David
Sciunnach,
rabbino
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“…vi
invito a dirigervi verso la casa del vostro servo…” (Bereshìt 19, 2). I
Maestri si domandano perché Avrahàm abbia sottolineato anche nel verso
riportato che egli è loro servo dicendo: “Non passare oltre il Tuo
servo” (Bereshìt 18,3), e non menzioni la sua casa.
In realtà quando un’ospite giungeva nella casa di Avrahàm, questi
smetteva di sentirsi come il padrone di casa, e metteva tutta la sua
casa a servizio dell’ospite, divenendo egli stesso un servitore a
completa disposizione del suo ospite.
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David
Assael,
ricercatore
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Personalmente,
non ho mai pensato che Angela Merkel fosse una politica dotata di
grandi capacità di leadership. Anzi, mi sono sempre iscritto fra coloro
che riconducono molti dei problemi europei ad un’inettitudine al
comando da parte della cancelliera tedesca, spesso oscillante ed
incapace di mettere a fuoco una chiara visione del futuro. La tragica
vicenda dei migranti, mi pare l’ultimo capitolo di questa difficoltà ad
assumere una direzione definitiva. Come lupi che si avventano sulla
preda, i populisti di varia natura sanno di poter approfittare della
situazione e si moltiplicano governi europei, che, un tempo, avremmo
definito impresentabili. La vittoria del Pis polacco deve molto
all’assenza assoluta di reazioni nei confronti della politica ungherese
degli ultimi anni. Così, piccoli Orbàn crescono e l’Europa diventa un
Continente sempre più brutto dove vivere.
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Israele, ancora tensioni
in strada e sui social |
Armi
da fuoco, coltelli, esplosivi e munizioni. Si tratta dell’armamentario
sequestrato nella notte dall’esercito israeliano che, nel corso di
perquisizioni in Cisgiordania, ha arrestato diversi palestinesi,
ritenuti legati ad “attività terroristiche”. A riportarlo,
l’Osservatore Romano che sottolinea come, a distanza di settimane
dall’inizio delle violenze e degli attentati terroristici, la tensione
in Israele e nei territori palestinesi continua ad essere alta. Nel
quadro c’è anche la Striscia di Gaza, da dove è partito nelle scorse
ore un razzo contro il Sud d’Israele e a cui l’aviazione di Tsahal ha
risposto colpendo obiettivi strategici nella Striscia. Motore delle
violenze sarebbe, almeno secondo il presidente dell’Autorità
Palestinese Mahmoud Abbas, “il sentimento di delusione delle giovani
generazioni, che non hanno speranza in una soluzione”. Rimane aperto
l’interrogativo su quali risposte abbia dato lo stesso Abbas a questo
“sentimento di delusione” che porterebbe i palestinesi ad armarsi di
coltello e attaccare civili e soldati israeliani. Una modalità di
compiere atti terroristici che, secondo molti, trova sui social network
una pericolosa spalla e per questo si è passati alle vie legali per
fermarne la diffusione. Ventimila cittadini israeliani hanno intentato
una causa contro Facebook: l’accusa al social network è di non aver
bloccato le istigazioni, continuamente rilanciate in rete, da parte
palestinese a compiere atti terroristici contro Israele. I firmatari
della class action, riporta Avvenire, hanno chiesto di rimuovere
“l’ondata di video estremisti, affermazioni e fumetti postati dai
palestinesi”.
Distorsioni della Memoria.
Velenosa la lettera a cui risponde in modo puntuale Furio Colombo sul
Fatto Quotidiano, in cui un lettore lo accusa di strumentalizzare la
Memoria della Shoah, e quindi ricordare le responsabilità italiane, nel
presunto tentativo di voler distogliere l’attenzione o addirittura
negare i diritti dei palestinesi. “Come può la memoria senza fine di un
grande e quasi riuscito tentativo di sterminio, essere interpretato
come una divagazione, parlare di ieri per non parlare di oggi?”, si
chiede Colombo. “Il fatto è che se interventi come questi fossero
motivati da amore e solidarietà per la Palestina, – si legge
nell’editoriale – invece che da odio per Israele (i due sentimenti non
sono reciproci) porterebbero un po’ più di luce invece che il buio
delle ‘coltellate per disperazione'”.
