Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Quando
Giacobbe, lasciata la casa dei genitori, si trova solo ed impaurito
nella strada verso la sua meta, Dio gli dice tra l’altro: “Io sono il
Signore Dio di tuo padre Abramo e Dio di Isacco”. Abramo non è però il
padre di Giacobbe; il Netziv spiega questa stranezza identificando il
“Dio di Abramo” con la funzione divina di protezione dai nemici. È nei
loro confronti il timore di Giacobbe ed è così che Dio lo rassicura.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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“Vieni,
firmiamo un patto che sia testimone tra me e te. Giacobbe presa una
pietra e la eresse a monumento. Giacobbe disse ai suoi: 'raccogliete
delle pietre'. Ne fecero un mucchio. Labano lo chiamò Jegar Sahaduthà e
Giacobbe lo chiamò Galed (Gn, 31, 46-47)”. I luoghi di memoria non sono
mai il fatto, sono un modo per segnare la differenza tra prima e dopo.
Raramente un luogo di memoria condiviso tra ex contendenti, è
denominato per entrambi con lo stesso nome. Dopo ognuno dirà del
significato di quel luogo di memoria, conformemente alla storia che
vuol raccontare, all’immagine che vuol dare di sé. Per questo lo
denominerà con un nome in cui ci metterà del suo. Per metter al centro
della scena, la sua visione del fatto. La sua memoria.
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Intese contro il terrore
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“Abbiamo
notizie su un rischio di attentati terroristici come quelli di Parigi”.
Questo l’annuncio del governo belga, il cui Primo ministro Charles
Michel ha affermato di avere “informazioni piuttosto precise” su
presunti terroristi nascosti in diversi luoghi del paese con armi ed
esplosivi. Per questo da venerdì sera si è deciso di portare Bruxelles
al massimo livello di allerta, militarizzando tutta l’area e blindando
la città. Qui avrebbe trovato rifugio Salah Abdeslam, il ricercato
numero uno per le stragi della capitale francese. Con sé, Abdeslam
dovrebbe avere ancora il gilet imbottito di esplosivo che aveva addosso
quando ha lasciato Parigi (La Stampa) e che avrebbe dovuto far
esplodere la sera del 13. Nelle ricerche per ricostruire le tappe della
fuga di Salah, ricercato sia dalla polizia sia forse dall’Isis stesso
per non essersi fatto saltare in aria, oltre ad Attouh e Mohamed Amri
che lo avrebbero accompagnato in auto, la polizia ha arrestato a
Molenbeek un terzo sospettato, Abraimi Lazez. Mentre era interrogato,
riporta il Messaggero, quest’ultimo avrebbe ricevuto un sms
particolarmente inquietante: “L’ebreo non è qui”.
Allerta terrorismo anche in Italia. Situazione tesa a Roma, con un
sensibile aumento dei livelli di sicurezza anche in vista
dell’imminente Giubileo e molti falsi allarmi in vari punti della
città. Le pagine locali del Corriere segnalano tra le altre cose
l’arresto di un algerino con documenti belgi contraffatti alla stazione
Termini, su cui sono in corso accertamenti. E da Torino, all’Italian
Digital Day, sulla questione della sicurezza si è espresso il premier
Matteo Renzi: “A quelli che dicono ‘blocchiamo le frontiere’ rispondo:
ma dove le blocchi? Perché sta arrivando qualcuno su un barcone o
blocchi le frontiere delle nostre periferie da cui partono gli attacchi
killer?”(Corriere).
Comunità internazionale e terrorismo, qualcosa si muove.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato una risoluzione anti-Isis
proposta dalla Francia, ma per la nascita di una vera coalizione
militare bisognerà ancora attendere. Il presidente russo Vladimir Putin
volerà a Teheran, mentre il presidente francese François Hollande andrà
a Washington per incontrare Barack Obama e poi a Mosca per incontrare a
sua volta Putin. Nodo dell’accordo, spiega il Corriere, l’intesa con la
Russia sul sanguinario presidente siriano Bashar Assad.
Israele, il terrorismo che non fa rumore.
Solo una breve – su Avvenire e Fatto Quotidiano – è stata dedicata alla
notizia dell’accoltellamento di quattro persone, tra cui una ragazza
israeliana di 13 anni, vicino all’ingresso dello stadio di Kiryat Gat,
nel sud di Israele. La polizia ha arrestato l’attentatore, un giovane
palestinese di Yatir, vicino a Hebron.
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tg2 - sergio della pergola
"Francia, Israele: lo stesso piano Inaccettabili i doppi standard"
Gli attentati in Francia, Mali e Israele fanno parte dello stesso piano, dello stesso terribile progetto.
Lo ha ricordato con chiare parole Sergio Della Pergola, illustre
demografo e storico collaboratore delle nostre testate, ospite ieri di
uno speciale dossier del Tg2 dedicato agli ultimi fatti di sangue e
alla minaccia che grava sul mondo progredito.
“Il tentativo operato in certi casi in ambienti politici e culturali di
operare una distinzione, mettendo Parigi e Mali da una parte e Israele
dall’altra, suscita un certo stupore. Si tratta infatti del medesimo
progetto di destabilizzazione operato dal fondamentalismo islamico su
scala internazionale. Un fatto da comprendere a pieno affinché – ha
ammonito – non vengano a innescarsi perversi meccanismi di attribuzione
di due pesi e due misure”.
