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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Per Andrea Cabibbe z.l.
Nel racconto della Creazione, che abbiamo letto Shabbat scorso, sono
contemplate molte delle tragedie che ci sconvolgono come quella di una
morte prematura. Chanòkh è colui che prima del tempo fu portato in
Cielo dall’Eterno (Bereshìt, 5; 24) come se fosse stato prelevato da
vivo. Alcuni commentatori spiegano che il Creatore avesse voluto
proteggerlo dalla malvagità e dalla corruzione della società in cui
viveva.
Con grande sorpresa, nel nome Chanòkh compare per la prima volta in
tutta la Bibbia la radice “Chinùch”, ‘Educazione’, come se questo
valore fondante fosse un modo di preservare e di proteggere una persona
buona. Oggi, Rosh Chodesh Cheshvàn, viene seppellito Andrea Cabibbe z.l.,
ventenne della Comunità di Milano, Boghèr della Hashomer Hatzair.
Una di quelle dipartite che ci si aspetta ma delle quali non
vorremmo mai prendere atto e di cui non riusciremo mai a farci una
ragione. Andrea ha lottato per 5 anni come un leone contro una malattia
terminale con le armi del sorriso, della gentilezza e della generosità
verso gli altri. Circa un anno fa mi aveva espresso il desiderio di
impegnarsi come educatore giovanile nelle piccole Comunità per
l’ufficio giovani dell’Ucei. Avevamo progettato alcune attività e si
era preparato e messo a studiare a tale scopo. Solo dopo qualche giorno
mi comunicava con dolore che non sarebbe riuscito a realizzare questo
desiderio a causa del peggioramento della sua malattia. All’attonimento
che proviamo di fronte alla morte di una giovane creatura si aggiunge
il dolore della perdita di una persona bella, coraggiosa e dignitosa.
Sforziamoci di tenere viva la sua memoria, soprattutto stingendoci
intorno ai suoi familiari e a suoi amici che lo hanno conosciuto e
apprezzato, adoperandoci a realizzare i suoi proponimenti incompiuti,
sviluppando un progetto di educazione ebraica che possa preservarci
dalla rabbia, dalla disperazione e dalla morte.
Che la sua anima resti sempre legata al fascio della vita, Amèn.
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Dario
Calimani,
anglista
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La
degenerazione di un luogo non è colpa del luogo, ovviamente, ma di
coloro che l’hanno ridotto nelle condizioni in cui si trova. Venezia è
ormai da tempo, e sempre più, una fiera di campagna, una grande
bancarella di cineserie, una città che mette in mostra senza vergogna
la propria infinita e inarrestabile degradazione. Turismo e idolatria
del denaro hanno conquistato la palma della vittoria. A progettare una
riqualificazione della città e una ricollocazione delle risorse nessuno
ha interesse pensarci. È bene che continuino a disperdersi nei mille
rivoli personalizzati, magari illegali, in cui oggi si vanno
riversando. Nel frattempo le finanze della città sono in rosso, e un
sindaco propone, sul serio o per scherzo, di liberarsi di un Klimt o di
uno Chagall per risanare i conti.
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Israele, la tensione
non si arresta |
La
popolazione civile e i militari israeliani continuano ad essere oggetto
di aggressioni e accoltellamenti. Di ieri la notizia di quattro diversi
attentati compiuti in una sola giornata da parte di terroristi
palestinesi che hanno ferito sei israeliani, ispirati anche dagli
ultimi video pubblicati in rete che incitano ad “uccidere gli ebrei”.
Il Corriere racconta così una delle aggressioni, perpetrata da due
adolescenti ai danni di loro coetanei: “I due ragazzini escono di casa,
quartiere di Beit Hanina nella parte araba di Gerusalemme, con le armi
pronte. Il coltello e la mannaia servono per provare a uccidere, per
colpire gli ebrei israeliani come hanno visto nei video diffusi su
internet. Sono cugini, hanno 13 e 15 anni, la loro vittima ha la stessa
età del più piccolo: stava pedalando sulla sua bicicletta”. E se la
tensione non sembra arrestarsi, i civili israeliani si attrezzano per
difendersi da soli, muniti di zaini protettivi e spray urticanti: a
raccontarlo è la Stampa, ma anche la rubrica Oltremare di Daniela
Fubini pubblicata ieri sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24.
