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6 Luglio 2015 - 19 Tamuz 5775
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Ama il lavoro, odia la rabbanut (grandezza) e non desiderare l’amicizia delle autorità (Pirkei Avoth I, 10). Siate cauti con le autorità politiche, perché non vi si avvicinano se non quando hanno bisogno di voi, vi mostrano amicizia quando fa loro comodo, ma non vi assistono nel momento del bisogno (Pirkei Avoth II, 3). Maestri, state attenti alle vostre parole, perché potreste essere condannati alla pena dell’esilio, emigrare in un luogo di acque cattive, da cui potrebbero bere i discepoli che vengono dietro di voi e morirne, e così il nome di D-o verrebbe profanato (Pirkei Avoth I, 11).
 
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Anna
Foa,
storica
Cade l’11 luglio, tra pochi giorni, il ventesimo anniversario della strage di Srebrenica, che il Tribunale Internazionale Penale dell’Aja ha definito nel 2007 come genocidio. In questi giorni, l’Observer ha rivelato che l’Onu fornì a Mladić, il generale autore del massacro, 30 mila litri di benzina per portare le vittime sul luogo del massacro e per alimentare i bulldozer destinati a nascondere le fosse comuni. Non poche furono anche le responsabilità dei governi europei, tanto che si può dire che Srebrenica fu il primo atto del fallimento di questa Europa.
In occasione di questo anniversario, vorrei ricordare però anche l’intensa attività di organizzazioni, ong, volontari. Una di queste organizzazioni, Adopt, è nata nel 2005 a Srebrenica su impulso della Fondazione Alexander Langer e di Tuzlanska Amica, la ong fondata dalla psichiatra Irfanka Pašagić per l'assistenza alle donne e ai bambini vittime di violenze.
È formata da ragazzi di tutte le etnie che si spendono con passione per organizzare iniziative memoriali, raccogliere testimonianze, insegnare ai giovani figli e nipoti delle vittime a guardare al futuro con speranza. Un’attività tutta di volontari, importante e significativa. Adopt ha ottenuto quest’anno un importante riconoscimento, il premio Alex Langer 2015, conferitole in una circostanza particolare, il ventesimo anniversario della scomparsa dello stesso Langer, avvenuta il 3 luglio 1995.
 
Iran, negoziato nucleare Kerry: "Progressi enormi"
“Ancora non siamo arrivati là dove dobbiamo arrivare, anche se negli ultimi giorni sono stati fatti enormi progressi”. Così il segretario di Stato americano John Kerry intervenendo a margine dei negoziati sul nucleare iraniano. La Stampa riporta anche le dichiarazioni dell'alto rappresentante per la politica estera della Ue Federica Mogherini, che ha affermato: “È arrivato il momento, siamo nell’ultimo miglio della maratona”.

Ponte Galeria, immigrati tentano la fuga. Nuova rivolta nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria. Scrive Repubblica Roma: “Due notti fa tra le 2 e le 3.30 una trentina di immigrati nordafricani ha tentato la fuga forzando i cancelli dopo aver bruciato qualche materasso e aperto due varchi in un tramezzo con le reti dei letti usate a mo' di ariete. A far scattare la protesta nella sezione maschile, secondo quanto riportato dal blog www.mortidicie.org, “l'ennesimo rifiuto di curare un ragazzo diabetico in sciopero della fame da due giorni contro l'attesa infinita di una risposta alla sua richiesta di asilo politico”.

Gli ebrei italiani e la Grande Guerra. Rispondendo a un lettore che ricorda con ammirazione la figura del matematico ebreo Vito Volterra, ma che si dice sorpreso per la sua adesione al movimento interventista allo scoppio della prima guerra mondiale, Sergio Romano scrive: “L'atteggiamento di Volterra nel 1915 fu quello della grande maggioranza degli ebrei italiani. Erano grati ai Savoia per la cancellazione delle interdizioni israelitiche nel 1848. Avevano vissuto con forte partecipazione l'epopea risorgimentale. Amavano la cultura del Paese in cui avevano trovato una patria”. Conclude Romano: “Le ricordo che il Comando supremo, durante il conflitto, autorizzò, per quanto possibile, una celebrazione collegiale della Pasqua ebraica”.
 
