Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

8 Gennaio 2016 - 27 Tevet 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Non ho ancora deciso se adirarmi, ignorare o essere felice della nuova linea di sciarpe ‘tallitot style’ messe in vendita dalla catena H&M. Appena ho visto le foto delle nuove sciarpe di lana con frange e strisce bianche e nere, ho pensato ad un versetto del profeta Zaccaria 8,23: “Dice il Signore degli eserciti, in quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un lembo del mantello di un yehudi (ebreo) e gli diranno: ‘Vogliamo andare con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi!’. Forse da H&M hanno ispirazioni profetiche. Ho anche pensato ad alcuni risvolti pratici della cosa: mettiamo, per esempio, che io mi trovi in Diaspora durante Shabbat e non potendo trasportare il talled sono costretto ad indossarlo, al primo che mi urlerà: “Sporco ebreo!”, potrò rispondere che è vero che sono ebreo, che non è vero che sono sporco, ma che è verissimo che sono anche trendy, almeno secondo gli standard di H&M.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Quello che sembra essere accaduto nella piazza più grande della città di Colonia (e in altre città tedesche) la notte di capodanno va a toccare nel profondo le corde sensibili di una società europea impaurita e disorientata. Questi sono i fatti: alcune decine o forse centinaia di donne sono state infastidite, derubate, molestate sessualmente, colpite, forse alcune violentate da bande di maschi ubriachi organizzati. Si sta indagando e sono stati arrestati una ventina di giovani, con ogni probabilità profughi mediorientali o maghrebini. La notizia delle violenze (e molte delle denunce) è emersa in maniera un po’ anomala con una settimana di ritardo: anche questo è un fatto, e andrebbe stabilito il perché del tempo trascorso nel silenzio. Ma quel che colpisce è stata la reazione della società europea. Da una parte si sono moltiplicate le prese di posizione che sempre giustamente emergono quando le donne vengono fatte oggetto di violenza. Appelli, dichiarazioni politiche, condanne, con il ripetersi di espressioni come “inaccettabile”, “si puniscano i responsabili”, “dov’erano le autorità?” ecc. Ma alle denunce sono immediatamente seguite le minacce esplicite di “espulsione dei profughi”, di chiusura dei confini ai musulmani, di respingimento alle frontiere. A voler leggere i fatti con freddezza, si è passati dalla constatazione di ignobili atti di violenza sulle donne, alla generalizzazione contro gli immigrati con conseguente strumentalizzazione politica in poche ore. Mi pare che ci troviamo di fronte a un dato allarmante per la tenuta delle basi democratiche del nostro continente.
 
Leggi

Metamorfosi francese
Allah Akbar come un grido di guerra, di nuovo. Di nuovo a Parigi, di nuovo il 7 gennaio, come un anno fa, quando intorno a mezzogiorno i Kouachi facevano strage da Charlie Hebdo. “Ieri – scrive il Messaggero – è sembrato ricominciare tutto, alla Goutte d’Or, quadrilatero popolare, forse il più colorato, il più difficile, il più musulmano e arabo di Parigi, ai piedi di Montmartre. La gente che correva, le grida, i poliziotti armi in pugno che gridavano ai negozi di abbassare le saracinesche, ai passanti di rifugiarsi dentro ai portoni, di chiudere le finestre. Colpi d’arma da fuoco”.
La metamorfosi di Hollande, sottolinea il Corriere, è intanto completa. “L’uomo che ha passato i primi due anni all’Eliseo a studiare timide riforme fiscali e poco incisive scelte economiche, l’evanescente leader che alcuni accusavano di avere il carisma e il coraggio di un sottoprefetto di provincia – si legge – affronta oggi l’emergenza terrorismo con una determinazione che inquieta alcuni del suo stesso campo”. All’esterno, Hollande ha infatti intensificato i bombardamenti contro lo Stato islamico in Siria, facendo del ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian il suo uomo di fiducia; all’interno, il presidente sostenuto dal premier Manuel Valls e dal ministro Bernard Cazeneuve, presenta in questi giorni un progetto di legge “che dà grandi poteri alla polizia e ai procuratori, slegati dal controllo giudiziario”.
 
Leggi

  davar
JE SUIS PARIS - UN CONFRONTO AL SENATO
Blasfemia, diritti e libertà
Una riflessione necessaria  

Blasfemia, diritti e libertà. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, il presidente della Rai Monica Maggioni, la giurista Barbara Randazzo, la teologa battista Lidia Maggi e il direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale saranno lunedì al Senato della Repubblica per presentare la ricerca collettiva coordinata dal professor Alberto Melloni e pubblicata a un anno di distanza dai massacri nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e dell’Hypercacher di Parigi.

