David
Sciunnach,
rabbino
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“Parlò
l’Eterno a Moshè nel deserto di Sinai …” (Bemidbàr 1, 1). Hanno detto i
Maestri nel Midrash Rabbà (1, 7): Con tre cose è stata donata la Torah,
con il fuoco, con l’acqua e nel deserto. Così come queste tre cose sono
alla portata di tutti gli uomini gratuitamente, così, gratuite sono le
parole della Torah.
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David
Assael,
ricercatore
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ll
caso greco, di cui si vivono le ennesime ore decisive e che potrà avere
enormi conseguenze per l’intera economia mondiale, è un classico
esempio di trionfo dell’ideologia sulla realtà. Le previsioni di
crescita nell’ultimo documento di Economia e Finanza del governo
Samaras si attestavano intorno al 2.9% del PIL, certo un semplice
analgesico per un tessuto economico che, dal 2007 in vanti, ha perso il
25% della propria capacità industriale.
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Preoccupazioni libiche
per i governi dell'Europa
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La
Libia sta diventando la base dell’Isis del nord Africa che da qui
vorrebbe lanciare i suoi attacchi all’Europa. A lanciare l’allarme,
come riporta La Stampa, il Pentagono americano: fonti al suo interno,
interpellate dal quotidiano Wall Street Journal, affermano che il
Califfato “ha inviato soldi, addestratori e militanti, per costruire
una vera presenza nel Paese, che sarebbe già operativa” e starebbe
pianificando di colpire l’Europa e il vicino Egitto. In una riunione
strategica tenutasi lo scorso marzo e legata alla battaglia contro i
jihadisti dello Stato Islamico, “l’ex generale americano Allen, che
guida la coalizione anti Isis, aveva detto che gli alleati, inclusi gli
Stati Uniti, dovevano essere pronti ad aiutare militarmente gli amici
come l’Italia che ‘hanno questo pericolo davanti alle coste’”. Intanto
in Iraq, le milizie iraniane si preparano a intervenire per aiutare il
governo di Baghdad – fino ad ora cauto nei confronti di Teheran – per
combattere la minaccia dell’Isis. “L’occasione che l’Iran cercava per
entrare in Iraq”, spiega a Maurizio Molinari (La Stampa) Jonathan
Schanzer, ex analista di intelligence sul Medio Oriente per il
ministero del Tesoro Usa.
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qui genova
Dello Strologo alla presidenza
Senza
nuove energie, senza ricambio generazionale, le Comunità ebraiche
rischiano di assolvere unicamente, e con sempre maggiore stanchezza, il
compito di erogare servizi agli iscritti. Per questo il messaggio che
arriva da Genova, con cinque esponenti su sette del Consiglio appena
eletto che hanno meno di 40 anni, ha un forte valore simbolico. I
giovani protagonisti, una sfida davvero attuale nel nostro quotidiano”.
A parlare è Ariel Dello Strologo, avvocato e dirigente pubblico oltre
che stimato membro del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, cui il nuovo direttivo ai vertici della kehillah ligure ha
affidato il compito di guidarla per i prossimi quattro anni. Un impegno
che Dello Strologo si prefige di adempiere promuovendo da un lato
l’aggregazione e la partecipazione alla vita comunitaria e dall’altro
mantenendo alta la percezione della Comunità stessa nella società
genovese. “I rapporti con enti e istituzioni sono da sempre proficui ed
è radicata, in tutta la cittadinanza, la consapevolezza di quanto
questa Comunità possa dare al territorio. Questo valore – spiega – deve
costituire il nostro punto di partenza”. Un ruolo che il neo presidente
ha tastato con mano nei diversi incarichi che lo vedono protagonista in
città. Partner di uno dei più importanti studi legali (fondato da Mauro
De Andrè, fratello del leggendario Fabrizio), Dello Strologo è anche
presidente del Porto Antico e siede nel Consiglio del Teatro Stabile.
Ad affiancarlo nella Giunta comunitaria Miryam Kraus (vicepresidente) e
il neo assessore Angiolo Chicco Veroli. Nella squadra di governo anche
Gionata Zazzu, Sara Vitale, Valeria Vesali e Silvio Sciunnach.
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qui torino
Dante Lattes, lezione di saggezza
Ricordi,
emozioni e lucide riflessioni sul presente e sul futuro dell'ebraismo
italiano hanno contraddistinto l'atmosfera partecipata del dibattito
tenutosi ieri sera a Torino presso il centro sociale della Comunità
Ebraica in occasione della presentazione della nuova raccolta di
scritti di Dante Lattes. Il volume, curato ed introdotto dall'ex
Presidente UCEI Amos Luzzatto, nipote dell'illustre pensatore ebreo di
cui ricorrono i 50anni dalla scomparsa, è stato pubblicato da poche
settimane dall'editore Bonanno all'interno di una collana dedicata al
rapporto tra ebraismo e modernità diretta dal prof. Saul Meghnagi.
