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22 novembre 2015 - 10 Kislev 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Quando Giacobbe, lasciata la casa dei genitori, si trova solo ed impaurito nella strada verso la sua meta, Dio gli dice tra l’altro: “Io sono il Signore Dio di tuo padre Abramo e Dio di Isacco”. Abramo non è però il padre di Giacobbe; il Netziv spiega questa stranezza identificando il “Dio di Abramo” con la funzione divina di protezione dai nemici. È nei loro confronti il timore di Giacobbe ed è così che Dio lo rassicura.
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
“Vieni, firmiamo un patto che sia testimone tra me e te. Giacobbe presa una pietra e la eresse a monumento. Giacobbe disse ai suoi: 'raccogliete delle pietre'. Ne fecero un mucchio. Labano lo chiamò Jegar Sahaduthà e Giacobbe lo chiamò Galed (Gn, 31, 46-47)”. I luoghi di memoria non sono mai il fatto, sono un modo per segnare la differenza tra prima e dopo. Raramente un luogo di memoria condiviso tra ex contendenti, è denominato per entrambi con lo stesso nome. Dopo ognuno dirà del significato di quel luogo di memoria, conformemente alla storia che vuol raccontare, all’immagine che vuol dare di sé. Per questo lo denominerà con un nome in cui ci metterà del suo. Per metter al centro della scena, la sua visione del fatto. La sua memoria.
Intese contro il terrore
“Abbiamo notizie su un rischio di attentati terroristici come quelli di Parigi”. Questo l’annuncio del governo belga, il cui Primo ministro Charles Michel ha affermato di avere “informazioni piuttosto precise” su presunti terroristi nascosti in diversi luoghi del paese con armi ed esplosivi. Per questo da venerdì sera si è deciso di portare Bruxelles al massimo livello di allerta, militarizzando tutta l’area e blindando la città. Qui avrebbe trovato rifugio Salah Abdeslam, il ricercato numero uno per le stragi della capitale francese. Con sé, Abdeslam dovrebbe avere ancora il gilet imbottito di esplosivo che aveva addosso quando ha lasciato Parigi (La Stampa) e che avrebbe dovuto far esplodere la sera del 13. Nelle ricerche per ricostruire le tappe della fuga di Salah, ricercato sia dalla polizia sia forse dall’Isis stesso per non essersi fatto saltare in aria, oltre ad Attouh e Mohamed Amri che lo avrebbero accompagnato in auto, la polizia ha arrestato a Molenbeek un terzo sospettato, Abraimi Lazez. Mentre era interrogato, riporta il Messaggero, quest’ultimo avrebbe ricevuto un sms particolarmente inquietante: “L’ebreo non è qui”.
Allerta terrorismo anche in Italia. Situazione tesa a Roma, con un sensibile aumento dei livelli di sicurezza anche in vista dell’imminente Giubileo e molti falsi allarmi in vari punti della città. Le pagine locali del Corriere segnalano tra le altre cose l’arresto di un algerino con documenti belgi contraffatti alla stazione Termini, su cui sono in corso accertamenti. E da Torino, all’Italian Digital Day, sulla questione della sicurezza si è espresso il premier Matteo Renzi: “A quelli che dicono ‘blocchiamo le frontiere’ rispondo: ma dove le blocchi? Perché sta arrivando qualcuno su un barcone o blocchi le frontiere delle nostre periferie da cui partono gli attacchi killer?”(Corriere).

Comunità internazionale e terrorismo, qualcosa si muove. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato una risoluzione anti-Isis proposta dalla Francia, ma per la nascita di una vera coalizione militare bisognerà ancora attendere. Il presidente russo Vladimir Putin volerà a Teheran, mentre il presidente francese François Hollande andrà a Washington per incontrare Barack Obama e poi a Mosca per incontrare a sua volta Putin. Nodo dell’accordo, spiega il Corriere, l’intesa con la Russia sul sanguinario presidente siriano Bashar Assad.

Israele, il terrorismo che non fa rumore. Solo una breve – su Avvenire e Fatto Quotidiano – è stata dedicata alla notizia dell’accoltellamento di quattro persone, tra cui una ragazza israeliana di 13 anni, vicino all’ingresso dello stadio di Kiryat Gat, nel sud di Israele. La polizia ha arrestato l’attentatore, un giovane palestinese di Yatir, vicino a Hebron.
 
