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28 Maggio 2015 - 10 Sivan 5775
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
L’ultima parte della Parashà tratta dell’inaugurazione dell’altare. Tutti i dodici capi tribù portano le medesime offerte, affinché nessuno possa vantarsi di valere di più. C’è, però, una peculiarità: la Torah
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Visitare, e sia pure superficialmente, le comunità ebraiche ‘giù sotto’ (down under), ossia in Australia produce un’impressione allo stesso tempo di familiarità e di novità. Le grandi città offrono un ambiente moderno, bene organizzato, con ritmi relativamente meno concitati delle due sorelle maggiori da cui deriva molta dell’ispirazione e dello stile di vita, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
 
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Blatter, il re "solo"
“Da re sole a re solo”, titola il Corriere aprendo con lo scandalo tangenti che ha colpito i vertici del calcio e che sembra mettere a rischio la posizione del presidente Fifa Sepp Blatter. Molti dirigenti di primo piano sono adesso in manette, con enormi punti interrogativi sull’assegnazione dei mondiali in Russia e Qatar. Gli stessi dirigenti che nelle prossime ore dovevano essere chiamati ad esprimersi sulla proposta di esclusione della federazione israeliana avanzata dai palestinesi.

L’atto di accusa di Amnesty International nei confronti del gruppo terroristico Hamas, cui vengono imputati “crimini di guerra” e varie brutalità verso la popolazione civile in occasione dell’ultimo conflitto di Gaza, ottiene oggi una discreta copertura dei media. “L’operazione Strangolamento doveva servire a trovare e i punire i ‘collaborazionisti’. In realtà, scrive Amnesty, è l’occasione, in mezzo al caos della guerra, per eliminare gli oppositori, terrorizzare la popolazione civile e così prevenire le possibili proteste” (Corriere).
La diplomazia perde intanto un pezzo da novanta: Tony Blair, inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente, si è dimesso dall’incarico. “Non sono state rese note le ragioni della sua decisione, ma da tempo circolavano voci di un deterioramento delle relazioni tra Blair e i vertici dell’Autorità nazionale palestinese” (Avvenire).

Entra nel vivo la realizzazione del film che Steven Spielberg vuole dedicare a Edgardo Mortara,
il bambino ebreo bolognese che nell’Ottocento fu strappato dalla Chiesa ai propri genitori. Lo conferma a Repubblica il presidente della Comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz, che racconta di un contatto con la produzione e di come alcuni giovani siano già al lavoro sul copione.
 
