Al supermercato

Francesco Moisés Bassano Qualche giorno fa passando da Nizza, mi sono trovato a fare compere in un supermercato casher, uno dei tanti di una città che da sola conta inaspettatamente una popolazione ebraica di trentamila abitanti, quasi il totale di quella della nostra penisola!. Entrare in un supermercato, è una situazione quotidiana e ‘normale’ che capita a chiunque di noi, ma entrare in un supermercato esclusivamente casher in Europa rappresenta probabilmente un rischio, o almeno così lo è stato un anno fa per gli avventori dell’Hypercacher di Porte de Vincennes a Parigi. Gli sguardi rimangono comunque inizialmente un po’ sospettosi e diffidenti, solo quando arrivi alla cassa e metti insieme due parole tra il francese e l’ebraico, si dilegua definitivamente ogni timore. In ogni caso Nizza non è l’Ile de France, potrebbe essere un’isola felice, le aliyoth dalla Francia – ottomila nel 2015 – sembrano partire da altrove. Eppure, anche in Israele solo quest’anno ci sono state più vittime di origine ebraica rispetto a quelle francesi degli ultimi dieci o anche vent’anni. Perché allora viene evocata la fuga dalla Francia, e non quella da Israele? Forse perché Israele rappresenta comunque una sicurezza che l’Europa non è in grado di dimostrare verso i propri cittadini di origine ebraica (e in qualche modo anche verso gli altri), la lotta all’antisemitismo del resto è uno dei fondamenti del sionismo, o forse perché la guerra e gli attentati in Israele sono parte della normalità, qualcosa in un modo o nell’altro “da mettere in conto”. Ma non in un’Europa disorientata che ha l’aria di una terra di nessuno, e dove le reazioni ad un’attentato non sono sempre unanimi.

Francesco Moises Bassano

(8 gennaio 2015)