Elia Richetti,
rabbino
|
L’ultima
parte della Parashà tratta dell’inaugurazione dell’altare. Tutti i
dodici capi tribù portano le medesime offerte, affinché nessuno possa
vantarsi di valere di più. C’è, però, una peculiarità: la Torah
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
|
Visitare,
e sia pure superficialmente, le comunità ebraiche ‘giù sotto’ (down
under), ossia in Australia produce un’impressione allo stesso tempo di
familiarità e di novità. Le grandi città offrono un ambiente moderno,
bene organizzato, con ritmi relativamente meno concitati delle due
sorelle maggiori da cui deriva molta dell’ispirazione e dello stile di
vita, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
|
|
Leggi
|
|
Blatter, il re "solo"
|
“Da
re sole a re solo”, titola il Corriere aprendo con lo scandalo tangenti
che ha colpito i vertici del calcio e che sembra mettere a rischio la
posizione del presidente Fifa Sepp Blatter. Molti dirigenti di primo
piano sono adesso in manette, con enormi punti interrogativi
sull’assegnazione dei mondiali in Russia e Qatar. Gli stessi dirigenti
che nelle prossime ore dovevano essere chiamati ad esprimersi sulla
proposta di esclusione della federazione israeliana avanzata dai
palestinesi.
L’atto di accusa di Amnesty International nei confronti del gruppo
terroristico Hamas, cui vengono imputati “crimini di guerra” e varie
brutalità verso la popolazione civile in occasione dell’ultimo
conflitto di Gaza, ottiene oggi una discreta copertura dei media.
“L’operazione Strangolamento doveva servire a trovare e i punire i
‘collaborazionisti’. In realtà, scrive Amnesty, è l’occasione, in mezzo
al caos della guerra, per eliminare gli oppositori, terrorizzare la
popolazione civile e così prevenire le possibili proteste” (Corriere).
La diplomazia perde intanto un pezzo da novanta: Tony Blair, inviato
speciale del Quartetto per il Medio Oriente, si è dimesso
dall’incarico. “Non sono state rese note le ragioni della sua
decisione, ma da tempo circolavano voci di un deterioramento delle
relazioni tra Blair e i vertici dell’Autorità nazionale palestinese”
(Avvenire).
Entra nel vivo la realizzazione del film che Steven Spielberg vuole dedicare a Edgardo Mortara,
il bambino ebreo bolognese che nell’Ottocento fu strappato dalla Chiesa
ai propri genitori. Lo conferma a Repubblica il presidente della
Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz, che racconta di un contatto
con la produzione e di come alcuni giovani siano già al lavoro sul
copione.
|
|
Leggi
|
|
|
EXPO 2015 - LA LEZIONE DI ELIO CARMI
La complessità, un valore
Dare
un senso al segno, capire il valore di un simbolo, puntare su una
comunicazione coerente ma che non sfugga per forza alle complessità. La
redazione giornalistica UCEI a confronto con il designer Elio Carmi,
padre del logo del Padiglione Italia, vicepresidente della Comunità
ebraica di Casale Monferrato e protagonista dell’intervista del mese
che appare sul numero di giugno del giornale dell’ebraismo italiano
Pagine Ebraiche in distribuzione.
“Ho constatato la messa in pratica del logo per il Padiglione Italia di
Expo visitando il negozio che vende i gadget. Sono soddisfatto
nonostante il lavoro di demolizione attuato dai pessimisti che hanno
boicottato l’Esposizione universale, credo che il risultato sia più che
buono. Trovo però che questa distruttività che ha anticipato l’apertura
di Expo sia stata preoccupante; n ogni famiglia che si rispetti c’è
qualcosa che non va ma la maldicenza e i preconcetti vanno combattuti
con tutte le nostre forze. E il primo ad insegnarcelo – ha affermato
Carmi – è proprio l’ebraismo”.
“La marca si fa portatrice di senso – ha proseguito il creativo – non è
solo un disegnino ma un vissuto esperienziale, racconta una storia.
Quando bisogna idearla è necessario studiare la sua applicazione per
tutti i cinque sensi, compreso il suono. E quando la grafica incontra
il marketing di un prodotto nasce quelle che si definisce il branding,
che è sempre più legato alle persone e alle loro esigenze”.
Marchio del Padiglione Italia è un fiore tricolore, complesso anche in
ragione della complessità che caratterizza il paese che vuole
rappresentare. Un progetto che, spiega il suo ideatore, “poggia su
principi solidi e su una flessibilità di uso che si può riadattare ai
materiali più diversi. Il nostro messaggio da veicolare è l’orgoglio,
orgoglio Italia”.
Un marchio complesso che per Elio Carmi si sposa perfettamente con le
complessità dell’ebraismo: “Chi ha detto che la complessità sia
negativa? Credo che anzi essa sia portatrice di molte possibilità,
basta saperle valorizzare. Lo stesso dovrebbe fare l’ebraismo italiano
aprendosi di più senza per questo perdere la propria identità”.
