Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Edouard Herriot (1872-1957) afferma che: "la cultura è ciò che resta quando si è dimenticato tutto".
In questo Shabbat in data 9 di Av che precede il digiuno per la
distruzione del Tempio, di fronte a tutto ciò che ci è stato tolto e
distrutto e fatto dimenticare non ci resta che difendere la nostra
cultura: ciò che siamo, ciò che siamo chiamati a vivere e ciò che siamo
chiamati a trasmettere.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Il
digiuno di Tisha be-Av (9 di Av) con cui si ricorda la distruzione del
primo e del secondo Tempio di Gerusalemme mi sembra una buona occasione
per riflettere sul significato che la storia e il suo racconto assumono
nella civiltà ebraica. Le posizioni nel mondo ebraico a proposito della
storia dell’umanità sulla terra (e degli ebrei in questo contesto) sono
piuttosto varie e spesso distanti. Si va dal rifiuto della prospettiva
storico-cronologica fondato su una lettura estrema del principio “ein
mukdam u'meuchar ba-Torah” (non esiste un prima e un dopo nella Torah),
per giungere alla valorizzazione estrema della medesima prospettiva,
assunta come principio soprattutto negli ambienti dell’ebraismo
“Conservative”. Fra le due posizioni, si contano naturalmente
multiformi comportamenti intermedi, che come al solito rendono
complicato affermare quale sia – se c’è – una visione storica omogenea
condivisa nel mondo ebraico.
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Fare affari in Iran
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Dopo
la firma dell'accordo sul nucleare con le potenze occidentali, l'Iran è
ora al centro dell'economia internazionale. L'intesa di Vienna ha
infatti riaperto le porte agli scambi commerciali con Teheran e
l'Italia vuole essere protagonista nel mercato iraniano, di cui
rappresenta il secondo paese esportatore dopo la Germania. Secondo il
Corriere della Sera, la prova iraniana – realtà su cui sta puntando
anche la Francia – sarà un test per l'Italia per comprendere la sua
capacità di imporsi nell'economia globalizzata. “II 4 e il 5 agosto i
ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e dello Sviluppo economico
Federica Guidi saranno a Teheran con una delegazione ristretta di
imprese e protagonisti dell'economia italiana”, spiega il quotidiano di
via Solferino mentre Israele guarda con forte preoccupazione a tutta
questa mobilitazione verso il regime degli Ayatollah. E il recente
viaggio del premier Matteo Renzi in Israele, scrive il Sole 24 Ore,
sarebbe servito per tranquillizzare Gerusalemme: “gli israeliani – si
legge sul quotidiano economico - sanno perfettamente che abbiamo ottimi
rapporti politici e d'affari con loro come con Teheran, eppure hanno
elargito al primo ministro lodi sperticate. L'Italia, se guardassimo il
bicchiere mezzo pieno, appare una media potenza esemplare: un amico di
tutti e per tutte le stagioni”.
Renzi e il viaggio in Israele. Per Piero Fassino, sindaco di Torino e
presidente dell'Anci, la missione in Israele e in Cisgiordania
(dell'incontro con Abu Mazen scrive oggi l'Osservatore Romano) del
Premier Renzi è la dimostrazione che l'Italia può giocare un “ruolo
strategico” per la costruzione della pace tra israeliani e palestinesi,
anche per il rapporto positivo e di amicizia tra Gerusalemme e Roma.
“Nella solennità della Knesset – scrive Fassino - Renzi lo ha affermato
con parole nette e il rifiuto di ogni forma di boicottaggio contro
Israele suggella una posizione inequivoca che non sempre si riscontra
in altri leader europei”. E contro il boicottaggio scrive anche il
Foglio che in un editoriale chiede al governo di introdurre una norma
che lo vieti: “Cardine di questa legge è l’idea che la libertà di
opinione sia sacrosanta, ma anche che non possa essere usata per
veicolare l’esclusione di un paese e un popolo dal consesso civile”.
