Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Bellissimo
Moked sul compromesso. Che si svela essere tutt'altro che una
propensione alla debolezza quanto, piuttosto, un impegno valoriale
forte e condiviso nel quale le identità riescono, esprimendosi, a
convivere.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Sono
scettico sulla marcia indietro di Viktor Orbán, primo ministro
ungherese, sulla pena di morte. Per due motivi. Il primo: la
dichiarazione di revoca non è un ripensamento, è una
concessione Secondo, ha tutta l’aria di dire ai propri: non
possiamo fare come vogliamo. Non siamo padroni a casa nostra. Quei
signori di Bruxelles non vogliono che noi ci difendiamo. Tempi brutti
per l’Europa dei democratici.
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Isis, nuovo orrore in Iraq
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Un
nuovo massacro ad opera dell’Isis, nel quale sono stati uccisi in un
solo giorno centinaia di ostaggi yazidi, è avvenuto nel nord dell’Iraq,
non lontano da Mosul. L’emittente britannica Bbc cita un comunicato del
Yazidi Progress Party, secondo cui le vittime sono ostaggi catturati
nel Sinjar lo scorso anno (La Stampa). Inoltre, il Messaggero riporta
la notizia data dal quotidiano inglese The Guardian che il Califfo Abu
Barkr al-Baghdadi sarebbe rimasto paralizzato dopo essere stato
gravemente colpito da un missile Helfire lo scorso 18 marzo. Al suo
posto è stato chiamato a svolgere funzioni vicarie l’ex professore di
fisica iracheno Abu Alaa Al Afri. I servizi segreti mondiali, si
riferisce, sono in allerta in vista di possibili attacchi dello Stato
Islamico all’Europa per vendicare il suo leader.
Dachau 70 anni dopo.
Ricorrono oggi i 70 anni dalla liberazione del lager nazista di Dachau,
ricordati in Germania con una cerimonia che si svolgerà alla presenza
della cancelliera Angela Merkel (il Fatto Quotidiano). A Milano,
inoltre, si riuniscono questa mattina alla Casa della Memoria circa
trenta sopravvissuti ai campi di sterminio. Durante la cerimonia, la
deportata politica Vera Michelin-Salomon leggerà un lascito morale
diretto in particolare ai giovani presenti alla manifestazione,
chiamati simbolicamente a raccogliere il testimone della Memoria. Tra
loro Davide Fiano, il nipote diciottenne del sopravvissuto ad Auschwitz
Nedo (la Repubblica Milano).
Ad Expo con Israele.
Il Sole 24 Ore ripercorre il viaggio attraverso i Paesi e le culture
esposti nei padiglioni dell’Expo milanese, che ha aperto i battenti il
Primo maggio. Al padiglione israeliano la madrina Moran Attias descrive
il sofisticato sistema agricolo israeliano: “Montagne innevate e mari
tropicali in un territorio grande da Milano ad Ancona, l’unico Paese al
mondo ad aver accresciuto la sua popolazione di alberi nel ventesimo
secolo”.
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moked 5775 - IL BILANCIO DEL RAV DELLA ROCCA
"Stare insieme, crescere insieme"
Si
conclude oggi, con un ricordo del rabbino capo emerito di Roma Elio
Toaff recentemente scomparso, l’edizione del Moked 5775, tradizionale
momento di incontro dell’Italia ebraica a Milano Marittima organizzato
dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Uno Shabbath all’insegna
dello scambio attraverso workshop, lezioni, discussioni, attività
ricreative e che ha visto la presenza del Gran rabbino di Francia Haim
Korsia, protagonista di tre interventi che hanno acceso il dibattito
sull’identità ebraica e quella nazionale da parte delle comunità della
diaspora.
A fare il bilancio del Moked il rav Roberto Della Rocca, animatore
dell’iniziativa: “Questa edizione è stata di grande successo e ha visto
un salto di qualità. Trovo sia stato molto importante aver avuto come
ospite il Gran rabbino di Francia Korsia che ci ha offerto nuovi spunti
e ci ha dato una panoramica sulla comunità ebraica più grande d’Europa
da lui guidata e lui d’altro canto è rimasto colpito dalla vitalità
dell’ebraismo italiano. Il tema del compromesso, scelto questo anno, ha
permesso poi di affrontare i nodi più delicati mettendo in dialettica
la politica dell’ebraismo italiano ed è stato trattato da grandi
esperti. L’unico neo che mi sento di aggiungere è stata la presenza di
pochi leader comunitari quando questa sarebbe stata un’ottima
opportunità di confronto.
