderire all’immanenza”.
In un placido Shabbat passato come figlia adottiva di una famiglia che
offre a profusione pasticcini e dolcezza in altre mille forme per
fortuna meno caloriche, il mensile del Sole 24 Ore IL entra in pompa
magna nella vita di una ventenne di questi anni 2010 che si dedica con
ardore alla ricerca di quella superficialità con stile che Annalena
Benini spiega tanto bene qua sopra.
L’articolo da cui questa citazione è stata estrapolata ad arte per
giustificare fiumi di vaneggiamenti fa parte di una meravigliosa
sezione del giornale intitolata “L’egemonia del superfluo” (da me letto
inizialmente come “superflùo” attirata dai colori più che dal contenuto
della scritta, dimostrando di conoscere davvero il significato profondo
della superficialità). Sottotitolo: “Quanto ci piace perdere tempo con
Twitter e le serie tv, con la lettura di IL e l’arte contemporanea. La
leggerezza è lo spirito del tempo e non è detto che ci allontani dalle
cose essenziali”. In altre parole: le paillettes non ti impediscono di
perseguire la velleità di sembrare un’intellettuale chic, quindi vai
ragazza.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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