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Elia Richetti,
rabbino
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“Banìm
attèm l-Ha-Shèm E-lokekhèm, lo’ thithgodedù we-lo’ thasìmu qorchà ben
‘enekhèm la-mèth”, “Voi siete figli del Signore D.o vostro, non fatevi
incisioni e non radetevi tra i vostri occhi per un morto”.
Queste disposizioni sono evidentemente legate a usanze pagane dalle
quali l’ebreo deve tenersi lontano. Così le classifica il Maimonide,
così le intende la maggioranza dei commentatori. Ma il midràsh dà anche
un’altra interpretazione: siccome siete tutti figli di Ha-Qadòsh Barùkh
Hu’, “lo’ thithgodedù”, non suddividetevi in “agudòth” (gruppuscoli) e
non mettete alcuna “qorchà” (radura, spazio vuoto) in mezzo ai vostri
occhi: pur nel rispetto della pluralità delle opinioni (che è ricordata
da Proverbi 19:21, “Molti sono i pensieri nel cuore dell’uomo ...”),
questa non deve portarci al frazionamento in gruppi che non hanno
dialogo fra di loro, fra i quali c’è uno spazio, una radura,
incolmabile.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Danilo
Taino è uno scrittore molto attento alle problematiche della società
ebraica contemporanea. Giorni fa su Sette parlando dei giochi delle
Maccabiadi Europee svoltisi per la prima volta a Berlino, Taino citava
una riflessione su cosa sarebbero Berlino e la Germania, oggi, se non
ci fosse stato il nazismo, Hitler e l'Olocausto. Secondo un'opinione,
"sarebbe un Paese ancora più potente dal punto di vista economico,
sarebbe la patria dell'innovazione e dell'alta tecnologia. La
tradizione scientifica e ingegneristica tedesca assieme alla capacità
di innovare e di avere visione di mercato e internazionale della
comunità ebraica avrebbero fatto mangiare la polvere alla Silicon
Valley". Ecco un buon esempio di counterintuitive history – storia
controintuitiva – al quale si possono proporre diverse varianti.
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Il presidente Mattarella:
"Fermiamo il terrore" |
“Il
terrorismo di matrice islamista, basato su fanatiche distorsioni della
fede in Dio, sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio
Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale. Sta alla
nostra responsabilità fermarla”. È il monito del presidente della
Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Meeting per
l'amicizia fra i popoli di Rimini. L'intervento, riporta il Corriere,
avviene proprio mentre si discute di una prossima azione militare in
Libia con possibile guida italiana e fa il giro del mondo la notizia
della decapitazione dell'archeologo (a capo del sito di Palmira) Khaled
Asaad.
Il Fatto Quotidiano pubblica intanto uno stralcio del reportage
realizzato da Robert Fisk per il giornale britannico The Indipendent
che fa luce sugli equilibri e sugli orrori della guerra che sconvolge
la Siria, mentre La Stampa racconta i traffici illeciti da centinaia di
milioni di dollari dell'Isis nel paese (ma anche in Iraq), derivanti
dai saccheggi da parte delle milizie di siti archeologici.
Tony il mediatore.
Il Corriere della sera riporta anche che l'ex primo ministro britannico
ed ex inviato speciale del Quartetto Tony Blair avrebbe, secondo quanto
scritto da giornali arabi, incontrato due volte nell'ultimo mese il
leader di Hamas Khaled Meshaal, per discutere i termini di un accordo
con Israele. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tuttavia subito
negato i contatti, che sarebbero avvenuti a Doha in Qatar, e di essere
in contatto con Blair.
Una barriera a Betlemme. Sono
iniziati i lavori nella valle di Cremisan, alle porte di Betlemme, per
la costruzione di una barriera protettiva dopo il sì dell'Alta corte di
giustizia dello scorso 6 luglio. Non sono mancati i tafferugli da parte
degli abitanti, per la gran parte cristiani palestinesi, che da nove
anni cercano di fermare la costruzione del muro (Avvenire).
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un pizzico d'italia nella festa israeliana
Zahavi, l'urlo che fa sognare
la Tel Aviv del calcio
Si
sa, le reti in trasferta valgono doppio. Se poi ti capita di segnarle
all'ultimo secondo dell'ultimo minuto di recupero (ben sei), la cosa
acquista un peso specifico supplementare.