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israele - continuano gli attentati
Rivlin: "Per riportare la calma
serve il coraggio dei leader"
Tre
vittime e almeno trenta feriti. È il bilancio di sangue di queste
ultime ore in Israele, dove il terrorismo palestinese continua a
colpire. Cinque le aggressioni registrate solo nel corso della
mattinata, che hanno colpito Gerusalemme e altre località del Paese.
Come nei giorni scorsi la tecnica degli attentatori è sempre la stessa,
attaccare con coltelli civili, soldati e agenti di polizia. Si tratta,
ammettono le autorità israeliane, di azioni difficilmente prevedibili e
per questo non vi è ancora un'idea chiara di come agire per
contrastarle. Tra gli attacchi più gravi, quello che ha coinvolto un
autobus a Gerusalemme: due attentatori sono saliti a bordo e hanno
iniziato a colpire i viaggiatori con un coltello e un’arma da fuoco,
uccidendo due persone. Secondo le ricostruzioni riportate dalla radio
israeliana, uno degli attentatori ha chiuso le porte dell'autobus
mentre l'altro aggrediva i passeggeri. Ancora nella Capitale, in rehov
Malchi Yisrael, un terrorista ha investito tre persone con la sua
macchina, prima di uscire dall’auto e accoltellarne altre tre: poi è
stato arrestato.
A fronte del dilagare della violenza, il Primo ministro Benjamin
Netanyahu ha convocato in queste ore una riunione straordinaria del
gabinetto di sicurezza mentre il presidente di Israele Reuven Rivlin ha
invitato la leadership, in particolare quella palestinese, a lavorare
per riportare la calma: “in questi giorni abbiamo bisogno di leader da
entrambe le parti che non perdano la propria bussola morale, anche
durante questa tempesta”.
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qui ferrara - meis
Trieste, Udine, il Friuli veneto
La lunga sfida dell'integrazione
È
Trieste, la Trieste “diventata un mito”, come l'ha definita nel suo
intervento la professoressa statunitense Lois Dubin, la protagonista
della seconda giornata del convegno “Gli ebrei nella storia del
Friuli-Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata” promosso dalla
Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di
Ferrara in collaborazione con l'Università di Udine e l'Università
degli Studi di Trieste, la Comunità ebraica e l’Associazione per lo
studio dell’Ebraismo delle Venezie, e con il patrocinio dell’UCEI,
della Comunità di Ferrara e del Comune, in corso nella città estense
all’Istituto di Cultura ‘Casa Giorgio Cini’. Come nel caso dello studio
dell'ebraismo nel Friui veneto, a cui è stata dedicata la prima
giornata di lavori, sono state analizzate tutte le vicende economiche,
sociali e demografiche che hanno caratterizzato i nuclei ebraici della
regione nel corso dei secoli.
(Nell’immagine: da sinistra Anna Millo, Livio Vasieri e Tullia Catalan)
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qui milano - la tenda di abramo L'etica di nutrire il pianeta “La
Torah ci insegna che non c’è gioia alla tavola se non vi partecipano
anche quelle categorie considerate sfavorite. Una forma di politica del
welfare da applicare nella vita quotidiana”, spiegava rav Roberto Della
Rocca nel corso dell’appuntamento serale del secondo giorno della Tenda
di Abramo, la manifestazione organizzata dalla Comunità ebraica di
Milano e dedicata all’attuale questione dell’accoglienza agganciata al
grande tema di Expo, il cibo. Un intreccio, quello tra solidarietà e
alimentazione, di cui ieri hanno discusso sotto varie prospettive,
oltre a rav Della Rocca, Mino Chamla, studioso e docente di filosofia
presso la scuola ebraica di Milano, il filosofo e matematico Giulio
Giorello e lo studioso Alessandro Piccirillo (nell'immagine). Oggetto
della tavola rotonda, il motto di Expo, ovvero “Nutrire il pianeta.
