Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Si
può temere il Signore - ciò che unicamente possiamo scegliere in
libertà secondo la parashà letta ieri - senza necessariamente essere
Haredim.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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I
ponti consentono contatti tra gruppi umani, o anche singoli, prima
estranei. Si “fa ponte” e si costruiscono ponti verso qualcosa per
andare da un’altra parte, a vedere che cosa c’è di là. Nel frattempo
non mettiamo nel conto o non ci interessa, il mondo intorno a quel
ponte: chi sta sotto o accanto per esempio. Come tutte le parole
“ponte” è “polisemica”. Consente di collegare, ma anche di escludere,
continuando a evitare, a non vedere, a non avvertire il bisogno di
conoscere.
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Obama e l'Aipac
è scontro sull'Iran
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Lo
scontro tra il presidente Usa Barack Obama e l'Aipac, il gruppo di
pressione americano pro Israele, sta assumendo toni sempre più duri.
Oggetto del contendere, l'accordo iraniano che l'Aipac vuole affossare
puntando ad ottenere il numero necessario di voti al Congresso –
chiamato ad approvare o meno l'intesa tra cinque settimane - per
bloccarlo. Come riferisce il New York Times, ripreso oggi dal Corriere
della Sera e da La Stampa, Obama ha scelto la via dello strappo con
l'Aipac (The American Israel Public Affairs Committee) , dopo aver
cercato con la diplomazia di spiegare le ragioni dell'accordo siglato a
Vienna con Teheran. “In un incontro a porte chiuse alla Casa Bianca con
i rappresentanti dell'Aipac - scrive il Corriere - (Obama) avrebbe
accusato la lobby pro-israeliana di spendere milioni di dollari in
pubblicità contro l'intesa e di diffondere dichiarazioni false”.
Secondo Washington, l'Aipac ha finanziato una campagna multimilionaria
per convincere in particolare i democratici a votare in Campidoglio
contro l'accordo. Per affossarlo infatti, è necessario il no dei due
terzi del Congresso. E proprio in queste ore è arrivata la
significativa defezione tra le fila del partito del presidente Obama:
Chuck Shumer, senatore ebreo eletto a New York ha annunciato con un
mese d'anticipo la sua decisione di votare contro l'intesa sul nucleare
iraniano. “II parlamentare è stato varie volte alla Casa Bianca, gli
esperti del governo hanno risposto per ore a centinaia di richieste di
chiarimenti”, scrive il Corriere raccontando la decisione di Shumer,
sottolineando che “l'Aipac, la 'superlobby' contraria all'accordo, l'ha
letteralmente messo sotto assedio inviando ben 60 attivisti nel suo
ufficio”.
Germania, la polemica sulle pietre d'inciampo. La Comunità ebraica di
Monaco ha ribadito in questi giorni la sua contrarietà alle
Stolpersteine, le pietre-monumento apposte dall'artista tedesco Gunter
Deming nelle vie di diverse città d'Europa in memoria dei deportati dal
nazifascismo. “Mi fanno venire in mente le persone già buttate a terra
che venivano prese a calci con gli stivali di ferro fino a farle
montare sui camion che li deportavano. Persone rannicchiate, ferite, in
fin di vita o già morte. Queste pietre possono essere bersaglio di
sputi, sporcizia, graffi, escrementi animali o essere oggetto di gesti
offensivi”, la posizione espressa nel 2014 dalla presidente della
Comunità ebraica di Monaco Charlotte Knobloch, sostenuta dai suoi
iscritti in questa battaglia, scrive La Stampa. A spiegare, sempre
dalle colonne del quotidiano torinese, il significato del progetto
delle Solpersteine, l'Architetto Adachiara Zevi, alla guida di Arte in
memoria, l’associazione che si occupa in Italia del progetto Memorie
d’inciampo. “Sono piccole targhe di ottone infisse nell’asfalto delle
vie per ricordare chi si voleva ridurre soltanto a un numero.
Attraverso le pietre chiunque può fermarsi a riflettere e fare memoria
di ciò che è accaduto”.
Un'altra vittima dell'estremismo. Ricoverato nell'ospedale israeliano
di Tel Hashomer, Saad Dawabsha, tra le vittime dell'attacco compiuto da
estremisti israeliani a Kfar Douma, non è sopravvissuto alle ferite
riportate durante l'incendio appiccato alla sua casa dai terroristi.
Nell'attentato aveva già perso la vita Ali, il figlio di 18 mesi di
Saad mentre l'altro figlio e la moglie sono ancora ricoverati in
ospedale. “Le autorità palestinesi hanno presentato denuncia alla Corte
penale internazionale dell’Aja con l’accusa di 'terrorismo' nei
confronti dei coloni. - scrive La Stampa - E Hamas ha chiesto ai
palestinesi di condurre attacchi su vasta scala contro i coloni degli
insediamenti israeliani in Cisgiordania”.