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  davar
EXPO 2015 - LA LEZIONE DI ELIO CARMI
La complessità, un valore
Dare un senso al segno, capire il valore di un simbolo, puntare su una comunicazione coerente ma che non sfugga per forza alle complessità. La redazione giornalistica UCEI a confronto con il designer Elio Carmi, padre del logo del Padiglione Italia, vicepresidente della Comunità ebraica di Casale Monferrato e protagonista dell’intervista del mese che appare sul numero di giugno del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche in distribuzione.
“Ho constatato la messa in pratica del logo per il Padiglione Italia di Expo visitando il negozio che vende i gadget. Sono soddisfatto nonostante il lavoro di demolizione attuato dai pessimisti che hanno boicottato l’Esposizione universale, credo che il risultato sia più che buono. Trovo però che questa distruttività che ha anticipato l’apertura di Expo sia stata preoccupante; n ogni famiglia che si rispetti c’è qualcosa che non va ma la maldicenza e i preconcetti vanno combattuti con tutte le nostre forze. E il primo ad insegnarcelo – ha affermato Carmi – è proprio l’ebraismo”.
“La marca si fa portatrice di senso – ha proseguito il creativo – non è solo un disegnino ma un vissuto esperienziale, racconta una storia. Quando bisogna idearla è necessario studiare la sua applicazione per tutti i cinque sensi, compreso il suono. E quando la grafica incontra il marketing di un prodotto nasce quelle che si definisce il branding, che è sempre più legato alle persone e alle loro esigenze”.
Marchio del Padiglione Italia è un fiore tricolore, complesso anche in ragione della complessità che caratterizza il paese che vuole rappresentare. Un progetto che, spiega il suo ideatore, “poggia su principi solidi e su una flessibilità di uso che si può riadattare ai materiali più diversi. Il nostro messaggio da veicolare è l’orgoglio, orgoglio Italia”.
Un marchio complesso che per Elio Carmi si sposa perfettamente con le complessità dell’ebraismo: “Chi ha detto che la complessità sia negativa? Credo che anzi essa sia portatrice di molte possibilità, basta saperle valorizzare. Lo stesso dovrebbe fare l’ebraismo italiano aprendosi di più senza per questo perdere la propria identità”.
Apprezzamento per il lavoro svolto dal Padiglione Israele. Anche nell’utilizzo del logo, mobile e adatto alle trasformazione. “Del resto – ha sottolineato Carmi – Israele sta diventando un polo interessante per la grafica e il branding con esempi come quelli di Yossi Lemel e Oded Ezer”.
A confronto con la redazione anche l’agronomo e collaboratore di Pagine Ebraiche Roberto Jona. “Ho molto apprezzato il lavoro fatto nel Padiglione Israele, Fields of Tomorrow, che attraverso la sua parete coltivata fa mostra della propria competenza in campo dell’agricoltura. In quanto agronomo – le sue parole – non posso che confermare la leadership di Israele nel settore attraverso tecnologie sempre più avanzate e l’impegno nel limitare il consumo di acqua”.
“La storia agricola di Israele è molto affascinante. Inizia per mano di giovani appena trasferitisi in Israele che non avevano alcuna competenza in campo agricolo; erano figli di sarti o professori e questa loro mancanza gli ha in qualche modo agevolati, portandoli ad elaborare nuove tecniche senza essere ancorati al passato. Più le difficoltà del territorio e storiche crescevano, più venivano creati strumenti per la coltivazione esportati adesso in tutto il mondo. Un esempio pratico – ha spiegato Jona – è quello di Yoel De Malach, al secolo Giulio De Angelis, il figlio di un burocrate italiano trasferitosi nell’allora Palestina mandataria per sfuggire alle persecuzioni, che inventò i mitici tubi a goccia”.
Jona lancia poi un monito: “Credo sia necessario per il mondo, e l’Italia in particolare, riscoprire il valore dell’agricoltura, auspicare il ritorno alle campagne. La deruralizzazione ha fatto dimenticare all’uomo come creare il cibo, gli ha fatto perdere il contatto con il terreno. E per questo nutrire il pianeta, il motto dell’Expo 2015, non sembra sufficiente. Bisogna tornare a creare”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(Nell’immagine in alto la redazione con il designer Elio Carmi e lo chef Gualtiero Marchesi, in basso davanti alla parete verticale del Padiglione Israele)

AOSTA SI INCHINA AI FRATELLI ARTOM
Nel nome di Emanuele ed Ennio
Intellettuali, antifascisti, oppositori senza tregua del regime. Due giovani vite spezzate prima di vedere il compimento del nuovo sogno democratico cui avevano concorso con la forza e il coraggio delle loro idee. Emanuele (1915-1944), torturato e ucciso alle Carceri Nuove di Torino. Ennio (1920-1940), scomparso tragicamente durante una gita in montagna.
A tre anni dall’approvazione all’unanimità di una mozione da parte del Consiglio comunale di Aosta, la locale cittadella dei giovani prende oggi il nome dei fratelli Artom, entrambi aostani, sottolineando con questa iniziativa la valenza straordinaria e universale del loro contributo. Un contributo che li portò, tra i molti impegni di una stagione breve ma intensa, ad organizzare un circolo culturale che fu un punto di riferimento per numerosi loro coetanei colpiti dai provvedimenti di persecuzione razziale e in cui furono scritte pagine di identità ebraica e militanza civile indimenticabili. Tra i protagonisti di quella stagione Annamaria e Primo Levi, Livio Norzi, Guido Bonfiglioli, Giorgio Segre, Franco Momigliano e Luciana Nissim. Ed è a Emanuele, che aderì al Partito d’Azione nel 1943, che si deve la stesura di uno dei diari più accurati e significativi sulla memorialistica partigiana in Italia. Una pagina sempre viva, come testimonia la marcia che ogni anno lo ricorda nelle strade del centro di Torino.

