David
Sciunnach,
rabbino
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“Prenderanno
per te una vacca rossa integra…” (Bemidbàr 19, 2). Ha detto il Grande
Admor, Rabbì Ytzhak Meyìr Alter di Gur, conosciuto come Baàl Chidushè
Hàrìm: L’integrità della vacca rossa viene danneggiata se essa ha due
peli di diverso colore, mentre per ciò che riguarda l’uomo è scritto:
“Sii integro con l’Eterno tuo Signore…” (Devarìm 18, 13), ciò a
sottolineare il fatto che un solo pelo di ‘difetto’ è sufficiente per
renderlo inadatto.
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David
Assael,
ricercatore
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In
politica, si sa, vige la legge per cui il nemico del mio nemico è mio
amico. Così, nel nuovo Egitto targato Al Sisi, impegnato in una lotta
senza quartiere con la Fratellanza Musulmana, fa la sua comparsa una
sit-com televisiva con protagonista una famiglia ebraico-egiziana degli
anni ’40. Pare che la fiction goda di un notevole gradimento di
pubblico, il che testimonia come le relazioni fra mondo arabo ed
ebraico siano più complesse di quello che ci si potrebbe immaginare,
ma, certo, anche che le relazioni fra musulmani non vivano il momento
migliore della propria storia, se mai questo momento vi sia stato. A
volte, in Italia lo sappiamo bene, la politica passa per la
televisione.
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Dureghello, prima donna
a guidare gli ebrei romani |
Assessore
uscente alle scuole, 48 anni, Ruth Dureghello è il nuovo presidente
della Comunità ebraica romana, prima donna nella storia chiamata a
ricoprire questo incarico. Leader della lista “Per Israele”, Dureghello
si candida a guidare un governo unitario sostenuto anche dalle altre
formazioni protagoniste al voto (in ordine di preferenze ottenute
nell’urna “Israele siamo noi”, guidata da Fiamma Nirenstein; “Menorah”,
guidata da Maurizio Tagliacozzo; “Binah”, guidata da Claudia Fellus).
Ad aprire la riunione del nuovo Consiglio comunitario che l’ha
designata (con larghissimo consenso) alla presidenza un applaudito
appello all’unità formulato dal rabbino capo Riccardo Di Segni. “Voglio
dire una cosa con chiarezza: è arrivato il momento di mettere da parte
ogni rivalità e di lavorare insieme per il bene della Comunità” le
prime parole pronunciate da Dureghello.
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ROMA – LA NEO PRESIDENTE RUTH DUREGHELLO
“Mettiamo da parte le rivalità,
lavoriamo per il bene di tutti”
“Voglio
dire una cosa con chiarezza: è arrivato il momento di mettere da parte
ogni rivalità e di lavorare insieme per il bene di tutti. Affrontando i
problemi, tendendo una mano a chi è in difficoltà, testimoniando quelli
che sono i nostri valori e le nostre eccellenze”.
È con queste affermazione che si apre il mandato alla guida della
Comunità ebraica di Roma di Ruth Dureghello, 48 anni, imprenditrice e
assessore comunitario uscente alla scuola.
Capolista della formazione “Per Israele”, prima per numero di consensi
alle ultime elezioni comunitarie, Dureghello – la prima donna chiamata
a svolgere questo incarico nei 22 secoli di storia della Comunità
romana, la più antica della Diaspora – si candida a guidare un governo
unitario sostenuto anche dalle altre formazioni protagoniste al voto
(in ordine di preferenze ottenute "Israele siamo noi", guidata dalla
giornalista Fiamma Nirenstein; "Menorah", guidata dall'imprenditore
Maurizio Tagliacozzo; "Binah", guidata dal dirigente pubblico Claudia
Fellus).
