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22 luglio 2015 - 6 Av 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“Queste sono le tappe dei figli d’Israele …” (Bemidbàr 33, 1). I Maestri ci insegnano che questa Parashà viene letta sempre nel periodo dei Ben ha-Metzarìm, i giorni che vanno dal 17 di Tamuz fino al 9 di Av. Sono questi infatti giorni di lutto per il popolo d’Israele che ricordano il Ghalùt – l’esilio.
 
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David
Assael,
ricercatore
Misteri della mente umana. Secondo logica i rapporti con il mondo islamico dovrebbero essere più difficoltosi in Israele, ma, mentre a Milano c’è chi rivendica il pagamento dell’Imu (o Tasi che sia) per non essere svegliato dal muezzin nel giorno in cui si conclude il Ramadan (un unico giorno l’anno), qui a Tel Aviv grande festa per le strade e muezzin di Yafo che cantano a più non posso. Ed ancora, mentre in Europa si costruiscono muri per proteggersi dai migranti che sfuggono alla morte (ne ha annunciato uno anche il sindaco del comune vicentino di Albettone, notoriamente un obiettivo strategico dell’Isis), si è prodotta un’intera letteratura contro il muro israeliano costruito a seguito di più di 1000 morti per attentati.
 
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Renzi a Netanyahu:
"Qui sono a casa"
La difesa di Israele, la lotta all’antisemitismo e la sfida dell’Occidente dopo l’accordo sul nucleare in Iran: questi i principali temi toccati dal premier italiano Matteo Renzi in visita in Israele, dove ha anche incontrato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. “Venire qui per me e per ogni europeo è come tornare a casa” ha spiegato Renzi durante il vertice con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. D’altro canto Netanyahu non si è sottratto dal criticare l’accordo steso dai Paesi del 5+1 per il nucleare in Iran: “È un errore storico – ha detto – e metterà l’Iran in condizione di avere decine di armi atomiche entro dieci anni”. Al che Renzi ha dichiarato: “La sicurezza di Israele è anche la sicurezza dell’Italia e dell’Europa, abbiamo un destino comune da condividere”. Oggi il premier interverrà alla Knesset, il Parlamento, incontrerà il presidente israeliano Reuven Rivlin e il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen. Netanyahu, riporta tra gli altri il Corriere, ha intanto annunciato che verrà in visita a Milano il prossimo agosto. (Corriere della Sera)
 
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  davar
gerusalemme - la missione del premier renzi
"Italia e Israele, destino comune"
Un intervento improntato a sottolineare il solido rapporto con Israele, il legame con l'ebraismo italiano e con la Memoria. Dagli scranni della Knesset il Primo ministro italiano Matteo Renzi ha ricevuto un lungo e sentito applauso per il discorso tenuto nelle scorse ore all'emiciclo israeliano, toccando molti aspetti di questa decennale amicizia. “Israele non esiste a causa della Shoah ma nonostante la Shoah. Israele non ha solo il diritto di esistere ma il dovere di esistere. Anche per i miei figli”, ha affermato in uno dei passaggi il Premier, ricordando poi che, "il vostro destino è il nostro destino, la vostra sicurezza è la nostra sicurezza, insieme costruiremo un mondo migliore”. Renzi ha più volte sottolineato come Italia e Israele abbiano un destino comune e come sia indissolubile il loro legame. Così come indissolubile è quello tra l'Italia e il suo mondo ebraico, di cui il Primo ministro ha ricordato l'importanza, salutando il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, presente alla Knesset e parte della delegazione del Capo del governo in Israele. Ma diverse sono state le suggestioni provenienti dall'ebraismo italiano richiamate da Renzi, che nelle scorse ore ha incontrato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Reuven Rivlin.


