Jonathan Sacks, rabbino
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“"Gli
ebrei sono i migliori oratori ma i peggiori ad ascoltare. Quello di cui
abbiamo bisogno al giorno d'oggi e lo Shemà Israel, ascoltare Israele".
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Anna
Foa,
storica
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Non
ho visto il nuovo Museo di Salò, ne ho solo letto sui giornali. Ma le
righe che spiegano come i curatori abbiano risolto la questione della
repubblica di Salò mi hanno fatto letteralmente accapponare la pelle.
Infatti, se quanto scritto sui media corrisponde al vero, la
trattazione museale della Repubblica di Salò è stata affidata a due
voci discordi: due fratelli, uno partigiano, l'altro repubblichino.
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MILANO
- Allo spazio Oberdan, presentazione del libro La Dieta Kasher, Storia,
regole e benefici dell’alimentazione ebraica (Giuntina). Si confrontano
sul temail Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente dell'Associazione medica ebraica Giorgio Mortara, rav Elia Richetti e la nutrizionalista Clara Wachsberger.
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Il flop di Erdogan
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Duro
colpo elettorale per il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Il suo
partito – Akp, conservatore e di ispirazione islamica – per la prima
volta in 13 anni non raggiunge la maggioranza assoluta, ottenendo il 40
per cento dei voti e perdendo ben dieci punti rispetto alle elezioni
precedenti. A sorprendere è invece lo storico risultato del partito
curdo (13 per cento) che per la prima volta supera l’ostica soglia di
sbarramento (fissata al 10 per cento) e porta in Parlamento 82
deputati. “La faccia pulita di un curdo in camicia bianca entra per la
rima volta nel Parlamento della Turchia e abbatte l’arroganza del
Sultano”, scrive Repubblica parlando del leader del partito curdo
Selahattin Demirtas, definito “l’outsider dall’eloquio tranquillo che
difende le minoranze, le donne e i gay”. “Ha vinto la democrazia”, ha
dichiarato Demirtas, escludendo categoricamente la possibilità di
entrare a far parte di una coalizione guidata da Erdogan. “Vari scenari
sono adesso possibili. Erdogan può cercare di promuovere un governo di
minoranza dell’Akp fino a elezioni anticipate – scrive Repubblica – Può
anche tentare un’intesa con uno dei tre partiti di opposizione. I
candidati più probabili sarebbero i nazionalisti. Ma lo scenario più
interessante prevede che curdi, nazionalisti e socialdemocratici,
nonostante l’ antagonismo storico, potrebbero — pur di sbarazzarsi
degli islamici al potere da 13 anni — provare un accordo fino a
elezioni anticipate”.
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roma al voto
Temi sociali, scuola, giovani.
I candidati a confronto
Emergenza
sociale, scuola, giovani. Tre sfide al cuore della prossima stagione di
governo della Comunità ebraica di Roma. A pochi giorni
dall’appuntamento con le urne (domenica 14 giugno) abbiamo chiesto ai
quattro candidati alla presidenza di raccontarci le loro aspirazioni e
le loro progettualità a riguardo. Nell’ordine di presentazione della
lista, a rispondere sono Ruth Dureghello (Per Israele), Maurizio
Tagliacozzo (Menorah), Claudia Fellus (Binah – Cer posto per tutti) e
Fiamma Nirenstein (Israele siamo noi).
Emergenza sociale: un
problema sempre più vivo, una sfida quotidiana di sopravvivenza per
molte famiglie. Quali sono le strade più efficaci da percorrere per
arginare questa difficoltà?
Ruth Dureghello
Il sociale è il “tema dei temi” per una Comunità che come tale voglia
essere riconosciuta. In questo senso sottolineo la centralità che il
nostro governo ha dato a questo tema e all'impegno della Deputazione
ebraica per venire incontro alle diverse esigenze.