(Nell'immagine un momento della recente preghiera interreligiosa svoltasi davanti al Bataclan di Parigi)
JE SUIS PARIS - SEGNALIBRO
Parigi, quel pretesto dietro l'odio
La copertina di Charlie Hebdo del primo numero dopo l’attentato mostra un’immagine di Maometto in lacrime che regge un cartello con la scritta “Je suis Charlie” e il titolo “Tutto è perdonato”. Molti giornali – come i francesi Libération e Le Monde e la tedesca Frankfurter Allgemeine Zeitung – hanno pubblicato l’immagine nella sua totalità. Nel Regno Unito il Guardian ha mostrato la copertina “in quanto ha valore di notizia, e merita di essere pubblicata”. Negli Stati Uniti Washington Post, Usa Today e Wall Street Journal hanno mostrato l’illustrazione, ma il New York Times non lo ha fatto. Il problema, poi, non riguardava solo la nuova copertina, ma anche le vignette “colpevoli” di aver scatenato la furia dei terroristi. Le testate che hanno deciso di non pubblicare le vignette di Charlie Hebdo sono state criticate ferocemente per le loro scelte, nonostante la difesa più frequente sostenesse che era importante non essere visti come disseminatori di contenuti che alcuni lettori potrebbero trovare offensivi. Il Guardian per esempio ha sostenuto la sua posizione con un editoriale in cui si leggeva, tra altre cose: “Il punto cruciale è questo: sostenere l’inalienabile diritto di un giornale di fare le proprie decisioni editoriali non si traduce automaticamente nell’amplificare quelle decisioni: difendere il diritto di qualcuno a dire quello che preferisce, non obbliga a ripetere le sue parole”. Il problema, però, sorge nel momento stesso in cui si evoca la “blasfemia” come causa di un’azione terrorista. Come spiega Alberto Melloni nel testo che introduce il volume Blasfemia, diritti e libertà. Una discussione dopo le stragi di Parigi (ed. Il Mulino) a cura dello stesso Melloni, Francesca Cadeddu e Federica Meloni, senza in alcun modo voler avallare le uccisioni in molti hanno ritenuto che inquadrarle in una logica di azione-reazione permettesse di capire qualcosa in più. E non sono pochi quelli che hanno pensato che Charlie Hebdo veramente praticasse la blasfemia, rendendo quindi non giustificabile ma “comprensibile” una reazione non espressa per le normali vie giudiziarie – a cui era peraltro abituata, la redazione del settimanale satirico – ma che ha portato a un massacro.
Leggi
 
A ROBERTO JARACH IL PREMIO DEI CITY ANGELS
Milano, duplice riconoscimento per il Memoriale della Shoah

Mentre si avvicinano le celebrazioni del 27 gennaio, il Memoriale della Shoah ottiene due riconoscimenti del suo ruolo sempre più centrale come luogo simbolo della Memoria e della formazione dei giovani. Agli architetti che ne hanno curato l’allestimento, Guido Morpurgo e Annalisa De Curtis, è infatti stata assegnata la menzione d’onore della Medaglia d’oro all’architettura italiana della Triennale di Milano, mentre al vicepresidente della Fondazione e vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach – come vi anticipiamo su questo notiziario – verrà consegnato il Premio Il Campione, ideato dai City Angels e dedicato ogni anno a “persone che hanno lanciato messaggi e valori positivi attraverso i mass-media”, con il patrocinio tra gli altri della Comunità ebraica di Milano. Jarach riceverà il premio nel corso di una cerimonia che si svolgerà il 21 gennaio nella sala Alessi di Palazzo Marino.
Leggi
 
HYPERSHABBAT - MOLTE ADESIONI ANCHE IN ITALIA
"Nutrire la speranza, unica via"
L’appello è degli ebrei di Francia: una giornata da vivere tutti insieme, con intensità, in ricordo dei “quattro guardiani dello Shabbat” uccisi un anno fa all’Hypercasher di Porte de Vincennes, a Parigi, dove si trovavano per gli ultimi acquisti in vista del riposo sabbatico. Una chiamata cui hanno risposto molte Comunità ebraiche d’Italia. A partire da quella romana, che ha dato appuntamento al Portico d’Ottavia per una simbolica chiusura dei locali casher del quartiere. Protagonisti anche i bambini della scuola ebraica, che hanno preparato delle challot, il pane dello Shabbat, distribuito poi a diversi nuclei familiari. “L’unica via è nutrire la speranza, celebrare l’esistenza oltre la morte. Vincendo la rabbia e il dolore, aprendosi al futuro con forza e determinazione” hanno spiegato la presidente della Comunità Ruth Dureghello e il rabbino capo Riccardo Di Segni, presenti entrambi alla chiusura dei negozi. Nella delegazione comunitaria, tra gli altri, anche il vicepresidente Ruben Della Rocca e i Consiglieri Giorgia Calò, Giordana Moscati, Daniel Funaro e Alberto Ouazana. Molteplici le adesioni all’HyperShabbat francese. “Una risposta a questo brutale attacco, attraverso un momento di ritrovo comunitario, preghiera e attaccamento alle nostre origini e tradizioni con gioia e fierezza”, sottolinea il rabbino capo di Verona Yosef Labi.
Leggi

