Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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La
parashah degli esploratori è posta dopo l'episodio della punizione di
Miriam per la 'maldicenza' che quest'ultima aveva fatto nei confronti
di Mosè. La contiguità, spiega Rashi, vuole sottolineare quanto gli
esploratori - anche loro protagonisti di maldicenza - avessero visto
ciò che era accaduto a Miriam e non avessero appreso la lezione.
Neanche le nostre Comunità - a quanto si capisce seguendo i social
network - hanno appreso la lezione.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Ieri
correva il cinquantenario della morte di Martin Buber, ma non lo
abbiamo ricordato. E del resto Buber è una figura pubblica ma sola:
nella sua visione del sionismo; nella Germania nei primi trenta anni
del ‘900 a fronte di un mondo ebraico che perdeva coscienza di sé; all’
interno del movimento socialista tedesco, troppo inebriato dal “fascino
della tecnica” per prestare ascolto alla sua riflessione su morale e
politica; in Israele per le sue posizioni favorevoli al dialogo con i
palestinesi. Forse non è un caso che ieri nessuno lo abbia ricordato,
eccetto Giuntina con un testo di Scholem (“Martin Buber, interprete
dell’ebraismo”) uscito in libreria la settimana scorsa. Un modo laico
di riflettere e far riflettere su una figura del Novecento, che già a
Scholem sembrava tragica nel suo destino, proprio per la solitudine.
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Croazia, sanzioni in arrivo
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Probabili
sanzioni per la federazione calcistica croata dopo l’episodio della
svastica, disegnata da alcuni ultrà sul terreno di gioco, propagata
sugli schermi di mezzo mondo nel corso dell’incontro tra Croazia e
Italia (tra le ipotesi, l’esclusione della squadra dai prossimi
Europei).
“C’è stata negligenza che ha danneggiato tutte le istituzioni che si
battono per i valori democratici, europei e antifascisti” si legge in
una nota diffusa dal governo di Zagabria, riportata tra gli altri dal
Corriere della sera.
Il numero uno della Federcalcio Davor Suker, dal canto suo dice: “Ora
lo Stato ci deve aiutare, perché abbiamo preso uno schiaffo dagli
hooligans e lo ha preso non soltanto il calcio”.
Profughi, crisi aperta. Frontiere bloccate, l’indifferenza di molti a
livello europeo, la carenza di infrastrutture e servizi adeguati:
l’emergenza profughi si fa dilagante. Un tema scelto in apertura da
molti giornali, che spaziano dal caso Ventimiglia alla gestione
dell’emergenza tra Milano e Roma.
“Soluzione ponte” (come l’ha definita il prefetto Francesco Paolo
Tronca) alla stazione centrale del capoluogo lombardo, che per giorni
ha accolto centinaia di migranti nel mezzanino. Chiuso il mezzanino,
per i profughi sono stati aperti due negozi in una galleria della
stazione, un punto d’appoggio provvisorio e di smistamento per i vari
centri d’accoglienza (La Repubblica Milano).
Roma, Comunità ebraica al voto. Si vota oggi per il rinnovo del
Consiglio e della Consulta della Comunità ebraica di Roma. Quattro le
liste in corsa, con altrettanti candidati alla presidenza: da Ruth
Dureghello (Per Israele) a Maurizio Tagliacozzo (Menorah), da Claudia
Fellus (Binah-Cer posto per tutti) a Fiamma Nirenstein (Israele siamo
noi). “Grande il ricambio di consiglieri con molti rappresentanti dei
vari schieramenti che non si sono ripresentati perché hanno raggiunto
il tetto dei mandati” (Corriere Roma).
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le elezioni per il rinnovo del consiglio
Roma al voto, seggi aperti
Da “piazza” a Monteverde, da via Padova a via Tripolitania.
Sono molteplici, e sparse nei diversi quartieri, le strutture della
Comunità ebraica romana che accolgono in queste ore i seggi per le
elezioni di rinnovo dei vertici comunitari. Apertesi al primo mattino,
le operazioni di voto si protrarranno fino alle 22.30.
Lo spoglio avverrà invece nella giornata di domani e darà come responso
la rosa dei 27 candidati che entreranno a far parte del Consiglio,
oltre ai nominativi di chi siederà nella nuova Consulta.