Come noto, l'Italia attraversa una difficile congiuntura
economico-finanziaria i cui riflessi si fanno sentire, in modo
particolarmente acuto, sui nostri iscritti. Disoccupazione sempre più
significativa, la sfida quotidiana di mettere insieme pranzo e cena,
famiglie che da un giorno all'altro perdono la casa. Sono situazioni
drammatiche, cui intendiamo far fronte anche con nuove strade:
l'intensificazione delle attività e delle strutture di Job placement,
con professionisti che siano capaci non solo di formare ma anche di
individuare le figure di maggiore talento in grado di spiccare il volo;
l'implementazione di una social card che permetta di fare acquisti in
esercizi convenzionati; il potenziamento delle strutture di accoglienza
per anziani; il progetto “Casa amica” che prevede l'acquisto di una
abitazione per ospitare (per brevi periodi) chi è in difficoltà.
Vorremmo anche investire in una sempre maggiore professionalizzazione,
avvalendoci delle competenze proprie in particolare della World Ort,
realtà leader in campo formativo.
Fondamentale sarà inoltre il contributo dei volontari, nel solco
tracciato in questi ultimi anni di crescente impegno e consapevolezza.
Maurizio Tagliacozzo
Sul sociale è innegabile che questa Comunità abbia lavorato bene e che
il filo conduttore degli ultimi anni di governo sia stato proprio
l’impegno per alleviare le difficoltà di chi è meno fortunato. La
Deputazione ebraica ha conseguito risultati importanti e il
coordinamento tra la stessa, le istituzioni comunitarie e le diverse
sinagoghe è notevolmente migliorato.
Restano comunque delle possibilità aperte, come quella di arrivare
all’istituzione di uno sportello unico che permetta di evitare che
alcune problematiche tipiche dello Stato – in particolare una
proliferazione di strutture e di prassi da adempiere lesiva in prima
istanza della dignità umana – siano replicate all’interno della nostra
Comunità.
Credo inoltre che esistano spazi per valorizzare l’impegno
del Dror, il nostro sportello antiusura, oggi il secondo d’Italia: il
lavoro svolto è straordinario e ancora troppo poco conosciuto. E vorrei
inoltre impegnarmi affinché le risorse per il sociale non vengano
attinte a scapito di alcune risorse fondamentali. Un esempio su tutti:
il nostro Centro di Cultura, un fiore all’occhiello della Comunità,
oggi relegato in pochi metri quadrati in un retrobottega.
Claudia Fellus
La crisi sta colpendo in modo brutale la Comunità e tanti giovani si
trovano oggi nella condizione di non poter svolgere il lavoro che è
stato, per molte generazioni, la unica fonte di reddito delle loro
famiglie.
La ricollocazione lavorativa, un tema drammaticamente attuale per tutto
il paese, ha un peso ormai spaventoso. Per ovviare a questa
problematica sarà fondamentale agire in diversi modi: proponendo dei
corsi di professionalizzazione, ma anche aiutando chi è in difficoltà
ad entrare in contatto con i servizi che sono offerti dallo Stato,
dalla Regione, da una vasta gamma di realtà della sfera pubblica.
C’è un dato, tra gli altri, che testimonia l’urgenza di questa sfida:
l’esistenza di famiglie assistite dalla Deputazione ebraica da ormai
tre generazioni.
Mettere una toppa dove c’è una carenza in assoluto, ma anche far sì che
possano essere battute tutte le strade a disposizione in presenza di
uno spiraglio: questo deve essere il nostro impegno.
Fiamma Nirenstein
Quella romana è una realtà molto composita, in cui a volte i più
abbienti si dimenticano dello stato di bisogno di una sua parte non
indifferente. Un bisogno oscuro, secolare, inesplicato, spesso latente.
Tutto questo deve finire.
Come fare? Attraverso un supporto che non sia solo finanziario ma anche
umanitario, mettendo al centro il valore inalienabile della dignità,
dando vita a un progetto culturale che aiuti a (ri)scoprire il mondo,
se stessi, la propria identità. L’orgoglio di essere parte della più
antica e gloriosa comunità della Diaspora. Una comunità in cui ciascuno
sia consapevole della “nobiltà” che vi è nel farne parte.
La Deputazione ebraica opera in modo eccellente, ma ha bisogno di un
supporto più capillare e diffuso. Serve un maggiore supporto da parte
della Comunità, anche attraverso l’immissione di nuovi volontari che
diano il proprio contributo alla causa. E inoltre, un radicamento
dell’impegno di tzedakah e una riconsiderazione dell’impatto
tributistico su ciascun nucleo familiare. Ho infatti l’impressione che,
in alcuni casi, sia troppo elevato.
