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9 agosto 2015 - 24 Av 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Si può temere il Signore - ciò che unicamente possiamo scegliere in libertà secondo la parashà letta ieri - senza necessariamente essere Haredim.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
I ponti consentono contatti tra gruppi umani, o anche singoli, prima estranei. Si “fa ponte” e si costruiscono ponti verso qualcosa per andare da un’altra parte, a vedere che cosa c’è di là. Nel frattempo non mettiamo nel conto o non ci interessa, il mondo intorno a quel ponte: chi sta sotto o accanto per esempio. Come tutte le parole “ponte” è “polisemica”. Consente di collegare, ma anche di escludere, continuando a evitare, a non vedere, a non avvertire il bisogno di conoscere.
 
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Obama e l'Aipac
è scontro sull'Iran
Lo scontro tra il presidente Usa Barack Obama e l'Aipac, il gruppo di pressione americano pro Israele, sta assumendo toni sempre più duri. Oggetto del contendere, l'accordo iraniano che l'Aipac vuole affossare puntando ad ottenere il numero necessario di voti al Congresso – chiamato ad approvare o meno l'intesa tra cinque settimane - per bloccarlo. Come riferisce il New York Times, ripreso oggi dal Corriere della Sera e da La Stampa, Obama ha scelto la via dello strappo con l'Aipac (The American Israel Public Affairs Committee) , dopo aver cercato con la diplomazia di spiegare le ragioni dell'accordo siglato a Vienna con Teheran. “In un incontro a porte chiuse alla Casa Bianca con i rappresentanti dell'Aipac - scrive il Corriere - (Obama) avrebbe accusato la lobby pro-israeliana di spendere milioni di dollari in pubblicità contro l'intesa e di diffondere dichiarazioni false”. Secondo Washington, l'Aipac ha finanziato una campagna multimilionaria per convincere in particolare i democratici a votare in Campidoglio contro l'accordo. Per affossarlo infatti, è necessario il no dei due terzi del Congresso. E proprio in queste ore è arrivata la significativa defezione tra le fila del partito del presidente Obama: Chuck Shumer, senatore ebreo eletto a New York ha annunciato con un mese d'anticipo la sua decisione di votare contro l'intesa sul nucleare iraniano. “II parlamentare è stato varie volte alla Casa Bianca, gli esperti del governo hanno risposto per ore a centinaia di richieste di chiarimenti”, scrive il Corriere raccontando la decisione di Shumer, sottolineando che “l'Aipac, la 'superlobby' contraria all'accordo, l'ha letteralmente messo sotto assedio inviando ben 60 attivisti nel suo ufficio”.

Germania, la polemica sulle pietre d'inciampo. La Comunità ebraica di Monaco ha ribadito in questi giorni la sua contrarietà alle Stolpersteine, le pietre-monumento apposte dall'artista tedesco Gunter Deming nelle vie di diverse città d'Europa in memoria dei deportati dal nazifascismo. “Mi fanno venire in mente le persone già buttate a terra che venivano prese a calci con gli stivali di ferro fino a farle montare sui camion che li deportavano. Persone rannicchiate, ferite, in fin di vita o già morte. Queste pietre possono essere bersaglio di sputi, sporcizia, graffi, escrementi animali o essere oggetto di gesti offensivi”, la posizione espressa nel 2014 dalla presidente della Comunità ebraica di Monaco Charlotte Knobloch, sostenuta dai suoi iscritti in questa battaglia, scrive La Stampa. A spiegare, sempre dalle colonne del quotidiano torinese, il significato del progetto delle Solpersteine, l'Architetto Adachiara Zevi, alla guida di Arte in memoria, l’associazione che si occupa in Italia del progetto Memorie d’inciampo. “Sono piccole targhe di ottone infisse nell’asfalto delle vie per ricordare chi si voleva ridurre soltanto a un numero. Attraverso le pietre chiunque può fermarsi a riflettere e fare memoria di ciò che è accaduto”.

Un'altra vittima dell'estremismo. Ricoverato nell'ospedale israeliano di Tel Hashomer, Saad Dawabsha, tra le vittime dell'attacco compiuto da estremisti israeliani a Kfar Douma, non è sopravvissuto alle ferite riportate durante l'incendio appiccato alla sua casa dai terroristi. Nell'attentato aveva già perso la vita Ali, il figlio di 18 mesi di Saad mentre l'altro figlio e la moglie sono ancora ricoverati in ospedale. “Le autorità palestinesi hanno presentato denuncia alla Corte penale internazionale dell’Aja con l’accusa di 'terrorismo' nei confronti dei coloni. - scrive La Stampa - E Hamas ha chiesto ai palestinesi di condurre attacchi su vasta scala contro i coloni degli insediamenti israeliani in Cisgiordania”.

Le speranze degli ebrei iraniani. In un reportage de La Stampa, l'auspicio dei 10mila ebrei che ancora vivono in Iran che l'accordo siglato da Teheran con le potenze occidentali possa migliorare la loro situazione.
 
