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17 luglio 2014 - 1 Av 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
"Voglio libera la Chiesa e rispettata la religione. Ma non riguardo la Chiesa come una società di strade ferrate e non la credo libera quando il clero minore resta abbandonato al dispotismo del clero maggiore e molto meno poi quando gli uni e gli altri si uniscono a formare un partito politico, che non ha patria, ma combatte in tutto e per tutto la patria di ogni popolo. Voglio che lo Stato di fronte alla Chiesa faccia valere i suoi diritti e li faccia rispettare senza debolezze e senza rancori.” Da un discorso tenuto dal patriota napoletano Pasquale Villari ai suoi elettori il 27 settembre 1876.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
La mia città, si dice, è stata fondata da un profugo troiano (per la verità ora lì è Turchia), tale Antènore.
La mia città ha un santo venerato, che era un naufrago portoghese, sant’Antonio, ossia Fernando Martins de Bulhões.
La mia città ha un’università rinomata, fondata da studenti ribelli bolognesi, ai quali si aggiungono altri organizzati in diverse Nationes, in Transalpini e Cisalpini, e molti, molti ebrei.
La mia città ha una cappella splendidamente affrescata, da un pittore toscano, tale Giotto.
La mia città ha altri grandi tesori d’arte, per lo più realizzati da artisti ‘foresti’ come i fiorentini Giusto de Menabuoi e Donatello, ma anche del contado come Guariento, Mantegna e Jacopo. Mai proprio nativi.
 
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La partita diplomatica
tra Israele, Usa e Iran
Una disfatta diplomatica per il premier Benjamin Netanyahu. Così diversi quotidiani israeliani, riporta oggi Repubblica, hanno definito la firma a Vienna degli accordi sul nucleare tra le potenze occidentali e l'Iran. Tra i più critici della gestione di Netanyahu delle trattative sull'accordo iraniano, il leader dell'opposizione Isaac Herzog a cui il primo ministro ha però offerto un posto all'interno dell'esecutivo, proponendo un governo di unità nazionale. “Facce nuove in grado di ritessere il filo di quell'alleanza con gli Usa – scrive Repubblica per spiegare la mossa di Netanyahu di aprire ai laburisti di Herzog - mai messa in discussione, ma che dopo la firma di Vienna appare agli israeliani sfilacciata e semina insicurezza nel futuro strategico della regione”. Un futuro che secondo Washington sarà più sicuro per il Medio Oriente grazie all'accordo siglato con l'Iran e la sfida sarà convincere di questo gli alleati dell'area, a partire da Gerusalemme. Barack Obama, che come spiega Avvenire ha dalla sua anche la Russia, ha offerto a Netanyahu rassicurazioni e maggiori aiuti per la difesa di Israele.

Il trattato con l'Iran è la cosa giusta? Furio Colombo risponde sul Fatto Quotidiano sulla bontà dell'accordo siglato con Teheran dal gruppo dei 5+1. “Si direbbe che tutte le luci dell'intelligenza occidentale siano puntate su un lato solo (l'Iran moderno che assomiglia all'Occidente, vuole rientrare nelle grandi relazioni internazionali e mostra moderazione)- scrive Colombo - trascurando la ramificazione di rapporti territoriali e religiosi che l'Iran raggiunge, e da cui viene raggiunto, in tutta quella parte del mondo”. Per Gianni Riotta (La Stampa) la scommessa - un azzardo, secondo l'analista Klein Halevi (il Foglio) - di Obama è quella di evitare che quelle ramificazioni, come accade oggi, vengano usate dall'Iran per destabilizzare l'area. L'accordo e la riaffermazione degli Stati Uniti come prima potenza a livello internazionale dovrebbero rappresentare l'argine per il regime di Teheran. In una lettera al Corriere, Riccardo Pacifici esprime la sua contrarietà all'intesa affermando che non fermerà “l'egemonia sciita guidata dall'Iran nella regione” ma che mette in pericolo Israele e l'Europa.