Quale il modello educativo
più adeguato per la scuola ebraica? La vostra è una proposta di
continuità o pensate di introdurre dei cambiamenti significativi nella
gestione?
Ruth Dureghello
La scuola rappresenta l’investimento più importante per il futuro di
questa Comunità. Internazionalizzazione, padronanza delle lingue, nuove
tecnologie, startup: sono molteplici i temi, molteplici le sfide, su
cui lavorare in continuità con quanto fatto durante l’ultimo governo
comunitario.
La gestione dell’educazione è evidentemente una sfida complessa, un
processo da seguire passo dopo passo affinché questa scuola continui ad
andare avanti nel suo percorso. Un percorso che in tanti hanno definito
“d’eccellenza” e che l’ha portata a confrontarsi proficuamente con
varie realtà internazionali e a ricevere numerosi attestati sia in
Italia che all’estero.
Penso ad esempio alle startup: un contesto in cui i nostri ragazzi
hanno dimostrato, anche negli scorsi giorni, di aver acquisito un
bagaglio di esperienze che ha pochi eguali e che, sono certa, li farà
essere una spanna sopra agli altri quando si proporranno, con la forza
delle loro idee, nel mondo del lavoro.
La carne al fuoco è molta, i progetti sono belli e appassionanti. C’è
solo da rimboccarsi le maniche. E agire con determinazione e
concretezza.
Maurizio Tagliacozzo
L’esigenza che avverto più sentita è quella di portare al centro di
tutto il merito. Bisogna premiare maggiormente le eccellenze, anche
attraverso lo strumento delle borse di studio, troppo spesso viste come
un mero supporto a chi è meno abbiente. È un’impostazione sbagliata:
chiunque ne abbia i requisiti, a prescindere del reddito, deve poterne
usufruire. Ma allo stesso tempo va tesa una mano a tutti i ragazzi in
difficoltà: nessuno deve restare escluso dalla scuola per motivi
economici.
Bisogna inoltre guarire da quella che è una malattia europea e parlarci
chiaro: non tutti i ragazzi hanno le stesse inclinazioni, non tutti
hanno la stessa passione per lo studio e la stessa propensione
all’impegno. Ciascuna madre vorrebbe che il proprio figlio fosse un
avvocato, un ingegnere, uno scienziato. Ma, come sappiamo, dal
passaggio a teoria e realtà spesso qualcosa si perde per strada.
Ecco perché vorrei che i nostri ragazzi meno capaci negli studi
avessero la possibilità, una volta concluse le medie, di essere
indirizzati verso un percorso di professionalizzazione e apprendimento
di mestieri. E che i nostri studenti più meritevoli, dalla quarta liceo
in poi, avessero al loro fianco un ufficio preposto per aiutarli a
costruire un curriculum appetibile per i più prestigiosi atenei
internazionali.
Claudia Fellus
Sono dell’idea che alla nostra scuola serva una rivoluzione, non nella
qualità dei contenuti ma senz’altro nei metodi. L’innovazione
tecnologica non può infatti esaurirsi nella condivisione con gli
studenti di iPad o lavagne interattive, ma deve essere il mezzo
attraverso cui riformulare in toto il sistema educativo.
Cinque i requisiti cui dovrebbe rispondere la scuola: qualità
dell’offerta, professionalità dei docenti, innovazione nei metodi di
insegnamento e apprendimento, dimensione internazionale della docenza,
capacità di organizzazione e di inclusione. Fondamentale una maggiore
valorizzazione del professionale, il perno attorno cui deve ruotare la
Comunità, cui deve essere garantita una formazione e un’assistenza
costante. All’assessore e al Consiglio il compito di dare un indirizzo
politico al lavoro da svolgere, ma senza invasioni di campo.
Serve inoltre la garanzia che tutti gli studenti, qualunque sia la loro
condizione sociale, partano dallo stesso punto e siano assistiti in
tutto il loro percorso. Ed è importante guardare ai problemi, ma anche
alle opportunità, con realismo. Faccio un esempio: trarremo anche noi
benefici dal disegno di legge sulla “buona scuola”, ma non certo nei
termini che vengono propagandisticamente diffusi in questi giorni.
Bisogna avere il coraggio di dirsi la verità, senza alimentare
illusioni.
