Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Passeggiare
per Napoli, porta aperta verso l’intero Sud, significa ritrovarsi in
dinamiche umane altrove scomparse. Significa salutare il giornalaio in
piazza, ascoltare le ricette che suggerisce l’ortolano sotto casa, le
storie del cameriere del bar, i pareri politici del parcheggiatore
abusivo. Significa confrontarsi costantemente con lo stato umano delle
persone, in un miscuglio di bene e male che parte dal dato uomo e dalla
sua sacra socialità. Come Lot, nella parashà settimanale di Vayiera’,
seduto ad aspettare ospiti in una città, Sodoma, che aveva dichiarata
illegale l’ospitalità, ovvero l’incontro con l’altro, il riconoscimento
dell’umanità altrui.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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L’attacco
alla Storia e il tentativo di controllarla è notoriamente il primo
passo per dominare la scena politica. “Who controls the past controls
the future; Who controls the present controls the past”, scriveva
George Orwell. È un esercizio in cui si stanno esercitando in tanti in
questo periodo. A me preoccupa – e non solo a me, in Israele le
critiche sono state durissime – non tanto la scivolata di Netanyahu,
che evidentemente non ha assimilato a sufficienza da suo padre Benzion
il valore di questa disciplina. Quel che veramente deve allarmare è la
reazione di molti fra gli ebrei, i quali pur di dare credito politico
alle azioni del primo ministro di Israele sono disposti ad avventurarsi
in percorsi che non hanno nulla da invidiare al tanto vituperato
negazionismo.
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La maschera dell'odio |
Continua
a far parlare di sé l’appello firmato da 300 accademici del Regno Unito
(tra cui molti italiani) in cui si annuncia l’interruzione dei rapporti
con Israele e le sue università. Il Corriere della sera (Paolo Conti)
raccoglie alcune reazioni ebraiche. “Qualunque boicottaggio è
controproducente, la scienza dev’essere aperta a tutti e capace di
condividere le scoperte dei migliori cervelli, siano essi israeliani,
palestinesi o di altre parti del mondo” afferma il presidente del World
Jewish Congress Ronald Lauder. “È il preludio a una discriminazione
inaccettabile, l’antisionismo è una bella maschera quando non ci si può
dichiarare apertamente antisemiti” dichiara la presidente della
Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Così Victor Magiar, assessore
UCEI: “C’è, in quell’appello, un equivoco terzomondista. Israele viene
descritto come un gigante oppressore. Questione ridicola, visto che
quegli stessi atenei britannici intrattengono ottimi rapporti con paesi
antidemocratici e retti da dittature oppressive. Negli atenei
israeliani insegnano docenti di tutte le nazionalità e di tutte le
religioni. E Israele è una grande democrazia”.
Vent’anni senza Rabin: l’accusa di Keret. A pochi giorni dal ventennale
lo scrittore Etgar Keret riflette sull’assassinio di Yitzhak Rabin e
sulle conseguenze che questa azione ha avuto nel processo di pace con i
palestinesi. Una riflessione, pubblicata dal Corriere, che contiene un
duro atto d’accusa nei confronti della società israeliana e della sua
leadership. “Lo stesso popolo che ha pianto la morte dell’amato sovrano
– scrive Keret – ha scelto Netanyahu subito e senza esitazione,
accantonando completamente l’idea della pace, rieleggendolo più volte e
optando per la sua linea politica”. Così, a distanza di tempo – si
legge ancora – “l’assassinio di Rabin si è rivelato uno degli omicidi
politici più riusciti dell’era moderna che deve il suo successo non
solo alla mano ferma del killer ma anche al popolo di Israele, il quale
ha aiutato l’assassino a promuovere la sua visione ideologica”.
Amnesty e “la vetta dell’assurdo”. Sul Foglio (Giulio Meotti) dito
puntato contro Amnesty International, “ammiraglia dell’umanitarismo
occidentale con due milioni di iscritti e settanta sedi in tutto il
mondo” che sembrerebbe aver raggiunto in questi giorni, con la condanna
dell’uccisione dei terroristi palestinesi che hanno attentato alla vita
dei civili israeliani, “la vetta dell’assurdo”.
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QUI ROMA - IL CONSIGLIO EMETTE UNA NOTA
"Ospedale Israelitico,
prendiamo le distanze"
"Gli
episodi che hanno coinvolto l’Ospedale Israelitico di Roma hanno scosso
tutti noi, portandoci a lunghe giornate di riflessione e di intenso
lavoro".