Le speranze degli ebrei iraniani. In un reportage de La Stampa,
l'auspicio dei 10mila ebrei che ancora vivono in Iran che l'accordo
siglato da Teheran con le potenze occidentali possa migliorare la loro
situazione.
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le indagini dell'autorità israeliana
Nuovi arresti tra gli estremisti
Continua
il giro di vite delle autorità israeliane contro i gruppi di
estremisti, legati al mondo dei coloni e considerati responsabili di
attacchi e violenze compiuti negli scorsi mesi contro moschee e chiese
in Cisgiordania (nell'immagine, il ministro della Difesa Moshe Yaalon,
che ha promesso "tolleranza zero contro i terroristi"). Lo Shin Bet, il
servizio di intelligence israeliano, nelle ultime ore ha infatti
arrestato nove persone connesse a quello che il primo ministro Benjamin
Netanyahu ha definito “terrorismo ebraico”. Gli arrestati, riportano i
media locali, provengono dagli insediamenti non autorizzati di Baladim,
nel nord della West Bank, e di Adei Ad, non distante da Kfar Douma,
luogo dell'attentato che ha colpito la famiglia palestinese Dawabsha.
Dopo la notizia della morte del figlio di 18 mesi Ali, arso vivo
nell'incendio procurato dagli attentatori, è arrivata quella del padre,
Saad Dawabsha, morto mentre era ricoverato all'ospedale israeliano di
Tel Hashomer. In pericolo di vita anche la madre, hanno spiegato i
famigliari alla radio dell'esercito israeliano Galatz. “Ci stiamo
preparando al peggio”, ha affermato Nasser Dawabsha, fratello di Saad,
ai microfoni della radio, ricordando che anche il figlio di quattro
anni versa in condizioni critiche. “Il nostro desiderio è che i
responsabili siano portati davanti a un tribunale e rispondano per i
loro crimini, che mettono in pericolo non solo noi manche gli ebrei e i
cristiani”, ha dichiarato Nasser, commentando il funerale e le
manifestazioni di rabbia esplose ieri nei pressi del villaggio di
Douma. Leggi
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le memorie di rav vittorio della rocca
Dalla vocazione agli affetti,
la vita del Morè in un libro
I
nostri lettori, da quasi due anni, apprezzano i suoi straordinari
affreschi della Roma ebraica. Adesso rav Vittorio Della Rocca, il Morè,
si apre a un nuovo emozionante racconto. Chiedi a tuo padre e te lo
dirà (ed. Salomone Belforte), questo il titolo del suo straordinario
libro di memorie che andrà in distribuzione a settembre e che il rav ha
voluto condividere in anteprima in questa estate di grandi attese.
Dall’infanzia al lungo magistero rabbinico, dall’amicizia col rav Toaff
all’impegno per il dialogo: sono tanti i mondi che il rav ha voluto
narrare. Quando si è trattato di scegliere il titolo, spiega, è stata
la Torah a venirgli in soccorso. Si legge infatti in Devarim: ‘Chiedilo
a tuo padre che ti narrerà… oppure a tuo nonno che ti racconterà’. “Sì,
non poteva che venire da qui il titolo più giusto per confezionare il
regalo che la vita e la memoria mi hanno fatto, permettendomi di
scrivere questo libro”.
I Della Rocca, da duemila anni (con orgoglio) “benè Romì”
Ricordo
bene l’emozione del giorno in cui, appena adulto, cominciai a spulciare
nell’archivio della comunità per ragguagliarmi sulle origini della
famiglia Della Rocca. Nessuno come noi ha il culto delle proprie
origini, e gli ebrei che si ritrovano a leggere queste pagine lo sanno
bene. Dunque non ci potrà stupire più di tanto di fronte a un ragazzo
che, a un’età in cui di solito si hanno in testa tutt’altre cose,
sacrifica per un po’ esperienze ed emozioni d’altro genere e preferisce
mettersi a rovistare nella storia della sua famiglia. Sono nato a Roma
il 1 novembre 1933, il 12 di Cheshvan 5694 secondo il calendario
ebraico, da Elisabetta Moscati e Rubino Della Rocca. Ciò che volevo
scoprire era soprattutto a quando risalisse l’insediamento della mia
famiglia paterna a Roma, se provenisse da Eretz Israel, la Terra
Promessa, dopo la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme, o vi
fosse giunta nel 1492 con l’espulsione degli ebrei dalla Spagna.