Fiamma Nirenstein
Parto da una premessa. E cioè che il lavoro svolto finora debba essere
valutato positivamente. Ci sono però ancora molte sfide da vincere. La
prima, che ritengo fondamentale, è l’offerta ai nostri ragazzi
un’istruzione di maggior livello, che li porti a una conoscenza
eccellente delle lingue, a una piena padronanza delle moderne
tecnologie e a un arricchimento culturale a 360 gradi. I nostri ragazzi
devono essere colti nel senso più esteso del termine, e allo stesso
tempo essere messi in condizione di aprirsi al mondo attraverso
esperienze e rapporti internazionali di una certa sostanza.
Sulla scuola c’è un dato che trovo preoccupante ed è quello relativo al
passaggio dalle medie al liceo, dove perdiamo circa il 60 per cento
degli studenti. Ci sono varie ragioni a monte, me ne rendo
perfettamente conto, anche quella di ricercare indirizzi particolari
che non siamo in grado di offrire. Però è un fronte sul quale è
doveroso impegnarci.
La mia proposta è che si investa nel costruire un ponte più efficace,
creando corsi misti dedicati a diverse professionalità (dalla
ristorazione all’alberghiero, per arrivare ai servizi commerciali) che
possano appoggiarsi, almeno in parte, a strutture esterne alla
Comunità. In questo modo sarà più facile venire incontro alle esigenze
più disparate, mantenendo però saldo il legame con la proposta
formativa della nostra scuola.
Come coinvolgere
maggiormente i giovani? Quali servizi erogare per una loro crescita nei
diversi ambiti (studio, lavoro, consapevolezza identitaria)?
Ruth Dureghello
I giovani sono oggi protagonisti di molti momenti di vita comunitaria e
hanno un ruolo centrale in diversi ambiti: organizzazione di
conferenze, seminari e incontri, proposta di feste e occasioni ludiche,
iniziative di comunicazione dell'ente verso il mondo esterno.
Sono soddisfatta del lavoro compiuto dall'ufficio giovani, sempre
attivo e propositivo, una nostra eccellenza, e intendo proseguire con
la stessa intensità per far sì che possa essere respinta la minaccia
dell'assimilazione, una delle principali insidie che siamo chiamati a
fronteggiare ormai ogni giorno.
Anche per questo sto pensando all'introduzione di un assessorato
dedicato agli shidduchim, per favorire l'incontro tra i nostri ragazzi
e la nascita di nuove famiglie ebraiche che diano continuità alla
nostra storia, ai nostri valori, alle nostre tradizioni. Non una remota
suggestione, ma un progetto di ampio respiro da gestire
istituzionalmente.
Maurizio Tagliacozzo
Le attività per i giovani non possono essere dedicate esclusivamente
allo svago fine a se stesso. Serve un maggiore investimento sul piano
culturale, un rafforzamento delle attività del Delet e l’offerta di più
spazi fisici di aggregazione rivolti ai diversi movimenti giovanili. La
nostra Comunità ha il dovere di sostenerli in modo concreto, non solo
con belle parole. E oltre a questo di attivare tutti gli strumenti che
possano essere di supporto nel difficile passaggio dallo studio
all’ingresso nel mondo del lavoro.
L’investimento sulla cultura è una leva strategica della nostra
Comunità, oltre ad essere l’ingrediente che permette di essere
cittadini consapevoli del mondo in cui viviamo. Guardo per questo con
interesse e attenzione a tutte quelle esperienze che favoriscano una
crescita in questo senso. A Roma, ad esempio, mi ha affascinato il
percorso sulla Resistenza proposto dai ragazzi di Haviu et Hayom. Una
proposta di qualità, rivolta a un pubblico ampio, che ha avuto il
merito di richiamare molti giovani che altrimenti non parteciperebbero
alla vita comunitaria. In questa esperienza di successo credo vada
colta una lezione.
Claudia Fellus
Qualsiasi percorso giovanile svolto in ambito ebraico, a prescindere
dall’orientamento ideologico dello stesso, deve essere visto con favore
e aiutato in sede istituzionale.