È quanto si legge in una nota diffusa dal Consiglio della Comunità
ebraica romana, che ne ha richiesto espressamente la pubblicazione e in
cui lo stesso afferma di sentire "la responsabilità morale di ciò che
sta accadendo".
"Quando un figlio sbaglia - scrivono i Consiglieri - anche se il
genitore non è direttamente colpevole, è suo compito assumersene le
responsabilità e agire di conseguenza. Se all’interno dell’Ospedale
Israelitico sono stati commessi degli errori quel peso ricade anche
sulle nostre coscienze. Siamo a disposizione dell’autorità giudiziaria,
al fianco della magistratura, considerando la Comunità parte lesa.
Abbiamo il dovere di continuare a offrire il servizio sanitario ai
cittadini, salvare circa 800 posti di lavoro e, non ultimo,
salvaguardare la nostra istituzione".
L'intenzione manifestata dal Consiglio è di "aprire un nuovo corso" e di "farsi parte attiva per la soluzione del problema".
Viene spiegato: "Dopo le dimissioni del Consiglio d'amministrazione
dell’ospedale, motivate espressamente per permettere l’adozione di una
gestione più agile, il Consiglio della Comunità ebraica di Roma,
unitamente al Consiglio della Deputazione di assistenza ebraica,
nominerà un commissario straordinario dell’ospedale in discontinuità
con l’intero apparato dirigenziale e con chiunque abbia preso parte
all’attività manageriale, nei confronti dei quali ci riserviamo di
intraprendere ogni azione legale necessaria".
Un ulteriore rilievo è dedicato alla "strumentalizzazione della
tragedia della Shoah e della piaga dell’antisemitismo" messa in luce da
alcune intercettazioni pubblicate sulla stampa nazionale e locale. "Un
pugno allo stomaco per tutti noi. Un abominio di fronte ai milioni di
morti. Un reato morale che non possiamo tollerare", scrivono al
riguardo i Consiglieri. "Prendiamo le distanze da chiunque abbia
compiuto atti simili e se ciò è avvenuto dentro le mura dell’Ospedale
Israelitico, al di là di quelle che saranno le sentenze dei tribunali,
fin da oggi esprimiamo prima di tutti la nostra ferma e chiara condanna
morale". Leggi
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LUCCA COMICS - PAGINE EBRAICHE PROTAGONISTA
Jan Karski, una voce inascoltata
Per
il sesto anno consecutivo, il giornale dell'ebraismo italiano Pagine
Ebraiche protagonista alla grande fiera internazionale del fumetto e
dell'animazione Lucca Comics & Games con incontri, tavole rotonde,
distribuzione gratuita di molte copie del numero di novembre con
all'interno lo speciale Comics & Jews dedicato al rapporto tra
fumetto e identità ebraica.
Tra le molte iniziative un incontro dedicato a Jan Karski, l'uomo che
fu incaricato di svelare al mondo l'orrore dei campi di sterminio, al
centro di una documentata mostra inaugurata nelle scorse ore. Nella
Sala Tobino del Palazzo Ducale di Lucca, moderati dalla curatrice del
dossier Ada Treves, sono intervenuti Dario Dino-Guida della direzione
di Lucca Comics & Games, che ha elogiato il valore dell'operazione
da un punto di vista storico e didattico; lo storico Luca Bernardini,
curatore del libro "Jan Karski" (ed. Adelphi), che ha tratteggiato il
ruolo e la biografia del testimone; lo storico del fumetto Giorgio
Albertini, che ha approfondito il rapporto tra Shoah e fumetto
illustrando un'ampia casistica di realizzazioni; Riccardo Moni,
curatore della mostra lucchese, che ha sottolineato l'alto valore
didattico della stessa; Marco Rizzo e Lelio Bonaccorsi, rispettivamente
sceneggiatore e autore del fumetto "Jan Karski. L’uomo che scoprì
l’Olocausto" (ed. Rizzoli Lizard), che hanno raccontato cosa gli ha
spinti a dare forma a questa storia.
Grande interesse inoltre per la presentazione del dossier
Comics&Jews. Oltre a Giorgio Albertini e Ada Treves, ad intervenire
il direttore della redazione UCEI Guido Vitale, il docente di fumetto e
illustrazione Emilio Varrà, il responsabile dell'area Comics della
fiera Giovanni Russo e il disegnatori israeliani Asaf e Tomer Hanuka.