“Una scelta migliore non vi sarebbe potuta essere. Negli scritti e con il loro esempio di vita integerrima spesa al servizio degli ideali di giustizia e libertà questi due giovani intellettuali ebrei antifascisti ci hanno infatti lasciato in eredità un grandissimo insegnamento morale e civile” afferma commosso il presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni, che ha partecipato allo svelamento della targa.
Ad intervenire anche il sindaco di Aosta Fulvio Centoz e Paolo Momigliano Levi, promotore dell’iniziativa in qualità di consigliere comunale. Significativo lo stralcio del diario riportato sulla targa, in cui si legge: "La creazione scaturisce dalla crisi e la crisi è dubbio e tormento, senza il dubbio e senza il tormento si è delle creature infelici".
A chiusura dell’evento la proiezione del documentario “Emanuele Artom, il ragazzo di via Sacchi”.

(Nell’immagine in alto Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino; Fulvio Centoz, sindaco di Aosta; Paolo Momigliano Levi, consigliere comunale uscente del gruppo Sinistra per la città; Andrea Paron, assessore alla Cultura fino al 10 maggio e attuale assessore all’Istruzione)


a.s twitter @asmulevichmoked
QUI MILANO
Diritto alla salute, sfida comune

Avviata oramai da oltre un decennio, la collaborazione tra il sistema sanitario israeliano e quello lombardo continua a rafforzarsi. Entrambe le realtà sono riconosciute a livello mondiale per essere poli di eccellenza nella sanità e molti sono i progetti di cooperazione sviluppati in questi anni tra i due Paesi, che potrebbero incontrarsi in autunno a Milano per l'annuale vertice intergovernativo. Come continuare questo percorso è stato uno dei temi dell'incontro tenutosi in queste ore al Circolo della Stampa di Milano legato alla sfida lanciata dalla Mediterranean Solidarity Association (Msa) per la “Costruzione di un sistema sanitario globale”, titolo dell'appuntamento organizzato dal Msa, presieduto da Enrico Mairov, assieme all'Associazione medica israeliana, alla Comunità ebraica milanese e all'ordine medico provinciale. A dare un quadro della situazione medico-sanitaria israeliana, è stato Leonid Eidelman, presidente dell'Associazione medica israeliana, mentre a rappresentare quella lombarda vi erano, tra gli altri, il senatore Mario Mantovani, assessore alla sanità della Regione Lombardia, e Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano. A portare i saluti di Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - di cui era presente il vicepresidente Roberto Jarach - il Consigliere Giorgio Mortara, presidente dell'Associazione Medica Ebraica, mentre per la Keillah milanese è intervenuto Raffaele Besso, alla guida della Comunità assieme a Milo Hasbani (presente in sala). In apertura, a fianco della lettura dell'intervento dell'ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon, è intervenuto il Commissario israeliano per Expo Elazar Cohen sottolineando la contiguità tra il tema della salute e quello dell'alimentazione mentre Luciano Bassani, dell'Ame Milano, ha ricordato l'impegno anche italiano per supportare la costruzione dell'ospedale di Ashdod. 
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J-CIAK
Negli occhi di Saul
I riflettori della Croisette si sono spenti. Ma “Saul Fia – Il figlio di Saul”, nelle sale italiane il 27 gennaio, farà a lungo parlare di sé: al di là dal Gran Premio della Giuria assegnatogli a Cannes e persino dei suoi indiscussi meriti cinematografici. Il film di László Nemes, che narra l’esile e disperata storia di un Sonderkommando ad Auschwitz, ha l’effetto di scaraventarci in presa diretta dentro all’inferno del campo di sterminio. Facendoci vedere, per oltre due, in lunghi piani sequenza, solo ciò che vede il protagonista, l’ebreo ungherese Saul Auslander, addetto a spogliare i corpi destinati al crematorio. Nemes evita con rigore gli stereotipi e la narrativa sentimentale prediletti da tanti film di Hollywood, attraverso una scelta formale di elevato valore morale. Ma non rischia di essere anche questo un modo, per quanto di segno inverso, di sfruttare la Shoah per fare spettacolo? Che bisogno c’è di un altro lavoro che ci racconti Auschwitz? Ed è davvero possibile rappresentare l’orrore?