Uno dei punti critici sul tema riguarda, a mio avviso, il passaggio
all’età adulta e un progressivo allontanamento dalla Comunità che il
più delle volte matura dai 18 ai 30 anni. Un gap in larga parte
fisiologico, come confermano le statistiche internazionali, ma che
dobbiamo essere in grado di colmare garantendo maggiori momenti di
interazione e il consolidamento, a monte, di una solida educazione
ebraica. Ciò permetterà una minore erosione del patrimonio di cui
disponiamo e allo stesso tempo, a chi sceglierà comunque di
allontanarsi, di avere più possibilità di ripristino della relazione
nel futuro più o meno a breve termine.
Per coinvolgere maggiormente i giovani nella vita comunitaria vorrei
anche mutuare un’esperienza di successo proposta dall’attuale dirigenza
UCEI, e cioè un costante affiancamento dei nostri ragazzi agli
assessori nominati dal Consiglio. Ritengo inoltre doveroso trasformare
il pagamento della quota annua di iscrizione, oggi spesso coperta dai
genitori, in ore di servizio civile da svolgere in Comunità.
Fiamma Nirenstein
I diversi gruppi e movimenti giovanili, il loro impegno e attivismo, le
pulsioni che esprimono, sono una grande ricchezza per la Roma ebraica.
Il rischio, manifestatosi apertamente in questi anni, è che ciascuna
realtà agisca un po’ per conto suo, in modo disaggregato rispetto
all’insieme. Eppure non c’è niente di più ebraico che sentirsi parte di
una comunità.
Ecco perché occorre un centro di aggregazione giovanile, che unisca
tutti nel rispetto delle reciproche differenze, e che sia in grado di
proporre un’offerta ampia: da momenti di studio a occasioni conviviali,
da lezioni con Maestri ad eventi sportivi, proiezioni di film, cene tra
amici.
Un cuore pulsante, coordinato dalle istituzioni comunitarie, che possa
anche preparare i giovani – se lo vorranno – alla scelta dell’Aliyah.
Ma soprattutto a un “respiro largo”, a godersi il mondo in tutte le sue
potenzialità.
Sono anni difficili, con nuovi venti di odio che spirano in tutta
Europa. C’è chi vorrebbe conformarci a determinati modelli
assimilatori, ma noi non dobbiamo permetterglielo vivendo a pieno, con
orgoglio e vitalità, il nostro essere ebrei.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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qui roma
Tra scienza e Memoria,
una storia da riscrivere
È
tempo di riscrivere una parte della storia della medicina, portando
all'attenzione della comunità scientifica l'incompatibilità della
denominazione di alcune patologie, che ancora oggi portano il nome di
medici nazisti responsabili di efferatezze ai danni di cavie umane nei
campi di sterminio. Questa la strada indicata dagli organizzatori del
convegno internazionale “Medici nazisti e malattie eponimiche, una
storia da riscrivere” in svolgimento all'Università Sapienza di Roma
grazie all'impegno congiunto dell'ateneo, della Comunità ebraica romana
e dell'Ospedale israelitico.
Medici, studiosi, esponenti della comunità ebraica, della cultura e del
mondo universitario a confronto da questa mattina sui temi del convegno
e sulle metodologie più adeguate per far sì che questa pagina venga
definitivamente voltata. Come rivendicato dall'impegno del rettore
della Sapienza, Eugenio Gaudio, che ha annunciato di essere pronto a
lanciare una mozione internazionale con l’obiettivo di approdare alla
Corte europea per i Diritti dell’uomo.
Suggestiva la proposta di Cesare Efrati, maskil e gastroenterologo che
in serata trarrà le conclusioni del convegno (di cui è tra gli
organizzatori): l'auspicio è che, nella denominazione, tali malattie
possano onorare in futuro i tanti medici e i tanti uomini di scienza
che hanno perso la vita nei lager.
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Oltremare
- Veli |
Quando
uno sceglie di vivere in Israele per propria volontà, senza esserci
nato né cresciuto, una cosa da fare è armarsi di pazienza e di una
bella mappa dettagliata della zona. Perché si ha un bel dire che
viviamo in una zona difficile e abbiamo vicini poco amichevoli. Finché
uno non vede le proporzioni reali, chilometri alla mano, di questo
angolo di mondo, non può rendersi conto del peso delle notizie che si
rincorrono sui telegiornali.
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
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