David
Sciunnach,
rabbino
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“…circonciderà
il tuo cuore… così che tu possa vivere.” (Devarìm 30, 6). In questo
modo usava interpretare l’Admòr Rabbì Ytzchak Meir Alter di Gur,
conosciuto come Baàl Chidushè Arìm, questo verso: “Per tutta la mia
vita non dimenticherò i Tuoi comandamenti poiché in essi ho vissuto.
Non potrò mai dimenticare le Tue mitzvòt poiché io so che essi sono la
mia vitalità, e una cosa da cui dipende la vita è impossibile
dimenticare, cosi come è impossibile che un uomo si dimentichi di
mangiare”.
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David
Assael,
ricercatore
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Pur
felicemente sorpreso, come molti, resto un po’ scettico rispetto alla
reazione dei cittadini tedeschi di fronte all’ingresso di decine di
migliaia di migranti all’interno dei propri confini. Anche ultimamente,
la Germania ha vissuto numerosi episodi di intolleranza xenofoba e ad
Est spadroneggiano partiti e movimenti no Euro di chiare tendenze
nazionaliste. Inoltre, va detto che la stessa Merkel aveva usato toni
non certo conciliatori solo fino a pochi giorni fa.
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Storie di accoglienza
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Di
ieri la notizia, riportata sulle maggiori testate nazionali, che la
Germania si preparerà ad accogliere cinquecentomila migranti all’anno
per diversi anni. Una situazione, ha spiegato il vicecancelliere Sigmar
Gabriel, che “cambierà il paese radicalmente”. “Da subito – scrive il
Corriere della sera – la Germania si propone di creare 150 mila posti
letto a prova d’inverno per l’emergenza, assumere tremila poliziotti in
tre anni, fornire 400 milioni al ministero degli Esteri per interventi
nei Paesi di partenza dei profughi, intensificare la lotta al racket
dei migranti, stabilire con chiarezza quali sono i Paesi che producono
rifugiati, per sveltire le procedure di asilo”.
Se i tedeschi si mostrano aperti all’accoglienza, casi di solidarietà
si registrano anche in Italia. Su Avvenire viene riportata la decisione
del presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni di
mettere a disposizione un appartamento per i profughi: “Gli ebrei – ha
dichiarato – hanno sperimentato nei secoli sulla propria pelle le
persecuzioni e la necessità di trovare accoglienza in paesi ospitali.
Dobbiamo fare quindi tutto il possibile per aiutare le popolazioni che
sperimentano l’odio e la guerra”. Un tema, quello dell’accoglienza,
ricorda Avvenire, protagonista del discorso del presidente dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna durante la Giornata
Europea della Cultura Ebraica: “L’ebraismo si basa su solidi principi e
profonde radici che contemplano l’obbligo dell’accoglienza e del
rispetto del diverso e dello straniero. La storia e le tradizioni
ebraiche sono quelle di un popolo che convive da millenni in mezzo ad
altri popoli. L’accoglienza e il rispetto di altre fedi e culture
risalgono alle origini stesse dell’ebraismo”.
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ISRAELE - le posizioni sui controlli nucleari
Bibi e Rivlin divisi sull'Iran
Più
passano i giorni, più l'accordo tra le potenze mondiali e l'Iran
diventa realtà. Il presidente degli Stati Uniti ha incassato l'appoggio
necessario per evitare che il Congresso americano, a maggioranza
repubblicana, possa affossare l'intesa con Teheran.
E
ora si guarda sempre più al dopo, a quando le sanzioni contro il regime
iraniano verrano sospese ed entreranno in funzione i meccanismi di
controllo sul suo programma nucleare.
Ma
mentre Obama cerca di tranquillizzare gli alleati mediorientali,
Teheran rivela ancora una volta il suo volto peggiore: in queste ore il
leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei, è tornato a
minacciare l'esistenza di Israele.
“Dopo
i negoziati, nel regime sionista dicono che per i prossimi venticinque
anni non ci sarà da preoccuparsi dell'Iran. Io dico – il lugubre e
intimidatorio messaggio di Khamenei – che non vedrete i prossimi
venticinque anni. Se Dio vorrà, non ci sarà nulla di simile al regime
sionista nei prossimi 25 anni”. Khamenei ha proseguito, attaccando
anche gli Stati Uniti, con cui non vuole dialogare se non sulle
questioni legate al nucleare.