Apprezzamento
per il lavoro svolto dal Padiglione Israele. Anche nell’utilizzo del
logo, mobile e adatto alle trasformazione. “Del resto – ha sottolineato
Carmi – Israele sta diventando un polo interessante per la grafica e il
branding con esempi come quelli di Yossi Lemel e Oded Ezer”.
A confronto con la redazione anche l’agronomo e collaboratore di Pagine
Ebraiche Roberto Jona. “Ho molto apprezzato il lavoro fatto nel
Padiglione Israele, Fields of Tomorrow, che attraverso la sua parete
coltivata fa mostra della propria competenza in campo dell’agricoltura.
In quanto agronomo – le sue parole – non posso che confermare la
leadership di Israele nel settore attraverso tecnologie sempre più
avanzate e l’impegno nel limitare il consumo di acqua”.
“La storia agricola di Israele è molto affascinante. Inizia per mano di
giovani appena trasferitisi in Israele che non avevano alcuna
competenza in campo agricolo; erano figli di sarti o professori e
questa loro mancanza gli ha in qualche modo agevolati, portandoli ad
elaborare nuove tecniche senza essere ancorati al passato. Più le
difficoltà del territorio e storiche crescevano, più venivano creati
strumenti per la coltivazione esportati adesso in tutto il mondo. Un
esempio pratico – ha spiegato Jona – è quello di Yoel De Malach, al
secolo Giulio De Angelis, il figlio di un burocrate italiano
trasferitosi nell’allora Palestina mandataria per sfuggire alle
persecuzioni, che inventò i mitici tubi a goccia”.
Jona lancia poi un monito: “Credo sia necessario per il mondo, e
l’Italia in particolare, riscoprire il valore dell’agricoltura,
auspicare il ritorno alle campagne. La deruralizzazione ha fatto
dimenticare all’uomo come creare il cibo, gli ha fatto perdere il
contatto con il terreno. E per questo nutrire il pianeta, il motto
dell’Expo 2015, non sembra sufficiente. Bisogna tornare a creare”.
r.s. twitter @rsilveramoked
(Nell’immagine in alto la redazione con il designer Elio Carmi e lo
chef Gualtiero Marchesi, in basso davanti alla parete verticale del
Padiglione Israele)
|
AOSTA SI INCHINA AI FRATELLI ARTOM
Nel nome di Emanuele ed Ennio
Intellettuali,
antifascisti, oppositori senza tregua del regime. Due giovani vite
spezzate prima di vedere il compimento del nuovo sogno democratico cui
avevano concorso con la forza e il coraggio delle loro idee. Emanuele
(1915-1944), torturato e ucciso alle Carceri Nuove di Torino. Ennio
(1920-1940), scomparso tragicamente durante una gita in montagna.
A tre anni dall’approvazione all’unanimità di una mozione da parte del
Consiglio comunale di Aosta, la locale cittadella dei giovani prende
oggi il nome dei fratelli Artom, entrambi aostani, sottolineando con
questa iniziativa la valenza straordinaria e universale del loro
contributo. Un contributo che li portò, tra i molti impegni di una
stagione breve ma intensa, ad organizzare un circolo culturale che fu
un punto di riferimento per numerosi loro coetanei colpiti dai
provvedimenti di persecuzione razziale e in cui furono scritte pagine
di identità ebraica e militanza civile indimenticabili. Tra i
protagonisti di quella stagione Annamaria e Primo Levi, Livio Norzi,
Guido Bonfiglioli, Giorgio Segre, Franco Momigliano e Luciana Nissim.
Ed è a Emanuele, che aderì al Partito d’Azione nel 1943, che si deve la
stesura di uno dei diari più accurati e significativi sulla
memorialistica partigiana in Italia. Una pagina sempre viva, come
testimonia la marcia che ogni anno lo ricorda nelle strade del centro
di Torino.
“Una
scelta migliore non vi sarebbe potuta essere. Negli scritti e con il
loro esempio di vita integerrima spesa al servizio degli ideali di
giustizia e libertà questi due giovani intellettuali ebrei antifascisti
ci hanno infatti lasciato in eredità un grandissimo insegnamento morale
e civile” afferma commosso il presidente della Comunità ebraica
torinese Dario Disegni, che ha partecipato allo svelamento della targa.
Ad intervenire anche il sindaco di Aosta Fulvio Centoz e Paolo
Momigliano Levi, promotore dell’iniziativa in qualità di consigliere
comunale. Significativo lo stralcio del diario riportato sulla targa,
in cui si legge: "La creazione scaturisce dalla crisi e la crisi è
dubbio e tormento, senza il dubbio e senza il tormento si è delle
creature infelici". A chiusura dell’evento la proiezione del documentario “Emanuele Artom, il ragazzo di via Sacchi”.