(Nell'immagine il premier italiano Matteo Renzi, il ministro dell'Educazione israeliano Naftali Bennett e il presidente dell'UCEI Renzo Gattegna in visita allo Yad Vashem).
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qui trieste - redazione aperta
Numeri, i segnali da interpretare
“L’ultima raccolta Otto per mille? La lettura non può che essere positiva, anche guardando alle potenzialità del Sud. Si tratta di numeri confortanti che è fondamentale interpretare e mettere a frutto nel migliore dei modi per dare continuità alle scelte strategiche intraprese in questi anni”. Noemi Di Segni, assessore al Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, commenta a Redazione Aperta i dati relativi alle scelte espresse nel 2012 a favore dell’UCEI, rilevazione diffusa in questi giorni dal ministero delle Finanze e che fa segnare un significativo aumento di preferenze a beneficio dell’Unione (da 81457 a 87510, incremento del 7,43%). Accompagnata dal segretario generale Gloria Arbib, l’assessore Di Segni si è lungamente confrontata con la redazione e con i vertici della Comunità ebraica di Trieste nelle figure del presidente Alessandro Salonichio e dei consiglieri Davide Belleli, Mauro Tabor e Alessandro Treves.
Numerosi i temi oggetto di discussione, con particolare riferimento ai lavori dell’ultimo Consiglio dell’Unione svoltosi domenica a Roma nel corso del quale sono stati analizzati i risultati della raccolta, è stato approvato (all’unanimità) il bilancio per il 2014, sono stati discussi il progetto di revisione e semplificazione dei contributi comunitari, i correttivi statutari, i meccanismi di cooptazione per la copertura dei posti rimasti vacanti all’interno dell’organo a causa delle dimissioni di alcuni consiglieri romani.
Sulla riforma della contribuzione delle singole Comunità all’UCEI, iniziativa che segue quella varata in senso opposto due anni fa, proficuo scambio di vedute tra l’assessore Di Segni e la dirigenza triestina. Nata con l’intento di correggere alcune “storture” del passato, la riforma ha infatti ricevuto alcune contestazioni da parte dei rappresentanti comunitari, che vedono nell’incremento del contributo assegnato a Trieste una penalizzazione rispetto a quelle che sono le prerogative della Comunità e il suo impegno sul territorio, premiato tra l’altro con un esito della raccolta Otto per mille che conferma la kehillah in testa alla classifica relativa delle preferenze.


(Nell'immagine Gloria Arbib, Noemi Di Segni, Alessandro Salonichio, Alessandro Treves, Ada Treves e Mauro Tabor).
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qui trieste - redazione aperta
Quale futuro per l'Unione
"Il ruolo dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nel mondo ebraico stesso e nella società in senso più ampio. Questo il tema al centro del confronto della redazione giornalistica UCEI con il segretario generale Gloria Arbib, svoltosi a Trieste nell'ambito del laboratorio di Redazione Aperta.
A partire dagli ultimi cambiamenti interni all'Unione, che negli ultimi anni si è dotata di una nuova sistema di rappresentanza, con un Consiglio concepito come un parlamentino di 52 membri, divisi in varie commissioni, Arbib si è soffermata in particolare sulla rappresentatività dell'Ucei e su come essa venga percepita dagli iscritti e all'esterno. La partecipazione delle Comunità è fondamentale per Arbib, che ha sottolineato la necessità per l'Unione di essere percepita "per quello che è, un ente fornitore di servizi dedicati alle Comunità".
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melamed
Scuola e pluralismo religioso,

la nuova sfida del Miur
Giornalista nella redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, esperta di problemi dell’educazione e della scuola, coordinatrice del giornale ebraico per bambini DafDaf, Ada Treves è fra i nove componenti della nuova Commissione per il pluralismo religioso nella scuola pubblica.
Un riconoscimento importante per il lavoro della redazione che in questi anni ha messo in campo strumenti innovativi e autorevoli. L’importanza dello studio e dell’educazione, l’attenzione alle trasformazioni in corso nella società e la valorizzazione delle minoranze. La conoscenza dell’altro, l’interesse per il confronto e l’interazione fra culture e tradizioni differenti. E il futuro. Questi sono alcuni fra i principi cui la redazione presta una particolare attenzione sin dalla sua nascita, sette anni addietro, anche con progetti specifici come DafDaf, il giornale ebraico dei bambini, e il notiziario settimanale Melamed, dedicato proprio al mondo della scuola e all’educazione.
Un interesse e un impegno ormai riconosciuti anche dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. L’annuncio del ministro Giannini a inizio maggio in occasione del convegno “Europa e cultura europea. Le religioni come sistemi educativi”, patrocinato dall’UCEI, dalla Comunità ebraica di Roma, dall’Università La Sapienza e dal Centro ebraico Pitigliani: “Nel ministero ho costituito una commissione sul pluralismo religioso nella quale non ho nominato dei rappresentanti delle comunità di fede e delle appartenenze, ma degli esperti di diversa estrazione, sette su nove donne, per fornire proposte e dar voce a iniziative come questa”.
Già nel decreto di nomina il ministero riconosce che i cambiamenti sociali, culturali ed economici che caratterizzano la società hanno determinato processi di innovazione e di trasformazione significativi sul sistema educativo, processi che rendono necessaria una ridefinizione dei concetti di cittadinanza, di legalità e di democrazia. Le scuole e le università italiane sono luoghi di aggregazione e di socializzazione riconosciuti come fondamentali per una percezione concreta dei valori della solidarietà, della democrazia, del rispetto delle regole e dei diritti altrui. E per questi motivi per la prima volta è stata formata una commissione, coordinata dal professor Alberto Melloni, direttore a Bologna della Fondazione per le scienze religiose, accademico e consulente del Miur, che proporrà direttamente al ministro orientamenti e suggerimenti per atti normativi e decreti necessari a combattere le discriminazioni con l’obiettivo di educare attraverso il sapere al rispetto dei principi costituzionali di libertà e di eguaglianza.