E
intanto in Israele continuano le discussioni tra i vertici politici e
militari sulla gestione diplomatica dell'accordo iraniano: intervistato
dalla radio dell'esercito, il presidente Reuven Rivlin ha ribadito
ancora una volta le sue critiche al Premier Benjamin Netanyahu sulla
gestione dei rapporti con gli Stati Uniti riguardo all'intesa. Tra i
due uomini del Likud si sta creando un solco sempre più profondo.
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qui roma - il seminario del pitigliani
Educazione ed ebraismo,
il dialogo necessario
Cosa
possono dare le religioni all’educazione? Come conciliare la tradizione
dello studio tipicamente ebraica con i nuovi modelli educativi; come
deve comportarsi un maestro, e viceversa un suo alunno? Sono queste le
domande che aprono il seminario di due giorni (9-10 settembre)
“Ebraismo e cultura europea. Le religioni come sistemi educativi”
dedicato a “L’ebraismo ed i grandi educatori del ‘900" e ospitato dal
centro ebraico Il Pitigliani con il patrocino dell’Università la
Sapienza, la Comunità ebraica di Roma e l’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane.
Organizzato
dall’Istituto di psicologia interculturale Onlus e introdotto dalla
professoressa dell’Università La Sapienza Antonella Castelnuovo,
l’iniziativa vede l’alternarsi di relazioni di rabbini, educatori,
professori e psicologi che affrontano diverse aree tematiche: dalla
tradizione ai processi dell’apprendimento, fino al gioco e
l’applicazione di materie come l’economia e la matematica. Questo
pomeriggio, inoltre, verranno avviati dei workshop i cui risultati
saranno discussi domani. Ad accogliere gli ospiti della prima sessione,
moderata dalla psicologa e pedagogista Clotilde Pontecorvo, Antonella
Castelnuovo: “Con la giornata di oggi vogliamo esaminare come le
religioni possono apportare un miglioramento nella società,
concentrandoci in particolare su quella ebraica. L’ebreo è stato per
l’Occidente, l’altro, l’alterità più antica d’Europa; quello che Simmel
definì come ‘l’ospite che rimane’. Questo elemento caratterizzante gli
ha permesso di vivere sempre in una doppia dimensione e di portare
avanti la propria identità, fortemente legata alla dimensione
dell’educazione e dello studio”.
Ad
aprire i lavori, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni con un
intervento dal titolo “Non c’è futuro senza educazione”: “L’educazione
– spiega – è un concetto fondante dell’ebraismo e si articola
nell’azione dell’accettazione e in quella della trasmissione (essere
dunque sia maestro che alunno), che sono entrambi due doveri. In
passato il rabbino di Modena Ishmael HaCoen stese un programma di
studio ed esso prevedeva per la maggior parte del tempo di dedicarsi
alla Torah senza escludere però le altre materie. Uno studio, quello
della Torah, che è stato fin troppo ignorato in alcuni momenti della
storia dell’ebraismo italiano”. “Il paradosso da segnalare – sottolinea
rav Di Segni a Pagine Ebraiche – è che l’obbligo allo studio della
Torah, così fondamentale nell’ebraismo, ha creato un popolo in cui lo
studio è una parte essenziale ma che non è più uno studio dedicato alla
Torah. E sulla scia lunga, l’ebraismo italiano, dopo aver prodotto
qualche generazione di grandi studiosi in ogni disciplina, attualmente,
almeno da queste parti, non solo non ha creato grandi studiosi di
Torah, ma ha smesso di creare anche grandi studiosi in altre
discipline”.
(Nell'immagine
Riccardo Lancellotti dell'Ufficio scolastico regionale per il Lazio, la
professoressa Clotilde Pontecorvo, la professoressa Antonella
Castelnuovo e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni)
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qui roma - festival della letteratura
Il futuro? A portata di mano
Iniziare
l'anno con uno sguardo positivo verso quello che verrà. Questo secondo
il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni il valore della serata tutta
dedicata al tema del futuro del Festival internazionale di letteratura
e cultura ebraica di Roma.
Numerosi
gli spunti di riflessione offerti, con due incontri che hanno portato
il pubblico in un viaggio tra le epoche, con protagonisti esperti da un
lato della conservazione nei prossimi secoli di ciò che è stato
prodotto nel passato e dall'altro di quello che nel presente possiamo
fare per capire cosa ci aspetta.