Daniela Gross
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QUI NAPOLI
In viaggio con i Passaggi
È una donna magra, minuta, il corpo efebico: sembra impossibile sia lei a progettare le gigantesche opere che l’hanno resa famosa. Ma Michal Rovner, una delle più note artiste israeliane, ha una volontà di ferro e una visione che non accetta compromessi, anche quando si tratta di far combaciare centinaia di pesantissime pietre antiche raccolte qua e là in Israele per costruire dei parallelepipedi sbrecciati che lei chiama Makom – luogo fisico e spirituale – esposti nel 2011 davanti al Louvre per una personale che l’ha consacrata tra i grandi artisti internazionali. Ora ha inaugurato a Napoli un altro lavoro di dimensioni colossali, Passaggi, un video affresco proiettato su un muro lungo 37 metri e alto 5, che accoglierà gli utenti della stazione Municipio della metropolitana, in centro città. Aprirà al pubblico verso metà giugno.


Viviana Kasam
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QUI TORINO - LA TESTIMONIANZA DI ALDO LISCIA
"Un Mediterraneo di cultura"
Da Tunisi a Livorno: un viaggio tra i ricordi, i sapori, le tradizioni di due Comunità ebraiche tra le più significative del panorama sefardita. Un viaggio che ha avuto come narratore Aldo Liscia, 95 anni, memoria storica di entrambe, intervenuto ieri nel centro sociale della Comunità di Torino e già protagonista di un percorso analogo nel quadro delle iniziative proposte in Toscana per il Centocinquantenario di Firenze Capitale (progetto che vede particolarmente attiva la Comunità ebraica). Dalla Toscana al Maghreb, tra specificità locali e affinità (non ultime quelle gastronomiche) sviluppatesi anche in ragione dei flussi migratori che, dalla Tunisia, portarono non pochi nuclei ebraici a stabilirsi sulle sponde del Tirreno. E ancora la valorizzazione di veri e propri tesori idiomatici come il bagitto, l’antica lingua della Nazione ebraica livornese, un patrimonio dell’intera collettività cittadina oggi a rischio scomparsa.
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MAZAL TOV FRANCESCA!
Pirkei Avot, valore universale
I Pirkei Avot, le massime dei padri, una delle opere più affascinanti della tradizione ebraica, comparate alla filosofia classica: questo il tema trattato dalla tesi di laurea in Lettere Antiche discussa dalla giornalista della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Francesca Matalon all’Università Statale di Milano. “Chi è il sapiente? Colui che impara da chiunque” la citazione scelta da Francesca per il titolo dell’elaborato, discusso con relatrice la docente di Lingua Ebraica Anna Linda Callow e con presidente di commissione Paolo Chiesa (docente di Filologia medio-latina).


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  pilpul
Setirot - L'angelo della goccia
In quanti sanno che l’agricoltura del futuro, quella che già aiuta e soprattutto aiuterà il pianeta a sopravvivere, ha alle spalle una storia che pare un romanzo avventuroso e romantico? È vero che nell’ufficialità di ExpoMilano2015, nelle relazioni, nelle tavole rotonde, si rende merito a Israele di avere portato la propria esperienza nella tecnica di irrigazione a goccia e di avere realizzato il suo padiglione in funzione appunto di questa tecnica. Come è vero che il commissario del padiglione Elazar Cohen sottolinea spesso quanto la tecnica in questione sia esportabile, basta adattarla al territorio e non dimenticarsi mai che l’acqua non è soltanto un bene naturale da preservare, è anche un bene economico.

Stefano Jesurum, giornalista
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