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6 maggio 2015 - 17 Iyar 5775
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“… e verrò Santificato in mezzo ai figli d’Israele …” (Vayikrà 22, 32). Il Grande commentatore della Torà Rabbì Shlomò Ytzchaki, conosciuto con il suo acronimo come Rashi, commenta questo verso dicendo: “Dona tutto te stesso per santificare il Mio Nome”. Cioè sii pronto ad offrire la tua anima ed il tuo corpo per santificare il nome di Dio.
 
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David
Assael,
ricercatore
Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, si dice. Così Bibi Netanyahu, diavolesco nella capacità di vincere le elezioni che lo vedevano sfavorito, è ora alle prese con una complicatissima trattativa per formare la squadra di governo.
 
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Londra, gli ebrei inglesi preferiscono Cameron
Domani la Gran Bretagna andrà alle urne per rinnovare la Camera dei Comuni e se – scrive oggi il Fatto Quotidiano – il leader dei laburisti Ed Miliband vincerà le elezioni sarà la prima volta che il paese avrà un primo ministro ebreo (se si esclude Benjamin Disraeli, nato ebreo ma divenuto anglicano). Miliband, nonostante le proprie origini, non ha però ottenuto il supporto delle comunità ebraiche inglesi: secondo un sondaggio del Jewish Chronicle il 69% degli intervistati ha dichiarato la propria intenzione di votare e confermare il conservatore David Cameron.
“Nessuno esulterà se Miliband entrerà a Downing Street – dichiara Stephen Pollard, direttore del Jewish Chronicle – è stato catastrofico nei suoi rapporti con gli ebrei britannici”. Uno dei motivi determinanti della sua impopolarità sarebbe il duro attacco fatto la scorsa estate alla politica di Israele, condannata per l’ultima guerra a Gaza, e la sua vicinanza politica all’ala sindacalista dichiaratamente filo-palestinese.
 
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  davar
ultime ore per formare la coalizione
Israele, gli inciampi di Bibi
Continuano le giornate di grande incertezza per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, a cui spetta il compito di presentare al presidente Reuven Rivlin la sua squadra di governo entro domani. Dopo le dimissioni da ministro degli Esteri del leader di Israel Beytenu Avigdor Liberman e il suo annuncio all’inizio della settimana di non voler sedere nelle fila dell’esecutivo ma all’opposizione, Netanyahu potrà avere la maggioranza solo nel caso in cui il leader di Habayit HaYehudi Naftali Bennett decida di firmare una coalizione, permettendogli di arrivare a 61 seggi. Al momento tuttavia Bennett non ha ancora dato una risposta definitiva, lasciando la situazione in sospeso a poche ore dalla scadenza: con l’addio di Lieberman, il leader di Habayit HaYehudi vuole per sé e per i suoi, oltre al promesso ministero dell’Educazione, il ministero degli Esteri o della Giustizia.
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londra - domani le elezioni
Downing street, gli ebrei inglesi preferiscono David Cameron 
Se vincerà sarà il primo premier inglese di origine ebraica, escludendo ovviamente Benjamin Disraeli, che guidò l’Inghilterra nel 1868 e dal 1874 al 1880 ma che divenne anglicano per farsi avanti nella politica. Se vincerà lo farà però con scarso entusiasmo nella comunità ebraica britannica che, stando ai sondaggi, non avrebbe alcuna intenzione di votarlo e fargli adibire le sue due cucine (che tanto hanno scandalizzato i campioni dell’austerity) a Downing Street, perché contraria alle sue posizioni critiche nei confronti della politica israeliana. Secondo un’inchiesta realizzata dal Jewish Chronicle alla vigilia del voto, a esprimere una preferenza per il candidato laburista Ed Miliband saranno infatti solo il 22% degli ebrei inglesi, mentre il 69%, sosterrà David Cameron, premier uscente e leader dei conservatori.
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qui bruxelles - l'appello dell'ajc
"Europa unita contro l'odio"

Un appello ai governi e alle istituzioni perché si agisca su diversi livelli, in modo concreto ed efficace, contro l'antisemitismo in Europa. “Call for action”, è quanto chiedono i partecipanti alla Conferenza internazionale per la lotta all'antisemitismo organizzata ieri a Bruxelles dall'American Jewish Committee (Ajc). Siamo in un “Momento cruciale per l'Europa”, come recitava il titolo della conferenza, e sottovalutare o rimanere inerti di fronte al riemergere dell'odio antisemita è un rischio che il Vecchio Continente non può correre. “L'antisemitismo è un cancro che, se non controllato, minaccia di distruggere la natura democratica e pluralista dell'Europa”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell'Ajc David Harris (nell'immagine). Parole dirette in particolare ai governi europei perché agiscano insieme e pongano come priorità della propria agenda politica il contrasto all'antisemitismo. Per farlo, l'Ajc, attraverso la conferenza di ieri – a cui hanno partecipato i vertici del governo belga (tra cui Jan Jambon, vice Primo ministro e ministro degli Interni belga ), rappresentanti dell'Unione Europea (tra cui Věra Jourová, commissario Ue alla Giustizia) nonché molti leader dell'ebraismo europeo – ha cercato di tracciare la strada da seguire.