Della Pergola ha inoltre posto l’accento sulle responsabilità cui non
possono sottrarsi i leader islamici nell’interpretazione e nella
divulgazione dei testi sacri. Dopo aver letto una sura del Corano
intrisa di odio antiebraico, ha infatti affermato: “Queste parole, se
pronunciate da imam irresponsabili di fronte a menti giovani, rischiano
di creare danni gravissimi”.
Come gravissimi e inequivocabili sono i riferimenti antiebraici e
anti-israeliani che appaiono nello statuto di Hamas, altro esempio
citato nel corso della ampia diretta. “Serve maggiore attenzione a
quello che diciamo e viene detto. È importante mettere un argine”, ha
sottolineato Della Pergola.
L’invito, in queste giornate complesse, è ad andare “alle radici ideologiche del discorso”.
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la rassegna settimanale di melamed
Scuola, il luogo del confronto
Melamed
è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo
italiano che da più di tre anni è dedicata a questioni relative a
educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna
viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno
responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune
settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione
settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate
sui giornali italiani ed esteri. Per visualizzare la newsletter
settimanale di melamed cliccare qui.
In questi giorni cupi la scuola torna a essere il luogo del confronto
per eccellenza, un laboratorio antropologico altrove nemmeno
immaginabile. È nelle scuole che si potrà dare la risposta sociale più
significativa agli attacchi terroristici ed è urgente chiedersi come
sia possibile, in concreto, favorire nel sistema dell’istruzione
nazionale la formazione di una nuova coscienza europea. La presenza di
classi multietniche non è sufficiente e dibattiti, conferenze e minuti
di silenzio sono momenti apprezzabili e certamente importanti, ma
rischiano di servire a poco. Servono azioni pedagogiche adeguate,
capaci di entrare nel vivo di una questione che non riguarda soltanto
docenti e alunni, programmi da svolgere e titoli di studio da
rilasciare, bensì – scrive Eraldo Affinati su Avvenire, il 17 novembre
– “chiama in causa la tradizione storica del Vecchio Continente, i cui
trascorsi coloniali, ammettiamolo, sembrano smorzare il vento della
belle bandiere, fino al punto di gettare un’ombra lunga su qualsiasi
dichiarazione ufficiale a proposito dei diritti dell’uomo e del
cittadino. Dobbiamo avere la forza di affrontare anche il nostro
passato per riuscire a guardare negli occhi chi abbiamo di fronte. Da
tempo, nel mio piccolo, sto cercando di mettere in relazione gli
studenti italiani con i giovani profughi. Vado nei licei e cerco
volontari disposti a insegnare la lingua italiana agli immigrati. Trovo
sempre una grande disponibilità. Un notevole entusiasmo”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
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La faccia e la maschera |
Certo,
Daesh, o Stato islamico, non è la ‘vera faccia’ del mondo musulmano.
Semmai ne è la feccia, lo scarto morale. Dopo di che, qualche problema
rimane. E non da poco. Poiché di facce i musulmani ne hanno tante
quanti sono su questa terra. Non è un escamotage lirico né
l’imputazione di una responsabilità a prescindere. Semmai è il
riconoscimento che uno dei fattori propulsivi del sedicente Califfato
sta proprio nella frantumazione della rappresentanza politica delle
collettività che si riconoscono nella religione del Profeta.
Frantumazione degli Stati nazionali che sono attraversati da guerre
civili oramai permanenti; conflittualità persistente tra gruppi
contrapposti, in continua lotta tra di loro; separazioni e divisioni
che, sommandosi ad antiche linee di contrapposizione, rinnovano
tensioni che si riflettono poi nel rapporto con i non musulmani. Il
tutto all’interno di un’area, quella “Memo” (mediterranea e
mediorientale) che, insieme all’Africa sub-sahariana e alla zona
caucasica, si è candidata ad essere un serbatoio permanente di tensioni
irrisolvibili. Quanto meno perdurando l’attuale disastroso (e
disastrato) stato delle cose.
Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Fiducia |
“Per
otto mesi mi hanno attaccato cercando di dimostrare che io e i miei
collaboratori siamo corrotti”, lamenta il prof. Eugene Kandel,
intervistato da Meirav Arlosoroff su Haaretz del 20 novembre, in
procinto di lasciare dopo sei anni come capo del Consiglio Economico
Nazionale e guru neoliberista del premier Netanyahu. Kandel la sua
fiducia sionista l’aveva dimostrata facendo l’aliya due volte, prima
dalla nativa Russia da ragazzino e poi nel 2009 dall’Università di
Chicago, il tempio del libero mercato, dove era andato per il dottorato
ed aveva poi intrapreso la carriera universitaria. E non si tratta solo
delle critiche per quella che molti hanno visto come la svendita ai
monopolisti delle riserve di gas naturale, da lui favorita. Kandel vede
l’eccesso di critica e la mancanza di fiducia come le caratteristiche
negative che possono affossare Israele. “Questa è la differenza fra
l’Europa del Nord e quella del Sud, fra chi parla di fiducia e
prosperità e chi invece litiga e recrimina; se ci fermiamo sui punti di
contrasto e sulla sfiducia, il futuro sarà mediocre”.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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