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30 Ottobre 2015 - 17 Cheshvan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Passeggiare per Napoli, porta aperta verso l’intero Sud, significa ritrovarsi in dinamiche umane altrove scomparse. Significa salutare il giornalaio in piazza, ascoltare le ricette che suggerisce l’ortolano sotto casa, le storie del cameriere del bar, i pareri politici del parcheggiatore abusivo. Significa confrontarsi costantemente con lo stato umano delle persone, in un miscuglio di bene e male che parte dal dato uomo e dalla sua sacra socialità. Come Lot, nella parashà settimanale di Vayiera’, seduto ad aspettare ospiti in una città, Sodoma, che aveva dichiarata illegale l’ospitalità, ovvero l’incontro con l’altro, il riconoscimento dell’umanità altrui.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
L’attacco alla Storia e il tentativo di controllarla è notoriamente il primo passo per dominare la scena politica. “Who controls the past controls the future; Who controls the present controls the past”, scriveva George Orwell. È un esercizio in cui si stanno esercitando in tanti in questo periodo. A me preoccupa – e non solo a me, in Israele le critiche sono state durissime – non tanto la scivolata di Netanyahu, che evidentemente non ha assimilato a sufficienza da suo padre Benzion il valore di questa disciplina. Quel che veramente deve allarmare è la reazione di molti fra gli ebrei, i quali pur di dare credito politico alle azioni del primo ministro di Israele sono disposti ad avventurarsi in percorsi che non hanno nulla da invidiare al tanto vituperato negazionismo.
 
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La maschera dell'odio
Continua a far parlare di sé l’appello firmato da 300 accademici del Regno Unito (tra cui molti italiani) in cui si annuncia l’interruzione dei rapporti con Israele e le sue università. Il Corriere della sera (Paolo Conti) raccoglie alcune reazioni ebraiche. “Qualunque boicottaggio è controproducente, la scienza dev’essere aperta a tutti e capace di condividere le scoperte dei migliori cervelli, siano essi israeliani, palestinesi o di altre parti del mondo” afferma il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. “È il preludio a una discriminazione inaccettabile, l’antisionismo è una bella maschera quando non ci si può dichiarare apertamente antisemiti” dichiara la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Così Victor Magiar, assessore UCEI: “C’è, in quell’appello, un equivoco terzomondista. Israele viene descritto come un gigante oppressore. Questione ridicola, visto che quegli stessi atenei britannici intrattengono ottimi rapporti con paesi antidemocratici e retti da dittature oppressive. Negli atenei israeliani insegnano docenti di tutte le nazionalità e di tutte le religioni. E Israele è una grande democrazia”.

Vent’anni senza Rabin: l’accusa di Keret. A pochi giorni dal ventennale lo scrittore Etgar Keret riflette sull’assassinio di Yitzhak Rabin e sulle conseguenze che questa azione ha avuto nel processo di pace con i palestinesi. Una riflessione, pubblicata dal Corriere, che contiene un duro atto d’accusa nei confronti della società israeliana e della sua leadership. “Lo stesso popolo che ha pianto la morte dell’amato sovrano – scrive Keret – ha scelto Netanyahu subito e senza esitazione, accantonando completamente l’idea della pace, rieleggendolo più volte e optando per la sua linea politica”. Così, a distanza di tempo – si legge ancora – “l’assassinio di Rabin si è rivelato uno degli omicidi politici più riusciti dell’era moderna che deve il suo successo non solo alla mano ferma del killer ma anche al popolo di Israele, il quale ha aiutato l’assassino a promuovere la sua visione ideologica”.

Amnesty e “la vetta dell’assurdo”. Sul Foglio (Giulio Meotti) dito puntato contro Amnesty International, “ammiraglia dell’umanitarismo occidentale con due milioni di iscritti e settanta sedi in tutto il mondo” che sembrerebbe aver raggiunto in questi giorni, con la condanna dell’uccisione dei terroristi palestinesi che hanno attentato alla vita dei civili israeliani, “la vetta dell’assurdo”.
 