La presentazione torinese, promossa dall'Associazione di cultura
ebraica Hans Jonas e dedicata alla memoria del Rav Elio Toaff a 30
giorni dalla sua scomparsa, ha dunque costituito l'occasione per un
fertilissimo dibattito tra Tobia Zevi, presidente dell'Associazione
stessa, il Rav Alberto M. Somekh ed il curatore stesso del volume,
introdotti e moderati dal presidente della Comunità Dario Disegni. Leggi
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qui venezia
Luigi Luzzatti e la Storia d'Italia
Per
capire il Primo Novecento italiano si può studiare a fondo la vita di
Luigi Luzzatti, giurista, bancario, economista nonché, per un anno,
Primo ministro del Consiglio (il primo ebreo italiano a guidare
l'Italia). Attorno alla sua figura si concentrano gli studi e le
riflessioni al centro della due giorni di Convegno “Luigi Luzzatti e la
Grande Guerra” in corso a Venezia, promosso dall'Istituto Veneto, con
il patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Riavvolgendo i fili della storia di Luzzatti, si scopre infatti molto
di cosa fu l'Italia del periodo della Prima guerra mondiale e si
comprende anche la realtà attuale del nostro paese attraverso una lente
privilegiata. A dimostrarlo, la complessità e varietà delle autorevoli
relazioni protagoniste del convegno veneziano, organizzato da Pier
Luigi Ballini (Università degli studi di Firenze, Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti) e che ha visto intervenire diversi
storici, tra cui Francesco Margiotta Broglio e Paolo Pecorari, curatori
(assieme a Ballini e Mario Toscano) del volume pubblicato dalla Camera
dei Deputati e in cui sono raccolti i discorsi parlamentari di
Luzzatti.). Leggi
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qui firenze
Viterbo, lettere di un prigioniero
Giornalista,
avvocato, linguista, ma anche avventuriero ed esploratore di mondi
avvolti dal mistero (tra gli altri, quello degli ebrei d'Etiopia a metà
degli anni Trenta del secolo scorso). Carlo Alberto Viterbo
(1889-1974), una delle figure più eclettiche e complete dell'ebraismo
italiano novecentesco, torna a far parlare di sé con una straordinaria
testimonianza: una raccolta di scritti che raccontano del suo arresto
nel carcere romano di Regina Coeli e del successivo periodo di
detenzione ad Urbisaglia (Macerata), dal cui campo di internamento
intrattenne un fitto epistolario con la moglie e con il figlio 13 enne.
Proprio al figlio Giuseppe si deve oggi la pubblicazione de “Il giorno
di ritorno che verrà”, un'antologia degli scritti da Urbisaglia che ha
visto la stampa grazie alla casa editrice Aska e che è stata
presentata, con grande successo, nella sede dell'Istituto Storico della
Resistenza in Toscana. A confrontarsi sui temi e sul significato di
questa nuova prova il direttore dell'istituto Matteo Mazzoni,
l'antropologo Ugo Caffaz, gli storici Marta Baiardi e Alberto
Cavaglion. Leggi
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Ticketless
- Telepatia online |
Non
lo faccio volentieri, questa settimana mi riscrivo. Circa un anno fa
dedicai un Ticketless al ruolo degli ebrei nella Grande Guerra e
connessa carenza di studi (tanto per dire: non disponiamo nemmeno di un
‘libro della memoria’ con l’elenco completo dei caduti). Ricordavo i
tre soli professori universitari morti al fronte, tutti e tre ebrei.
Alla fine avanzavo una modesta proposta: “Organizzare un viaggio della
memoria sull’altipiano della Bainsizza, dove nel 1917 cadde Eugenio
Elia Levi, dal 1909 al 1916 professore di matematica all’Università di
Genova. Chi si ricorda ancora di lui?” (“Bainsizza”, 23 luglio 2014).
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La Storia e Calimani
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Ho
letto con grande interesse l’estratto del libro di Riccardo Calimani,
Storia degli ebrei italiani nel XIX e nel XX secolo, pubblicato sul
numero di maggio del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche,
dedicata alle tragiche vicende delle Comunità ebraiche nel ventennio
fascista, che vide gli ebrei italiani prima illusi e poi schiacciati da
un regime in cui molti di loro, in buona fede, avevano creduto.
Francesco Lucrezi, storico
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