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MOKED 5775 - L'INTERVENTO DEL RAV KORSIA
"Torah e Repubblica, ecco perché l'Europa ha bisogno di noi" Speranza
e orgoglio in un momento di dolore e difficoltà, un ebraismo
consapevole dei suoi valori, della sua storia e della sua bandiera e
consapevole del proprio dovere di offrire questi valori a un'Europa che
ne ha bisogno – è un composito intreccio identitario quello presentato
dal Gran Rabbino di Francia Haim Korsia nei suoi interventi al Moked di
Milano Marittima, a cui ha partecipato come ospite d’onore
internazionale.
Molte le domande nell’animo di chi ha assistito da fuori ma da vicino
agli attacchi terroristici alla redazione del giornale satirico Charlie
Hebdo e al supermercato Hypercacher sui sentimenti del mondo ebraico
francese e sulle responsabilità dei suoi leader, sull’ondata di
emigrazione verso Israele di tanti giovani e tante famiglie e sulla
situazione di chi invece resta in Francia, a cui rav Korsia ha risposto
presentandosi allo stesso tempo e con uguale vigore come guida
spirituale di un ebraismo ferito ma forte e come cittadino francese
fiero e attivo.
“Ogni volta che non mi sento sicuro di qualcosa, cerco la risposta
nella Torah”, ha affermato rav Korsia, nei cui discorsi compaiono con
costanza passi dal Talmud e dalla Torah citati a memoria. “Questi sono
i miei valori, ma lo sono anche e indissolubilmente quelli della
Repubblica in cui vivo – libertà, uguaglianza e fraternità – che si dà
il caso siano profondamente condivisi dall’ebraismo”, ha aggiunto.
(Nell'immagine,
il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna, il presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia Giuseppe
Momigliano, il Gran rabbino di Francia Haim Korsia, il rav Roberto
Della Rocca e il suo assistente Gadi Piperno) Leggi
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DAFDAF MAGGIO 2015
Il coraggio di raccontare la verità
I
lettori di DafDaf sanno bene che maggio è il mese dei libri: oltre
all’attenzione che il giornale ebraico dei bambini dedica ogni mese
alla lettura, con le notizie di attualità e l’immancabile rubrica della
scrittrice Nadia Terranova, in primavera ogni scusa è buona per
raccontare a bambini e ragazzi qualche curiosità in più. Così dopo le
biblioteche del mondo, che viaggiano a dorso d’asino, in bici o in
battello, e dopo il successo degli albi da colorare, il numero 56 di
DafDaf - che si può scaricare cliccando qui
- presenta due occasioni in cui tutto parla di libri: la Festa del
Libro Ebraico di Ferrara, giunta alla sesta edizione, e il Salone del
Libro di Torino, durante il quale un intero padiglione sarà dedicato ai
giovani lettori. E di libri parla già la copertina, eccezionalmente
questo mese firmata dall’autrice, illustratrice ed esperta di
letteratura illustrata Anna Castagnoli, che rimanda alla sua ricerca su
Maurice Sendak e sull’iconografia di “Where the wild things are”.
Pubblicata sul domenicale del Sole 24 Ore e presentata in incontri
pubblici di grande successo, su DafDaf viene per la prima volta
raccontata al pubblico di giovani lettori a cui il libro
originariamente è destinato. La cosa selvaggia diventa allora una scusa
per parlare ai bambini di Piero della Francesca e della mitologia
greca, di Bruno Bettelheim e della Divina Commedia, di William Blake e
del coraggio di raccontare la verità.
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Sul genocidio armeno / 3
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Le
costanti incursioni europee, formalmente a tutela dei diritti delle
minoranze, a partire proprio da quella armena, concretamente per
influenzare e limitare lo spazio di autonomia della leadership
ottomana, diventano, soprattutto dopo il Congresso di Berlino del 1878,
uno dei motivi di acredine di quest’ultima nei confronti dell’Europa.
L’associazione tra l’ingerenza delle potenze continentali con la
crescente subalternità turca e le immotivate prerogative attribuite ai
gruppi non musulmani (quanto meno dal momento in cui l’istituto delle
capitolazioni e le amputazioni territoriali vengono così percepite, e
quindi rielaborate, collettivamente dai musulmani medesimi) sono
pertanto alla base di una miscela di risentimento – per il senso di
espropriazione che si esplicita come risultato di imposizioni ingiuste
– e di gusto della rivalsa – quest’ultimo in quanto propellente per un
futuro progetto politico di ridimensionamento di quelle comunità
minoritarie, viste ora sempre più come un corpo estraneo. Due elementi,
questi ultimi, che saranno presenti per molti decenni non solo tra i
gruppi dirigenti che si succederanno a Costantinopoli, per poi arrivare
ad Ankara, ma anche tra la stessa popolazione di origine per l’appunto
musulmana (...).
Claudio Vercelli
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