Le “Tre erre” degli Usa. È
stata battezzata la strategia delle “Tre erre”: Raqqa (Siria), Ramadi
(Iraq) e raid nei due paesi. È il nuovo piano di interventi annunciato
ieri dal segretario alla Difesa americano Ashton Carter – e descritto
dal Corriere della sera – per riconquistare le città invase dallo Stato
Islamico che riporta i soldati americani in prima linea. In pratica,
con truppe speciali appoggiate dall’aviazione essi aiuteranno gli
alleati locali sulle roccaforti dell’Isis in Siria e Iraq. Una
decisione che sarà deliberata nei prossimi giorni, determinata dalla
necessità di cambiare strategia di fronte alle azioni russe.
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NEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO
Bergoglio ai leader ebraici:
“Nostra Aetate, una svolta”
“Sì
alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo. No ad ogni
forma di antisemitismo e condanna di ogni ingiuria, discriminazione e
persecuzione che ne derivano”. È la strada tracciata da Bergoglio nel
cinquantesimo anniversario dalla promulgazione della Nostra Aetate, il
documento conciliare che ha dato inizio a una nuova fase nei rapporti
tra la Chiesa cattolica e le altre religioni, in particolare l'ebraismo.
Un anniversario carico di significati simbolici, celebrato nel corso di
un'udienza pubblica svoltasi alla presenza di numerose rappresentanze.
Tra cui una delegazione del World Jewish Congress guidata dal suo
presidente Ronald Lauder e dal presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
Incontrando in forma privata il papa, Lauder ha espresso il proprio
apprezzamento per i risultati conseguiti dal 1965 ad oggi. Consegnando
al papa una risoluzione approvata poche ore prima dal direttivo del
Congresso Mondiale, riunitosi a Roma per discutere i principali temi
strategici della propria agenda, Lauder ha inoltre posto l'accento
sull'importanza che ebrei e cattolici facciano fronte comune per
affrontare insieme sfide e criticità tra cui le persecuzioni dei
cristiani in molti paesi arabi e la lotta all'odio e
all'antisemitismo. “Attaccare gli ebrei è antisemitismo. Un
attacco deliberato contro lo Stato di Israele è antisemitismo” il
messaggio rivolto da Bergoglio a Lauder, come lo stesso ha riferito in
una successiva conferenza stampa.
Nella delegazione che ha preso parte all'udienza anche il
vicepresidente UCEI Roberto Jarach e la presidente Adei Wizo Ester
Silvana Israel.
In piazza San Pietro inoltre i partecipanti al convegno internazionale
sulla Nostra Aetate organizzato in questi giorni dalla Pontificia
Università Gregoriana. Nella delegazione il direttore degli affari
interreligiosi dell'American Jewish Committee David Rosen, il direttore
delle relazioni esterne Noam Marans e la rappresentante per l'Italia e
presso la Santa Sede Lisa Palmieri-Billig.
(Nell'immagine Bergoglio saluta il presidente del World Jewish Congress
Ronald Lauder e il presidente UCEI Renzo Gattegna al termine
dell'udienza)
a.s twitter @asmulevichmoked
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ROMA – I LAVORI DEL WORLD JEWISH CONGRESS
Insieme, nonostante le differenze
“Gli
ebrei italiani? Un esempio di come sia possibile vivere perfettamente
integrati e con strette relazioni con la società circostante”. Così il
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
nell'inaugurare la cena di gala che ha concluso i lavori del direttivo
del World Jewish Congress, riunitosi a Roma per un confronto sui temi
principali della propria agenda politica e diplomatica.
Sul palco anche il presidente del Congresso Ronald Lauder, il dirigente
Wjc David de Rothschild, il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e
il presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati,
chiamato a illustrare il programma di iniziative in vista del prossimo Cinquecentenario del Ghetto.
Molteplici i temi toccati dal ministro: l’amicizia ineludibile con il
mondo ebraico e con lo Stato di Israele, la tutela della Memoria,
l’impegno italiano per la pacificazione in Medio Oriente. Ad essere
ricordato anche l’emozionante discorso alla Knesset del premier Renzi,
in cui lo stesso ha ribadito con fermezza il diritto all’esistenza
dello Stato ebraico “non per via della Shoah, ma nonostante la Shoah”.