Questo infatti l'indirizzo che arriva dalla prima elezione del nuovo
direttivo comunitario, riunitosi ieri per definire la figura che terrà
le redini della Comunità per i prossimi quattro anni: a scrivere
nell'urna il nome della Dureghello sono stati 24 dei 26 consiglieri
presenti, mentre due sono state le schede bianche. Nei prossimi giorni
la neo presidente provvederà a fare la propria proposta per i nomi dei
consiglieri che entreranno a far parte della nuova Giunta esecutiva e
per la ripartizione dei diversi assessorati.
Svoltosi alla presenza di un folto pubblico, il Consiglio si è aperto
con un invito all'unità, al rispetto reciproco e allo sviluppo di una
dialetica costruttiva tra le diverse anime della Roma ebraica da parte
del rabbino capo Riccardo Di Segni. Tenendo comunque presente un
principio. Che una comunità che non discute, ha sottolineato il rav,
“non è una comunità”.
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israele
Golan, torna la tensione
Il
conflitto siriano ha varcato i confini del Golan ed è approdato in
Israele, seguendo però una strada imprevista: la paura e la rabbia
della comunità drusa, da sempre integrata nello Stato ebraico e che da
settimane protesta per la persecuzione dei propri fratelli in Siria.
Una rabbia esplosa in maniera incontrollata lo scorso lunedì con un
episodio di violenza brutale che preoccupa sia le autorità israeliane
sia i vertici della realtà drusa: un gruppo di persone, drusi della
città di Majdal Shams e dal villaggio di Hurfeish, ha attaccato due
ambulanze israeliane che stavano trasportando dei feriti siriani.
Un’aggressione
che ha causato la morte di uno degli uomini a cui il Maghen David Adom
stava prestando soccorso. A scatenare questo atto, duramente condannato
dal premier Benjamin Netanyahu, la volontà degli assalitori di farsi
giustizia da soli: secondo questi ultimi infatti i feriti trasportati
dalle ambulanze israeliane erano ribelli jihadisti appartenenti al
fronte di Al-Nusra, gli stessi che al di là del confine minacciano di
fare strage di drusi. “Quello che è avvenuto è stato un atto criminale
– hanno dichiarato i leader della comunità drusa israeliana – che va
completamente nella direzione opposta rispetto ai valori della comunità
drusa, la quale si è sempre distinta nell’aiutare chi versa in
condizioni difficili, persino quando si tratta dei propri nemici”. “In
questo paese vige la legge, non ci si può fare giustizia da soli”, ha
ribadito Netanyahu, sottolineando peraltro come le vittime
dell’aggressione fossero semplici civili siriani.
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qui milano - l'incontro al memoriale
L'indifferenza. Di ieri e di oggi
“Ci eravamo detti che non avremmo abbandonato mai più il nostro prossimo al suo destino. Ma è davvero così?”.
Una
domanda dura ma necessaria quella posta da Ferruccio De Bortoli,
presidente della Fondazione Memoriale della Shoah, nel corso
dell’incontro “Il peccato dell’indifferenza - L’Europa e i
perseguitati di oggi e di ieri”, svoltosi ieri nelle sale del Memoriale
di Milano con l'intervento della Testimone e presidente
dell’Associazione Figli della Shoah Liliana Segre, protagonista
dell'evento assieme al giornalista Gad Lerner, il senatore Luigi
Manconi e Seble Woldeghiorghis, dell’assessorato alle Politiche sociali
di Milano.
Una
questione, quella posta dal titolo dell'incontro a cui era presente il
vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e
vicepresidente del Memoriale Roberto Jarach, che emerge alla luce di
quanto accade nel Mediterraneo e delle riflessioni che ogni anno
coinvolgono l'Europa rispetto alla Memoria della Shoah. Quanto accaduto
durante la Seconda Guerra Mondiale, la macchina di morte creata dai
nazifascisti per eliminare gli ebrei ed altre minoranze, è irripetibile
ma ci sono alcuni comportamenti che oggi come allora trovano forme di
espressione: su tutti l'indifferenza, parola che Liliana Segre,
sopravvissuta ad Auschwitz, ha voluto fosse scolpita a caratteri
cubitali all'ingresso del Memoriale di Milano, quel Binario 21 da cui –
nell'indifferenza di molti italiani – furono deportate centinaia di
persone.
