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16 luglio 2015 - 29 Tamuz 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
La guerra di vendetta contro Midyàn, colpevole di aver causato la morte di ventiquattromila Ebrei che hanno ceduto alle lusinghe dei loro culti orgiastici, è definita da Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ “la vendetta per Israele”, mentre Moshè, parlandone al popolo, la definisce “la vendetta per D.”. Perché questa differenza?
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Per capire come funziona la burocrazia in Israele (anche), un piccolo episodio. La signora M. ha superato l’età del pensionamento, nella sua vita ha lavorato intensamente ma soprattutto come volontaria. Come salariata, i suoi anni di anzianità non sono sufficienti per avere diritto a una vera pensione. Non essendo persona litigiosa, si accontenta di quello che ha e non svolge nessuna speciale pratica presso l’Istituto di previdenza sociale (il Bituah Leumi).
 
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Accordo storico.
Ma per chi?
A due giorni dall’accordo sul nucleare in Iran, stipulato a Vienna dai Paesi del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna più la Germania), proseguono analisi e commenti sulle testate nazionali. Sul Corriere della Sera, lo storico Benny Morris spiega le preoccupazioni di Israele, il cui premier, Benjamin Netanyahu, ha criticato a più riprese l’apertura dell’Occidente verso l’Iran: “Su una cosa tutti – americani, iraniani, israeliani ed europei – sembrano essere d’accordo: l’intesa sul nucleare iraniano siglata l’altro ieri è ‘storica’. Ma il vero significato di questa definizione resta un’incognita, e probabilmente lo sarà ancora per un decennio o due”. Infatti, continua Morris: “Solo a quella scadenza sapremo se la corsa dell’Iran all’arma nucleare è stata fermata, come oggi sostiene il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, o se gli abili negoziatori iraniani si sono fatti beffe delle anime candide di Washington, Londra e Parigi”. Sulla Stampa Maurizio Molinari intervista gli israeliani che incontra al mercato centrale di Gerusalemme per chiedere la loro opinione, tra cui un’anziana signora che risponde secca: “Cosa è tutto questo chiasso per Vienna? Siamo sempre stati soli e lo saremo anche ora”.
 
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  davar
israele
Nuovo governo a larghe intese,

la vecchia ipotesi torna in campo
Un governo di unità nazionale per rispondere alla minaccia iraniana. Sembra essere questo l'obiettivo dei colloqui in corso in Israele tra il partito di maggioranza, il Likud, e il partito principale dell'opposizione, l'Unione Sionista. Dopo la firma dell'accordo sul nucleare tra le potenze occidentali e il regime degli Ayatollah, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – definendo l'intesa un “errore di portata storica “ - ha fatto appello a tutte le forze politiche perché si superino le contrapposizioni e si cerchi di lavorare insieme per arginare l'effetto dell'intesa siglata a Vienna da Teheran e il gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna più la Germania).

“Quando c'è in gioco la sopravvivenza di Israele non può esserci nessuna coalizione ed opposizione”, ha affermato Netanyahu in un discorso alla Knesset. Secondo i media israeliani, il presidente Reuven Rivlin sta facendo da mediatore per la possibile creazione di un governo di unità nazionale, che consolidi l'esecutivo del premier, attualmente aggrappato a una maggioranza molto risicata (61 contro 59 i seggi a disposizione). Ma l'opzione di entrare nelle fila dell'esecutivo non sembra essere stata presa in considerazione da Isaac Herzog e da Tzipi Livni. Tutt'altro.

(Nell'immagine Benjamin Netanyahu e Isaac Herzog)
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qui trieste - redazione aperta
La lezione del rav Di Segni:

“Non accontentiamoci di vivere solo di luce riflessa”
“Guardiamo a cosa l’ebraismo italiano, gli ebrei italiani, hanno prodotto e offerto alla società nella storia. E poi guardiamo a quanto accaduto negli ultimi cinquant’anni. Il confronto è duro. L’ebraismo italiano oggi vive di luce riflessa”. Partecipando come ogni anno a Redazione Aperta, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni esprime una ferma presa di posizione e richiede l’apertura di una riflessione. Cosa è accaduto per cui, a fronte di esponenti della comunità ebraica che per secoli hanno avuto un impatto fondamentale sulla vita della penisola in ogni campo, dalle lettere alle arti, dall’economia alla politica, oggi l’apporto sembra essersi esaurito, o almeno significativamente ridimensionato?