Hanno dunque parlato di “Big data vs big memory: la memoria alla prova
del futuro tra dati ed emozioni” la direttrice dell'archivio delle
Teche Rai Maria Pia Ammirati, Raul Mordenti, insegnante di Teoria della
letteratura all'Università di Roma Tor Vergata, e Andrea Bozzi, ex
direttore del Consiglio Nazionale delle Ricerche e coordinatore del
Comitato scientifico del progetto “Traduzione del Talmud babilonese in
lingua italiana”, moderati da Marco Panella, uno degli organizzatori
del Festival. Si sono invece chiesti se “Il futuro è già scritto” il
futurologo e consulente specializzato in previsioni sugli sviluppi
della tecnologia David Passig, professore all'Università di Bar Ilan, e
il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
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qui roma - la crisi e l'abbandono Urtisti, il giorno della protesta
“La
storia di Roma non si cancella”, “Le promesse di Marino sono il vero
degrado”, “Siamo antichi come i monumenti”. Sono questi alcuni degli
slogan che campeggiano su striscioni e cartelli esposti al presidio
degli urtisti, i venditori di souvenir, convocato oggi in Campidoglio
per protestare contro il loro recente allontanamento dalle zone di
maggior interesse turistico, inquadrato nelle iniziative anti-degrado
varate dal sindaco di Roma Ignazio Marino.
Quello
degli urtisti è un mestiere storico della Roma ebraica, adesso
considerato a rischio dai rappresentanti della categoria, che da mesi
contestano con forza l’intervento. “Oggi siamo in piazza perché
speriamo che il sindaco finalmente ci ascolti, dopo averci messo in una
situazione che non è accettabile e aver lasciato che invece gli abusivi
lavorino indisturbati”, ha detto a Pagine Ebraiche Fabio Gigli,
presidente degli urtisti. Una battaglia sostenuta anche dai leader
della Comunità ebraica romana, rappresentata al presidio dalla
presidente Ruth Dureghello e dal rabbino capo Riccardo Di Segni.
La decisione del Comune, entrata in vigore il 10 luglio, ha coinvolto
22 camion bar, 43 urtisti e altre 11 postazioni, costretti a spostarsi
dall’area archeologica centrale e da quella del Tridente, densamente
turistiche, verso la più defilata via San Gregorio. Tale cambiamento ha
determinato una radicale diminuzione degli incassi, che in estate
normalmente sono più elevati dato il maggiore afflusso di turisti, e
Gigli ha parlato con Pagine Ebraiche di “piena emergenza sociale”. La
manifestazione, ha spiegato, nasce dunque per “sensibilizzare
l’opinione pubblica sul nostro destino, di cui è bene che ci sia
consapevolezza”. Perché proprio oggi? “Perché il sindaco ci aveva
garantito che saremmo rientrati nei luoghi dove abbiamo sempre lavorato
entro un paio di settimane, e questo non è avvenuto. Nel frattempo
abbiamo fatto proposte alternative all’amministrazione, ma non è
servito a niente. Speriamo che ora Marino prenda in considerazione le
nostre istanze – l’auspicio di Gigli – e di poterci finalmente sedere a
un tavolo per parlare e trovare una soluzione”. Parla di crisi anche
Ruth Dureghello: “Quando le promesse non vengono mantenute creano delle
situazioni di disagio di fronte alle quali è evidente che noi non
possiamo rimanere insensibili tanto meno inermi”, ha dichiarato. “È la
prima volta nella storia della comunità - ha continuato - che
manifestiamo in questa maniera accanto a una categoria sotto la sede
dell’amministrazione. Mai ci saremmo immaginati di doverlo fare. Il
nostro percorso è stato sempre a disposizione delle istituzioni,
sinergico con le istituzioni e con la città. Oggi questo ci è impedito”.
La categoria degli urtisti, la cui presenza che risale lungo i secoli è
stata messa in evidenza anche dal rav Di Segni, è stata istituita con
dispensa papalina nell’Ottocento a beneficio di alcuni ambulanti della
Comunità ebraica romana e poi trasmessa nelle generazioni attraverso
regolare licenza. I suoi rappresentanti sono oggi impegnati anche a
respingere l’accostamento con i problemi di degrado della capitale,
vantandosi anzi di essere vere e proprie sentinelle contro l’abusivismo
che caratterizza le strade e le piazze del centro, come fa notare Gigli
mostrando alcune foto che ritraggono venditori abusivi di fronte al
Colosseo e gli spazi ridotti concessi agli urtisti. In questo sono
supportati, tra gli altri, dal presidente del pd romano Tommaso
Giuntella e dalla presidente del Consiglio del Municipio XII Alessia
Salmoni.