“Oggi
non è come allora – ha ricordato Segre riferendosi alla tragedia dei
profughi che sbarcano sulle nostre coste, in fuga dai paesi natii, da
guerre e persecuzioni – Almeno se ne parla, i governi ne discutono, non
sanno come agire ma almeno ne parlano”.
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da auschwitz al family day
Il femminicidio secondo Kiko
Due
anni fa esponeva la propria inquietante lettura della Shoah, di fronte
ad alcuni rabbini, davanti all’ingresso di Auschwitz. Oggi, sul palco
del Family Day, offre una nuova, sorprendente intepretazione del
femminicidio e analizza le “motivazioni” che porterebbero un uomo a
uccidere la propria consorte e i propri figli. Fanno il giro del mondo
le incredibili affermazioni di Kiko Arguello, tra gli iniziatori del
cammino neocatacumenale, itinerario di formazione cattolica e di
evangelizzazione fondato negli anni Sessanta, che in piazza San
Giovanni, parlando di un marito il cui amore non è più corrisposto
dalla moglie e che propende per la violenza estrema, si è così
espresso: “Quest’uomo sente una morte dentro, così profonda che il
primo moto è quella di ucciderla e il secondo moto, poiché il dolore
che sente è mistico e terribile, piomba in un buco nero eterno e pensa:
‘Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto?’ Allora
uccide i bambini”. Parole che contribuiscono a confermare Arguello, un
pittore spagnolo folgorato cammin facendo dalla fede, 76 anni, una
figura imbarazzante e altamente controversa. Lo aveva già segnalato,
proprio a Pagine Ebraiche, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
“I limiti del Dialogo e una sinfonia che suona male”, il titolo di un
suo intervento apparso nel dicembre del 2013 sul giornale dell’ebraismo
italiano in cui rav Di Segni motivava il proprio rifiuto alla
partecipazione a un concerto organizzato dal Cammino Neocatacumenale ad
Auschwitz. Concerto cui aveva invece preso parte una vasta
rappresentanza di leader religiosi tra cui sei cardinali, numerosi
vescovi ma anche, scriveva il rabbino capo, “circa 35 rabbini di varie
denominazioni, con una discreta rappresentanza ortodossa”. Ad essere
messo in luce dal rav Di Segni, in particolare, il maldestro tentativo
di Arguello di offrire una spiegazione teologica della Shoah “basata
sui principi della fede cristiana e come tale del tutto aliena,
estranea e antitetica all’ebraismo”.
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qui roma
Pensiero ebraico, traccia viva
Un
viaggio lungo millenni, tra halachah e filosofia, rabbini e poeti,
religione e dialogo. È questo il complesso contenuto dei due volumi di
“Ricordati i giorni del mondo” (ed. EDB) curato dal rav Giuseppe Laras,
che riassumono la storia del pensiero ebraico dalle origini all’età
contemporanea. Un’opera di grande interesse, presentata al Centro
Bibliografico UCEI nel corso di un incontro organizzato dal Centro di
cultura ebraica della Comunità romana con il patrocinio della Rassegna
mensile di Israel, del Collegio rabbinico italiano e del diploma
universitario triennale in Studi ebraici UCEI.
Ex
rabbino capo di Milano e presidente dell’Assemblea rabbinica d’Italia,
attuale presidente del Tribunale rabbinico del centro-nord Italia e
professore universitario, il rav Laras fa nei due volumi pubblicati in
questi mesi una sintesi che tenta di restituire al lettore, più che un
sapere enciclopedico, un’immagine di come il pensiero ebraico si sia
evoluto nel corso dei secoli, intrecciandosi con altre culture,
combattendo le battaglie del suo tempo e rimanendo sempre sfaccettato e
mai univoco.