Incontrando la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel corso del laboratorio giornalistico organizzato come ogni anno con l’ospitalità della Comunità di Trieste, il rav ha voluto proporre quesiti che toccano il cuore dell’identità e della vita ebraica del paese.

(Nell'immagine il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il rabbino capo di Trieste Eliezer Di Martino)
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qui trieste - redazione aperta
James Joyce fra gli ebrei triestini
Le suggestioni nate dal multiculturalismo, l’influenza della Comunità ebraica, i legami nascosti con la città: l’opera di James Joyce è imprescindibile da Trieste, così come lo è stata la sua più grande opera; il complesso quanto affascinante “Ulisse”.

A discuterne con Pagine Ebraiche, durante Redazione Aperta, è Laura Pelaschiar, professoressa al dipartimento di Studi Umanistici presso l’Università degli Studi e tra gli animatori della Trieste Joyce School, la scuola estiva di studi joyciani giunta alla sua diciannovesima edizione. “Solo da quindici anni circa, il mondo dei critici letterari si è reso contro dell’importanza di Trieste nell’opera di Joyce, riportata alla luce in special modo dagli studi di John Mc Court – spiega la professoressa – Lo scrittore di Dublino si trasferì in città a ventidue anni e rimase lì fino a trentotto anni, passò dunque a Trieste la fase centrale della sua vita nella quale compose e iniziò le sue opere più importanti”. E, continua Pelaschiar,Trieste diede modo a Joyce di conoscere ed essere fortemente influenzato dalla comunità ebraica che poi ispirò il suo Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse straordinariamente simile a Italo Svevo, e Molly Bloom, entrambi di origine ebraica. L’ebraismo ma anche i greci ortodossi, gli diedero modo di sfuggire dall’ambiente monolitico e monoidentitario di Dublino, Trieste divenne per Joyce simbolo di multiculturalismo e apertura.
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qui trieste - redazione aperta
Raccontarsi sul piccolo schermo
Le sfide delle informazione, la differenza tra comunicazione televisiva e carta stampata, la nuova frontiera del web: sono questi i temi toccati da Piera Di Segni, redattrice di Sorgente di Vita, la rubrica televisiva e di cultura ebraica realizzata in collaborazione tra Rai e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Nata nel 1973 come simbolo dell’impegno del servizio pubblico che dava spazio alle minoranze religiose in Italia, Sorgente di Vita va in onda ogni due settimane intervallandosi con un programma parallelo dedicato al protestantesimo.
“Faccio parte di questa redazione dal 1982 – ha spiegato Di Segni – e ho assistito e partecipato ai cambiamenti che hanno coinvolto la realizzazione del programma. Inizialmente il lavoro televisivo era assai più artigianale fatto di forbici e colla fino all’avvento del web. Andando in onda molto tardi, infatti, per Sorgente di Vita è fondamentale essere disponibile su internet”.
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CAMPIDOGLIO, INCONTRO MARINO-DUREGHELLO
“Impegno comune per Roma”
“È stato un incontro davvero piacevole. Ci siamo confrontati con i grandi temi della Capitale e sul ruolo della comunità all’interno della città. Abbiamo condiviso dei temi che abbiamo a cuore soprattutto l’importanza per l’Italia di avere presto un Museo della Shoah, nei tempi più brevi possibili. Immaginiamo sia una necessità impellente”. Lo ha affermato la neo presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello a margine dell’incontro avuto ieri con il sindaco Ignazio Marino, il primo dal suo insediamento.
Al centro del confronto, come si riporta una nota congiunta, le sfide più significative per l’agenda cittadina dei prossimi mesi: dai grandi eventi come il Giubileo alla candidatura alle Olimpiadi del 2024 ai progetti del Campidoglio per il decoro urbano e la cultura. Esteso al sindaco anche un invito ufficiale in Israele.
