Elia Richetti,
rabbino
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La
guerra di vendetta contro Midyàn, colpevole di aver causato la morte di
ventiquattromila Ebrei che hanno ceduto alle lusinghe dei loro culti
orgiastici, è definita da Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ “la vendetta per
Israele”, mentre Moshè, parlandone al popolo, la definisce “la vendetta
per D.”. Perché questa differenza?
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Per
capire come funziona la burocrazia in Israele (anche), un piccolo
episodio. La signora M. ha superato l’età del pensionamento, nella sua
vita ha lavorato intensamente ma soprattutto come volontaria. Come
salariata, i suoi anni di anzianità non sono sufficienti per avere
diritto a una vera pensione. Non essendo persona litigiosa, si
accontenta di quello che ha e non svolge nessuna speciale pratica
presso l’Istituto di previdenza sociale (il Bituah Leumi).
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Accordo storico.
Ma per chi? |
A
due giorni dall’accordo sul nucleare in Iran, stipulato a Vienna dai
Paesi del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna più la
Germania), proseguono analisi e commenti sulle testate nazionali. Sul
Corriere della Sera, lo storico Benny Morris spiega le preoccupazioni
di Israele, il cui premier, Benjamin Netanyahu, ha criticato a più
riprese l’apertura dell’Occidente verso l’Iran: “Su una cosa tutti –
americani, iraniani, israeliani ed europei – sembrano essere d’accordo:
l’intesa sul nucleare iraniano siglata l’altro ieri è ‘storica’. Ma il
vero significato di questa definizione resta un’incognita, e
probabilmente lo sarà ancora per un decennio o due”. Infatti, continua
Morris: “Solo a quella scadenza sapremo se la corsa dell’Iran all’arma
nucleare è stata fermata, come oggi sostiene il presidente degli Stati
Uniti Barack Obama, o se gli abili negoziatori iraniani si sono fatti
beffe delle anime candide di Washington, Londra e Parigi”. Sulla Stampa
Maurizio Molinari intervista gli israeliani che incontra al mercato
centrale di Gerusalemme per chiedere la loro opinione, tra cui
un’anziana signora che risponde secca: “Cosa è tutto questo chiasso per
Vienna? Siamo sempre stati soli e lo saremo anche ora”.
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israele Nuovo governo a larghe intese,
la vecchia ipotesi torna in campo
Un
governo di unità nazionale per rispondere alla minaccia iraniana.
Sembra essere questo l'obiettivo dei colloqui in corso in Israele tra
il partito di maggioranza, il Likud, e il partito principale
dell'opposizione, l'Unione Sionista. Dopo la firma dell'accordo sul
nucleare tra le potenze occidentali e il regime degli Ayatollah, il
primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – definendo l'intesa un
“errore di portata storica “ - ha fatto appello a tutte le forze
politiche perché si superino le contrapposizioni e si cerchi di
lavorare insieme per arginare l'effetto dell'intesa siglata a Vienna da
Teheran e il gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran
Bretagna più la Germania).
“Quando
c'è in gioco la sopravvivenza di Israele non può esserci nessuna
coalizione ed opposizione”, ha affermato Netanyahu in un discorso alla
Knesset. Secondo i media israeliani, il presidente Reuven Rivlin sta
facendo da mediatore per la possibile creazione di un governo di unità
nazionale, che consolidi l'esecutivo del premier, attualmente
aggrappato a una maggioranza molto risicata (61 contro 59 i seggi a
disposizione). Ma l'opzione di entrare nelle fila dell'esecutivo non
sembra essere stata presa in considerazione da Isaac Herzog e da Tzipi
Livni. Tutt'altro.
(Nell'immagine Benjamin Netanyahu e Isaac Herzog)
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qui trieste - redazione aperta
James Joyce fra gli ebrei triestini
Le
suggestioni nate dal multiculturalismo, l’influenza della Comunità
ebraica, i legami nascosti con la città: l’opera di James Joyce è
imprescindibile da Trieste, così come lo è stata la sua più grande
opera; il complesso quanto affascinante “Ulisse”.
A
discuterne con Pagine Ebraiche, durante Redazione Aperta, è Laura
Pelaschiar, professoressa al dipartimento di Studi Umanistici presso
l’Università degli Studi e tra gli animatori della Trieste Joyce
School, la scuola estiva di studi joyciani giunta alla sua
diciannovesima edizione. “Solo da quindici anni circa, il mondo dei
critici letterari si è reso contro dell’importanza di Trieste
nell’opera di Joyce, riportata alla luce in special modo dagli studi di
John Mc Court – spiega la professoressa – Lo scrittore di Dublino si
trasferì in città a ventidue anni e rimase lì fino a trentotto anni,
passò dunque a Trieste la fase centrale della sua vita nella quale
compose e iniziò le sue opere più importanti”. E, continua
Pelaschiar,Trieste diede modo a Joyce di conoscere ed essere fortemente
influenzato dalla comunità ebraica che poi ispirò il suo Leopold Bloom,
protagonista dell’Ulisse straordinariamente simile a Italo Svevo, e
Molly Bloom, entrambi di origine ebraica. L’ebraismo ma anche i greci
ortodossi, gli diedero modo di sfuggire dall’ambiente monolitico e
monoidentitario di Dublino, Trieste divenne per Joyce simbolo di
multiculturalismo e apertura.
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j-ciak
La principessa Shaw
Samantha
ha 38 anni. Vive a New Orleans e lavora in una casa di riposo. Il suo
sogno è la musica: scrive canzoni, canta e rincorre la grande
occasione. Una dopo l’altra le porte però le si chiudono in faccia e
lei riversa le delusioni, la solitudine e la sua voglia d’amore nelle
canzoni che posta su youtube. Sono pochi a seguire Princess Shaw, come
lei si è ribattezzata, finché un giorno la sua meravigliosa voce è
intercettata da Kutiman.
Lui, al secolo Ophir Kutiel, è un musicista israeliano diventato famoso
per la sua straordinaria abilità a mixare, nel più puro spirito del
free culture movement, video e materiali trovati on line. Il resto è
storia, o forse favola. Diventata un film, “Thru You Princess” diretto
da Ido Haar, appena presentato al Jerusalem Film Festival, che narra
come Princess Shaw è diventata la voce del nuovo progetto musicale di
Kutiman “Thru You” (uscito nel 2009) e nel giro di un clic si sia
trasformata in una star globale, con tanto di concerto al teatro Habima
a Tel Aviv.
Daniela Gross
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Setirot - E tu non sei tornato |
Marceline
(Loridan-Ivens) aveva 14 anni quando fu deportata ad Auschwitz-Birkenau
con il padre. Lei si è salvata, lui no. Nel corso della vita ha però
continuato a scrivergli. Una lunga struggente dolcissima lettera al suo
papà (pubblicata da Bollati Boringhieri con il titolo “E tu non sei
tornato”). Pagine di Shoah, nitidi ricordi di ‘prima’, di ‘durante’, e
anche di ‘dopo’. Parlano, queste pagine, di Lager, di Israele, di
antisemitismo oggi. Pagine d’amore, commoventi, senza tempo.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time Out - Accordi pericolosi |
L’accordo
con l’Iran è preoccupante. Oltre a non garantire la sicurezza
d’Israele, fa pensare che la preoccupazione di alcune grandi potenze
fosse quella di riaprire il flusso commerciale bloccato dalle sanzioni,
piuttosto che quello di intervenire con decisione sulla minaccia di un
Iran nucleare.
Daniel Funaro
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