Qui Trieste – Redazione aperta
Sulle tracce di Michelstaedter

IMG_20150723_121956Luogo chiave del Novecento europeo, punto di incontro tra lingue, etnie e identità diverse, un tempo “Gerusalemme dell’Isonzo”, la città di Gorizia è stata l’ultima meta della settima edizione di Redazione Aperta, il laboratorio giornalistico organizzato a Trieste dalla redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
A guidare il percorso sulle tracce dell’ebraismo goriziano lo studente universitario Michele Migliori. Numerosi i personaggi che lo hanno reso illustre: dal filosofo e pittore Carlo Michelstaedter al glottologo Graziadio Isaia Ascoli, dalla giornalista Carolina Luzzatto, prima donna italiana a dirigere un quotidiano, al rabbino Berti Eckert. 
Paolo Rumiz, in un articolo apparso alcuni anni fa su Repubblica, descriveva così Gorizia: “Era piccola, ma per il suo clima incantevole l’avevano ribattezzata ‘Nizza d’Austria’. Aveva un’anima complessa, era polo e mercato naturale per gente diverse. Scriveva nel 1567 il nunzio apostolico Girolamo da Porcia: ‘Nel mangiare, nel bere e nel vestire sono tedeschi. Vi si parlano tre lingue: tedesca, schiava e italiana”.
Il luogo fisico che più rappresenta questa dimensione del tutto unica della città è piazza della Transalpina, dove fino a quell’anno passava l’ultimo muro d’Europa, a segnare il confine tra Gorizia e Nova Gorica, tra Italia e Slovenia. Un luogo che rappresenta una separazione, ma anche un intreccio identitario e linguistico. Proprio dalla stazione di Nova Gorica è iniziato l’itinerario della redazione, arrivata attraverso la storica ferrovia Transalpina, che fu creata ai primi del Novecento dall’Impero austro-ungarico per collegare il porto di Trieste con il centro dell’Europa. 
Ad inaugurare il percorso, dopo i saluti del direttore della Biblioteca Statale Isontina Marco Menato, che ha illustrato le difficoltà e le sfide della conduzione un polo culturale ‘decentrato’, è Antonella Gallarotti, curatrice del Fondo Michelstaedter, che ha allestito una piccola e significativa mostra appositamente per la redazione. Due teche che raccontano la breve e bruciante vita di Michelstaedter, 23enne pensatore ebreo goriziano che si tolse la vita nel 1910 poco dopo aver ultimato la sua tesi di laurea, “La Persuasione e la Rettorica”, e che riscosse un incredibile successo postumo. Ha spiegato Gallarotti: “Ho scelto di mostrarvi alcuni documenti autografi e schizzi realizzati da Carlo e presenti nel nostro fondo: dalla prefazione della tesi di laurea, rimasta per diverso tempo inedita, al ritratto di sua madre; dall’immagine della lampada, vero e proprio topos nella sua produzione artistica, ad alcune delle sue lettere alla famiglia”. Una ricchissima produzione che riuscì miracolosamente a salvarsi dall’arrivo dei nazisti a Gorizia e che viene implementata ogni giorno di più. “Da poco tempo – spiega Gallarotti – la famiglia di Argia Cassini, l’ultima ragazza con cui Michelstaedter ebbe una relazione, ci ha dato alcune lettere e disegni, ma è possibile che molto materiale sia ancora da scoprire: Carlo spesso elargiva doni ai suoi amici e chissà che qualcuno abbia un quadro ereditato dal nonno appeso in salone senza sapere che è stato dipinto da lui. Ci sono poi dei documenti che sappiamo vennero probabilmente distrutti dalla famiglia: lo studioso Sergio Campailla parla di una lettera a Nadia Baraden, la donne russa legata a Michelstaedter e due appendici alla sua tesi di laurea che avrebbero cambiato tutta la sua speculazione filosofica”. Sepolto accanto al padre Alberto e il fratello Gino, la tomba di Carlo Michelstaedter si trova a Nova Gorica, nel cimitero ebraico di Valdirose, a pochi passi dalla zia Carolina Luzzatto. 

Tappa successiva è stata poi Casa Ascoli: il palazzetto attiguo al ghetto ebraico dove abitò il glottologo Graziadio Isaia Ascoli e che presto diventerà la sede della Società Filologica Friulana. Nato a Gorizia nel 1829 da una benestante famiglia ebraica, Ascoli si affermò subito come un bambino prodigio, componendo le sue prime opere a soli 14 anni e venne riconosciuto dal grande ebraista e letterato triestino Samuel David Luzzatto come suo erede. Inventò la parola glottologia e si battè strenuamente per dare pari dignità ai dialetti italiani scrivendo anche in lingua friulana, inventò inoltre i termini politici Venezia Giulia, Venezia Euganea e Venezia Tridentina. Ad accogliere la redazione a Casa Ascoli è stata la direttrice Maria Beatrice di Colloredo Toppani mentre Marco Plesnicar dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia ha introdotto brevemente l’affascinante storia degli ebrei nella città: dall’istituzione del ghetto nel 1698, all’illuminismo tedesco per arrivare alle prime concessioni agli ebrei fino al suo fiorire nell’800 e il risveglio traumatico della deportazione nazista. 

Un argomento che la redazione ha potuto approfondire con una visita alla sinagoga di Gorizia, grazie alla guida esperta della professoressa Maria Elisabetta Loricchio, autrice di vari volumi tra cui “Gerusalemme sull’Isonzo. Sinagoga, museo, itinerari ebraici goriziani”. La splendida sinagoga, ha spiegato, è stata costruita nel 1756 nell’area del vecchio ghetto, a due passi da casa Ascoli. Al suo interno oggi si trovano anche un museo ebraico, che illustra nei dettagli la storia della presenza ebraica nel goriziano, e una sala intitolata a Carlo Michelstaedter, entrambi gestiti dall’associazione Amici di Israele. In quest’ultima sono esposti alcuni suoi quadri, tra cui quello che avrebbe dovuto essere il regalo a sua madre per il compleanno di quel 1910 in cui si tolse la vita, insieme ad alcuni versi delle sue poesie, che con la loro profondità hanno accompagnato la redazione di nuovo sui binari della Transalpina, nel suo ritorno a Trieste.

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(Nell’immagine Antonella Gallarotti, curatrice del Fondo Michelstaedter, illustra la mostra fatta allestire appositamente per la redazione)

(24 luglio)