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firenze e la luce dei giusti
Nel nome di Wallenberg
La consegna avverrà nella solenne cornice di Palazzo Vecchio, la casa di tutti i fiorentini. È là che domani mattina il sindaco Dario Nardella (nell’immagine) riceverà dalla fondazione intitolata alla memoria del Giusto tra le Nazioni Raoul Wallenberg, diplomatico e filantropo svedese che agì con straordinaria incisività in Ungheria, una medaglia in ricordo di chi, a Firenze e dintorni, si prodigò per mettere in salvo ebrei perseguitati dal nazifascismo.
Ci fu chi agì all’interno di una rete, e chi invece agì individualmente. Nomi più e meno noti: dal cardinale Elia Dalla Costa al ciclista Gino Bartali, entrambi riconosciuti Giusti dallo Yad Vashem, ma anche donne e uomini meno sotto i riflettori che non esitarono ad aprire le porte all’accoglienza e alla solidarietà.
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qui milano - expo 2015
Casherut: cultura e identità
Continuano gli appuntamenti dedicati alla casherut nell’ambito del progetto Kosher@Expo, e continua anche il loro successo: il convegno “L’importanza della cultura alimentare nell’identità di un popolo”, ospitato negli scorsi giorni nel padiglione Israele ha portato all’Expo tre donne d’eccezione: la direttrice della Scuola Merkos di Milano, Rivka Hazan, la presidente del Milan Center for Food Law and Policy, Livia Pomodoro, e la direttrice di “D” di Repubblica, Daniela Hamaui, che ha moderato l’incontro, ritratte della fotografia dell’Ansa.
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j-ciak
La principessa Shaw
Samantha ha 38 anni. Vive a New Orleans e lavora in una casa di riposo. Il suo sogno è la musica: scrive canzoni, canta e rincorre la grande occasione. Una dopo l’altra le porte però le si chiudono in faccia e lei riversa le delusioni, la solitudine e la sua voglia d’amore nelle canzoni che posta su youtube. Sono pochi a seguire Princess Shaw, come lei si è ribattezzata, finché un giorno la sua meravigliosa voce è intercettata da Kutiman.
Lui, al secolo Ophir Kutiel, è un musicista israeliano diventato famoso per la sua straordinaria abilità a mixare, nel più puro spirito del free culture movement, video e materiali trovati on line. Il resto è storia, o forse favola. Diventata un film, “Thru You Princess” diretto da Ido Haar, appena presentato al Jerusalem Film Festival, che narra come Princess Shaw è diventata la voce del nuovo progetto musicale di Kutiman “Thru You” (uscito nel 2009) e nel giro di un clic si sia trasformata in una star globale, con tanto di concerto al teatro Habima a Tel Aviv.


Daniela Gross
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  pilpul


Setirot - E tu non sei tornato
Marceline (Loridan-Ivens) aveva 14 anni quando fu deportata ad Auschwitz-Birkenau con il padre. Lei si è salvata, lui no. Nel corso della vita ha però continuato a scrivergli. Una lunga struggente dolcissima lettera al suo papà (pubblicata da Bollati Boringhieri con il titolo “E tu non sei tornato”). Pagine di Shoah, nitidi ricordi di ‘prima’, di ‘durante’, e anche di ‘dopo’. Parlano, queste pagine, di Lager, di Israele, di antisemitismo oggi. Pagine d’amore, commoventi, senza tempo.

Stefano Jesurum, giornalista
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Time Out - Accordi pericolosi
L’accordo con l’Iran è preoccupante. Oltre a non garantire la sicurezza d’Israele, fa pensare che la preoccupazione di alcune grandi potenze fosse quella di riaprire il flusso commerciale bloccato dalle sanzioni, piuttosto che quello di intervenire con decisione sulla minaccia di un Iran nucleare.

Daniel Funaro
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