“Siamo qui per un problema di lavoro e di dignità del lavoro per
famiglie che da mesi sono state private dei mezzi di sussistenza”, ha
infine sottolineato il rav Di Segni. “Questo ci viene negato – ha
continuato – con tutta una serie di promesse e rinvii assolutamente
intollerabili. Siamo qui per dare appoggio sociale a una categoria che
è gravemente a rischio in questo momento”. Concorda Gigli: “Siamo
vittime di un meccanismo spietato”, come aveva già denunciato Pagine
Ebraiche. “Ci avevano dato delle garanzie, e queste puntualmente sono
state tradite. Calpestare la dignità delle persone è un fatto grave –
aveva aggiunto – specie quando di mezzo ci sono prestiti e mutui da
pagare”.
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ROSH hashanah 5776 - qui livorno
Un anno per la positività
Tra
pochi giorni sarà Rosh Hashanah e noi cercheremo di accoglierla con lo
spirito giusto: ci prepareremo indossando i vestiti più belli, ci
riuniremo nelle nostre sinagoghe, dopo la preghiera ci augureremo l’un
l’altro Chag Sameach e buon anno, per poi celebrare nelle nostre case
il Seder mangiando cibi simbolici, dolci, per augurare a tutti un
inizio di anno positivo.
Anche se sappiamo che Rosh Hashanah è Yom Hadin, il giorno del
giudizio, il giorno in cui ci si presenta davanti al giudice Kadosh
Baruch Hu che decide del nostro futuro valutando il nostro passato – e
non è un giorno di gioia perché non si conosce ancora la sentenza –, ci
comportiamo comunque in modo da far vedere che siamo certi che il
Signore Iddio giudicherà tutti noi positivamente, garantendoci una vita
buona e la pace. Per questo, come già detto, durante il Seder mangiamo
prodotti che portano in loro un simbolo positivo.
Che cosa significa? In che modo indossare vestiti eleganti e mangiare cibi dolci diventa simbolo di qualcosa di positivo?
Yair Didi, rabbino capo Comunità ebraica di Livorno
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Ticketless - Quasi come |
Ebraismo
e questione sessuale nel Novecento triestino si sono spesso incrociati,
fino ai confini della trasgressione. Un provvidenziale recupero
archivistico del fondo manoscritti della Biblioteca Cantonale di
Lugano, Archivio Prezzolini, ci restituisce il profilo di Guido Almansi
(1931-2001), triestino in esilio come tanti suoi coetanei, grande
anglista, storico e critico del teatro, collaboratore assiduo di
“Repubblica” e massimo studioso di erotismo e letteratura (Belli e
Aretino i suoi “maggiori”). Innumerevoli le sue opere, le sue
recensioni, i cataloghi per mostre, le antologie. Eros e comico sono
due lati della stessa personalità: la sua “L’estetica dell’osceno”
(Einaudi, prima ed. 1984, sec. ed. ampliata 1994) fa coppia con “La
ragion comica” (Feltrinelli, 1986). Erotismo e comicità, ironia e -
soprattutto - la passione infinita per la parodia, condivisa con Guido
Fink (a loro si deve la indimenticabile antologia di parodie
letterarie, “Quasi come”, Bompiani 1976).
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Immagini |
La
recente pubblicazione di alcune crude immagini fotografiche relative
alla tragedia dei profughi (in particolare, quella raffigurante il
piccolo Aylan steso senza vita sulla spiaggia), e la loro esponenziale
moltiplicazione sui mezzi di comunicazione, a livello mondiale, ha
acceso in diversi Paesi, un utile e, a mio avviso, salutare dibattito
su quale debba essere, nell’informazione, il ruolo affidato alle
immagini e se sia giusto e opportuno pensare a qualche forma di limite
o di regolamentazione nel loro uso. Come è stato detto, se nessuno può
pensare, in società liberali, a forme di censura o di divieto, che
possano impedire la libera scelta degli operatori riguardo alle
immagini da mostrare, nell’odierna era informatica, dominata da
un’invasiva e capillare presenza dei media e da un costante effetto di
emulazione (per cui la stessa immagine ‘forte’ viene automaticamente
ripresa da tutti), si può porre il problema opposto, ossia la libera
scelta dell’utente di ‘non’ vedere una certa rappresentazione, ritenuta
disturbante o comunque sgradevole, scelta che può legittimamente
ritenersi, di fatto, impedita dall’assedio degli agguerriti mass-media.
Francesco Lucrezi, storico
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