Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nell’indicarci
le modalità dei sacrifici da compiere nel Santuario, la Torah (Vaykrà,
2; 17) ci vieta di accompagnare le offerte con il chametz, sostanze
lievitate.
Colui che porta un sacrificio deve identificarsi con la matzah, farina
non lievitata, simbolo di purezza e di umiltà contrapposta al chametz
che, viceversa, rappresenta arroganza e superbia. A questa disposizione
vi sono tuttavia due clamorose eccezioni: il sacrificio di
ringraziamento – sostituito oggi senza un Santuario operante dalla
Birkàt ha Gomèl (lo scampato pericolo) – e l’offerta delle primizie
nella festa di Shavuòt, che prevedono entrambe la compresenza del
chametz.
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Dario
Calimani,
anglista
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Le giustificazioni dei politici colti in fallo, per conflitti di interesse o peggio, fanno sempre rabbrividire.
Ti vien sempre da pensare che tu hai sbagliato tutto. La loro prima
regola è quella di negare sempre, soprattutto davanti all’evidenza. La
seconda è denunciare complotti e gelosie, quando non lo strapotere
della magistratura. La terza, farsi difendere dalla politica che non ha
interesse a credere ai suoi occhi.
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Roma non dimentica |
Ricorre
oggi il 71esimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Alla
cerimonia solenne in programma questa mattina partecipa tra gli altri
anche il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna. “Sembrano eventi lontani, che appartengono ad altre epoche –
scrive Eraldo Affinati sul Corriere – ma il capitano Priebke, uno dei
responsabili, morto a cento anni, fino a poco tempo addietro si recava
a fare la spesa dalle parti di Forte Boccea. Ricordo quando lo dissi ai
miei studenti dell’istituto professionale, adolescenti irrequieti,
molti dei quali abitavano a due passi da lui: restarono ammutoliti,
come se la seconda guerra mondiale, che poco prima mi ero affannato a
spiegare alla lavagna cercando di richiamare la loro attenzione, fosse
diventata attuale”.
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oggi il 71esimo anniversario dell'eccidio
Ardeatine, Memoria viva
Solenne
cerimonia di commemorazione nel 71esimo anniversario dell'eccidio delle
Fosse Ardeatine con la partecipazione del presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, che ha reso oggi omaggio alle 335 vittime della
strage tornando nei luoghi in cui si era recato pochi minuti dopo la
sua nomina a capo dello Stato e in cui aveva ricordato come l'allenza
tra nazioni e popolo “seppe battere l’odio nazista, razzista,
antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso”.
Presenti alla cerimonia le più alte cariche dello Stato tra cui il
presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura
Boldrini, il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Sul palco autorità
anche il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna, il sindaco di Roma Ignazio Marino, il presidente della
Regione Lazio Nicola Zingaretti, il capo della Polizia Alessandro
Pansa, il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.
“Oggi – ha commentato Grasso – è una giornata di commozione, di
commemorazione, dobbiamo cogliere l'invito alla pace e alla vita.
Dobbiamo sempre ricordare che questi episodi non si devono più
verificare e che su questo dobbiamo costruire un Paese migliore”.
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qui milano - la comunità volta pagina Un progetto per lavorare insieme Voltare
pagina e lavorare insieme per il bene della Comunità. È l'obiettivo del
prossimo Consiglio della Comunità ebraica di Milano, di cui da ieri si
conosce il nuovo volto: otto eletti per WellCommunity, otto per
Lechaim, più Antonella Musatti, ago della Bilancia di un Consiglio che
vuole trovare il suo equilibrio al di là delle divisioni e dei
contrasti (il sito ufficiale della Comunità avanza fra l'altro
l'ipotesi che durante la campagna elettorale si sia fatto un uso troppo
aggressivo dei social network).
Ad
esprimere questo auspicio sono stati i tre Consiglieri più votati di
questa faticosa tornata elettorale: il capolista di WellCommunity
Raffaele Besso, assessore al Bilancio del Consiglio uscente nonché
primo degli eletti con 824 voti; Antonella Musatti, a lungo alla guida
della Casa di riposo della Keillah milanese, presentatasi da sola
conquistando 795 preferenze; e Milo Hasbani, Consigliere dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, capolista di Lechaim, che ha ottenuto
749 voti.
Tutti e tre hanno sottolineato la necessità di guardare avanti e
trovare, nonostante le profonde divergenze tra le liste WellCommunity e
Lechaim, un terreno comune da cui iniziare a lavorare per il bene della
Comunità.