E straordinariamente significative, ha aggiunto il ministro Boschi,
sono anche le parole con cui il capo dello Stato Sergio Mattarella ha
voluto rendere omaggio al ricordo del piccolo Stefano Gaj Taché,
vittima ad appena due anni del terrorismo palestinese, nel suo discorso
di insediamento.
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L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE UCEI
"Ebrei italiani, un esempio"
Illustre Ministro Boschi,
Illustri Presidenti Ronald Lauder e David de Rothschild
Cari amici
È per me un onore intervenire in questa importante occasione.
La varietà di comunità e tradizioni rappresentate questa sera è infatti
una ricchezza per tutti noi, individualmente e collettivamente. Una
straordinaria opportunità per condividere informazioni e una visione
comune di futuro.
Credo siate tutti a conoscenza della plurimillenaria storia
dell’ebraismo italiano e del fatto che vi sono state fasi alterne nella
sua lunga vicenda.
Non possiamo dimenticare ad esempio:
La distruzione di oltre 60 piccole e grandi comunità, in Sicilia,
Calabria e Puglia, ad opera dell’Inquisizione spagnola dal 1492 al 1540.
L’istituzione dei ghetti, in cui i nostri antenati hanno vissuto reclusi per oltre tre secoli.
Le persecuzioni nazifasciste: 8500 ebrei italiani sono stati uccisi, nonostante l’aiuto ricevuto da parte della popolazione.
Il primo ghetto fu istituito esattamente 500 anni fa, nel 1516, a Venezia.
Come potete leggere nel programma, abbiamo il piacere di avere con noi
il presidente della Comunità ebraica veneziana, Paolo Gnignati, che ci
riferirà nel dettaglio le iniziative commemorative predisposte a
partire dal prossimo marzo.
Naturalmente, la creazione del ghetto non è un momento lieto da
ricordare. Non è una celebrazione quella che intendiamo proporre, ma un
momento di riflessione su cosa quell’esperienza ha significato.
In ragione della nostra lunga storia, e dell’importante contributo
culturale e spirituale che abbiamo offerto attraverso i secoli, posso
affermare con orgoglio che gli ebrei italiani sono un esempio di come è
possibile vivere perfettamente integrati e con strette relazioni con la
società circostante. L’Italia ebraica è divisa in 21 Comunità territoriali.
Un mondo piccolo ma eterogeneo, che trova rappresentanza nel nostro
Consiglio nazionale. Ci piace chiamarlo “il parlamentino dell’ebraismo
italiano”.
Come ciascun Parlamento, discutiamo approfonditamente ogni questione.
Ma è al tempo stesso chiaro a tutti noi che “l’unità, nonostante le
differenze” è il più prezioso valore da difendere.
In anni recenti l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ho
l’onore di presiedere da 10 anni, si è posta in una diversa relazione
con le istituzioni e l’opinione pubblica così da svolgere nel migliore
dei modi il suo ruolo di ambasciatrice di un ebraismo vitale e moderno.
Una comunità che ha ben chiari i principi e i valori che la animano e
che è pronta a collaborare con tutti voi, cari amici, per un futuro di
libertà, progresso, pace e sicurezza.
Questa è una delle ragioni per cui gran parte del nostro lavoro è stato
oggi dedicato ad analizzare la minaccia che il terrorismo costituisce
per le nostre Comunità e per lo Stato di Israele oltre alle conseguenze
del recente accordo sul nucleare iraniano.
In Italia abbiamo deciso di abbracciare una sfida diversificata: una
sempre più intensa attività culturale, un confronto aperto con tutta la
società, la realizzazione di un network informativo che ci permette di
parlare al paese e a tanti lettori non ebrei attraverso un lavoro
quotidiano e professionale.
Abbiamo scelto l’informazione, non la propaganda.