Quattro le liste protagoniste di questa tornata elettorale, ciascuna
con una propria candidatura alla presidenza. Nell’ordine di
presentazione “Per Israele” (Ruth Dureghello), “Menorah” (Maurizio
Tagliacozzo), “Binah-Cer posto per tutti” (Claudia Fellus) e “Israele
siamo noi” (Fiamma Nirenstein).
(Nell’immagine la fila a un seggio elettorale)
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qui padova - giovedì l'inaugurazione
Un Museo per raccontarsi
Si
chiamerà Museo della Padova Ebraica, e già il nome indica la
particolarità del nuovo museo che verrà inaugurato il 18 giugno nella
città veneta.
Un museo che non presenterà al pubblico solo l’ebraismo e la sua storia
in termini generali, ma anche la storia di una Comunità affermatasi nei
secoli come polo di cultura e laboratorio di idee a livello
internazionale, come vi avevamo raccontato nelle anticipazioni apparse
sugli ultimi numeri del giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica.
Il museo, ospitato nell'ex sinagoga tedesca, entrerà da subito in
sinergia con altri musei ebraici italiani e andrà a inserirsi
nell'ossatura di un vero e proprio itinerario nazionale.
A festeggiare questo importante traguardo anche il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che
taglierà il nastro rosso del museo assieme alla dirigenza della
Comunità, al rabbino capo, ai tanti amici che si ritroveranno a Padova
per celebrare l'evento.
Una
stanza luminosa e chiara, che porta ancora i segni di uno splendore che
oggi purtroppo rimane solo nelle fotografie in bianco e nero. Sarà l’ex
sinagoga tedesca a ospitare la sede del nuovo Museo della Padova
Ebraica, che verrà inaugurato il 18 giugno. Come il nome spiega già da
sé, il museo racconterà ai visitatori l’ebraismo e la storia della
città veneta in tutta la loro unicità e con un’esposizione innovativa e
originale.
La sinagoga tedesca di Padova fa sicuramente parte di quel grande
patrimonio che caratterizza una Comunità piccola ma ricchissima dal
punto di vista storico e culturale. Edificata a partire dal 1522 e
inaugurata nel 1525, la “scola” sorge in pieno centro storico oltre che
al centro di quello che fu il Ghetto, ed era collegata con la sinagoga
di rito spagnolo, a sua volta collegata con quella italiana, l’unica
attualmente in funzione.
Francesca Matalon
Da Italia Ebraica, maggio 2015
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Il genocidio degli armeni/8 |
Un
elemento di forte frizione nella parabola armena, durante gli ultimi
anni dell’Impero ottomano, è senz’altro la posizione assunta nei
confronti del conflitto russo-turco. A prescindere dalla martellante
propaganda di Costantinopoli, tesa a dimostrare il ‘tradimento’ armeno
a prescindere da qualsivoglia riscontro di merito, il tessuto
comunitario locale era diviso al suo interno da spinte contrapposte. Le
componenti indipendentiste valutavano come un’opportunità il fatto che
le crescenti tensioni tra i due imperi avessero generato una
concorrenza politica che si era poi tradotta in conflitto, benché
quest’ultimo fosse infine incapsulato di un più generale confronto
armato, a livello intercontinentale, per l’appunto la Prima guerra
mondiale. Diverso era invece l’atteggiamento dei gruppi più
tradizionalisti e conservatori, orientati in senso lealista verso i
turchi. Il patriarcato di Costantinopoli si poneva su quest’ultimo
piano.
Claudio Vercelli
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Gay Pride
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Qualcuno
ha scritto su questo notiziario quotidiano del Gay Pride in Israele e
ha espresso la sua tristezza per questa manifestazione e un totale
disappunto. Forti le reazioni. Ovviamente nessuno ha messo in
discussione la libertà di esprimere un pensiero, tutti ne hanno il
diritto, ma proprio grazie a questa libertà, io, come altri, mi
permetto di replicare. Ho ricordato che essere omosessuale non è un
diritto civile, non è una conquista o una scelta politica. Non si
decide di essere omosessuali, come non si decide di essere alti, bassi,
biondi o castani. È nella nostra natura, nessuno può cambiarlo. Il
fatto che Israele garantisca a tutti il diritto di esprimere
liberamente il proprio orientamento sessuale, in una parte del mondo
dove gli omosessuali vengono uccisi, gettati dai palazzi, dev’essere
per tutti noi un motivo di grande orgoglio.
Daniele Regard
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