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  davar
L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE RIVLIN
"Ebrei e arabi, no alle divisioni. Siamo tutti cittadini israeliani"
Dovendo fare un bilancio del primo anno della presidenza ‎di Reuven Rivlin (eletto lo scorso luglio), appare chiaro come uno dei primi punti della sua agenda sia il dialogo con la minoranza arabo-israeliana. Nel suo discorso di insediamento Rivlin disse “sarò il presidente di tutti” e nei mesi successivi si è impegnato a dimostrare la veridicità di quella affermazione, rivolgendo la sua attenzione in particolare ai settori della società israeliana considerati più emarginati. Lo ha fatto anche domenica sera, incontrando alcuni esponenti di spicco del mondo arabo d’Israele nel corso di un evento organizzato presso la residenza presidenziale per la festa del Ramadan. Rivlin ha ribadito ai suoi ospiti, tra cui alcuni membri della Knesset e sindaci di città e villaggi araboisraeliani, che la popolazione araba non deve sentirsi un’entità separata e non devono essere fatte distinzioni tra arabi ed ebrei. “Dobbiamo sentirci tutti israeliani”, ha dichiarato il presidente.
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ROMA - entro venerdì il trasferimento
 Urtisti, parla il presidente Gigli:

"Anche noi vittime del degrado"
“Oggi è un giorno importante, non solo per Roma, ma per il mondo intero. Stiamo riportando l’area archeologica centrale allo splendore che merita” scriveva pochi giorni fa sul proprio sito il sindaco di Roma Ignazio Marino annunciando lo spostamento, entro venerdì 10 luglio, di “22 camion bar, 43 urtisti e altre 11 postazioni” dall'area archeologica centrale e da quella del Tridente. Inquadrato nelle iniziative anti-degrado varate dall'amministrazione cittadina, l'intervento è contestato con forza dai rappresentanti della categoria, istituita con dispensa papalina nell'Ottocento a beneficio di alcuni ambulanti della comunità ebraica romana e poi trasmessa, nelle generazioni, attraverso regolare licenza.
“Serve un ritorno alla legalità. Facciamo una fotografia d’insieme, sradichiamo il vero abusivismo e poi quello che c’è da sistemare lo sistemiamo. Ma seguendo questo filo logico, senza soluzioni di facciata”, il commento a Pagine Ebraiche del presidente di categoria Fabio Gigli (nell'immagine). Che oggi, tornando sull'argomento, tiene a sottolineare come quelle che vengono presentate siano soluzioni “mediatiche, senza alcun beneficio concreto”. E a ricordare come gli urtisti “niente abbiano a che fare con il degrado della città, che ha matrici e ragioni ben diverse”. 
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DAL HASSIDISMO ALLA MUSICA POP
Ballare a passo di Lipa
“L’Elvis Presley ebreo” scrive qualcuno. “No il Lady Gaga” c’è chi ribatte. Anzi, con quel suo gusto spiccato per la moda forse è un po’ come Kanye West, commenta piccato un terzo. Che assomigli a un re della musica generalista o a un altro, la sostanza è la stessa: Lipa Schmeltzer, hassid trentasettenne cresciuto nei sobborghi di New York, è un fenomeno pop. Pur allontanandosi dall’educazione di famiglia appartenente alla celebre dinastia ucraina degli Skver, non ha rinunciato all’ebraismo ortodosso e incide canzoni che mirano a risvegliare l’unità nel popolo ebraico. “Lipa piace a tutti – riportano i media – non importa il genere, le posizioni politiche e il livello di osservanza religiosa”. Sì, Lipa piace proprio a tutti, tanto da ottenere l’inserimento tra i cinquanta ebrei americani più influenti insieme alla comica Sarah Silverman e al presentatore Jon Stewart. La carriera musicale di Schmeltzer si avvia dopo la celebrazione del suo matrimonio e l’annosa ricerca di un cantante adatto alla festa. Proprio dopo questo episodio, decide di iniziare a cantare a feste religiose come bar e bar mitzvah anche senza aver ricevuto una formazione professionale. Una volta saggiato il successo tra tredicenni, vero e proprio banco prova in qualsiasi comunità (compresa quella hassidica), comincia a registrare video musicali che lo portano alla ribalta come la nuova stella dell’ebraismo ultraortodosso. Un successo che non manca di generare critiche e attacchi per le sue influenze mutuate dagli stili moderni e per l’apertura al grande pubblico. Nel 2008, per esempio, un gruppo di rabbini si è mobilitato, pubblicando una pagina di protesta su Hamodia (il giornale religioso fondato un secolo fa in Europa dell’Est) per impedire The Big Event, il grande concerto che doveva tenersi a Madison Square Garden e al quale doveva partecipare anche il cantante che decise poi di rinunciare, cancellando anche la sua tappa a Londra.

