David
Sciunnach,
rabbino
|
“…
e verrò Santificato in mezzo ai figli d’Israele …” (Vayikrà 22, 32). Il
Grande commentatore della Torà Rabbì Shlomò Ytzchaki, conosciuto con il
suo acronimo come Rashi, commenta questo verso dicendo: “Dona tutto te
stesso per santificare il Mio Nome”. Cioè sii pronto ad offrire la tua
anima ed il tuo corpo per santificare il nome di Dio.
|
|
Leggi
|
David
Assael,
ricercatore
|
Il
diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, si dice. Così Bibi Netanyahu,
diavolesco nella capacità di vincere le elezioni che lo vedevano
sfavorito, è ora alle prese con una complicatissima trattativa per
formare la squadra di governo.
|
|
Leggi
|
|
Londra, gli ebrei inglesi preferiscono Cameron |
Domani
la Gran Bretagna andrà alle urne per rinnovare la Camera dei Comuni e
se – scrive oggi il Fatto Quotidiano – il leader dei laburisti Ed
Miliband vincerà le elezioni sarà la prima volta che il paese avrà un
primo ministro ebreo (se si esclude Benjamin Disraeli, nato ebreo ma
divenuto anglicano). Miliband, nonostante le proprie origini, non ha
però ottenuto il supporto delle comunità ebraiche inglesi: secondo un
sondaggio del Jewish Chronicle il 69% degli intervistati ha dichiarato
la propria intenzione di votare e confermare il conservatore David
Cameron.
“Nessuno esulterà se Miliband entrerà a Downing Street – dichiara
Stephen Pollard, direttore del Jewish Chronicle – è stato catastrofico
nei suoi rapporti con gli ebrei britannici”. Uno dei motivi
determinanti della sua impopolarità sarebbe il duro attacco fatto la
scorsa estate alla politica di Israele, condannata per l’ultima guerra
a Gaza, e la sua vicinanza politica all’ala sindacalista
dichiaratamente filo-palestinese.
|
|
Leggi
|
|
|
londra - domani le elezioni
Downing street, gli ebrei inglesi preferiscono David Cameron
Se
vincerà sarà il primo premier inglese di origine ebraica, escludendo
ovviamente Benjamin Disraeli, che guidò l’Inghilterra nel 1868 e dal
1874 al 1880 ma che divenne anglicano per farsi avanti nella politica.
Se vincerà lo farà però con scarso entusiasmo nella comunità ebraica
britannica che, stando ai sondaggi, non avrebbe alcuna intenzione di
votarlo e fargli adibire le sue due cucine (che tanto hanno
scandalizzato i campioni dell’austerity) a Downing Street, perché
contraria alle sue posizioni critiche nei confronti della politica
israeliana. Secondo un’inchiesta realizzata dal Jewish Chronicle alla
vigilia del voto, a esprimere una preferenza per il candidato laburista
Ed Miliband saranno infatti solo il 22% degli ebrei inglesi, mentre il
69%, sosterrà David Cameron, premier uscente e leader dei conservatori.
Leggi
|
qui bruxelles - l'appello dell'ajc
"Europa unita contro l'odio"
Un
appello ai governi e alle istituzioni perché si agisca su diversi
livelli, in modo concreto ed efficace, contro l'antisemitismo in
Europa. “Call for action”, è quanto chiedono i partecipanti alla
Conferenza internazionale per la lotta all'antisemitismo organizzata
ieri a Bruxelles dall'American Jewish Committee (Ajc). Siamo in un
“Momento cruciale per l'Europa”, come recitava il titolo della
conferenza, e sottovalutare o rimanere inerti di fronte al riemergere
dell'odio antisemita è un rischio che il Vecchio Continente non può
correre. “L'antisemitismo è un cancro che, se non controllato, minaccia
di distruggere la natura democratica e pluralista dell'Europa”, ha
dichiarato il direttore esecutivo dell'Ajc David Harris
(nell'immagine). Parole dirette in particolare ai governi europei
perché agiscano insieme e pongano come priorità della propria agenda
politica il contrasto all'antisemitismo. Per farlo, l'Ajc, attraverso
la conferenza di ieri – a cui hanno partecipato i vertici del governo
belga (tra cui Jan Jambon, vice Primo ministro e ministro degli Interni
belga ), rappresentanti dell'Unione Europea (tra cui Věra Jourová,
commissario Ue alla Giustizia) nonché molti leader dell'ebraismo
europeo – ha cercato di tracciare la strada da seguire.
