Preoccupati troppo
o troppo poco?

anna segrePersonalmente considero i confronti e la ricerca (per quanto forzata) di analogie tra diverse epoche storiche interessanti, utili, istruttivi. Del resto nessuno può fare a meno di guardare al passato con gli occhi della propria epoca. Ancora più inevitabile per noi ebrei guardare con particolare attenzione agli anni che hanno preceduto la Shoah, pronti a lanciare più che legittimi segnali di allarme di fronte a qualunque somiglianza tra gli eventi di oggi e quelli di allora. Il fatto è che la storia è vasta e complessa e non è sempre facile capire quali tra le infinite somiglianze e analogie possibili sia rilevante in un determinato contesto.
Negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale c’erano la Germania nazista e l’Unione Sovietica di Stalin. Entrambi regimi totalitari, entrambi non favorevoli agli ebrei (anche se non nella stessa misura), entrambi molto preoccupanti. Sappiamo come è andata a finire: le democrazie occidentali hanno dovuto allearsi con l’URSS per battere la Germania. Non mi risulta che oggi gli storici (o, per lo meno, i libri di storia utilizzati nelle scuole) dubitino della necessità e dell’inevitabilità di quell’alleanza, anzi, piuttosto ci si rammarica che sia arrivata troppo tardi.
Eppure non si può certo dire che l’atrocità della dittatura di Stalin fosse stata sopravvalutata, anzi, leggendo testi di quell’epoca con gli occhi di oggi mi pare che si possa senz’altro riconoscere che era stata ampiamente sottovalutata, e non solo a sinistra. Ed è anche inquietante ricordare che era considerato inopportuno persino parlarne, come dimostrano le difficoltà incontrate da Orwell a pubblicare “La fattoria degli animali” prima della fine della guerra. Il fatto è che, per quanto grave fosse la sottovalutazione di quanto accadeva in Unione Sovietica, ancora più grave (ed evidente se leggiamo testi dell’epoca con la consapevolezza di oggi) era la sottovalutazione dei crimini che il nazismo stava commettendo o era in procinto di commettere.
Qualunque confronto con l’oggi è inevitabilmente forzato, ma è difficile sottrarsi alle suggestioni di certe somiglianze e alle inquietudini che queste suggestioni portano con sé. Esiste oggi un pericolo paragonabile alla Germania nazista di allora? E in tal caso da chi è rappresentato? Cosa è lecito fare, con chi è lecito accordarsi, su cosa è lecito passar sopra pur di sconfiggerlo? Alla luce un po’ incerta di queste suggestioni a volte mi chiedo se le contrapposizioni di questi giorni non siano tanto tra chi si preoccupa per l’Iran e chi lo sottovaluta, quanto tra chi si preoccupa per l’Iran ma non abbastanza e chi e chi si preoccupa per l’Isis ma non abbastanza.

Anna Segre, insegnante

(17 luglio 2015)