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informazione - international edition
La realtà di Israele
“L’Italia mai con chi boicotta” ha affermato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in visita a Gerusalemme la scorsa settimana. Come raccontato al pubblico internazionale di Pagine Ebraiche, il titolare della Farnesina, che ha tra l’altro incontrato il premier dello Stato ebraico Bibi Netanyahu e il presidente Reuven Rivlin, ha assicurato che il suo governo si opporrà a ogni tentativo di delegittimazione, anche attraverso l’arena internazionale.
Ma come si comprende, e difende, Israele? Nella sua rubrica It Happened Tomorrow il direttore della redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale presenta il nuovo spazio “Realtà di Israele” aperto sul numero di luglio del giornale dell’ebraismo italiano.
“Realtà di Israele, lo dice il nome, è un nuovo spazio per comprendere cosa Israele sia davvero. Difficile? Noioso? Troppo complicato per chi è ormai abituato a sorbirsi solo slogan? Forse. Eppure, qualcuno conosce forse un modo migliore per capire e difendere Israele?”.
Ancora su Pagine Ebraiche International Edition, la presentazione del nuovo centro ebraico che verrà costruito a Parigi, la miglior risposta contro l’antisemitismo che minaccia la vita degli ebrei d’Oltralpe.
Estate, tempo di colori e di diari delle vacanze, come sottolineato dalla presentazione del nuovo numero di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini.
Estate, tempo di libri: parte questa settimana una serie speciale della rubrica Italics, a firma di Daniela Gross, dedicata ai consigli di lettura. Si inizia con “Forse Esther” di Katja Petrowskaja, che dovrebbe essere tradotto in inglese nel maggio 2016.
Nella sezione Bechol Lashon, in lingua portoghese, il rabbino capo di Trieste Eliezer Di Martino riflette sulla condizione particolare del popolo ebraico nella storia.
“Lo contemplo dall’alto delle rupi, e dei colli, ecco, il popolo abiterà da solo, e tra le nazioni non sarà contato” i versi (Numeri 23-9) da cui il rav prende spunto per le sue riflessioni.
Le parole di un altro rabbino, rav Benedetto Carucci Viterbi, sono raccolte nel Pilpul settimanale, riprendendo un verso dei Pirkei Avot. “L'invidia, il desiderio e la ricerca di onore portano l'uomo fuori dal mondo”.


Rossella Tercatin
pilpul
 Oltremare - La penisola accanto
La crisi greca ha esposto uno dei classici vizi israeliani: il sospiro di solievo in diretta televisiva quando qualcuno se la passa peggio di noi. Fanno quasi tenerezza i giornalisti che hanno vissuto da adulti la crisi di metà anni Ottanta, quando l'inflazione aveva tre cifre percentuali, e alla sera si andava a dormire senza sapere quanto sarebbero valsi il giorno dopo i soldi che si avevano in banca. I telegiornali trasmettono servizi che celebrano l'uscita dalla crisi del 1984 (450% l'inflazione annuale, e impallidite pure) come esempio di ottima condotta del governo in tempi di gravi pericoli per una volta nella storia non militari.
Tutta questa attenzione per la Grecia, e soprattutto per le sue spiagge e zone turistiche - si potrà ancora andare in vacanza? Alberghi, ristoranti e stabilimenti rimarranno aperti nonostante il "No" di ieri? Interviste a chiunque parli ebraico e si trovi in Grecia, vacanzieri in costume da bagno che tranquillizzano il pubblico a casa: qui è tutto normale, i turisti se la spassano come ogni estate, noi la crisi non la sentiamo, e via edificando. Ma noi israeliani, che facciamo le stesse identiche dichiarazioni quando parte una offensiva locale al nord o al sud, leggiamo in filigrana. È lo stesso copione, anche se la minaccia sulle spiagge greche non sono i missili di Hezbollah o di Hamas, ma il buco nero della possibile uscita dall'Europa.
Quindi ci caschiamo, e quest'estate andremo lo stesso in Grecia a goderci il mare, mentre intorno il paese rischia il collasso? Probabilmente sì, se non altro perchè l'epoca d'oro delle vacanze in massa degli israeliani in Turchia è finita quando la Marmara (turca) è arrivata al largo di Gaza. Gli albergatori turchi ancora si leccano le ferite, perchè improvvisamente gli israeliani hanno cercato altri lidi, e li hanno trovati. E siccome siamo un popolo tendente agli esodi, compatto verso una destinazione preferita, se il popolo ha parlato ed è Grecia, si va comunque.  


Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini





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