Energia per la vita”, osservato attraverso la lente dei valori ebraici,
e non solo, e analizzato in prospettiva futura valutando il ruolo della
tecnologia. Leggi
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qui milano - il progetto di riqualificazione
In difesa del Giardino dei Giusti
“La
grandezza e la qualità di una città non si misurano solo attraverso i
traguardi economici che essa raggiunge o il successo degli eventi che
produce. Ma anche attraverso le scelte che fa, i valori civili che
propone. Per questo Milano parla di sé al mondo anche attraverso il
Giardino dei Giusti”. Si apre così l’appello a sostegno del progetto di
riqualificazione del Giardino dei Giusti al Monte Stella di Milano che
proprio in questi giorni è oggetto di discussione a Palazzo Marino. La
lettera, che vede primo firmatario il curatore del progetto di
riqualificazione l’architetto Stefano Valabrega, è una risposta a chi
si oppone al progetto, ovvero nello specifico il comitato della Zona 8
(dove sorge il Monte Stella). A supportare l’appello molte firme note
del panorama milanese e italiano, tra cui Nando Dalla Chiesa, Ferruccio
de Bortoli, Umberto Ambrosoli, Silvio Garattini, Franco Origoni, Don
Gino Rigoldi, Andrée Ruth Shammah, Marco Vitale, Ennio Rota. Anche
all’interno dello stesso Comune di Milano c’è chi, come il Consigliere
Ruggero Gabbai, si è sempre espresso a favore dell’iniziativa legata al
Giardino dei Giusti di Gariwo, l’associazione guidata da Gabriele
Nissim che si batte per raccontare le storie di uomini e donne che si
sono opposti nel mondo a genocidi e violenze. Il progetto di
ampliamento e di riqualificazione del giardino, che nasce dalla volontà
di Gariwo, deriva anche dalla necessità di accogliere meglio i
numerosissimi studenti che lo visitano, e tra le altre cose comprende
un auditorio per favorire il dialogo e la riflessione.
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Gli altri |
Nel
suo discorso per la chiusura del Kippur, la più solenne festività
ebraica, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni scriveva così: “Deve
cambiare il nostro rapporto con gli altri. Se le discussioni sono
necessarie e vitali, la mancanza di rispetto nei confronti del prossimo
è devastante e i danni che possiamo compiere con le nostre parole, o
gli interventi sui social networks sono gravi e moltiplicati. Prima di
parlare e fare guerra, di distruggere l’avversario, pensiamo anche ai
danni collaterali su noi stessi e la nostra dignità e sugli innocenti
che vengono coinvolti”. Ho recentemente ripensato a queste parole
ascoltando un seminario tenuto da Gianni Riotta, giornalista ed esperto
di nuovi media e ‘big data’. Spiegava un fatto tecnico dai risvolti
antropologici e culturali: i dati su internet tendono ad aggregarsi per
logiche commerciali. Se, per esempio, cerchiamo un volo per la Tunisia,
sul nostro pc cominceranno a comparire offerte di alberghi, escursioni
ed eventi in quel paese. Il computer seleziona per noi una ‘visione del
mondo’, accomunandoci agli altri appassionati di quella destinazione, e
dunque ci distilla un punto di vista specifico.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- La Grande guerra |
Giovedì
15 ottobre, alle 15.30, sarà inaugurata la mostra filatelica “Quirinale
porte aperte alla filatelia”, organizzata dal Gruppo parlamentari amici
della filatelia e dalla Federazione fra le società filateliche
italiane, con il supporto del Quirinale e di Poste Italiane e con la
cura scientifica di Bruno Crevato-Selvaggi. La mostra, che sarà aperta
al pubblico fino al 28 ottobre, si articola in tre sezioni: “La grande
guerra”, “La liberazione”, “Cento gemme della filatelia italiana”. La
mostra è stata resa possibile dal grande numero di prestatori che hanno
aderito, offrendo il loro materiale: decine di collezionisti privati
italiani ed esteri e diverse istituzioni pubbliche.
Mario Avagliano
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