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qui torino - lezione primo levi
Fantascienza, ritorno alla realtà
Settima
edizione della lezione Primo Levi, incentrata quest'anno sull’analisi
di un genere letterario ben preciso, la fantascienza. Come collocare
questo genere all’interno del variegato corpus di scritti di Levi? Come
coniugare la fantascienza con la vocazione da chimico-scienziato
propria dell’autore? Queste e altre domande hanno trovato risposta nel
corposo intervento del relatore Francesco Cassata, storico della
scienza e docente presso l’Università di Genova, che ha preso in
analisi due opere specifiche di Levi, “Storie Naturali”, accompagnato
dalla provocatoria fascetta editoriale “Fantascienza?”, pubblicato
sotto pseudonimo nel 1966 e la raccolta “Vizio di forma”, del 1971.
Ad aprire l’evento Ernesto Ferrero, direttore del Salone Internazionale
del Libro di Torino, che ha posto l’accento su come queste lezioni
siano sempre in grado ogni anno di rivelare una nuova faccia del
“poliedrico Levi”, allontanandolo così dalla mera categoria del
testimone. “Quest’anno”, conclude Ferrero, l’analisi ruota attorno ai
racconti definiti dallo stesso Italo Calvino “fantabiologici”.
A prendere la parola è poi il relatore, che si sofferma proprio sulla
fascetta provocatoria “Fantascienza?”: “Il nostro obiettivo”, spiega, “
è provare a spiegare, oltre alla parola stessa, il punto interrogativo
che l’accompagna”.
Levi, parlando di scienza, la definisce come una lotta darwiniana
contro la materia, mentre la fantascienza e i racconti vengono relegati
nei confini di “pause fantastiche”. Che rapporto si instaura tra realtà
e finzione? Tra ricordi e fantasie? Perché Levi sceglie un genere
apparentemente così lontano dalle sue corde e da se stesso? La riposta
la troviamo, prosegue Cassata, in una lettera scritta a Luciana Nissim
Momigliano, del febbraio del 1966, dove Primo sostiene che la
fantascienza non sia un tradimento, ma un ritorno alla realtà.
Alice Fubini Leggi
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LIOR MANY - DA PRANDELLI AL MACCABI TEL AVIV
"Vuoi vincere? Mangia a modo"
“Entro
nello spogliatoio e Prandelli semiserio mi fa: ecco Montolivo, è troppo
magro, ho bisogno che si irrobustisca. Mi giro e intanto, alle spalle,
sbuca quel gigante di Toni. Come primo impatto, da calciofilo sfrenato
quale ero e quale sono, direi niente male”.
Agosto 2005: Lior Many, brillante studente universitario israeliano in
trasferta, fa il suo ingresso in casa Fiorentina come dietista
tirocinante incaricato di effettuare misurazioni e comparazioni della
massa corporea degli atleti. Un progetto sviluppato lungo l’intera
stagione agonistica e che sarà la premessa, una volta discussa la tesi
di laurea, per una collaborazione ufficiale che durerà più o meno fino
alla fine del regno prandelliano in città.
“In quei mesi ho capito quale sarebbe stata la mia strada. Dietistica
applicata allo sport, è quello che so fare meglio” ci racconta Lior,
che ha messo a frutto quanto appreso a Firenze per inanellare una serie
di esperienze che gli hanno aperto in settembre le porte di una delle
eccellenze dello sport europeo: il Maccabi Tel Aviv, magnifico dream
team del basket d’Israele che vanta nel suo palmares ripetuti trionfi
in Eurolega. Leggi
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qui roma - ISRAELE E LE NUOVE TECNOLOGIE
Quando la precarietà aiuta
Quale
rapporto esiste tra lo sviluppo tecnologico, le nuove scoperte
energetiche e la posizione geostrategica d’Israele? Una domanda cui ha
cercato una risposta l’incontro organizzato dall’Ambasciata israeliana
e da Alè Comunicazione nell’ambito del Festival della Diplomazia. In
corso a Roma, il festival è giunto alla sua sesta edizione ed è
realizzato sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e il
patrocinio del Ministero degli Esteri, della Rappresentanza in Italia
della Commissione europea e del Parlamento Europeo.
