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24 giugno 2015 - 7 Tamuz 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“Prenderanno per te una vacca rossa integra…” (Bemidbàr 19, 2). Ha detto il Grande Admor, Rabbì Ytzhak Meyìr Alter di Gur, conosciuto come Baàl Chidushè Hàrìm: L’integrità della vacca rossa viene danneggiata se essa ha due peli di diverso colore, mentre per ciò che riguarda l’uomo è scritto: “Sii integro con l’Eterno tuo Signore…” (Devarìm 18, 13), ciò a sottolineare il fatto che un solo pelo di ‘difetto’ è sufficiente per renderlo inadatto.
 
David
Assael,
ricercatore
In politica, si sa, vige la legge per cui il nemico del mio nemico è mio amico. Così, nel nuovo Egitto targato Al Sisi, impegnato in una lotta senza quartiere con la Fratellanza Musulmana, fa la sua comparsa una sit-com televisiva con protagonista una famiglia ebraico-egiziana degli anni ’40. Pare che la fiction goda di un notevole gradimento di pubblico, il che testimonia come le relazioni fra mondo arabo ed ebraico siano più complesse di quello che ci si potrebbe immaginare, ma, certo, anche che le relazioni fra musulmani non vivano il momento migliore della propria storia, se mai questo momento vi sia stato. A volte, in Italia lo sappiamo bene, la politica passa per la televisione.
 
 
 
Dureghello, prima donna
a guidare gli ebrei romani
Assessore uscente alle scuole, 48 anni, Ruth Dureghello è il nuovo presidente della Comunità ebraica romana, prima donna nella storia chiamata a ricoprire questo incarico. Leader della lista “Per Israele”, Dureghello si candida a guidare un governo unitario sostenuto anche dalle altre formazioni protagoniste al voto (in ordine di preferenze ottenute nell’urna “Israele siamo noi”, guidata da Fiamma Nirenstein; “Menorah”, guidata da Maurizio Tagliacozzo; “Binah”, guidata da Claudia Fellus). Ad aprire la riunione del nuovo Consiglio comunitario che l’ha designata (con larghissimo consenso) alla presidenza un applaudito appello all’unità formulato dal rabbino capo Riccardo Di Segni. “Voglio dire una cosa con chiarezza: è arrivato il momento di mettere da parte ogni rivalità e di lavorare insieme per il bene della Comunità” le prime parole pronunciate da Dureghello.
 
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  davar
ROMA – LA NEO PRESIDENTE RUTH DUREGHELLO
“Mettiamo da parte le rivalità,
lavoriamo per il bene di tutti”

“Voglio dire una cosa con chiarezza: è arrivato il momento di mettere da parte ogni rivalità e di lavorare insieme per il bene di tutti. Affrontando i problemi, tendendo una mano a chi è in difficoltà, testimoniando quelli che sono i nostri valori e le nostre eccellenze”.
È con queste affermazione che si apre il mandato alla guida della Comunità ebraica di Roma di Ruth Dureghello, 48 anni, imprenditrice e assessore comunitario uscente alla scuola.
Capolista della formazione “Per Israele”, prima per numero di consensi alle ultime elezioni comunitarie, Dureghello – la prima donna chiamata a svolgere questo incarico nei 22 secoli di storia della Comunità romana, la più antica della Diaspora – si candida a guidare un governo unitario sostenuto anche dalle altre formazioni protagoniste al voto (in ordine di preferenze ottenute "Israele siamo noi", guidata dalla giornalista Fiamma Nirenstein; "Menorah", guidata dall'imprenditore Maurizio Tagliacozzo; "Binah", guidata dal dirigente pubblico Claudia Fellus).
Questo infatti l'indirizzo che arriva dalla prima elezione del nuovo direttivo comunitario, riunitosi ieri per definire la figura che terrà le redini della Comunità per i prossimi quattro anni: a scrivere nell'urna il nome della Dureghello sono stati 24 dei 26 consiglieri presenti, mentre due sono state le schede bianche. Nei prossimi giorni la neo presidente provvederà a fare la propria proposta per i nomi dei consiglieri che entreranno a far parte della nuova Giunta esecutiva e per la ripartizione dei diversi assessorati.
Svoltosi alla presenza di un folto pubblico, il Consiglio si è aperto con un invito all'unità, al rispetto reciproco e allo sviluppo di una dialetica costruttiva tra le diverse anime della Roma ebraica da parte del rabbino capo Riccardo Di Segni. Tenendo comunque presente un principio. Che una comunità che non discute, ha sottolineato il rav, “non è una comunità”.

israele
Golan, torna la tensione
Il conflitto siriano ha varcato i confini del Golan ed è approdato in Israele, seguendo però una strada imprevista: la paura e la rabbia della comunità drusa, da sempre integrata nello Stato ebraico e che da settimane protesta per la persecuzione dei propri fratelli in Siria. Una rabbia esplosa in maniera incontrollata lo scorso lunedì con un episodio di violenza brutale che preoccupa sia le autorità israeliane sia i vertici della realtà drusa: un gruppo di persone, drusi della città di Majdal Shams e dal villaggio di Hurfeish, ha attaccato due ambulanze israeliane che stavano trasportando dei feriti siriani.