Leggi
|
qui roma - ricercatori a confronto
Islam, Stato e modernità
“Sederci
intorno a un tavolo per un incontro con persone provenienti da
tradizioni e anche formazioni diverse, per capire quali sono i limiti e
i confini e vedere quali sono i punti d’incontro”. La professoressa
Francesca Corrao, che insegna lingua e cultura araba all’Università
Luiss di Roma, riassume così il senso del convegno “Mohammed Abed Al
Jabri and the Future of the Arab World”, svoltosi martedì presso
l’università romana, che ha esaminato la complessa dialettica tra
Islam, Stato e modernità. Corrao è stata una delle anime
dell’iniziativa, che ha radunato esperti internazionali nel vasto campo
della cultura islamica, organizzata nell’ambito del progetto
interdisciplinare di ricerca e studio TABLES (acronimo di Traditions
and Boundaries Lectures Series), e nata da una collaborazione tra il
Master in economia e istituzioni dei paesi islamici della Luiss,
diretto da Corrao, l’organizzazione giordana Arab Renaissance for
Development and Democracy e l’associazione culturale Reset Dialogues on
Civilizations e dalla cooperazione con l’ambasciata marocchina in
Italia.
Leggi
|
qui firenze - il libro di manuela dviri Una storia di famiglia
In
“Un mondo senza noi”, pubblicato in gennaio da Piemme, la scrittrice e
giornalista Manuela Dviri fruga nei cassetti della propria vicenda
familiare per ricostruire un intenso affresco di storia ebraica prima,
durante e dopo la Shoah. Gli indifferenti di ieri, gli indifferenti di
oggi. Emarginazione, dolore, speranza. Temi che sono stati toccati
ieri, presso la caffetteria delle Oblate, nel corso di una partecipata
presentazione fiorentina. L'incontro, organizzato dalla Comunità
ebraica in collaborazione con l'Opera del Tempio, ha visto gli
interventi dell'assessore al Welfare e Integrazione del Comune Sara
Funaro, dell'assessore comunitario alla cultura Enrico Fink,
dell'antropologo Ugo Caffaz (che è anche referente delle iniziative
sulla Memoria della Regione Toscana) e di Massimo Toschi, consigliere
regionale per la pacificazione tra i popoli. A condurre l'evento il
giornalista di Repubblica Ernesto Ferrara.
Leggi
|
Ticketless
- Misurare l'inatteso |
Nella
storia della Shoah in Italia, il periodo più drammatico e sanguinoso è
quello compreso fra 8 settembre e primi di dicembre 1943, quando
regnava il caos ovunque, non soltanto in Valle d’Aosta, dove si rifugia
e verrà arrestato Primo Levi. In un Ticketless intitolato
‘Diversamente‘ (4 febbraio scorso), che suscitò parecchie reazioni di
lettori, riportavo una frase – proprio di Levi – di non semplice
interpretazione: “In Italia le cose sono andate diversamente”. Che cosa
in due mesi si potesse capire di quanto stava accadendo è domanda cui
credono di saper rispondere solo gli storici saputelli che si cullano
nel tranquillizzante senno del poi. È sempre cosa ardua, per chi
s’occupa di storia, misurare l’inatteso. Da fine dicembre in poi, per
così dire, la situazione sarà diversa, le possibili vie di fuga o di
rifugio saranno individuate, anche se le peggiori razzie s’erano già
consumate.