Renzo Gattegna,
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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Qui MIlano - la mostra al mudec 'Sono Barbie, l'icona di chiunque'
Apre
oggi i battenti, al Museo delle Culture di Milano, Barbie – The Icon,
la mostra curata da Massimiliano Capella che ripercorre la storia della
bambola più famosa del mondo. Inventata 56 anni fa da Ruth Handler,
nata a Denver ma originaria di una famiglia ebraica polacca, la Barbie
è una delle protagoniste del numero di Pagine Ebraiche attualmente in
distribuzione.
“Cosa succede quando le ragazze sono libere di immaginare di poter
essere chiunque?”. Succede che una bambina alta due mele o poco più
entra in un’aula universitaria e inizia a spiegare le dinamiche del
cervello umano. Una con due lunghe trecce bionde si autoproclama un
veterinario nonostante raggiunga a stento il lettino mentre un’altra
assai corrucciata si professa un allenatore di calcio e invita degli
omaccioni a saltare in alto “come fossero unicorni”.
Perché, spiega poi la pubblicità da cui sono state tratte queste
descrizioni, “quando una ragazza gioca a Barbie, immagina chiunque
potrebbe diventare”. Perché, in conclusione, “tu puoi essere
chiunque”. Questo il messaggio di fucsia abbigliato che la Mattel ha
deciso di dare nell’ultima réclame della bambola più famosa del mondo
e che in poche settimane è diventato uno dei video virali del momento.
Alla protagonista dei giochi di intere generazioni è poi dedicata la
grande mostra Barbie – The Icon che apre i battenti 28 ottobre al Mudec
di Milano.
Rachel Silvera, Pagine Ebraiche, novembre 2015
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Ticketless
- Lettere d'amore |
Si
presenta a Firenze, domani pomeriggio, al Vieusseux un singolare
carteggio d’amore, una doppia coppia di fidanzati (Giulia Ambron,
Costante Carpi e Ada Carpi, Leone Neppi Modona) si scambia delicate
effusioni epistolari, in uno stile garbato e toccante. Parlo oggi più
volentieri di questo libro, perché la cronaca di politica italiana e
mediorientale indurrebbero alla malinconia. Pubblica il volume, con
titolo adeguatamente romantico (“Di amare e di essere amata non osavo
sperarlo”), l’editore Aska di Firenze per le pazienti cure di Lionella
Neppi Modona Viterbo, con introduzione di Caterina Del Vivo. Il
carteggio a stampa è solo una porzione dell’epistolario d’amore
completo, davvero imponente, consultabile in rete con un ebook
disponibile nel sito dell’editore. Vengono a mente, per affinità, le
magnifiche lettere d’amore dell’ebrea di Odessa Elena Raffalovich,
indirizzate a Comparetti, amore sfortunato, più sfortunato di quello
qui presentato o il carteggio dei Franchetti, pure questo disponibile
da tempo.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Nostra Aetate |
Oggi,
28 ottobre, cade un anniversario di particolare importanza, in quanto
esattamente 50 anni fa, il 28 ottobre del 1965, fu pubblicata la
Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, che ha
indubbiamente aperto un pagina nuova nei rapporti tra Chiesa cattolica
ed ebraismo, cercando di superare un passato così pesantemente segnato
da chiusura, discriminazione, violenza. Il peculiare legame genetico e
simbiotico tra le due religioni fu riproposto, nella Dichiarazione, non
più all’insegna delle note teorie della ‘sostituzione’ del ‘vecchio’
Israele da parte del ‘nuovo’ e della ‘cecità’ e durezza di cuore degli
ebrei, ostinati nel rifiutare il nuovo messaggio della salvezza, ma con
parole diverse, improntate al riconoscimento del peculiare ruolo svolto
dall’ebraismo sul piano soteriologico, come realtà autonoma e vivente,
e non solo come “praeparatio evangelica”. Credo che, in questa
giornata, vada innanzitutto reso un tributo di riconoscenza a tutti
coloro che, da entrambe le parti, hanno reso possibile tale svolta, a
partire dalle due grandi anime di Jules Isaac e Angelo Roncalli, che
hanno dimostrato che la storia non è solo una condanna e una
maledizione, ma può anche essere cambiata dagli uomini di buona
volontà.
Francesco Lucrezi, storico
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