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  davar
il presidente ucei incontra pansa e del sette
"Sicurezza, impegno comune
La vita ebraica non arretra"

“Oggi come sempre le istituzioni e le forze dell’ordine confermano il loro impegno a presidio di sinagoghe, scuole, istituzioni ebraiche. Un impegno ulteriormente rafforzato dopo i recenti fatti di Parigi e Milano, segno tangibile di una collaborazione che è da tempo proficua. Una consapevolezza che ci aiuta a svolgere con ancora maggiore serenità il nostro compito. Perché un fatto è certo: la terribile minaccia che incombe sull’intero mondo democratico non ci farà arretrare di un millimetro e desistere dal nostro intento di vivere apertamente e con orgoglio la nostra identità ebraica in un dialogo costante con tutta la società italiana”.
Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna dopo aver incontrato il capo della Polizia Alessandro Pansa e il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette.
In entrambi gli appuntamenti il presidente UCEI aveva al suo fianco il consigliere speciale del Congresso ebraico europeo Alessandro Ruben. All’incontro con il capo della Polizia ha partecipato anche la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.

tg2 - sergio della pergola 
"Francia, Israele: lo stesso piano Inaccettabili i doppi standard"
Gli attentati in Francia, Mali e Israele fanno parte dello stesso piano, dello stesso terribile progetto.
Lo ha ricordato con chiare parole Sergio Della Pergola, illustre demografo e storico collaboratore delle nostre testate, ospite ieri di uno speciale dossier del Tg2 dedicato agli ultimi fatti di sangue e alla minaccia che grava sul mondo progredito.
“Il tentativo operato in certi casi in ambienti politici e culturali di operare una distinzione, mettendo Parigi e Mali da una parte e Israele dall’altra, suscita un certo stupore. Si tratta infatti del medesimo progetto di destabilizzazione operato dal fondamentalismo islamico su scala internazionale. Un fatto da comprendere a pieno affinché – ha ammonito – non vengano a innescarsi perversi meccanismi di attribuzione di due pesi e due misure”.
Della Pergola ha inoltre posto l’accento sulle responsabilità cui non possono sottrarsi i leader islamici nell’interpretazione e nella divulgazione dei testi sacri. Dopo aver letto una sura del Corano intrisa di odio antiebraico, ha infatti affermato: “Queste parole, se pronunciate da imam irresponsabili di fronte a menti giovani, rischiano di creare danni gravissimi”.
Come gravissimi e inequivocabili sono i riferimenti antiebraici e anti-israeliani che appaiono nello statuto di Hamas, altro esempio citato nel corso della ampia diretta. “Serve maggiore attenzione a quello che diciamo e viene detto. È importante mettere un argine”, ha sottolineato Della Pergola.
L’invito, in queste giornate complesse, è ad andare “alle radici ideologiche del discorso”.

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spotlight - i comici tornano in scena
Terroristi, una risata vi seppellirà
“Siamo dei piccoli soldati dello humor. Cerchiamo di dare un po’ di gioia alle persone, di far loro pensare ad altro in questo periodo difficile. Ma non c’è niente di eroico, non siamo mica Jean Moulin!”. È scossa ma allo stesso tempo decisa l’attrice comica Anne Roumanoff (nell’immagine), che giovedì è tornata sul palcoscenico per la prima volta dopo gli attentati che hanno sconvolto Parigi. Come lei, sono molti i comici ebrei francesi che hanno deciso di ridere in faccia al terrore e di sconfiggere la violenza con il sorriso.

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melamed - qui firenze 
Memoria, una sfida aperta
Educare alla Memoria. Una sfida costante per insegnanti e formatori, chiamati a interpretare nuovi modelli e nuove esigenze. È stata così un'opportunità preziosa quella che si è presentata a molte centinaia tra studenti e addetti ai lavori ritrovatisi a Firenze – su invito della docente universitaria Silvia Guetta – per un confronto con Yiftach Ashkenazy, responsabile del Desk Italia al Memoriale dello Yad Vashem di Gerusalemme.
Un confronto intenso, protrattosi per l'intera giornata, che è stato focalizzato su diverse tematiche: la filosofia pedagogica di Yad Vashem, l'insegnamento della Memoria in una prospettiva multidisciplinare, l'educazione alla pace e ai valori civici fondamentali.
L'iniziativa, che ha ottenuto significativi riscontri, è stata organizzata in sinergia da Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Università degli Studi e Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana.