Milano, la solidarietà a Fiano. Vergognose le affermazioni rilanciate
sui social network contro il parlamentare Emanuele Fiano da un gruppo
che si definisce filopalestinese. Fiano, candidato alle primarie del
Pd, è stato attaccato per le sue posizioni a sostegno di Israele dal
“Fronte palestinese”, che in un appello – legato alla visita di Abu
Mazen ad Expo in settembre – dichiara che “occorre proseguire e
rilanciare la campagna di denuncia della presenza sionista in Italia e
nel mondo”. “Non mi fa paura l'antisemitismo e non sporcherà certo le
nostre primarie. Questa città ha gli anticorpi nelle sue radici”, ha
dichiarato Fiano al Corriere.
Un giorno di cultura ebraica. Spazio sui quotidiani all'appuntamento
previsto per il prossimo 6 settembre con la Giornata europea della
Cultura ebraica. Come ricorda la Nazione, l'appuntamento è
“coordinato e promosso nel nostro Paese dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane” e la città capofila di quest'anno sarà Firenze.
L'evento sarà dedicato al tema dei “ponti e attraversamenti” e vedrà
anche il coinvolgimento, sottolinea la Gazzetta del Mezzogiorno
ricordando il discorso del presidente UCEI Renzo Gattegna, di alcune
località pugliesi, tra cui Brindisi, San Nicandro Garganico e Trani.
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il discorso di renzi alla knesset
Israele e l'amicizia italiana
Continua
a far parlare di sé, il discorso pronunciato dal presidente del
Consiglio italiano Matteo Renzi alla Knesset, il parlamento israeliano.
Un intervento tenuto per dimostrare la vicinanza di Roma a Gerusalemme,
per ribadire la solida amicizia che lega i due paesi e che rimarrà tale
anche dopo l'accordo siglato dalle potenze occidentali con l'Iran. La
missione di Renzi in Israele, infatti, è stata interpretata come un
tentativo di rassicurare il governo di Benjamin Netanyahu di fronte ai
nuovi equilibri che sembra prefigurare l'intesa raggiunta a Vienna sul
nucleare iraniano. Equilibri che propendono in direzione Teheran, con
il Paese degli Ayatollah impegnato ad estendere la sua influenza sul
Medio Oriente. Non vi lasceremo soli, il messaggio alla Knesset di
Renzi, primo tra i capi di Stato e primi ministri a visitare Israele
dopo la firma dell'accordo. Non vi lasceremo soli perché siete parte di
noi così come lo è l'ebraismo, ha spiegato il presidente del Consiglio
italiano al collega Benjamin Netanyahu, al suo governo e a tutto il
parlamento israeliano. Tanti infatti i riferimenti anche al mondo
ebraico italiano citati da Renzi durante il suo discorso, pubblicato
qui di seguito integralmente: da rav Elio Toaff a Enzo Sereni, fino
all'amico Nedo Fiano per poi ricordare il legame con la Comunità della
sua città, Firenze.
Signor Presidente della Knesset,
Signor Primo Ministro,
Signor Capo dell'opposizione,
Signore e Signori membri della Knesset,
Ho provato a lungo vari saluti nella vostra lingua, poi ho pensato che
il modo migliore per iniziare fosse darvi il saluto più bello del
mondo: shalom, e grazie per questo invito.
Con profondo rispetto prendo la parola a nome del Governo italiano
davanti a voi, in una città che evoca emozioni e brividi solo a
nominarla: Gerusalemme. Il Salmo ci trasmette l'immagine delle tribù
che salgono verso il Tempio cantando la gioia di avvicinarsi nella
città santa e lodando il nome del Signore. È toccante immaginare quelle
donne e quegli uomini che si facevano pellegrini e salivano in questa
città. Ma la Bibbia sottolinea anche come a Gerusalemme fossero posti
“i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide”. Dunque è anche un
pellegrinaggio laico quello che si compie visitando la Vostra
assemblea. Il pellegrinaggio laico delle donne e degli uomini di tutto
il mondo che non si stancano di domandare pace per Gerusalemme. Perché
domandare la pace per Gerusalemme significa costruire la pace per noi,
per i propri fratelli, per i propri amici.