In
particolare oggi che l'ebraismo milanese sta vivendo un momento
difficile, attraversato da una grave crisi economica e finanziaria,
acuita dal doloroso caso della vicenda legata alle ingenti somme
sottratte dalle casse comunitarie da dipendenti ora allontanati e su
cui è in corso un'indagine penale. Spirito di collaborazione, è la
richiesta condivisa da Besso, Musatti e Hasbani che pongono in prima
linea la buona volontà non nascondendo d'altro canto le difficoltà
venutesi a creare con il sostanziale pareggio emerso dalle urne. Come
si diceva, otto saranno i Consiglieri di Lechaim – in ordine di
preferenze, Davide Hazan (628), Claudia Terracina (602), Daniele
Misrachi (593), Joyce Bigio (552), Margherita Sacerdoti (552), Andrea
Levi (482) e Gadi Schoenheit (455) – e otto quelli di WellCommunity -
Sara Modena (621), Rami Galante (588), Vanessa Alazraki (587), Davide
Romano (576), Ilan Boni (564), Daniele Schwarz (561), Davide Nassimiha
(528). Primo dei non eletti è stato Michele Boccia (446) della lista
Community in Action.
Prossimo passaggio ora sarà l'individuazione del presidente e la
divisione degli incarichi all'interno del Consiglio, questioni non
scontante in una situazione di perfetto equilibrio e su cui le liste
WellCommunity e Lechaim dovranno trovare un accordo. Il 31 marzo si
terrà la prima riunione da cui muoverà il primo passo la neoeletta
dirigenza Comunitaria. Tra i temi più urgenti da affrontare, le
questioni legate al Bilancio.
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qui tel aviv
Stile e sapori in passerella
Gustoso
alla vista, bello al palato. L’eccellenza italiana dell’alimentazione
coniugata al primato dello stile. Si svolge in questi giorni la
manifestazione #Italy #Food #Design che porta in Israele i grandi nomi
della cucina italiana, uno su tutti lo chef Carlo Cracco, per giornate
intense dedicate a workshop culinari, buona tavola e creatività in ogni
accezione.
“La parola ‘italiano’ ha sempre rappresentato molto più che una
nazionalità – ha sottolineato l’ambasciatore Francesco Maria Talò – È
diventato assioma di eccellenza, un marchio di perfetta maestria. Il
Made in Italy incarna l’arte del vivere. E c’è forse settore dove noi
italiani dimostriamo tutto questo meglio che nel design e nella
cucina?”.
L’evento si svolge anche nella filosofia di un filo rosso con l’Expo
2015, che si aprirà a Milano il 1° maggio per parlare di “Nutrire il
Pianeta. Energia per la Vita” e che vedrà Israele portare nel capoluogo
lombardo le sue eccellenze tecnologiche legate all’agroalimentare, in
uno scambio ideale di idee e sapori di futuro.
#Italy #Food #Design coincide con l’inaugurazione, al Museo del Design
di Holon, della mostra Alessi – IN-Possible, che porterà nella
struttura firmata da Ron Arad il meglio della collezione del Museo
Alessi, uno dei brand che hanno fatto la storia della disciplina che
unisce il bello all’utile, specie in cucina.
La settimana è organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Israele in
collaborazione con la Camera di Commercio italo-israeliana, l’Agenzia
per il Commercio con l’Estero, e l’Istituto Italiano di Cultura.
Rossella Tercatin
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i giovani ebrei d'europa alle nazione unite
"Più impegno contro l'odio"
Jonathan
Keyson, direttore della European Union of Jewish Students, si è rivolto
questa mattina al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite,
nel corso dell’Assemblea che si sta tenendo a Ginevra in questi giorni,
durante la discussione sull’Articolo 9 dell’agenda dedicato “Razzismo,
discriminazione razziale, xenofobia, e altre relative forme
d’intolleranza, seguito e implementazione della Dichiarazione di Durban
e del Programma d’Azione”.
“Non è concesso fraintendere: l’universalità dei diritti umani è
assoluta e non negoziabile. Tuttavia, non possiamo ignorare che il
fatto stesso che gli ebrei stiano un’altra volta mettendo in
discussione il loro futuro simboleggi un fallimento globale nella
salvaguardia e nella promozione dei diritti umani nel mondo”, ha
sottolineato Keyson, chiedendo al Consiglio l’istituzione di un
relatore speciale sull’antisemitismo.
Ieri pomeriggio ha parlato rappresentando l’EUJS anche la presidente
dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Talia Bidussa, durante la
discussione sull’Articolo 7 relativo alla “Situazione dei diritti umani
in Palestina e negli altri territori Arabi occupati”.
