I mostri normali

Francesco Moisés BassanoLa vicenda, più volte riportata sui media nazionali, di Fatima Az Zahra (Maria Giulia Sergio), la ragazza italiana convertita all’Islam e partita per la Siria controllata dallo Stato Islamico, non avrebbe in sé niente di atipico, sono numerosi del resto coloro che, convertiti o no all’Islam, abbracciano il jihadismo.
Ciò che invece, dovrebbe portare ancora ad una riflessione, è quella ‘banalità del male’ che si riscontra soprattutto attraverso l’ascolto delle conversazioni intercettate tra la ragazza e i famigliari.
In una di queste, la Sergio invita la madre ad organizzare il viaggio per il Califfato, e facendo ricorso meccanicamente a termini islamici ed a espressioni in lingua araba, soddisfa la curiosità della madre che s’informerà con accento meridionale, sulla grandezza della casa, sul tipo di valigie da portare e poi se sarà possibile coltivare un orto. A questa domanda la ragazza risponderà ironicamente “che basterà andare al tribunale, chiedere un pezzo di terra, e le daranno tutta la Siria […] perché qui è pieno di terra abbandonata”, la madre di rimando asserirà “di dirli [ai giudici del tribunale] che vuole tutto, perché noi coltiviamo e diamo da mangiare a quelli che hanno bisogno”.
Sembrano delle normali conversazioni, traspare una certa innocenza, un’inconsapevolezza della realtà, viene completamente trascurato che quello Stato Islamico dove la famiglia della ragazza doveva andare a risiedere, si è costituito grazie ai soprusi, alla violenza, alla morte e alla persecuzione di centinaia di persone, le quali sono state costrette di conseguenza ad abbandonare quelle terre adesso ‘incolte’. Tutto può essere legittimato ed entrare nella consuetudine per un qualsivoglia fine ‘superiore’. Ma soprattutto ne deriva che persone come queste non sono mostri o esseri inumani, per quanto potenzialmente criminali, sono semplicemente degli everymen, delle persone qualunque, che se fossero nate settanta o ottanta anni prima probabilmente sarebbero state parte invisibile di un mondo rurale d’impostazione cattolica, e che la società attuale globalizzata, priva di valori fondanti, è riuscita invece a trasformare in qualcos’altro, di cui loro stessi non sono probabilmente in grado di comprendere a pieno…

Francesco Moises Bassano

(17 luglio 2015)