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Ticketless
- Expo senza frontiere |
Per
una buffa circostanza della vita, che non è il caso qui di raccontare,
martedì scorso sono andato all’Expo. Sono sceso alla stazione di Rho e
già questa è stata una sorpresa. Per chi come me ricorda la stazione
cadente osservata migliaia di volte transitando sulla linea
Torino-Milano vedere da una settimana all’altra nascere dal nulla una
specie di terminal aeroporto-base spaziale dà allegria. In un attimo
vieni catapultato in quello che oggi si suole definire un non-luogo.
Sto attraversando un periodo della vita in cui tengo a smussare ogni
contrasto per cercare un posto tranquillo dove accomodarmi. In sintesi
mi stanno antipatici sia gli apocalittici che boicottano l’Expo sia gli
integralisti che ne parlano come il migliore dei posti possibili.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Cinquanta sfumature |
L’esigenza
di non confondere ogni critica alla politica d’Israele col semplice
antisionismo/antisemitismo e di distinguere tra le diverse motivazioni
e i diversi obiettivi che sarebbero perseguiti dai vari censori del
governo israeliano, con le loro complicate “cinquanta sfumature” di
inimicizia (odio feroce e desiderio di annientamento; volontà di
infliggere al cattivo una dura punizione, affinché impari finalmente le
buone maniere; intenzione pedagogica e correttiva, volta a recuperare
lo studente discolo; desiderio di dialogo e conseguente sforzo di
indurre il reprobo a fare atto di contrizione, per poi volersi bene;
desiderio di pace, e censura di chi la pace non vuole; amore
incondizionato per Israele, tanto incondizionato da non potere tacere
quando questo sbaglia – e succede spessissimo, anzi sempre -, perché
“tra amici bisogna essere sinceri” ecc. ecc.) viene costantemente
riaffermata sui mezzi di comunicazione, dove si leggono spesso inviti a
non generalizzare, a distinguere, inquadrare, soppesare ecc. Il
problema è, però, che, a volte, soppesare, inquadrare, distinguere
ecc., oltre che noioso e defatigante – è da decenni che lo facciamo, e
continueremo a farlo, nonostante il triste sospetto che sia tutta
fatica sprecata -, ci pare terribilmente difficile, tanto le “cinquanta
sfumature” paiono sottilissime varianti di un unico, monotono colore.
Francesco Lucrezi, storico
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Gli errori del passato |
La
storia non si fa con i ‘se’, lo sappiamo tutti. Però è importante
capire gli errori del passato, per evitare di ripeterli. Se Israele
avesse firmato gli ‘accordi di pace’ con la Siria, oggi avremmo i
macellai dell’Isis a guardarci dall’alto del Golan – la base degli
accordi era la sua restituzione – con i caschi blu dell’Onu a
salvaguardare il confine. La pace d’Israele è assicurata dalla sua
forza, non da dei pezzi di carta.
Michele Steindler
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Chi boicotta Israele |
C’è
da scommettere che il BDS – boicottaggio, disinvestimento e sanzioni
contro Israele – crescerà e si espanderà a macchia d’olio, attirando
nuovi adepti che aderiranno senza nemmeno chiedersi il perché, per via
di un pregiudizio che sfugge alla loro stessa attenzione. Costoro
mettono sotto inchiesta lo Stato ebraico ma non loro stessi, evitano
così d’interrogarsi prima di prendere una posizione, che arroganti! È
il movimento di boicottaggio che andrebbe boicottato. Il suo principale
fondatore, quell’Omar Barghouti che si vanta di essere un lottatore per
i diritti umani, è un impostore. Innanzitutto non è a favore della
soluzione dei due stati, considera acquisiti i diritti degli ebrei di
contro a quelli inalienabili dei palestinesi; vorrebbe un unico stato
sotto la bandiera palestinese al posto di quella ebraica.
Tiziana Della Rocca
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