FU MOLTO VICINO AL MONDO EBRAICO
Valerio Zanone (1936-2016)
Dopo la scomparsa di Renato Altissimo, avvenuta nell’aprile 2015, un altro liberale e un altro amico vicino al mondo ebraico e alle ragioni d’Israele si è congedato dal mondo terreno. Valerio Zanone avrebbe compiuto 80 anni il 22 di questo mese e, in particolare da un anno, combatteva contro una malattia che ha poi prevalso.
Uomo di raffinata cultura, ha ricoperto numerosi incarichi partitici, parlamentari, governativi, alla guida di prestigiose fondazioni passando anche dall’esperienza di sindaco di Torino. Apparentemente pacioccone, era in realtà persona sì pacata e riflessiva ma anche ben determinata nelle sue scelte, guadagnandosi a volte l'”accusa” di cocciutaggine. Anche i suoi intensi rapporti con il mondo ebraico e con Israele, alla pari di tutto il suo agire in politica e nella vita in genere e coerentemente al suo carattere, non sono mai stati eclatanti, ostentati o interpretati strumentalmente ma vissuti bensì “naturalmente” come si addice a un vero liberale e in ossequio a una genuina interpretazione della laicità, mai interpretata in chiave antagonista rispetto al sentimento religioso.


Gadi Polacco
Leggi
pilpul
Politica
Da quando l’aggettivo “politico” è diventato una parolaccia? Non occorre scomodare Aristotele per ricordare che non sempre è stato così. Ancora pochi decenni fa attribuire a una determinata questione un risvolto politico significava nobilitarla, segnalare che non erano in gioco interessi personali ma grandi temi etici che riguardavano, o potevano riguardare, l’intera collettività. In questi ultimi anni la diffidenza verso la politica è arrivata a un punto tale che persino gli interessi personali sono considerati con maggiore benevolenza. Quante volte, per esempio, è capitato di sentir definire (con una nota di disprezzo) “politico” uno sciopero degli insegnanti; come se astenersi dal lavoro e scendere in piazza per il proprio stipendio o per il proprio orario fosse una cosa legittima mentre porsi problemi più generali sulla qualità della scuola italiana o sul diritto allo studio per tutti fosse un’indebita ingerenza in campi che non ci appartengono. Anche nelle nostre Comunità c’è spesso una gara a chiamarsi fuori dalla politica, persino in vista delle elezioni, come se fosse più nobile contrapporsi sulla base di dicerie o amicizie e inimicizie personali (non mi è ancora capitato, infatti, di vedere competizioni elettorali fondate su dibattiti filosofici o discussioni talmudiche). Quando leggo o sento che i nostri dirigenti comunitari sono accusati di fare politica mi chiedo: ma non è proprio per questo che li abbiamo eletti?

Anna Segre, insegnante Leggi
Al supermercato
Qualche giorno fa passando da Nizza, mi sono trovato a fare compere in un supermercato casher, uno dei tanti di una città che da sola conta inaspettatamente una popolazione ebraica di trentamila abitanti, quasi il totale di quella della nostra penisola! Entrare in un supermercato, è una situazione quotidiana e ‘normale’ che capita a chiunque di noi, ma entrare in un supermercato esclusivamente casher in Europa rappresenta probabilmente un rischio, o almeno così lo è stato un anno fa per gli avventori dell’Hypercacher di Porte de Vincennes a Parigi. Gli sguardi rimangono comunque inizialmente un po’ sospettosi e diffidenti, solo quando arrivi alla cassa e metti insieme due parole tra il francese e l’ebraico, si dilegua definitivamente ogni timore.

Francesco Moises Bassano, studente  Leggi
Saggi gli israeliani
Ho trascorso qualche giorno a Tel Aviv, complici le vacanze natalizie che mi hanno permesso di assentarmi dal lavoro per qualche giorno di ferie. Questo prima del tragico attentato che mi ha lasciato sconvolta, accaduto vicino alla casa che avevo preso in affitto, in quel negozio dove ero entrata qualche giorno prima, ora teatro di tanto orrore. Al posto di quei giovani ragazzi sarei potuta esserci io. La verità è che mai, in quei giorni, ho fatto i conti con questa possibilità. Mai ho percepito paura e tensione. Tutt’altro. Avevo attorno a me solo un’aria leggera e serena dettata dalla temperatura primaverile. Con un sentimento che credo sia comune a molti, a chiunque abbia nel cuore Israele, ho trascorso quattro giorni a chiedermi come sarebbe, in futuro, la mia vita lì. Un pensiero ricorrente. Tante le domande, le valutazioni, i pro, i contro.

Claudia Sermoneta                                                             Leggi       
L'etica del conflitto
Nella parashà di Vaerà del libro di Shemot per bambini che Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia hanno curato, viene riportato un commento dei maestri che in questi giorni, come in altre occasioni, risuona particolarmente: “L’uomo quando medita di far male a un nemico sta in agguato in attesa di coglierlo di sorpresa; il Signore invece si premura di avvertire il faraone ogni volta che l’Egitto sta per essere colpito da una piaga; per tre intere settimane Moshè annunciava la sciagura e questa durava poi una settimana”. Stupisce che tra tanti commenti le autrici scelgano di riportare proprio questo. Forse perchè un’etica del conflitto va insegnata sin da bambini e perchè il rispetto per il nemico non va dimenticato, ma radicato. Sarebbe bello poterlo insegnarlo a tutti.

Ilana Bahbout Leggi


moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.