Pagine Ebraiche agosto 2015

(Nell'immagine la redattrice di Pagine Ebraiche Ada Treves durante una visita guidata alla Bologna Children’s Book Fair 2014)

QUI TRIESTE – REDAZIONE APERTA
Parco di San Giovanni,
un luogo riscoperto

Varcare la soglia del parco di San Giovanni vuol dire abbracciare un mondo di suggestioni e significati profondi. È qua infatti che sorse a inizio Novecento un ampio complesso manicomiale, all'interno del quale si trovò a operare Franco Basaglia, artefice della legge che, nel 1978 e nel suo nome, avrebbe sancito la chisura definitiva dei manicomi in Italia ponendosi a superamento della logica dell’internamento e della segregazione.
È in questo luogo carico di significati, oggi riqualificato a punto di incontro per tutta la città, che la redazione si è trovata ad operare più volte in questi giorni. Un vero e proprio quartier generale, per accogliere gli ospiti di Redazione Aperta e per scambiarsi pareri e informazioni sulle diverse sessioni di lavoro.


Alice Fubini
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ADDIO AL “VIOLINISTA SUL TETTO”
Theodore Bikel (1924-2015)
“If I were a rich man, Ya ha deedle deedle, bubba bubba deedle deedle dum. All day long I’d biddy biddy bum”. “Se fossi un uomo ricco” canta un signore imberrettato, trascinando in un ritmo incalzante un pubblico sognante. “Se fossi un uomo ricco”, cantava Theodore Meir Bikel, protagonista per ben 2000 volte a Broadway dell’immortale musical “Il violinista sul tetto”. Scomparso ieri all’età di 91 anni, Bikel, ebreo di Vienna, è stato attore, compositore, cantante folk e uno degli ultimi eredi dell’epoca d’oro dell’yiddish, la lingua preziosa mescolanza tra tedesco ed ebraico. Figlio di un fervente sionista, Theodore Bikel venne chiamato così in onore dell’omonimo ideologo Herzl. Con l’avvento della persecuzione emigrò con i genitori nell’allora Palestina mandataria lavorando e vivendo in un kibbutz. Fece il suo primo ingresso sulla scena all’Habima Theater di Tel Aviv nel 1943 e, dopo una esperienza alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, si trasferì in America.
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pilpul

Ticketless - Da tradurre
Questa settimana vorrei segnalare un libro (Michael A. Livingston, The Fascists and the Jews of Italy. Mussolini’s Race Laws 1938-1945, Cambridge University Press). Al culmine di un’impressionante stagione storiografica, che ha mutato in modo radicale le nostre conoscenze sul razzismo mussoliniano, è curioso notare come gli ultimi a parlare siano gli storici della magistratura. Dopo una strana e prolungata soggezione verso gli studi, ad esempio, sul mondo accademico, tali studi si moltiplicano (Falconieri, 2005; De Napoli, 2006; De Cristofaro, 2008; Speciale, 2013). Livingston ha riservato attenzione ad alcuni ambivalenti casi locali (Ferrara e Torino nello specifico). Se è vero, spiega, che il sistema repressivo non è comparabile a quello tedesco, per l’assenza di fanatismo demoniaco, ciò non vuol dire che si debba tirare un respiro di sollievo.

Alberto Cavaglion


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Periscopio - Il saluto dal trono   
Francamente, non credo che la famiglia reale britannica abbia fondate ragioni per protestare contro il giornale di Rupert Murdoch The Sun, che ha reso visibile al pubblico un breve filmato del 1933, nel quale si vede la futura regina Elizabeth – all’epoca una bimba di sette anni -, insieme alla futura regina madre e alla sorella Margaret, intenta a imparare dallo zio Edward – che, com’è noto, divenne poi re nel 1936, per abdicare dopo meno di un anno – come fare il saluto nazista. La Gran Bretagna, a Dio piacendo, è un Paese democratico, nel quale la libertà di informazione è pienamente tutelata, e sono passati i tempi in cui la persona del sovrano era ammantata di sacralità, e la sua immagine non era accessibile ai sudditi se non nelle forme e nei limiti stabiliti dalla stessa istituzione monarchica. Nessuna persona di buon senso accuserebbe Elizabeth per quel suo gesto di bambina, e lo stesso Edward, in considerazione della data dell’episodio, potrebbe essere perdonato per quella discutibile lezione, se non avesse avuto modo, in seguito, di dare ampia prova delle sue simpatie naziste, che conferiscono invece al filmato un significato inquietante.

Francesco Lucrezi, storico

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