Sogna uno storico approdo alla fase conclusiva della Champions League
il Maccabi Tel Aviv, uscito ieri indenne dallo scontro con i rivali del
Basilea nel terzo (e ultimo) preliminare che precede la fase a gironi
della più importante competizione europea. Dentro o fuori: chi vince in
Champions, chi perde nell'assai più modesta Europa League. Il primo set
ha detto bene: 2 a 2 in Svizzera, un ottimo viatico per la gara di
ritorno che si svolgerà in Israele tra una settimana.
C'è un po' di Italia in questa impresa: protagonista di giornata
infatti è Eran Zahavi, fantasioso centrocampista approdato alcuni anni
fa alla corte palermitana di Zamparini. Fu un'annata niente male, anche
se non gli valse la conferma in rosanero.
Ieri Eran sembrava una furia: doppietta e molte giocate di classe. Suo
il goal che ha aperto le marcature e suo soprattutto l'imperioso stacco
di testa vincente al 96esimo minuto d'orologio.
Poi la grande euforia collettiva e Zahavi, quasi incredulo, che si
lancia in un corsa urlata degna del miglior Tardelli (o Schillaci). Il
sogno continua.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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la grande voce dell'ebreo franco-algerino
I motivetti di Osama Bin Laden
Enrico Macias era il preferito
Mentre
Barack Obama pubblica le sue playlist su Spotify e il mondo si riscopre
intellettuale ascoltando la sua musica d'autore preferita e suda al
ritmo delle canzoni da allenamento di Michelle, viene alla luce anche
un'altra libreria audio, completamente diversa sotto moltissimi punti
di vista. Innanzitutto perché appartiene all'ex nemico numero uno degli
Stati Uniti, Osama Bin Laden, e ad altri leader talebani, e poi perché
è composta da 1500 cassette decisamente più retro e più ingombranti di
un servizio di streaming. Il ritrovamento è l'oggetto di anni di
ricerca e di ascolto da parte dello studioso Flagg Miller, il cui libro
ora in uscita (The Audacious Ascetic, Oxford University Press) svela
finalmente al pubblico i contenuti della raccolta, venuta alla luce nel
2001. Ma ciò che ci si aspettava ancora meno era di trovare fra la
musica ascoltata da Bin Laden e i suoi anche quella di Enrico Macias,
celebre cantante algerino ma soprattutto, ebbene sì, ebreo.
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Setirot
- Per avvicinare |
Secondo
un'antica tradizione dei Maestri di Israele, conservata nella Mishnah,
l'appalesarsi dell'epoca messianica sarà accompagnato dalla presenza
del profeta Elia, il quale "non dichiarerà puro o impuro chicchessia,
né allontanerà o avvicinerà se non, rispettivamente, coloro che si sono
imposti con la violenza e coloro che sono stati esclusi con la
violenza". Secondo altri Maestri, Elia verrà "solo per avvicinare, ma
non per allontanare". O, ancora, "esclusivamente per comporre le
polemiche più distruttive". Oppure, ed è l'opinione della maggioranza
dei Maestri, "né per allontanare né per avvicinare, ma per imporre la
pace nel mondo", in ciò appoggiandosi e richiamando le parole di
Malachia (3,23-24), secondo cui l'obiettivo principale del profeta
Elia, nella sua venuta, sarà quello di operare una riconciliazione
universale tra tutte le creature.
Se rav Giuseppe Laras ha voluto concludere così i due tomi della sua
storia del pensiero ebraico ("Ricordati dei giorni del mondo", Edizioni
Dehoniane Bologna) un motivo ci dovrà pur essere. Proviamo a cercarlo e
riflettiamoci.
Stefano Jesurum, giornalista
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Spielberg, Obama e noi |
Il
regista ebreo americano Steven Spielberg si è impegnato per la memoria
della Shoah come pochi altri, basti ricordare il film Schindler’s list
e la colossale opera di interviste ai sopravvissuti ai campi di
sterminio.
Il regista ebreo americano Steven Spielberg - a quanto riporta il
Corriere della sera - intende impegnarsi con il presidente Obama per la
realizzazione di una Fondazione che raccolga testi e documenti
riguardanti la sua presidenza.
Viene facile domandarsi cosa farà Steven Spielberg quando dovrà
documentare le memorie del presidente Obama riguardo all’accordo con
l’Iran.
Appare sempre più forte la dicotomia tra l’ebraismo europeo e quello
americano. Da una parte un ebraismo che dice chiaramente che la nostra
identità è Israele, con ebrei francesi, italiani, e inglesi che
manifestano per le strade – in molti casi anche a costo di grandi
rischi – con la bandiera della Medinah.