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  davar
le indagini dell'autorità israeliana
Nuovi arresti tra gli estremisti
Continua il giro di vite delle autorità israeliane contro i gruppi di estremisti, legati al mondo dei coloni e considerati responsabili di attacchi e violenze compiuti negli scorsi mesi contro moschee e chiese in Cisgiordania (nell'immagine, il ministro della Difesa Moshe Yaalon, che ha promesso "tolleranza zero contro i terroristi"). Lo Shin Bet, il servizio di intelligence israeliano, nelle ultime ore ha infatti arrestato nove persone connesse a quello che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito “terrorismo ebraico”. Gli arrestati, riportano i media locali, provengono dagli insediamenti non autorizzati di Baladim, nel nord della West Bank, e di Adei Ad, non distante da Kfar Douma, luogo dell'attentato che ha colpito la famiglia palestinese Dawabsha. Dopo la notizia della morte del figlio di 18 mesi Ali, arso vivo nell'incendio procurato dagli attentatori, è arrivata quella del padre, Saad Dawabsha, morto mentre era ricoverato all'ospedale israeliano di Tel Hashomer. In pericolo di vita anche la madre, hanno spiegato i famigliari alla radio dell'esercito israeliano Galatz. “Ci stiamo preparando al peggio”, ha affermato Nasser Dawabsha, fratello di Saad, ai microfoni della radio, ricordando che anche il figlio di quattro anni versa in condizioni critiche. “Il nostro desiderio è che i responsabili siano portati davanti a un tribunale e rispondano per i loro crimini, che mettono in pericolo non solo noi manche gli ebrei e i cristiani”, ha dichiarato Nasser, commentando il funerale e le manifestazioni di rabbia esplose ieri nei pressi del villaggio di Douma.
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le memorie di rav vittorio della rocca
Dalla vocazione agli affetti,
la vita del Morè in un libro

I nostri lettori, da quasi due anni, apprezzano i suoi straordinari affreschi della Roma ebraica. Adesso rav Vittorio Della Rocca, il Morè, si apre a un nuovo emozionante racconto. Chiedi a tuo padre e te lo dirà (ed. Salomone Belforte), questo il titolo del suo straordinario libro di memorie che andrà in distribuzione a settembre e che il rav ha voluto condividere in anteprima in questa estate di grandi attese. Dall’infanzia al lungo magistero rabbinico, dall’amicizia col rav Toaff all’impegno per il dialogo: sono tanti i mondi che il rav ha voluto narrare. Quando si è trattato di scegliere il titolo, spiega, è stata la Torah a venirgli in soccorso. Si legge infatti in Devarim: ‘Chiedilo a tuo padre che ti narrerà… oppure a tuo nonno che ti racconterà’. “Sì, non poteva che venire da qui il titolo più giusto per confezionare il regalo che la vita e la memoria mi hanno fatto, permettendomi di scrivere questo libro”.

I Della Rocca, da duemila anni (con orgoglio) “benè Romì”

Ricordo bene l’emozione del giorno in cui, appena adulto, cominciai a spulciare nell’archivio della comunità per ragguagliarmi sulle origini della famiglia Della Rocca. Nessuno come noi ha il culto delle proprie origini, e gli ebrei che si ritrovano a leggere queste pagine lo sanno bene. Dunque non ci potrà stupire più di tanto di fronte a un ragazzo che, a un’età in cui di solito si hanno in testa tutt’altre cose, sacrifica per un po’ esperienze ed emozioni d’altro genere e preferisce mettersi a rovistare nella storia della sua famiglia. Sono nato a Roma il 1 novembre 1933, il 12 di Cheshvan 5694 secondo il calendario ebraico, da Elisabetta Moscati e Rubino Della Rocca. Ciò che volevo scoprire era soprattutto a quando risalisse l’insediamento della mia famiglia paterna a Roma, se provenisse da Eretz Israel, la Terra Promessa, dopo la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme, o vi fosse giunta nel 1492 con l’espulsione degli ebrei dalla Spagna. Un’infantile soddisfazione mi gonfiò il petto: i Della Rocca frequentavano Schola Nova e Schola Tempio – due delle Cinque Sinagoghe, o Cinque Scholae, ognuna con i propri riti specifici in base alla provenienza, sorte a Roma nel 1555 quando papa Paolo IV, su esempio di quanto accaduto una ventina di anni prima a Venezia, aveva ordinato che anche a Roma gli ebrei fossero confinati in un apposito ghetto – entrambe di rito italiano o benè Romi, cioè “figli di Roma”. E questo significava una cosa ben precisa: la famiglia di mio padre era giunta qui dalla terra d’Israele. Come ho potuto apprendere in seguito dalle mie letture, l’appartenenza a una sinagoga piuttosto che a un’altra non riguardava e non determinava solo il rito o le musiche sinagogali, ma gli usi e i costumi, diversi da famiglia a famiglia. Si arrivava a certo, rigido e paradossale senso di esclusività, tanto che una famiglia di origine italiana poteva non volersi imparentare con una di origine spagnola, preferendo non avervi niente a che spartire. In Olanda, al tempo del filosofo Baruch Spinoza (1632-1677), una famiglia ebraica di origine spagnola o di alto lignaggio non avrebbe mai concesso in sposa la figlia a un giovane, magari benestante e di bell’aspetto, ma aschenazita, proveniente cioè dall’Europa centro-orientale, nella gran parte dei casi dalla Polonia. Appartengo dunque a una famiglia che vive a Roma da duemila anni.
 