Chi fa politica, oggi, qui come in qualsiasi parte del mondo sa che non
basta domandare la pace per Gerusalemme. Occorre costruire la pace. E
nessuno di noi può fingere di non sapere: la pace dipende dall'impegno
di tutti, ciascuno di noi, nessuno escluso.
La storia dei nostri popoli ci dimostra che è così: per costruire la
pace occorre partire dall'impegno in prima persona. La mia patria,
l'Italia, è stata ricondotta alla libertà esattamente settanta anni fa,
contro il nazifascismo. Da ogni angolo del nostro Paese giovani e meno
giovani misero a repentaglio la propria vita e in alcuni casi
sacrificarono la propria esistenza per l'ideale della libertà. Rendo
omaggio a costoro. E a quelle donne e quegli uomini straordinari
partirono da altre terre e contribuirono all’impresa provenendo dalla
vostra realtà.
Penso ad esempio a chi è vissuto portando in sé una duplice identità:
costruttore del nuovo Stato di Israele e patriota devoto di un'Italia
antifascista. La mente corre e raggiunge il nome di Enzo Sereni,
collaboratore di Ben Gurion, che prima abbandonò una vita agiata a Roma
per fondare il kibbutz Ghivat Brenner e poi – dopo aver salvato molte
vite nella Germania nazista – si lanciò con un paracadute nell'Italia
occupata, fu catturato dai nazisti e ucciso a Dachau. Il suo nome vive
per sempre.
Penso a un altro grande italiano, figura centrale della comunità
ebraica del mio Paese, il rabbino capo di Roma, Elio Toaff. Rav Toaff
lottò contro lo squallore delle leggi razziali del 1938 che ancora
fanno scendere una cappa di vergogna imperitura sulla nostra nazione,
poi si impegnò in prima persona per la liberazione dal fascismo e
quindi fu tra i protagonisti della ricostruzione. Uomo di grande
dialogo fu lui il promotore della storica visita di Papa Giovanni Paolo
II alla Grande Sinagoga di Roma. Proprio nel Tempio in cui lo abbiamo
salutato per l’ultima volta qualche settimana fa: ci ha lasciato appena
qualche giorno prima di compiere 100 anni, spesi interamente a servizio
del Suo Paese. Del nostro futuro.
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qui gorizia - redazione aperta
Sulle tracce di Michelstaedter
Luogo
chiave del Novecento europeo, punto di incontro tra lingue, etnie e
identità diverse, un tempo “Gerusalemme dell’Isonzo”, la città di
Gorizia è stata l’ultima meta della settima edizione di Redazione
Aperta, il laboratorio giornalistico organizzato a Trieste dalla
redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
A guidare il percorso sulle tracce dell’ebraismo goriziano lo studente
universitario Michele Migliori. Numerosi i personaggi che lo hanno reso
illustre: dal filosofo e pittore Carlo Michelstaedter al glottologo
Graziadio Isaia Ascoli, dalla giornalista Carolina Luzzatto, prima
donna italiana a dirigere un quotidiano, al rabbino Berti Eckert.
Paolo Rumiz, in un articolo apparso alcuni anni fa su Repubblica,
descriveva così Gorizia: “Era piccola, ma per il suo clima incantevole
l’avevano ribattezzata ‘Nizza d’Austria’. Aveva un’anima complessa, era
polo e mercato naturale per gente diverse. Scriveva nel 1567 il nunzio
apostolico Girolamo da Porcia: ‘Nel mangiare, nel bere e nel vestire
sono tedeschi. Vi si parlano tre lingue: tedesca, schiava e italiana”.