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  davar
DEMENZA DIGITALE - LE MINACCE A RIVLIN
Israele, l'istigazione sui social
un pericolo per la democrazia

Mentre la violenza del terrorismo palestinese continua a colpire Israele – nelle ultime ore a Gerusalemme due persone sono state ferite da un attentatore palestinese poi ucciso dalle forze di sicurezza israeliane – i media nazionali riportano le parole di condanna del Premier Benjamin Netanyahu contro le minacce di morte lanciate da Hagai Amir (fratello di Yigal Amir, l'assassino di Yitzhak Rabin) al presidente israeliano Reuven Rivlin. “L'incitamento è un fenomeno pericoloso che deve essere eliminato dalla società israeliana – ha affermato Netanyahu, affidando la sua dichiarazione a un post su Facebook – Che arrivi da destra o da sinistra è una minaccia per la nostra democrazia”. Secondo il Primo ministro i social media hanno dei meriti ma possono diventare “luoghi dove gli estremisti trasformano la libertà di parola in istigazione”. Amir, che si era augurato di vedere “la dipartita da questo mondo” di Rivlin, è stato posto agli arresti domiciliari dalle autorità israeliane.
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QUI ROMA - IL CONSIGLIO EMETTE UNA NOTA
"Ospedale Israelitico,
prendiamo le distanze"