“Essere in una situazione di continua allerta, così come la carenza di
risorse, non sono stati per Israele solo fattori negativi, in quanto
hanno fatto sì che non fosse possibile impigrirsi, favorendo
l’innovazione e lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate” una
delle osservazioni dell’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon,
intervenuto al Centro Studi Americani assieme al professore di Diritto
internazionale Leonardo Bellodi; Maurizio Rossi, co-fondatore di
H-Farm, una piattaforma digitale che ha l’obiettivo di aiutare giovani
imprenditori e supportare la trasformazione delle aziende italiane in
un’ottica digitale; Carlo Tursi, manager di Uber, l’azienda fornitrice
di trasporti automobilistici privati che in precedenza ha lavorato in
Israele allo sviluppo di Better Place, una startup nel settore delle
auto elettriche. Leggi
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QUI ROMA
Mazal tov, Massimo!
Un
caloroso mazal tov da tutta la redazione a Massimo Sed, laureatosi ieri
in economia aziendale all'Università degli Studi Roma Tre con una tesi
su "Il sistema dei controlli interni dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane".
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Proprietà privata |
Chi
ha almeno un po’ di dimestichezza con l’Halakhah non si sorprende più
di tanto scoprendo che i danni causati da un animale che mangia un cibo
inconsueto o la raccolta delle olive cadute in terra possono essere
utilizzati per stabilire le regole relative ai diritti d’autore.
Ma è comunque sempre affascinante il modo in cui l’ebraismo riesce ad
affrontare temi assai complessi e di strettissima attualità basandosi
sulle fonti tradizionali: un metodo che ci costringe a inquadrare i
problemi con chiarezza e mettere a fuoco gli elementi essenziali delle
questioni discusse e i valori in gioco (il divieto di rubare, il dovere
di retribuire adeguatamente chi ha svolto un lavoro, ecc.). Il tema dei
diritti d’autore secondo l’Halakhah è stato trattato dal rav Ariel Di
Porto nell’ambito dello Shabbat Project torinese (che tra cibo, lezioni
e discussioni varie ha occupato piacevolmente l’intera giornata dalle
tefillot del mattino a quelle serali) e l’ho trovato particolarmente
affascinante per le innumerevoli sfaccettature e possibili applicazioni
nell’ambito della vita quotidiana, dai software ai libri che
riproducono parti di altri libri senza il consenso dell’autore.
Anna Segre, insegnante
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La fine del mondo |
Boualem Sansal è uno scrittore algerino, autore di 2084: La fin du monde – pubblicato quest’anno da Gallimard e ancora inedito in Italia -, il titolo è già di per sé evocativo, ricorda 1984 la
celebre opera di George Orwell, e difatti la tematica, da quanto se ne
deduce dall’Espresso, s’incentra su un futuro distopico dominato da un
regime totalitario e teocratico, l’Abistan. Il riferimento,
confrontando anche la biografia di Sansal, è naturalmente all’Islam, e
da qui ritorna in mente anche Soumission
di Michel Houellebecq. Inutile discettare su un libro ancora
inesistente sul nostro mercato editoriale, però è impossibile non
notare come una sorta di filone letterario islamofobico – dove “phobos”
più che nella sua accezione moderna di ‘discriminazione’, sta proprio
per ‘paura, panico’ – sia sempre più in voga, non solo nella saggistica
ma anche nella narrativa. La tesi di fondo è sempre il declino e la
fine imminente della civiltà europea e dei suoi valori, costretta a
soggiacere a un’Islam forte e sottovalutato da una maggioranza
dormiente, dove fa eco il motto “Grazie alle vostre leggi democratiche
vi invaderemo, grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo” (la
fonte è ignota).
Francesco Moises Bassano, studente
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Con lo sguardo alla luna |
"Nessuno
perdona nessuno" ha affermato la psicoanalista Simona Argentieri
durante la presentazione del libro di rav Roberto Della Rocca "Con lo
sguardo alla luna". Una frase che mi ha colpito facendomi sorridere.
Quasi come una liberazione. E ha aggiunto: "Ci si può forse
riconciliare, facendo un percorso". Le vie dell'anima non sono lineari.
Come la Torà, non seguono la logica lineare del tempo e dello spazio.
In questo senso ho inteso il suggerimento di rav Della Rocca a
conclusione della serata: "quando gli ebrei uscirono dall'Egitto e si
trovarono nel deserto, presero la strada più lunga; questo perché le
scorciatoie sono un boomerang. Esattamente come nel processo di ricerca
della propria identità... Dobbiamo evitare la retorica e le scorciatoie
e rinnovarci. Come la luna”.
Ilana Bahbout
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