Il
documento riprodotto qui a fianco è in tedesco, indirizzato al Comando
militare tedesco di Cuneo. Lo anticipo qui, in attesa di pubblicarlo e
commentarlo come si deve, insieme ad altra documentazione analoga,
perché forse aiuterà a capire il senso di quell’avverbio,
“diversamente”. Il foglio traduce un verbale di constatazione, datato
11 novembre 1943, redatto da un Regio Notaio su richiesta di un ebreo
italiano, recluso nel campo di concentramento di Borgo S. Dalmazzo e
appena liberato per intervento delle autorità italiane (a differenza
degli “stranieri”, che il 21 novembre, ovvero dieci giorni dopo quel
verbale, da Borgo saranno deportati ad Auschwitz). Il Notaio, su
richiesta dell’interessato, non ha difficoltà a recarsi con due
testimoni nella casa svaligiata da sconosciuti nei giorni in cui
l’ebreo con la sua famiglia era internato nel campo. Il Notaio redige
un elenco di quattro pagine con l’elenco delle cose mancanti, camera
per camera. Non trascura nulla: materassi, lenzuola, scendiletti,
quattro seggiole di tipo Vienna, due impermeabili. Non pago di questo
fa tradurre il suo verbale e ne manda copia “An die Deutsche
MilitarKommandantur” pensando di ottenere chissà cosa dagli uomini di
Peiper, che un mese mezzo prima avevano bruciato Boves.
Una vicenda quasi surreale, all’insegna dell’ingenuità: della vittima,
del notaio, dei testimoni, dell’anonimo traduttore del verbale.
Qualche storico moralista – mi sembra già di ascoltarlo – passerà
oltre, senza farci caso, liquidando con stupido sussiego la misura
dell’inatteso che sconvolse le vite dei singoli. La lezione che invece
se ne ricava è che un episodio del genere è impensabile in nessun altro
luogo occupato dai nazisti.
Ammesso e non concesso che qualcuno potesse uscire dal Vel d’Hiv, ve lo
immaginate un ebreo di Parigi che corre da un notaio a denunciare chi
ha saccheggiato la sua abitazione durante la sua assenza?
Ve lo immaginate un verbale di constatazione come questo redatto a
Varsavia? Ecco, forse, un documento come questo chiarisce che cosa Levi
voleva dire con quell’avverbio. Diversamente.
Alberto Cavaglion
|
|
Periscopio
- Antifascismo oggi |
Non
mi stupisce, francamente, la notizia, riportata dall’edizione mattutina
di questo notiziario, lunedì scorso, che un signore, già militante del
MSI e poi di Alleanza Nazionale, tuttora grande ammiratore del fascismo
(“un periodo che ha dato lustro all’Italia”) e di Mussolini (al punto
da recarsi periodicamente in pellegrinaggio alla tomba del Duce, e da
avere dato al proprio figlio il nome di Angelo Benito), abbia scelto di
candidarsi, per le prossime elezioni del Consiglio Regionale della
Campania, nelle file del Partito Democratico, senza vedere in ciò
nessuna contraddizione, e senza, a quanto pare, che nessuno abbia avuto
niente da ridire.
Se il fascismo ha potuto godere, per lunghi anni, di un larghissimo
consenso nell’opinione pubblica del Paese, vuol dire, evidentemente,
che ha saputo interpretare egregiamente alcune caratteristiche profonde
del nostro popolo, dure a morire, anche senza bisogno di ricorrere a
manganello e olio di ricino. “Come si fa a non tiranneggiare su un
popolo di servi?”, è la risposta, probabilmente leggendaria, che il
Duce avrebbe dato a un giornalista straniero, che lo avrebbe accusato
di fare il tiranno.
Francesco Lucrezi, storico
Leggi
|
|
|