"Gli episodi che hanno coinvolto l’Ospedale Israelitico di Roma hanno scosso tutti noi, portandoci a lunghe giornate di riflessione e di intenso lavoro".
È quanto si legge in una nota diffusa dal Consiglio della Comunità ebraica romana, che ne ha richiesto espressamente la pubblicazione e in cui lo stesso afferma di sentire "la responsabilità morale di ciò che sta accadendo".
"Quando un figlio sbaglia - scrivono i Consiglieri - anche se il genitore non è direttamente colpevole, è suo compito assumersene le responsabilità e agire di conseguenza. Se all’interno dell’Ospedale Israelitico sono stati commessi degli errori quel peso ricade anche sulle nostre coscienze. Siamo a disposizione dell’autorità giudiziaria, al fianco della magistratura, considerando la Comunità parte lesa. Abbiamo il dovere di continuare a offrire il servizio sanitario ai cittadini, salvare circa 800 posti di lavoro e, non ultimo, salvaguardare la nostra istituzione".
L'intenzione manifestata dal Consiglio è di "aprire un nuovo corso" e di "farsi parte attiva per la soluzione del problema".
Viene spiegato: "Dopo le dimissioni del Consiglio d'amministrazione dell’ospedale, motivate espressamente per permettere l’adozione di una gestione più agile, il Consiglio della Comunità ebraica di Roma, unitamente al Consiglio della Deputazione di assistenza ebraica, nominerà un commissario straordinario dell’ospedale in discontinuità con l’intero apparato dirigenziale e con chiunque abbia preso parte all’attività manageriale, nei confronti dei quali ci riserviamo di intraprendere ogni azione legale necessaria".
Un ulteriore rilievo è dedicato alla "strumentalizzazione della tragedia della Shoah e della piaga dell’antisemitismo" messa in luce da alcune intercettazioni pubblicate sulla stampa nazionale e locale. "Un pugno allo stomaco per tutti noi. Un abominio di fronte ai milioni di morti. Un reato morale che non possiamo tollerare", scrivono al riguardo i Consiglieri. "Prendiamo le distanze da chiunque abbia compiuto atti simili e se ciò è avvenuto dentro le mura dell’Ospedale Israelitico, al di là di quelle che saranno le sentenze dei tribunali, fin da oggi esprimiamo prima di tutti la nostra ferma e chiara condanna morale".
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LUCCA COMICS - PAGINE EBRAICHE PROTAGONISTA
Jan Karski, una voce inascoltata
Per il sesto anno consecutivo, il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche protagonista alla grande fiera internazionale del fumetto e dell'animazione Lucca Comics & Games con incontri, tavole rotonde, distribuzione gratuita di molte copie del numero di novembre con all'interno lo speciale Comics & Jews dedicato al rapporto tra fumetto e identità ebraica.
Tra le molte iniziative un incontro dedicato a Jan Karski, l'uomo che fu incaricato di svelare al mondo l'orrore dei campi di sterminio, al centro di una documentata mostra inaugurata nelle scorse ore. Nella Sala Tobino del Palazzo Ducale di Lucca, moderati dalla curatrice del dossier Ada Treves, sono intervenuti Dario Dino-Guida della direzione di Lucca Comics & Games, che ha elogiato il valore dell'operazione da un punto di vista storico e didattico; lo storico Luca Bernardini, curatore del libro "Jan Karski" (ed. Adelphi), che ha tratteggiato il ruolo e la biografia del testimone; lo storico del fumetto Giorgio Albertini, che ha approfondito il rapporto tra Shoah e fumetto illustrando un'ampia casistica di realizzazioni; Riccardo Moni, curatore della mostra lucchese, che ha sottolineato l'alto valore didattico della stessa; Marco Rizzo e Lelio Bonaccorsi, rispettivamente sceneggiatore e autore del fumetto "Jan Karski. L’uomo che scoprì l’Olocausto" (ed. Rizzoli Lizard), che hanno raccontato cosa gli ha spinti a dare forma a questa storia.
Grande interesse inoltre per la presentazione del dossier Comics&Jews. Oltre a Giorgio Albertini e Ada Treves, ad intervenire il direttore della redazione UCEI Guido Vitale, il docente di fumetto e illustrazione Emilio Varrà, il responsabile dell'area Comics della fiera Giovanni Russo e il disegnatori israeliani Asaf e Tomer Hanuka.
qui torino - lezione primo levi
Fantascienza, ritorno alla realtà
Settima edizione della lezione Primo Levi, incentrata quest'anno sull’analisi di un genere letterario ben preciso, la fantascienza. Come collocare questo genere all’interno del variegato corpus di scritti di Levi? Come coniugare la fantascienza con la vocazione da chimico-scienziato propria dell’autore? Queste e altre domande hanno trovato risposta nel corposo intervento del relatore Francesco Cassata, storico della scienza e docente presso l’Università di Genova, che ha preso in analisi due opere specifiche di Levi, “Storie Naturali”, accompagnato dalla provocatoria fascetta editoriale “Fantascienza?”, pubblicato sotto pseudonimo nel 1966 e la raccolta “Vizio di forma”, del 1971.
Ad aprire l’evento Ernesto Ferrero, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, che ha posto l’accento su come queste lezioni siano sempre in grado ogni anno di rivelare una nuova faccia del “poliedrico Levi”, allontanandolo così dalla mera categoria del testimone. “Quest’anno”, conclude Ferrero, l’analisi ruota attorno ai racconti definiti dallo stesso Italo Calvino “fantabiologici”.
A prendere la parola è poi il relatore, che si sofferma proprio sulla fascetta provocatoria “Fantascienza?”: “Il nostro obiettivo”, spiega, “ è provare a spiegare, oltre alla parola stessa, il punto interrogativo che l’accompagna”.
Levi, parlando di scienza, la definisce come una lotta darwiniana contro la materia, mentre la fantascienza e i racconti vengono relegati nei confini di “pause fantastiche”. Che rapporto si instaura tra realtà e finzione? Tra ricordi e fantasie? Perché Levi sceglie un genere apparentemente così lontano dalle sue corde e da se stesso? La riposta la troviamo, prosegue Cassata, in una lettera scritta a Luciana Nissim Momigliano, del febbraio del 1966, dove Primo sostiene che la fantascienza non sia un tradimento, ma un ritorno alla realtà.