Un’aggressione che ha causato la morte di uno degli uomini a cui il Maghen David Adom stava prestando soccorso. A scatenare questo atto, duramente condannato dal premier Benjamin Netanyahu, la volontà degli assalitori di farsi giustizia da soli: secondo questi ultimi infatti i feriti trasportati dalle ambulanze israeliane erano ribelli jihadisti appartenenti al fronte di Al-Nusra, gli stessi che al di là del confine minacciano di fare strage di drusi. “Quello che è avvenuto è stato un atto criminale – hanno dichiarato i leader della comunità drusa israeliana – che va completamente nella direzione opposta rispetto ai valori della comunità drusa, la quale si è sempre distinta nell’aiutare chi versa in condizioni difficili, persino quando si tratta dei propri nemici”. “In questo paese vige la legge, non ci si può fare giustizia da soli”, ha ribadito Netanyahu, sottolineando peraltro come le vittime dell’aggressione fossero semplici civili siriani. 
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qui milano - l'incontro al memoriale
L'indifferenza. Di ieri e di oggi
“Ci eravamo detti che non avremmo abbandonato mai più il nostro prossimo al suo destino. Ma è davvero così?”.
Una domanda dura ma necessaria quella posta da Ferruccio De Bortoli, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah, nel corso dell’incontro  “Il peccato dell’indifferenza - L’Europa e i perseguitati di oggi e di ieri”, svoltosi ieri nelle sale del Memoriale di Milano con l'intervento della Testimone e presidente dell’Associazione Figli della Shoah Liliana Segre, protagonista dell'evento assieme al giornalista Gad Lerner, il senatore Luigi Manconi e Seble Woldeghiorghis, dell’assessorato alle Politiche sociali di Milano.
Una questione, quella posta dal titolo dell'incontro a cui era presente il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e vicepresidente del Memoriale Roberto Jarach, che emerge alla luce di quanto accade nel Mediterraneo e delle riflessioni che ogni anno coinvolgono l'Europa rispetto alla Memoria della Shoah. Quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, la macchina di morte creata dai nazifascisti per eliminare gli ebrei ed altre minoranze, è irripetibile ma ci sono alcuni comportamenti che oggi come allora trovano forme di espressione: su tutti l'indifferenza, parola che Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, ha voluto fosse scolpita a caratteri cubitali all'ingresso del Memoriale di Milano, quel Binario 21 da cui – nell'indifferenza di molti italiani – furono deportate centinaia di persone.
Oggi non è come allora – ha ricordato Segre riferendosi alla tragedia dei profughi che sbarcano sulle nostre coste, in fuga dai paesi natii, da guerre e persecuzioni – Almeno se ne parla, i governi ne discutono, non sanno come agire ma almeno ne parlano”.
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da auschwitz al family day
Il femminicidio secondo Kiko
Due anni fa esponeva la propria inquietante lettura della Shoah, di fronte ad alcuni rabbini, davanti all’ingresso di Auschwitz. Oggi, sul palco del Family Day, offre una nuova, sorprendente intepretazione del femminicidio e analizza le “motivazioni” che porterebbero un uomo a uccidere la propria consorte e i propri figli. Fanno il giro del mondo le incredibili affermazioni di Kiko Arguello, tra gli iniziatori del cammino neocatacumenale, itinerario di formazione cattolica e di evangelizzazione fondato negli anni Sessanta, che in piazza San Giovanni, parlando di un marito il cui amore non è più corrisposto dalla moglie e che propende per la violenza estrema, si è così espresso: “Quest’uomo sente una morte dentro, così profonda che il primo moto è quella di ucciderla e il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico e terribile, piomba in un buco nero eterno e pensa: ‘Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto?’ Allora uccide i bambini”. Parole che contribuiscono a confermare Arguello, un pittore spagnolo folgorato cammin facendo dalla fede, 76 anni, una figura imbarazzante e altamente controversa. Lo aveva già segnalato, proprio a Pagine Ebraiche, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. “I limiti del Dialogo e una sinfonia che suona male”, il titolo di un suo intervento apparso nel dicembre del 2013 sul giornale dell’ebraismo italiano in cui rav Di Segni motivava il proprio rifiuto alla partecipazione a un concerto organizzato dal Cammino Neocatacumenale ad Auschwitz. Concerto cui aveva invece preso parte una vasta rappresentanza di leader religiosi tra cui sei cardinali, numerosi vescovi ma anche, scriveva il rabbino capo, “circa 35 rabbini di varie denominazioni, con una discreta rappresentanza ortodossa”. Ad essere messo in luce dal rav Di Segni, in particolare, il maldestro tentativo di Arguello di offrire una spiegazione teologica della Shoah “basata sui principi della fede cristiana e come tale del tutto aliena, estranea e antitetica all’ebraismo”.
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qui roma
Pensiero ebraico, traccia viva
Un viaggio lungo millenni, tra halachah e filosofia, rabbini e poeti, religione e dialogo. È questo il complesso contenuto dei due volumi di “Ricordati i giorni del mondo” (ed. EDB) curato dal rav Giuseppe Laras, che riassumono la storia del pensiero ebraico dalle origini all’età contemporanea. Un’opera di grande interesse, presentata al Centro Bibliografico UCEI nel corso di un incontro organizzato dal Centro di cultura ebraica della Comunità romana con il patrocinio della Rassegna mensile di Israel, del Collegio rabbinico italiano e del diploma universitario triennale in Studi ebraici UCEI.