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qui roma - ricercatori a confronto
Islam, Stato e modernità
“Sederci intorno a un tavolo per un incontro con persone provenienti da tradizioni e anche formazioni diverse, per capire quali sono i limiti e i confini e vedere quali sono i punti d’incontro”. La professoressa Francesca Corrao, che insegna lingua e cultura araba all’Università Luiss di Roma, riassume così il senso del convegno “Mohammed Abed Al Jabri and the Future of the Arab World”, svoltosi martedì presso l’università romana, che ha esaminato la complessa dialettica tra Islam, Stato e modernità. Corrao è stata una delle anime dell’iniziativa, che ha radunato esperti internazionali nel vasto campo della cultura islamica, organizzata nell’ambito del progetto interdisciplinare di ricerca e studio TABLES (acronimo di Traditions and Boundaries Lectures Series), e nata da una collaborazione tra il Master in economia e istituzioni dei paesi islamici della Luiss, diretto da Corrao, l’organizzazione giordana Arab Renaissance for Development and Democracy e l’associazione culturale Reset Dialogues on Civilizations e dalla cooperazione con l’ambasciata marocchina in Italia.
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qui trieste - l'ultimo saluto alla testimone
Lucia Eliezer
(1925-2015)
Scompare all’età di 89 anni Lucia Eliezer Del Cielo, sopravvissuta ai lager nazisti e una delle ultime testimoni della persecuzione antiebraica a Trieste. Presenza entrata nel cuore di migliaia di giovani, ha ricevuto oggi l’ultimo commosso saluto di tutta una città. Presenti la Comunità ebraica al completo, guidata dal presidente Alessandro Salonichio e dal rav Eliezer Di Martino; le istituzioni, guidate dal sindaco Roberto Cosolini; tanti comuni cittadini. Un sentimento di cordoglio che ha attraversato Trieste e tutta Italia. “Era una persona straordinaria. Buona e schietta, era impossibile non volerle bene” spiega l’assessore comunitario alla Memoria e consigliere UCEI Mauro Tabor.

(Nell’immagine Lucia Eliezer Del Cielo in occasione di una recente commemorazione per le vittime della Shoah in sinagoga)
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libri - la denuncia di giulio meotti
La solitudine di Israele
Esce oggi nelle librerie italiane “Muoia Israele-La brave gente che odia gli ebrei”, il nuovo libro inchiesta del giornalista del Foglio Giulio Meotti. Pubblicato da Rubbettino, con prefazione del filosofo e accademico britannico Roger Scruton, il libro indaga sul crescente pregiudizio anti-israeliano della società occidentale e sull'isolamento che vive oggi lo Stato ebraico nell'opinione pubblica. Diciotto brevi capitoli che affrontano il tema sotto diverse prospettive: dal “tradimento” degli intellettuali alla vergogna dei boicottaggi universitari, dalla fascinazione per i complottismi alle responsabilità di una certa cattiva informazione.
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qui roma - l'anteprima del film francese
Nel nome di Ilan
No all’odio, no al razzismo, no all’antisemitismo. È il grido che si leverà questa sera all’Auditorium della Conciliazione nel corso dell’evento “Je suis Ilan – I 24 giorni della prigionia di Ilan Halimi” organizzato insieme alla Rai e all’associazione Progetto Dreyfus. Occasione dell’iniziativa la presentazione del film “24 giorni”, con regia di Alexandre Arcady, che ripercorre la vicenda di Ilan Halimi, il giovane ebreo francese sequestrato e barbaramente ucciso nel 2006 da un gruppo di fondamentalisti islamici. Sarà presente la madre di Ilan, Ruth Halimi, che è autrice del commovente libro-testimonianza “24 giorni. La verità sulla morte di Ilan Halimi” pubblicato in Italia dalla casa editrice Salomone Belforte.