La Terra e l'etica ebraica. Sul Corriere Sette Aldo Grasso riflette, a partire da un seminario  organizzato dal Keren Kayemet Le Israel al Padiglione Israele, sull'etica della terra. Grasso parla dell'osservanza nell'ebraismo della Shmitah, l'anno di riposo che ogni sette anni viene dato ai campi destinati alla coltivazione, come simbolo di rispetto della terra e contro l'attuale sfruttamento intensivo che ha determinato “spesso la perdita di biodiversità, l'inquinamento delle acque, dei terreni e dell'aria”.
 
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  davar
MATTARELLA-GATTEGNA, INCONTRO IN QUIRINALE
Ebrei italiani al servizio del paese
Cordiale scambio di vedute questa mattina tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
Nel corso dell'incontro il Presidente Gattegna ha ringraziato il Capo dello Stato per i gesti e le parole che hanno segnato i primi mesi del suo mandato, tra cui la visita alle Fosse Ardeatine e l'impegno per ricordare Stefano Gaj Taché, il bambino ebreo assassinato dai terroristi palestinesi nell'attacco alla sinagoga di Roma del 1982.
Ripercorrendo la storia bimillenaria della comunità ebraica in Italia, il Presidente Gattegna ha posto in evidenza le peculiari caratteristiche di una minoranza che ha sempre contribuito alla civiltà e alla cultura del paese. Un particolare accento è stato posto sul grande significato che ha avuto l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana, che ha sancito i principi della parità dei diritti e della libertà di pensiero, e infine al preciso ed esemplare impegno che le comunità ebraiche continuano a fornire con la loro scrupolosa e attenta osservanza della legislazione vigente.
Tra i tanti temi toccati nel corso del colloquio la minaccia del terrorismo, la lotta alle intolleranze, la sfida della Memoria viva, la diffusione della cultura e dei valori ebraici, la salda collaborazione tra istituzioni dello Stato e istituzioni ebraiche su diversi fronti, non ultimo quello della sicurezza.

israele - il dibattito sul nucleare iraniano
"Il miglior accordo possibile"  
Sull'accordo iraniano, la voce della politica israeliana è piuttosto chiara. Le posizioni del Primo ministro Benjamin Netanyahu sono rumorosamente contrarie all'intesa, così come quelle di tutta la destra israeliana. Anche la sinistra in realtà non si è detta favorevole all'accordo siglato a Vienna da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Cina, Russia, Germania e, ovviamente, Iran. Il leader laburista Isaac Herzog, intervistato dall'americano Atlantic, ha parlato di “un patto che porterà il caos nel Medio Oriente”. Ma in Israele non tutti hanno posizioni critiche o scettiche rispetto all'accordo strenuamente difeso in queste ore dal presidente Usa Barack Obama. “Non viviamo in un mondo ideale e non esistono accordi ideali. E non esiste nemmeno un Medio Oriente ideale”, ha dichiarato in un'intervista Amy Ayalon, ex direttore dei servizi di Intelligence d'Israele (lo Shin Bet), secondo cui l'intesa di Vienna “non è stata un errore ma la scelta migliore tra le alternative possibili”.
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qui trieste - redazione aperta
Talmud, pagine di vita
L'acquisizione di una notevole esperienza, settecento pagine già tradotte e un primo volume prossimamente in pubblicazione. È promettente il bilancio dei primi quattro anni del Progetto Talmud, grazie al quale si sta lavorando alla prima traduzione italiana dell'opera. A illustrarne la natura e i progressi il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, in visita a Trieste nell'ambito dei lavori di Redazione Aperta. Presenti all'incontro il rabbino capo della città Eliezer Di Martino, i consiglieri della Comunità Davide Belleli, Nathan Israel e Livio Vasieri, vari iscritti alla Comunità giuliana.
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emmy awards 
Gli Oscar del piccolo schermo,
l’ora del “jewish pride”