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LA COMMOZIONE DEGLI EBREI BOLOGNESI
Renato Zangheri (1925-2015)
"Un uomo giusto e sensibile, simbolo del dialogo fra diverse opinioni sia politiche che religiose”. Così la Comunità ebraica bolognese nel rendere omaggio alla memoria di Renato Zangheri, primo cittadino del capoluogo emiliano negli anni del terrorismo. Dall’Italicus a San Benedetto Val di Sambro, dall’uccisione di Francesco Lorusso alla strage alla stazione ferroviaria appena commemorata. L’impatto decisivo che Zangheri ebbe in quegli anni è stato ricordato ai massimi livelli. Un pensiero è così arrivato, tra gli altri, dal capo dello Stato Sergio Mattarella, dall’ex presidente Giorgio Napolitano e dal premier Matteo Renzi (che ha definito Zangheri un “uomo retto e diretto, simbolo di una stagione difficile e di una risposta ferma e civile al terrore”). “Quando condannò in piazza Maggiore l’atto terroristico contro l’Italicus rappresentò l’Italia intera e così pure quando dimostrò alla nostra Comunità la solidarietà cittadina dopo l’attentato terroristico alla sinagoga di Roma”, si legge nella nota diffusa della Comunità ebraica.
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iTALIA EBRAICA AGOSTO 2015
Nuove emozioni. E grandi ritorni
Tutta una Comunità che festeggia per l’ingresso di un suo figlio nel “patto”. L’immagine delle celebrazioni triestine per la circoncisione di Abraham Vincent, il primo figlio maschio del rabbino capo Eliezer Di Martino, apre il numero di agosto del giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica di agosto.
In prima pagina anche i progressi relativi al memoriale che sorgerà a Bologna per onorare le vittime della Shoah e una nuova testimonianza relativa a un grande ebreo italiano del Novecento, Carlo Alberto Viterbo, ricordato in uno scritto curato dal figlio Giuseppe (Il giorrno di ritorno che verrà, ed. Aska).
Notevole successo, inoltre, per l’iniziativa di solidarietà ai profughi della Comunità ebraica genovese.
Le pagine romane si aprono con un quadro sulla nuova Giunta esecutiva e sull’impegno per l’unità manifestato dalla presidente Ruth Dureghello.
Ricca di significati l’edizione della Coppa dell’Amicizia appena conclusasi, dedicata a una delle storiche figure del Portico d’Ottavia: “Drin Drin” Pavoncello.
A Massimiliano Boni, giurista e scrittore che ha concluso il proprio percorso di studi al Collegio Rabbinico Italiano, va invece il premio Maurizio Pontecorvo per l’elaborato sulla città di Shechem presentato davanti alla commissione del Collegio.
Rav Vittorio Della Rocca, il Morè, si apre a un nuovo emozionante racconto. Chiedi a tuo padre e te lo dirà (ed. Salomone Belforte), questo il titolo del libro di memorie che andrà in distribuzione a settembre e che il rav ha voluto condividere in anteprima con la redazione.
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pilpul
Che cos’è la radicalizzazione / 1
In tutta plausibilità si tratta di un fenomeno con il quale dovremo comunque fare i conti, anche e soprattutto nei tempi a venire. Per alcuni aspetti non è in sé una novità assoluta ma costituisce senz’altro, nelle sue manifestazioni più peculiari, una specificità dei tempi correnti. Già si è parlato, su questa newsletter, del radicalismo islamista. Ripetutamente si è tornati su un fenomeno che ha i tratti dell’epocalità, poiché è un soggetto che occupa uno spazio non solo politico ma anche sociale, culturale e, infine, economico, di grande rilevanza. Parallelamente al radicalismo, come insieme di organizzazioni, gruppi e individui, tra di loro coordinati oppure in conflitto, sempre più spesso si parla anche di radicalizzazione. Si tratta di una espressione, che sta entrando non solo nel linguaggio delle scienze sociali ma anche in quello di senso comune, con la quale si connota il percorso attraverso cui un individuo o un gruppo adottano una forma di azione violenta, direttamente legata a una ideologia estremista a contenuto politico, sociale o religioso.

Claudio Vercelli
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La responsabilità collettiva
Ho sempre dubitato di chi scrive non al singolare ma attribuendosi il plurale maiestatis, non ho mai capito se chi lo fa si ritenga rappresentante di un ampio gruppo di persone che l’hanno nominato loro portavoce o perché abbia un ego talmente smisurato che il singolare non può contenere la propria autostima….
Il prof. Sergio Della Pergola non si accontenta delle parole dei Rabbini capo d’Israele, ma pretende di più, anzi “pretendiamo” di più, è difficile rispondere a questa chiamata di responsabilità collettiva del mondo delle yeshivot, vorrei però puntualizzare alcuni punti.

Michele Steindler
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