Ex rabbino capo di Milano e presidente dell’Assemblea rabbinica d’Italia, attuale presidente del Tribunale rabbinico del centro-nord Italia e professore universitario, il rav Laras fa nei due volumi pubblicati in questi mesi una sintesi che tenta di restituire al lettore, più che un sapere enciclopedico, un’immagine di come il pensiero ebraico si sia evoluto nel corso dei secoli, intrecciandosi con altre culture, combattendo le battaglie del suo tempo e rimanendo sempre sfaccettato e mai univoco.
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pilpul
Ticketless - Expo senza frontiere
Per una buffa circostanza della vita, che non è il caso qui di raccontare, martedì scorso sono andato all’Expo. Sono sceso alla stazione di Rho e già questa è stata una sorpresa. Per chi come me ricorda la stazione cadente osservata migliaia di volte transitando sulla linea Torino-Milano vedere da una settimana all’altra nascere dal nulla una specie di terminal aeroporto-base spaziale dà allegria. In un attimo vieni catapultato in quello che oggi si suole definire un non-luogo. Sto attraversando un periodo della vita in cui tengo a smussare ogni contrasto per cercare un posto tranquillo dove accomodarmi. In sintesi mi stanno antipatici sia gli apocalittici che boicottano l’Expo sia gli integralisti che ne parlano come il migliore dei posti possibili.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Cinquanta sfumature
L’esigenza di non confondere ogni critica alla politica d’Israele col semplice antisionismo/antisemitismo e di distinguere tra le diverse motivazioni e i diversi obiettivi che sarebbero perseguiti dai vari censori del governo israeliano, con le loro complicate “cinquanta sfumature” di inimicizia (odio feroce e desiderio di annientamento; volontà di infliggere al cattivo una dura punizione, affinché impari finalmente le buone maniere; intenzione pedagogica e correttiva, volta a recuperare lo studente discolo; desiderio di dialogo e conseguente sforzo di indurre il reprobo a fare atto di contrizione, per poi volersi bene; desiderio di pace, e censura di chi la pace non vuole; amore incondizionato per Israele, tanto incondizionato da non potere tacere quando questo sbaglia – e succede spessissimo, anzi sempre -, perché “tra amici bisogna essere sinceri” ecc. ecc.) viene costantemente riaffermata sui mezzi di comunicazione, dove si leggono spesso inviti a non generalizzare, a distinguere, inquadrare, soppesare ecc. Il problema è, però, che, a volte, soppesare, inquadrare, distinguere ecc., oltre che noioso e defatigante – è da decenni che lo facciamo, e continueremo a farlo, nonostante il triste sospetto che sia tutta fatica sprecata -, ci pare terribilmente difficile, tanto le “cinquanta sfumature” paiono sottilissime varianti di un unico, monotono colore.

Francesco Lucrezi, storico
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Gli errori del passato
La storia non si fa con i ‘se’, lo sappiamo tutti. Però è importante capire gli errori del passato, per evitare di ripeterli. Se Israele avesse firmato gli ‘accordi di pace’ con la Siria, oggi avremmo i macellai dell’Isis a guardarci dall’alto del Golan – la base degli accordi era la sua restituzione – con i caschi blu dell’Onu a salvaguardare il confine. La pace d’Israele è assicurata dalla sua forza, non da dei pezzi di carta.

Michele Steindler

Chi boicotta Israele
C’è da scommettere che il BDS – boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele – crescerà e si espanderà a macchia d’olio, attirando nuovi adepti che aderiranno senza nemmeno chiedersi il perché, per via di un pregiudizio che sfugge alla loro stessa attenzione. Costoro mettono sotto inchiesta lo Stato ebraico ma non loro stessi, evitano così d’interrogarsi prima di prendere una posizione, che arroganti! È il movimento di boicottaggio che andrebbe boicottato. Il suo principale fondatore, quell’Omar Barghouti che si vanta di essere un lottatore per i diritti umani, è un impostore. Innanzitutto non è a favore della soluzione dei due stati, considera acquisiti i diritti degli ebrei di contro a quelli inalienabili dei palestinesi; vorrebbe un unico stato sotto la bandiera palestinese al posto di quella ebraica.

Tiziana Della Rocca
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