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la rassegna settimanale di melamed
Scuola, il luogo del confronto
Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da più di tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed
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In questi giorni cupi la scuola torna a essere il luogo del confronto per eccellenza, un laboratorio antropologico altrove nemmeno immaginabile. È nelle scuole che si potrà dare la risposta sociale più significativa agli attacchi terroristici ed è urgente chiedersi come sia possibile, in concreto, favorire nel sistema dell’istruzione nazionale la formazione di una nuova coscienza europea. La presenza di classi multietniche non è sufficiente e dibattiti, conferenze e minuti di silenzio sono momenti apprezzabili e certamente importanti, ma rischiano di servire a poco. Servono azioni pedagogiche adeguate, capaci di entrare nel vivo di una questione che non riguarda soltanto docenti e alunni, programmi da svolgere e titoli di studio da rilasciare, bensì – scrive Eraldo Affinati su Avvenire, il 17 novembre – “chiama in causa la tradizione storica del Vecchio Continente, i cui trascorsi coloniali, ammettiamolo, sembrano smorzare il vento della belle bandiere, fino al punto di gettare un’ombra lunga su qualsiasi dichiarazione ufficiale a proposito dei diritti dell’uomo e del cittadino. Dobbiamo avere la forza di affrontare anche il nostro passato per riuscire a guardare negli occhi chi abbiamo di fronte. Da tempo, nel mio piccolo, sto cercando di mettere in relazione gli studenti italiani con i giovani profughi. Vado nei licei e cerco volontari disposti a insegnare la lingua italiana agli immigrati. Trovo sempre una grande disponibilità. Un notevole entusiasmo”.

Ada Treves twitter @atrevesmoked
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  pilpul
La faccia e la maschera
Certo, Daesh, o Stato islamico, non è la ‘vera faccia’ del mondo musulmano. Semmai ne è la feccia, lo scarto morale. Dopo di che, qualche problema rimane. E non da poco. Poiché di facce i musulmani ne hanno tante quanti sono su questa terra. Non è un escamotage lirico né l’imputazione di una responsabilità a prescindere. Semmai è il riconoscimento che uno dei fattori propulsivi del sedicente Califfato sta proprio nella frantumazione della rappresentanza politica delle collettività che si riconoscono nella religione del Profeta. Frantumazione degli Stati nazionali che sono attraversati da guerre civili oramai permanenti; conflittualità persistente tra gruppi contrapposti, in continua lotta tra di loro; separazioni e divisioni che, sommandosi ad antiche linee di contrapposizione, rinnovano tensioni che si riflettono poi nel rapporto con i non musulmani. Il tutto all’interno di un’area, quella “Memo” (mediterranea e mediorientale) che, insieme all’Africa sub-sahariana e alla zona caucasica, si è candidata ad essere un serbatoio permanente di tensioni irrisolvibili. Quanto meno perdurando l’attuale disastroso (e disastrato) stato delle cose.

Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Fiducia
“Per otto mesi mi hanno attaccato cercando di dimostrare che io e i miei collaboratori siamo corrotti”, lamenta il prof. Eugene Kandel, intervistato da Meirav Arlosoroff su Haaretz del 20 novembre, in procinto di lasciare dopo sei anni come capo del Consiglio Economico Nazionale e guru neoliberista del premier Netanyahu. Kandel la sua fiducia sionista l’aveva dimostrata facendo l’aliya due volte, prima dalla nativa Russia da ragazzino e poi nel 2009 dall’Università di Chicago, il tempio del libero mercato, dove era andato per il dottorato ed aveva poi intrapreso la carriera universitaria. E non si tratta solo delle critiche per quella che molti hanno visto come la svendita ai monopolisti delle riserve di gas naturale, da lui favorita. Kandel vede l’eccesso di critica e la mancanza di fiducia come le caratteristiche negative che possono affossare Israele. “Questa è la differenza fra l’Europa del Nord e quella del Sud, fra chi parla di fiducia e prosperità e chi invece litiga e recrimina; se ci fermiamo sui punti di contrasto e sulla sfiducia, il futuro sarà mediocre”.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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