Per maggiori informazioni: eventi@progettodreyfus.com
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qui firenze - il libro di manuela dviri
Una storia di famiglia
In “Un mondo senza noi”, pubblicato in gennaio da Piemme, la scrittrice e giornalista Manuela Dviri fruga nei cassetti della propria vicenda familiare per ricostruire un intenso affresco di storia ebraica prima, durante e dopo la Shoah. Gli indifferenti di ieri, gli indifferenti di oggi. Emarginazione, dolore, speranza. Temi che sono stati toccati ieri, presso la caffetteria delle Oblate, nel corso di una partecipata presentazione fiorentina. L'incontro, organizzato dalla Comunità ebraica in collaborazione con l'Opera del Tempio, ha visto gli interventi dell'assessore al Welfare e Integrazione del Comune Sara Funaro, dell'assessore comunitario alla cultura Enrico Fink, dell'antropologo Ugo Caffaz (che è anche referente delle iniziative sulla Memoria della Regione Toscana) e di Massimo Toschi, consigliere regionale per la pacificazione tra i popoli. A condurre l'evento il giornalista di Repubblica Ernesto Ferrara.
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pilpul
Ticketless - Misurare l'inatteso
Nella storia della Shoah in Italia, il periodo più drammatico e sanguinoso è quello compreso fra 8 settembre e primi di dicembre 1943, quando regnava il caos ovunque, non soltanto in Valle d’Aosta, dove si rifugia e verrà arrestato Primo Levi. In un Ticketless intitolato ‘Diversamente‘ (4 febbraio scorso), che suscitò parecchie reazioni di lettori, riportavo una frase – proprio di Levi – di non semplice interpretazione: “In Italia le cose sono andate diversamente”. Che cosa in due mesi si potesse capire di quanto stava accadendo è domanda cui credono di saper rispondere solo gli storici saputelli che si cullano nel tranquillizzante senno del poi. È sempre cosa ardua, per chi s’occupa di storia, misurare l’inatteso. Da fine dicembre in poi, per così dire, la situazione sarà diversa, le possibili vie di fuga o di rifugio saranno individuate, anche se le peggiori razzie s’erano già consumate.
Il documento riprodotto qui a fianco è in tedesco, indirizzato al Comando militare tedesco di Cuneo. Lo anticipo qui, in attesa di pubblicarlo e commentarlo come si deve, insieme ad altra documentazione analoga, perché forse aiuterà a capire il senso di quell’avverbio, “diversamente”. Il foglio traduce un verbale di constatazione, datato 11 novembre 1943, redatto da un Regio Notaio su richiesta di un ebreo italiano, recluso nel campo di concentramento di Borgo S. Dalmazzo e appena liberato per intervento delle autorità italiane (a differenza degli “stranieri”, che il 21 novembre, ovvero dieci giorni dopo quel verbale, da Borgo saranno deportati ad Auschwitz). Il Notaio, su richiesta dell’interessato, non ha difficoltà a recarsi con due testimoni nella casa svaligiata da sconosciuti nei giorni in cui l’ebreo con la sua famiglia era internato nel campo. Il Notaio redige un elenco di quattro pagine con l’elenco delle cose mancanti, camera per camera. Non trascura nulla: materassi, lenzuola, scendiletti, quattro seggiole di tipo Vienna, due impermeabili. Non pago di questo fa tradurre il suo verbale e ne manda copia “An die Deutsche MilitarKommandantur” pensando di ottenere chissà cosa dagli uomini di Peiper, che un mese mezzo prima avevano bruciato Boves.
Una vicenda quasi surreale, all’insegna dell’ingenuità: della vittima, del notaio, dei testimoni, dell’anonimo traduttore del verbale.
Qualche storico moralista – mi sembra già di ascoltarlo – passerà oltre, senza farci caso, liquidando con stupido sussiego la misura dell’inatteso che sconvolse le vite dei singoli. La lezione che invece se ne ricava è che un episodio del genere è impensabile in nessun altro luogo occupato dai nazisti.
Ammesso e non concesso che qualcuno potesse uscire dal Vel d’Hiv, ve lo immaginate un ebreo di Parigi che corre da un notaio a denunciare chi ha saccheggiato la sua abitazione durante la sua assenza?
Ve lo immaginate un verbale di constatazione come questo redatto a Varsavia? Ecco, forse, un documento come questo chiarisce che cosa Levi voleva dire con quell’avverbio. Diversamente.


Alberto Cavaglion

Periscopio - Antifascismo oggi
Non mi stupisce, francamente, la notizia, riportata dall’edizione mattutina di questo notiziario, lunedì scorso, che un signore, già militante del MSI e poi di Alleanza Nazionale, tuttora grande ammiratore del fascismo (“un periodo che ha dato lustro all’Italia”) e di Mussolini (al punto da recarsi periodicamente in pellegrinaggio alla tomba del Duce, e da avere dato al proprio figlio il nome di Angelo Benito), abbia scelto di candidarsi, per le prossime elezioni del Consiglio Regionale della Campania, nelle file del Partito Democratico, senza vedere in ciò nessuna contraddizione, e senza, a quanto pare, che nessuno abbia avuto niente da ridire.
Se il fascismo ha potuto godere, per lunghi anni, di un larghissimo consenso nell’opinione pubblica del Paese, vuol dire, evidentemente, che ha saputo interpretare egregiamente alcune caratteristiche profonde del nostro popolo, dure a morire, anche senza bisogno di ricorrere a manganello e olio di ricino. “Come si fa a non tiranneggiare su un popolo di servi?”, è la risposta, probabilmente leggendaria, che il Duce avrebbe dato a un giornalista straniero, che lo avrebbe accusato di fare il tiranno.


Francesco Lucrezi, storico
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