Un’infantile soddisfazione mi gonfiò il petto: i Della Rocca
frequentavano Schola Nova e Schola Tempio – due delle Cinque Sinagoghe,
o Cinque Scholae, ognuna con i propri riti specifici in base alla
provenienza, sorte a Roma nel 1555 quando papa Paolo IV, su esempio di
quanto accaduto una ventina di anni prima a Venezia, aveva ordinato che
anche a Roma gli ebrei fossero confinati in un apposito ghetto –
entrambe di rito italiano o benè Romi, cioè “figli di Roma”. E questo
significava una cosa ben precisa: la famiglia di mio padre era giunta
qui dalla terra d’Israele. Come ho potuto apprendere in seguito dalle
mie letture, l’appartenenza a una sinagoga piuttosto che a un’altra non
riguardava e non determinava solo il rito o le musiche sinagogali, ma
gli usi e i costumi, diversi da famiglia a famiglia. Si arrivava a
certo, rigido e paradossale senso di esclusività, tanto che una
famiglia di origine italiana poteva non volersi imparentare con una di
origine spagnola, preferendo non avervi niente a che spartire. In
Olanda, al tempo del filosofo Baruch Spinoza (1632-1677), una famiglia
ebraica di origine spagnola o di alto lignaggio non avrebbe mai
concesso in sposa la figlia a un giovane, magari benestante e di
bell’aspetto, ma aschenazita, proveniente cioè dall’Europa
centro-orientale, nella gran parte dei casi dalla Polonia. Appartengo
dunque a una famiglia che vive a Roma da duemila anni.
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iTALIA EBRAICA AGOSTO 2015
Nuove emozioni. E grandi ritorni
Tutta
una Comunità che festeggia per l’ingresso di un suo figlio nel “patto”.
L’immagine delle celebrazioni triestine per la circoncisione di Abraham
Vincent, il primo figlio maschio del rabbino capo Eliezer Di Martino,
apre il numero di agosto del giornale di cronache comunitarie Italia
Ebraica di agosto.
In prima pagina anche i progressi relativi al memoriale che sorgerà a
Bologna per onorare le vittime della Shoah e una nuova testimonianza
relativa a un grande ebreo italiano del Novecento, Carlo Alberto
Viterbo, ricordato in uno scritto curato dal figlio Giuseppe (Il
giorrno di ritorno che verrà, ed. Aska).
Notevole successo, inoltre, per l’iniziativa di solidarietà ai profughi della Comunità ebraica genovese.
Le pagine romane si aprono con un quadro sulla nuova Giunta esecutiva e
sull’impegno per l’unità manifestato dalla presidente Ruth Dureghello.
Ricca di significati l’edizione della Coppa dell’Amicizia appena
conclusasi, dedicata a una delle storiche figure del Portico d’Ottavia:
“Drin Drin” Pavoncello.
A Massimiliano Boni, giurista e scrittore che ha concluso il proprio
percorso di studi al Collegio Rabbinico Italiano, va invece il premio
Maurizio Pontecorvo per l’elaborato sulla città di Shechem presentato
davanti alla commissione del Collegio.
Rav Vittorio Della Rocca, il Morè, si apre a un nuovo emozionante
racconto. Chiedi a tuo padre e te lo dirà (ed. Salomone Belforte),
questo il titolo del libro di memorie che andrà in distribuzione a
settembre e che il rav ha voluto condividere in anteprima con la
redazione. Leggi
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Che cos’è la radicalizzazione / 1 |
In
tutta plausibilità si tratta di un fenomeno con il quale dovremo
comunque fare i conti, anche e soprattutto nei tempi a venire. Per
alcuni aspetti non è in sé una novità assoluta ma costituisce
senz’altro, nelle sue manifestazioni più peculiari, una specificità dei
tempi correnti. Già si è parlato, su questa newsletter, del radicalismo
islamista. Ripetutamente si è tornati su un fenomeno che ha i tratti
dell’epocalità, poiché è un soggetto che occupa uno spazio non solo
politico ma anche sociale, culturale e, infine, economico, di grande
rilevanza. Parallelamente al radicalismo, come insieme di
organizzazioni, gruppi e individui, tra di loro coordinati oppure in
conflitto, sempre più spesso si parla anche di radicalizzazione. Si
tratta di una espressione, che sta entrando non solo nel linguaggio
delle scienze sociali ma anche in quello di senso comune, con la quale
si connota il percorso attraverso cui un individuo o un gruppo adottano
una forma di azione violenta, direttamente legata a una ideologia
estremista a contenuto politico, sociale o religioso.
Claudio Vercelli
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La responsabilità collettiva |
Ho
sempre dubitato di chi scrive non al singolare ma attribuendosi il
plurale maiestatis, non ho mai capito se chi lo fa si ritenga
rappresentante di un ampio gruppo di persone che l’hanno nominato loro
portavoce o perché abbia un ego talmente smisurato che il singolare non
può contenere la propria autostima….
Il prof. Sergio Della Pergola non si accontenta delle parole dei
Rabbini capo d’Israele, ma pretende di più, anzi “pretendiamo” di più,
è difficile rispondere a questa chiamata di responsabilità collettiva
del mondo delle yeshivot, vorrei però puntualizzare alcuni punti.
Michele Steindler
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