(Nell’immagine in alto Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica
di Torino; Fulvio Centoz, sindaco di Aosta; Paolo Momigliano Levi,
consigliere comunale uscente del gruppo Sinistra per la città; Andrea
Paron, assessore alla Cultura fino al 10 maggio e attuale assessore
all’Istruzione)
a.s twitter @asmulevichmoked
|
QUI MILANO
Diritto alla salute, sfida comune
Avviata
oramai da oltre un decennio, la collaborazione tra il sistema sanitario
israeliano e quello lombardo continua a rafforzarsi. Entrambe le realtà
sono riconosciute a livello mondiale per essere poli di eccellenza
nella sanità e molti sono i progetti di cooperazione sviluppati in
questi anni tra i due Paesi, che potrebbero incontrarsi in autunno a
Milano per l'annuale vertice intergovernativo. Come continuare questo
percorso è stato uno dei temi dell'incontro tenutosi in queste ore al
Circolo della Stampa di Milano legato alla sfida lanciata dalla
Mediterranean Solidarity Association (Msa) per la “Costruzione di un
sistema sanitario globale”, titolo dell'appuntamento organizzato dal
Msa, presieduto da Enrico Mairov, assieme all'Associazione medica
israeliana, alla Comunità ebraica milanese e all'ordine medico
provinciale. A dare un quadro della situazione medico-sanitaria
israeliana, è stato Leonid Eidelman, presidente dell'Associazione
medica israeliana, mentre a rappresentare quella lombarda vi erano, tra
gli altri, il senatore Mario Mantovani, assessore alla sanità della
Regione Lombardia, e Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei
Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano. A portare i saluti di Renzo
Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - di
cui era presente il vicepresidente Roberto Jarach - il Consigliere
Giorgio Mortara, presidente dell'Associazione Medica Ebraica, mentre
per la Keillah milanese è intervenuto Raffaele Besso, alla guida della
Comunità assieme a Milo Hasbani (presente in sala). In apertura, a
fianco della lettura dell'intervento dell'ambasciatore di Israele in
Italia Naor Gilon, è intervenuto il Commissario israeliano per Expo
Elazar Cohen sottolineando la contiguità tra il tema della salute e
quello dell'alimentazione mentre Luciano Bassani, dell'Ame Milano, ha
ricordato l'impegno anche italiano per supportare la costruzione
dell'ospedale di Ashdod.
Leggi
|
J-CIAK
Negli occhi di Saul
I
riflettori della Croisette si sono spenti. Ma “Saul Fia – Il figlio di
Saul”, nelle sale italiane il 27 gennaio, farà a lungo parlare di sé:
al di là dal Gran Premio della Giuria assegnatogli a Cannes e persino
dei suoi indiscussi meriti cinematografici. Il film di László Nemes,
che narra l’esile e disperata storia di un Sonderkommando ad Auschwitz,
ha l’effetto di scaraventarci in presa diretta dentro all’inferno del
campo di sterminio. Facendoci vedere, per oltre due, in lunghi piani
sequenza, solo ciò che vede il protagonista, l’ebreo ungherese Saul
Auslander, addetto a spogliare i corpi destinati al crematorio. Nemes
evita con rigore gli stereotipi e la narrativa sentimentale prediletti
da tanti film di Hollywood, attraverso una scelta formale di elevato
valore morale. Ma non rischia di essere anche questo un modo, per
quanto di segno inverso, di sfruttare la Shoah per fare spettacolo? Che
bisogno c’è di un altro lavoro che ci racconti Auschwitz? Ed è davvero
possibile rappresentare l’orrore?
Daniela Gross
Leggi
|
QUI TORINO - LA TESTIMONIANZA DI ALDO LISCIA "Un Mediterraneo di cultura" Da
Tunisi a Livorno: un viaggio tra i ricordi, i sapori, le tradizioni di
due Comunità ebraiche tra le più significative del panorama sefardita.
Un viaggio che ha avuto come narratore Aldo Liscia, 95 anni, memoria
storica di entrambe, intervenuto ieri nel centro sociale della Comunità
di Torino e già protagonista di un percorso analogo nel quadro delle
iniziative proposte in Toscana per il Centocinquantenario di Firenze
Capitale (progetto che vede particolarmente attiva la Comunità
ebraica). Dalla Toscana al Maghreb, tra specificità locali e affinità
(non ultime quelle gastronomiche) sviluppatesi anche in ragione dei
flussi migratori che, dalla Tunisia, portarono non pochi nuclei ebraici
a stabilirsi sulle sponde del Tirreno. E ancora la valorizzazione di
veri e propri tesori idiomatici come il bagitto, l’antica lingua della
Nazione ebraica livornese, un patrimonio dell’intera collettività
cittadina oggi a rischio scomparsa. Leggi
|
Setirot
- L'angelo della goccia |
In
quanti sanno che l’agricoltura del futuro, quella che già aiuta e
soprattutto aiuterà il pianeta a sopravvivere, ha alle spalle una
storia che pare un romanzo avventuroso e romantico? È vero che
nell’ufficialità di ExpoMilano2015, nelle relazioni, nelle tavole
rotonde, si rende merito a Israele di avere portato la propria
esperienza nella tecnica di irrigazione a goccia e di avere realizzato
il suo padiglione in funzione appunto di questa tecnica. Come è vero
che il commissario del padiglione Elazar Cohen sottolinea spesso quanto
la tecnica in questione sia esportabile, basta adattarla al territorio
e non dimenticarsi mai che l’acqua non è soltanto un bene naturale da
preservare, è anche un bene economico.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
|
|