Qui Bruxelles – L’appello dell’Ajc
“L’Europa agisca contro l’antisemitismo”

Schermata 05-2457149 alle 15.42.07Un appello ai governi e alle istituzioni perché si agisca su diversi livelli, in modo concreto ed efficace, contro l’antisemitismo in Europa. “Call for action”, è quanto chiedono i partecipanti alla Conferenza internazionale per la lotta all’antisemitismo organizzata ieri a Bruxelles dall’American Jewish Committee (Ajc). Siamo in un “Momento cruciale per l’Europa”, come recitava il titolo della conferenza, e sottovalutare o rimanere inerti di fronte al riemergere dell’odio antisemita è un rischio che il Vecchio Continente non può correre. “L’antisemitismo è un cancro che, se non controllato, minaccia di distruggere la natura democratica e pluralista dell’Europa”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Ajc David Harris (nell’immagine). Parole dirette in particolare ai governi europei perché agiscano insieme e pongano come priorità della propria agenda politica il contrasto all’antisemitismo. Per farlo, l’Ajc, attraverso la conferenza di ieri – a cui hanno partecipato i vertici del governo belga (tra cui Jan Jambon, vice Primo ministro e ministro degli Interni belga ), rappresentanti dell’Unione Europea (tra cui Věra Jourová, commissario Ue alla Giustizia) e degli Stati Uniti nonché molti leader dell’ebraismo europeo – ha cercato di tracciare la strada da seguire, sottolineando la necessità di realizzare uno studio approfondito rispetto alla gravità del problema; chiedendo un impegno condiviso per garantire la sicurezza delle istituzioni e comunità ebraiche; richiamando la necessità di investire in modo diffuso nell’istruzione dei cittadini europei per consolidare i valori comuni; avviare una campagna di contrasto chiara e puntuale su internet e sui social media, sempre più il luogo prescelto per diffondere odio e violenza; riconoscere che la diffamazione di Israele è sempre più usata come arma per predicare il pregiudizio antisemita.
“È una tragedia, una vergogna per l’Europa, il fatto che le comunità ebraiche non si sentano più sicure nei propri luoghi di culto e nelle loro case”, ha affermato Jourová, sottolineando l’impegno dell’Unione europea alla difesa di tutti i suoi cittadini. Un impegno che il governo di Bruxelles – città testimone lo scorso anno di sanguinoso attentato al suo Museo ebraico – sta implementando, ha dichiarato il ministro belga Jambon, con l’esecutivo che sta lavorando per “migliorare il livello di sicurezza nel modo più efficiente possibile”. “Se vogliamo vincere la battaglia contro il radicalismo e il fondamentalismo – ha spiegato Jambon, ricordando la matrice islamista dell’attentato di Bruxelles – dobbiamo lavorare insieme a livello europeo”. Proprio la collaborazione è stato uno dei punti centrali su cui si sono soffermati i diversi relatori della conferenza dell’Ajc, richiamando la necessità di una stretta comunicazione tra autorità, forze dell’ordine e Comunità ebraiche e chiedendo ai governi di stanziare fondi per la protezione dell’ebraismo europeo, nel mirino del terrorismo islamista. L’attentato di Tolosa, di Bruxelles, di Parigi sono un campanello d’allarme che non può più rimanere inascoltato. “Troppo a lungo abbiamo vestito i panni di Cassandra – ha dichiarato il direttore dell’Ajc Harris, riferendosi alla voce ebraica – abbiamo previsto il pericolo ma siamo rimasti inascoltati”.
Tre i panel della conferenza, a cui era presente Lisa Billig in rappresentanza della sezione italiana dell’Ajc, che hanno visto confrontarsi diversi autorevoli relatori europei e statunitensi sulle problematiche dell’antisemitismo e le peculiarità dei diversi paesi: Gilles Clavreul, delegato interministeriale francese per il razzismo e l’antisemitismo, l’ambasciatore Dr. Felix Klein, rappresentante speciale del Ministero degli Esteri tedesco per i rapporti con le organizzazioni ebraiche e l’antisemitismo e Ira Forman, inviato speciale del Dipartimento di Stato Usa per il monitoraggio e la lotta contro l’antisemitismo, hanno fatto un quadro delle sfide e dell’impegno che i propri governi stanno portando avanti per combattere sia i pregiudizi antisemiti sia per disinnescare il pericolo terrorismo. La Germania, ad esempio, ha avviato un programma di educazione, legato a temi come il pregiudizio antiebraico e l’insegnamento della Shoah mirato in particolare alla Comunità islamica.
Della necessità di isolare i fondamentalisti hanno parlato, nel panel d’apertura, l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica italiana, e Haras Rafiq, direttore della britannica Quillam Foundation. Per Pallavicini è necessario accantonare la retorica e impegnarsi concretamente nella creazione di piattaforme di dialogo tra le diverse religioni, escludendo però chiunque non accetti i valori condivisi ed evitando in modo chiaro di legittimare organizzazioni che propugnano l’odio contro gli ebrei e altre minoranze.

d.r.

(6 maggio 2015)