Si indossa il vestito buono, ci si mette seduti accanto ai più stretti collaboratori e si attende il proprio destino. Gli Emmy Awards, i prestigiosi premi della televisione Usa, sono una cosa dannatamente seria. Persino più degli Oscar e dei festival indie, perché, come dimostra ogni buon sociologo dei nostri tempi, ne uccide più un telefilm del cinema. Sarà anche per questo che la nuova affettazione snobistica dei pesi massimi di Hollywood è quella di debuttare sul piccolo schermo come fosse un teatro off Broadway.
Annunciate ieri, le nomination degli Emmy non deludono i supporters dello jewish pride, facendo intendere che il Nokia Theatre, sede della premiazione, diventerà un piccolo shtetl alla moda il prossimo 20 settembre.
A partire dal presentatore: a fare gli onori di casa sarà infatti Andy Samberg, comico, attore e rapper giunto alla ribalta con la band dei Lonely Island. Con gli Island ha realizzato video musicali improbabili che facevano picchi di ascolti al Saturday Night Live e nei quali apparivano Lady Gaga, Justin Timberlake e persino la sofisticata Natalie Portman, in una inedita versione cafona. Nato in California da una famiglia ebraica, Samberg è il nipote di Alfred Marrow, ex presidente dell’American Jewish Congress.
Passando oltre e dando uno sguardo ai telefilm in gara: a fare da capofila, ritroviamo l’impareggiabile Game of Thrones (nell'immagine, alcuni dei suoi protagonisti), Trono di Spade la serie fantasy ispirata alla saga di George R.R. Martin che strappa 24 nomination, confermando il suo successo globale. Una ennesima conferma per i suoi creatori David Benioff e D.B. Weiss.
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parole e fotografie dello scrittore  torinese
Le Alpi di Primo Levi
Apre oggi alla Maison Gérard-Dayné di Cogne la mostra “Le Alpi di Primo Levi. La mia trasgressione era la montagna”, curata dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi come proseguimento ideale e approfondimento della mostra “I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza”.
Organizzata in collaborazione con la cooperativa Mines de Cogne e il Comune valdostano, con il patrocinio di Regione e Anpi, la mostra – aperta fino a fine settembre – racconta del legame fra lo scrittore torinese e le montagne, solo accennato nella grande mostra curata da Fabio Levi e Peppino Ortoleva.
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rassegna melamed
Differenze: realtà e anomalie
Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da più di tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri
(Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui).
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pilpul
Poco preoccupati? Troppo?
Personalmente considero i confronti e la ricerca (per quanto forzata) di analogie tra diverse epoche storiche interessanti, utili, istruttivi. Del resto nessuno può fare a meno di guardare al passato con gli occhi della propria epoca. Ancora più inevitabile per noi ebrei guardare con particolare attenzione agli anni che hanno preceduto la Shoah, pronti a lanciare più che legittimi segnali di allarme di fronte a qualunque somiglianza tra gli eventi di oggi e quelli di allora. Il fatto è che la storia è vasta e complessa e non è sempre facile capire quali tra le infinite somiglianze e analogie possibili sia rilevante in un determinato contesto.

Anna Segre, insegnante
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I mostri normali
La vicenda, più volte riportata sui media nazionali, di Fatima Az Zahra (Maria Giulia Sergio), la ragazza italiana convertita all’Islam e partita per la Siria controllata dallo Stato Islamico, non avrebbe in sé niente di atipico, sono numerosi del resto coloro che, convertiti o no all’Islam, abbracciano il jihadismo.
Ciò che invece, dovrebbe portare ancora a una riflessione, è quella ‘banalità del male’ che si riscontra soprattutto attraverso l’ascolto delle conversazioni intercettate tra la ragazza e i famigliari
.

Francesco Moises Bassano, studente
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Città rifugio
Domani leggiamo la parashah di Maasé che accenna alle città rifugio, assegnate ai Leviti “perché ivi trovi rifugio l’omicida involontario..” (Numeri 35, 6). “Vi sono città rifugio, perché noi abbiamo abbastanza coscienza per nutrire buone intenzioni, ma non abbastanza per non tradirle con i nostri atti (…) La città-rifugio è la città di una civiltà o di un’umanità che protegge l’innocenza soggettiva e perdona la colpevolezza oggettiva e tutte le smentite inflitte dagli atti alle intenzioni.” (Emmanuel Lévinas).

Ilana Bahbout





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