Il luogo fisico che più rappresenta questa dimensione del tutto unica
della città è piazza della Transalpina, dove fino a quell’anno passava
l’ultimo muro d’Europa, a segnare il confine tra Gorizia e Nova Gorica,
tra Italia e Slovenia. Un luogo che rappresenta una separazione, ma
anche un intreccio identitario e linguistico. Proprio dalla stazione di
Nova Gorica è iniziato l’itinerario della redazione, arrivata
attraverso la storica ferrovia Transalpina, che fu creata ai primi del
Novecento dall’Impero austro-ungarico per collegare il porto di Trieste
con il centro dell’Europa.
Ad inaugurare il percorso, dopo i saluti del direttore della Biblioteca
Statale Isontina Marco Menato, che ha illustrato le difficoltà e le
sfide della conduzione un polo culturale ‘decentrato’, è Antonella
Gallarotti, curatrice del Fondo Michelstaedter, che ha fatto allestire
una piccola ma significativa mostra appositamente per la redazione.
(Nell’immagine Antonella Gallarotti, curatrice del Fondo Michelstaedter, illustra le teche fatte allestire per la redazione).
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qui roma
Deputazione, impegno sociale
Nuovo
mandato alla guida della Deputazione ebraica per il consigliere della
Comunità ebraica romana Piero Bonfiglioli. Nel Consiglio della
deputazione, ente che esplica l’attività di servizio sociale, supporto
psicologico e prevenzione del disagio nell’ambito e per conto della
Comunità, risultato eletti anche Ariel Arbib, Alberto Ouazana, Loredana
Spagnoletto, Angelo Sed, Sara Tesciuba, Ruben Dell’Ariccia, Emilia Di
Veroli, Gina Nahum, Donatella Pajalich ed Edith Arbib.
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Tra minoranze |
Prali
(TO) potrebbe sembrare un paese di montagna come tanti: piste da
discesa e da fondo d’inverno, passeggiate d’estate, qualche bar,
qualche ristorante, tutto intorno a una piazza principale con il
municipio e la chiesa. Così almeno penserebbe un turista ignaro, prima
di scoprire che in realtà la chiesa cattolica è quella piccola che
sorge un po’ appartata, mentre il luogo di culto che si affaccia sulla
piazza principale è il tempio valdese. Una bella soddisfazione, devo
ammetterlo, per me bambina passare le vacanze in quel mondo incantato
in cui una minoranza religiosa era orgogliosamente maggioranza e la
maggioranza (i villeggianti cattolici) era costretta a comportarsi da
minoranza. Ed era anche una soddisfazione ascoltare mia nonna che si
intratteneva in lunghe conversazioni bibliche con gli abitanti del
paese e poi ogni volta mi faceva notare che altrove i contadini non
sarebbero stati così colti. Peraltro l’amore per la lettura pare essere
un’altra caratteristica peculiare di questo paese, che da 13 anni
ospita ogni estate tra luglio e agosto un’interessante rassegna
chiamata Pralibro, con presentazioni di libri, dibattiti, mostre,
concerti, ecc., che vede tra l’altro la partecipazione di scrittori e
personaggi anche molto importanti.
Anna Segre, insegnante
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Giovani a Teheran |
A
Teheran, da quanto si legge su alcuni media, dopo la conclusione
dell'intesa sul nucleare iraniano, molte persone sarebbero scese nelle
piazze per festeggiare l'evento, prima di essere in seguito prontamente
disperse dalla polizia con l'ausilio di gas lacrimogeni. Le ragioni di
questi celebrazioni, sarebbero secondo un giovane intervistato da La
Stampa, “la fiducia nell’Iran che l’accordo potrebbe portare e la
questione dei diritti umani e delle minoranze, la libertà di stampa e
di religione. Speriamo dunque che l’accordo di oggi possa portare più
trasparenza, maggiori scambi di visite e informazioni tra noi e il
mondo, una vera democrazia e una vera libertà”.
Francesco Moises Bassano, studente
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Se credi |
"Se
credi di poter causare danni, allora credi anche di potervi rimediare.
Se credi di poter nuocere, allora credi anche di poter risanare" (Rabbi
Nachman di Brazlav).
Ilana Bahbout
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