Il settimanAle
Fiducia

alessandro-treves “Per otto mesi mi hanno attaccato cercando di dimostrare che io e i miei collaboratori siamo corrotti”, lamenta il prof. Eugene Kandel, intervistato da Meirav Arlosoroff su Haaretz del 20 novembre, in procinto di lasciare dopo sei anni come capo del Consiglio Economico Nazionale e guru neoliberista del premier Netanyahu. Kandel la sua fiducia sionista l’aveva dimostrata facendo l’aliya due volte, prima dalla nativa Russia da ragazzino e poi nel 2009 dall’Università di Chicago, il tempio del libero mercato, dove era andato per il dottorato ed aveva poi intrapreso la carriera universitaria. E non si tratta solo delle critiche per quella che molti hanno visto come la svendita ai monopolisti delle riserve di gas naturale, da lui favorita. Kandel vede l’eccesso di critica e la mancanza di fiducia come le caratteristiche negative che possono affossare Israele. “Questa è la differenza fra l’Europa del Nord e quella del Sud, fra chi parla di fiducia e prosperità e chi invece litiga e recrimina; se ci fermiamo sui punti di contrasto e sulla sfiducia, il futuro sarà mediocre”.
Sarà contento il prof. Kandel di sentire del nuovo fondo di venture capital cinese, il Guangzhou-Israel Bio Fund, che si propone di investire 100 milioni di dollari nel bio tech israeliano, con l’aiuto di israeliani residenti in Cina. Messo su da Yehoshua Gleitman, riferisce Ora Coren il 19 novembre, il nuovo fondo mira ad attrarre startup israeliane in Cina, aiutandole a penetrare il difficile ma ricchissimo mercato locale con aziende partecipate a Guangzhou che potranno poi essere cedute per intero a investitori cinesi. Forse ha più fiducia chi guarda a Israele da lontano. Da lontano nello spazio, oppure nel tempo, viene da dire leggendo sul Times of Israel del 20 novembre il blog di Christina Lin la quale, prendendo spunto dall’annuncio di un possibile giacimento di petrolio sotto le alture del Golan, racconta la storia della ricerca del petrolio nella piana di Meghiddo. Si parla ora di un centinaio di milioni di barili che forse ci sono davvero, ma è dal 1981 che l’amministratore delegato della texana Zion Oil, John Brown, persevera fiducioso nei suoi sforzi, ispirato da due versetti del Deuteronomio. Nel versetto 32:13, Mosè dice che l’Altissimo avrebbe fatto succhiare a Israele “miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia”, mentre nel 33:24 è ancora più esplicito: “Benedetto tra i figli è Asher! Sia il favorito tra i suoi fratelli e tuffi il suo piede nell’olio”. La questione era in sostanza di capire, studiando la mappa delle dodici tribù, dove fosse localizzato il “piede” di Asher, forse appunto ai limiti meridionali del suo territorio, a sud-est di Haifa, presso Meghiddo. Fortuna che non sia uscito podalico, altrimenti il povero John Brown avrebbe dovuto trivellare nella zona del fiume Litani, sotto l’occhio degli Hezbollah…

Alessandro Treves, neuroscienziato

(22 novembre 2015)