Alice Fubini
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PAGINE EBRAICHE - LA PAROLA AGLI ESPERTI
Primo Levi spiegato da Belpoliti
Cosa funziona, cosa manca

È ineludibile, Primo Levi. E, di conseguenza, è ineludibile il confronto con l’ultimo libro di Marco Belpoliti “Primo Levi. Di fronte e di profilo”. Gli storici e critici Alberto Cavaglion e Claudio Vercelli tornano sulla grande ricerca dedicata al testimone e scrittore italiano. Un lavoro molto ampio che offre al lettore informazioni nuove e riordina i tanti scritti per restituire all’autore di “Se questo è un uomo” la dimensione del grande scrittore contemporaneo. Senza difficoltà a riconoscere il grande debito di gratitudine che tutti gli studiosi di Levi devono riservare a Belpoliti, ma nemmeno le perplessità nei confronti di un lavoro non sempre all’altezza delle proprie dichiarate ambizioni.
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LIOR MANY - DA PRANDELLI AL MACCABI TEL AVIV
"Vuoi vincere? Mangia a modo"
“Entro nello spogliatoio e Prandelli semiserio mi fa: ecco Montolivo, è troppo magro, ho bisogno che si irrobustisca. Mi giro e intanto, alle spalle, sbuca quel gigante di Toni. Come primo impatto, da calciofilo sfrenato quale ero e quale sono, direi niente male”.
Agosto 2005: Lior Many, brillante studente universitario israeliano in trasferta, fa il suo ingresso in casa Fiorentina come dietista tirocinante incaricato di effettuare misurazioni e comparazioni della massa corporea degli atleti. Un progetto sviluppato lungo l’intera stagione agonistica e che sarà la premessa, una volta discussa la tesi di laurea, per una collaborazione ufficiale che durerà più o meno fino alla fine del regno prandelliano in città.
“In quei mesi ho capito quale sarebbe stata la mia strada. Dietistica applicata allo sport, è quello che so fare meglio” ci racconta Lior, che ha messo a frutto quanto appreso a Firenze per inanellare una serie di esperienze che gli hanno aperto in settembre le porte di una delle eccellenze dello sport europeo: il Maccabi Tel Aviv, magnifico dream team del basket d’Israele che vanta nel suo palmares ripetuti trionfi in Eurolega.
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qui roma - ISRAELE E LE NUOVE TECNOLOGIE
Quando la precarietà aiuta
Quale rapporto esiste tra lo sviluppo tecnologico, le nuove scoperte energetiche e la posizione geostrategica d’Israele? Una domanda cui ha cercato una risposta l’incontro organizzato dall’Ambasciata israeliana e da Alè Comunicazione nell’ambito del Festival della Diplomazia. In corso a Roma, il festival è giunto alla sua sesta edizione ed è realizzato sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Ministero degli Esteri, della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e del Parlamento Europeo.
“Essere in una situazione di continua allerta, così come la carenza di risorse, non sono stati per Israele solo fattori negativi, in quanto hanno fatto sì che non fosse possibile impigrirsi, favorendo l’innovazione e lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate” una delle osservazioni dell’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon, intervenuto al Centro Studi Americani assieme al professore di Diritto internazionale Leonardo Bellodi; Maurizio Rossi, co-fondatore di H-Farm, una piattaforma digitale che ha l’obiettivo di aiutare giovani imprenditori e supportare la trasformazione delle aziende italiane in un’ottica digitale; Carlo Tursi, manager di Uber, l’azienda fornitrice di trasporti automobilistici privati che in precedenza ha lavorato in Israele allo sviluppo di Better Place, una startup nel settore delle auto elettriche.
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il rapporto dell'onu sul regime di teheran
L'Iran e i diritti umani violati
L’ispettore per i diritti umani dell’ONU, Ahmed Shaheed (nell'immagine), già ministro degli Esteri delle Maldive ed esperto di diritti umani nei paesi a maggioranza musulmana, ha presentato martedì un rapporto fortemente critico sull'Iran. “Il presente rapporto non descrive dettagliatamente tutte le violazioni dei diritti umani nel Paese… ma fornisce una panoramica della prevalente situazione dei diritti umani (in Iran), con un focus sui problemi sistemici che ostacolano la capacità del governo della Repubblica islamica iraniana di attenersi ai suo obblighi e impegni presi riguardo ai diritti umani internazionali”, scrive Shaheed nell’introduzione del suo rapporto, sottolineando come il governo di Teheran abbia contraddetto le promesse fatte, mostrando un sistema giudiziario profondamente corrotto, applicando una dura repressione di giornalisti e dissidenti a cui si aggiunge un tasso record di esecuzioni.