Non mi sembra una caso che Fiamma Nirenstein sia stata nominata
ambasciatrice in Italia – e non mi riferisco al fatto che sia nata in
Italia – ma alla fortissima identità sionista che caratterizza le
comunità ebraiche europee e quindi i loro leader.
Michele Steindler
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Time out - "Rabbino, discolpati!"
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"Rabbino
discolpati!" Così, richiamando a un ben più famoso appello, potremmo
definire il tentativo di tanti personaggi del mondo ebraico che, anche
su queste colonne, continuano a pretendere una presa di posizione dei
rabbini italiani sulle vicende terribili del mese scorso. Non basta che
lo abbiano fatto e a breve, così come non va bene che lo abbiano fatto
in linea con il rabbinato israeliano e le maggiori autorità rabbiniche
in generale. E non si capisce neanche cosa dovrebbero fare, visto che
sebbene la responsabilità collettiva sia centrale nell'ebraismo è anche
vero che non ci si può assumere le responsabilità che non si hanno.
Eppure è andata così, le terribili morti causate da estremisti
religiosi sono diventate l'opportunità per scatenare l'ennesima ondata
di polemiche contro il nostro rabbinato che pare sbagli sempre e a
prescindere. Si potrà discutere e dovremmo farlo, ma forse sarebbe il
caso di capire se certe polemiche nascano davvero per migliorare la
vita civile delle comunità ebraiche o per aumentare le divisioni e gli
scontri al suo interno.
Daniel Funaro
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Non sarà troppo tardi
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Forse
un mattino andando in un’aria di vetro, non verso il vuoto ma per un
sentiero di montagna, d’estate alla vigilia di Shabbat, capita ad una
famigliola di incontrare un viandante un po’ sperso. Il sentiero per il
rifugio, indica la direzione il babbo della famigliola, e dal suo
accento il viandante inizia a conversare su provenienza e amicizie
locali. E scoprono, si dà il caso, di avere un conoscente in comune. Il
babbo un po’ titubante, perché la prudenza non è mai eccessiva, accenna
all'origine ebraica del conoscente nella sua piccola città. Il
viandante si sbilancia maggiormente, dichiarandosi ebreo egli stesso e
al “cento per cento”. Con stupita gioia, anche i membri della
famigliola si dichiarano ebrei, e quale occasione migliore di vedersi
la sera insieme per il Kiddush? E di conversare trovando altri legami
di amicizie comuni? Il viandante commosso osserva i ragazzini e parla,
da anziano, di come sia bello e raro trovare della gioventù ebraica
anche in piccolissime realtà.
Otto naarim conta la piccola keillah della cittadina da cui proviene la
famigliola, e la commozione del viandante nel conoscerne l’esistenza
sarebbe ancora maggiore se sapesse che di questi, tre nascono da
nonna materna non ebrea, due da madre non ebrea e tre da una ghieret.
Forse anche lui, come Montale, penserà rivolgendosi di vedere un
(piccolo) miracolo. E forse non sarà troppo tardi.
Sara Valentina Di Palma, ricercatrice
Madri d'Israele - Tchia
![](http://moked.it/unione_informa/150820/divisa.jpg)
Se
mai vi dovesse capitare di incontrare questa donna in qualche
sconosciuta via nel nord di Israele, non esitate a darle un forte
abbraccio e a ringraziarla per ciò che fa, ogni giorno.
Tchia Ditesheim, nata a Rechovot, moglie di un commerciante svizzero,
madre di quattro figli, Madre di Israele. Provate a pensare a Superman
in versione yemenita: ecco, è proprio lei.
Capello corto, sbarazzino, scuro. Sguardo profondo, che la dice lunga sulla sua persona.
Tchia, infatti, trascorre le sue giornate in cima ad un grattacielo o
tra le fiamme di un incendio indomabile, come volontaria nelle forze
dei vigili del fuoco.
"Cominciai quattordici anni fa, quando nel quartiere in cui abito
cercavano volontari disposti a dedicare il loro tempo per una causa
comune. Mi feci immediatamente avanti."
Sette anni fa Tchia si rese conto che non le bastava più salvare una
persona dalla minaccia delle fiamme. Tchia voleva, doveva, andare
oltre: soccorrere il ferito in questione e fornirgli tutti gli
strumenti necessari per sopravvivere alla tragedia.
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