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il ricordo dell'autorevole ebraista Bruno Chiesa (1949 - 2015)
Bruno
Chiesa, ebraista di fama internazionale e membro dell’Accademia delle
Scienze di Torino, è morto a soli 65 anni nella notte tra il 21 e il 22
marzo.
Divenuto professore ordinario di Ebraico, giovanissimo, prima a Pavia
e, dal 1999, a Torino è autore di studi fondamentali sulla storia del
testo biblico e sull’esegesi biblica medievale caraita. Tematica
quest’ultima che padroneggiava come nessuno in Italia e pochi nel
mondo, grazie anche alla sua vasta e approfondita conoscenza dell’arabo
che gli consentiva di studiare con autorevolezza assoluta fonti
difficili e rare di un periodo poco frequentato della storia del
pensiero ebraico.
Un altro aspetto importante della sua attività è stata quella di
organizzatore culturale: a lui si deve, tra l’altro, la direzione
dell’ampio progetto di riordino del fondo archivistico
dell’orientalista tedesco Paul E. Kahle, durato lunghi e fruttuosi anni
e concluso di recente con un convegno internazionale i cui atti sono
apparsi nel 2014 sulla rivista Henoch. Ma Bruno Chiesa è stato anche un
vero e proprio maestro, nel senso più alto e nobile del termine:
l’attività didattica era parte del suo essere e, già provato nel
fisico, ha voluto fino all’ultimo stare vicino ai suoi allievi, per i
quali, antichi e recenti, il vuoto che lascia sarà incolmabile.
Chi lo ha conosciuto non scorderà il suo umorismo spiccatamente ebraico e la passione con la quale insegnava la lingua ebraica.
Bruno era una persona di una cultura immensa e la saggezza di Qohelet
lo descrive meglio di mille parole: perché molta sapienza, molto
affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore.
Corrado Martone e Sarah Kaminski
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Sottomissione |
Per
chi ha letto “Sottomissione” di Michel Houellebecq (ed. Bompiani), le
elezioni francesi hanno fornito spunti interessanti. Com’è noto, nel
libro – recensito su queste colonne dal bravo Francesco Moises Bassano
– si racconta l’ascesa al potere del partito islamico nella Francia del
2022, attraverso gli occhi cinici e depressi di un professore di
letteratura all’università di Parigi. Ora, la letteratura è una cosa e
la politica è un’altra.
Anzi, se posso esprimere un parere estetico, ho trovato il libro assai
più forte nella composizione del personaggio principale – le sue
nevrosi, le sue abitudini, il suo sguardo sul mondo, il suo riverberare
l’Europa morente – che non nei segmenti in cui la cronaca tende a
sovrapporsi all’intreccio, con tanto di riferimenti a politici in carne
e ossa.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Tra Mantova e Cremona |
Sulle
tracce della presenza ebraica in Lombardia. L’Istituto Mantovano di
Storia Contemporanea, nell’ambito del progetto Rimon, percorsi ebraici
in Lombardia, ha organizzato il ciclo di incontri “Testimonianze di
storia ebraica fra Cremona e Mantova” dedicati alle vestigia ebraiche
ancora presenti in quel territorio. L’obiettivo è di offrire una
panoramica dei luoghi e dei nuclei urbani che hanno ospitato le
comunità ebraiche dal XIV-XV secolo a oggi: edifici, monumenti, opere
d’arte, oggetti e reperti vari che documentano la cultura e la storia
ebraica.
Il ‘viaggio’ nella memoria sarà introdotto dal pomeriggio di studi del
31 marzo, organizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano,
Polo di Mantova, nel corso del quale sarà presentato il libro “Fra
cultura, diritto e religione. Sinagoghe e cimiteri ebraici in
Lombardia”, a cura di Stefania T. Salvi (Corberi Sapori, 2013).
Mario Avagliano
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Il fattore fiducia |
Leggendo
la storia ebraica di 2500 anni addietro, vi è un tema ricorrente: una
divisione tra chi riteneva che la ‘salvezza’ dell’allora Regno
d’Israele potesse venire dalle potenza regnanti, Egitto, Siria, Grecia,
e infine Roma e gli ammonimenti dei profeti che invitavano il popolo a
avere fiducia in H’ quale unico fautore del destino e della salvezza
del popolo ebraico.
Miky Steindler
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"Tolleriamo i pensieri differenti" |
Il
nuovo Consigliere della Comunità ebraica di Milano Davide Romano ha
fatto pervenire, nell'imminenza del voto comunitario, una sua opinione
riguardo a una manifestazione elettorale organizzata dalla lista cui
aderisce che si è tenuta negli scorsi giorni.
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