Sara Habib
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QUI ROMA 
Mazal tov, Massimo!
Un caloroso mazal tov da tutta la redazione a Massimo Sed, laureatosi ieri in economia aziendale all'Università degli Studi Roma Tre con una tesi su "Il sistema dei controlli interni dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane".

pilpul
Proprietà privata
Chi ha almeno un po’ di dimestichezza con l’Halakhah non si sorprende più di tanto scoprendo che i danni causati da un animale che mangia un cibo inconsueto o la raccolta delle olive cadute in terra possono essere utilizzati per stabilire le regole relative ai diritti d’autore.
Ma è comunque sempre affascinante il modo in cui l’ebraismo riesce ad affrontare temi assai complessi e di strettissima attualità basandosi sulle fonti tradizionali: un metodo che ci costringe a inquadrare i problemi con chiarezza e mettere a fuoco gli elementi essenziali delle questioni discusse e i valori in gioco (il divieto di rubare, il dovere di retribuire adeguatamente chi ha svolto un lavoro, ecc.). Il tema dei diritti d’autore secondo l’Halakhah è stato trattato dal rav Ariel Di Porto nell’ambito dello Shabbat Project torinese (che tra cibo, lezioni e discussioni varie ha occupato piacevolmente l’intera giornata dalle tefillot del mattino a quelle serali) e l’ho trovato particolarmente affascinante per le innumerevoli sfaccettature e possibili applicazioni nell’ambito della vita quotidiana, dai software ai libri che riproducono parti di altri libri senza il consenso dell’autore.


Anna Segre, insegnante
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La fine del mondo
Boualem Sansal è uno scrittore algerino, autore di 2084: La fin du monde – pubblicato quest’anno da Gallimard e ancora inedito in Italia -, il titolo è già di per sé evocativo, ricorda 1984 la celebre opera di George Orwell, e difatti la tematica, da quanto se ne deduce dall’Espresso, s’incentra su un futuro distopico dominato da un regime totalitario e teocratico, l’Abistan. Il riferimento, confrontando anche la biografia di Sansal, è naturalmente all’Islam, e da qui ritorna in mente anche Soumission di Michel Houellebecq. Inutile discettare su un libro ancora inesistente sul nostro mercato editoriale, però è impossibile non notare come una sorta di filone letterario islamofobico – dove “phobos” più che nella sua accezione moderna di ‘discriminazione’, sta proprio per ‘paura, panico’ – sia sempre più in voga, non solo nella saggistica ma anche nella narrativa. La tesi di fondo è sempre il declino e la fine imminente della civiltà europea e dei suoi valori, costretta a soggiacere a un’Islam forte e sottovalutato da una maggioranza dormiente, dove fa eco il motto “Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo” (la fonte è ignota).

Francesco Moises Bassano, studente
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Con lo sguardo alla luna
"Nessuno perdona nessuno" ha affermato la psicoanalista Simona Argentieri durante la presentazione del libro di rav Roberto Della Rocca "Con lo sguardo alla luna". Una frase che mi ha colpito facendomi sorridere. Quasi come una liberazione. E ha aggiunto: "Ci si può forse riconciliare, facendo un percorso". Le vie dell'anima non sono lineari. Come la Torà, non seguono la logica lineare del tempo e dello spazio. In questo senso ho inteso il suggerimento di rav Della Rocca a conclusione della serata: "quando gli ebrei uscirono dall'Egitto e si trovarono nel deserto, presero la strada più lunga; questo perché le scorciatoie sono un boomerang. Esattamente come nel processo di ricerca della propria identità... Dobbiamo evitare la retorica e le scorciatoie e rinnovarci. Come la luna”.

Ilana Bahbout




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