Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Diversamente
da quanto siamo abituati a pensare, i nostri segni e i nostri simboli
non servono sempre e soltanto per rappresentarci agli altri. Nella
storia dell’Esodo è detto che “il sangue (spalmato sulle porte delle
case degli ebrei per salvarsi dalla decima piaga) sarà per voi come
segno…” (Shemòt, 12; 13). Rashì, nel suo commento, sottolinea che “il
segno deve essere per voi, e non per gli altri”, chiarendoci che questo
sangue, in verità, non era neppure visibile ai passanti. Non è
pensabile trasmettere ad altri i nostri segni se prima non impariamo a
decodificarli e a farli vivere al nostro interno.
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Dario
Calimani,
anglista
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L’ultimo intervento
di Sergio Della Pergola sull’estremismo di gruppi (gruppuscoli,
speriamo) che vogliono sovvertire le istituzioni dello Stato d’Israele
e i recenti fatti di Colonia mi producono un analogo sentimento: non si
può mai rimanere uguali a se stessi. È necessario trovare il coraggio
di distinguere all’interno delle cose che si amano ciò che non è
possibile accettare. E non si può accettare l’estremismo omicida, o
fiancheggiatore di omicidi, di certo fanatismo israeliano, perché la
disumanità non fa bene alla società e alla politica di Israele, né si
può accettare, in Europa, il relativismo di una cultura di immigrazione
che riporta la civiltà occidentale alla cultura delle caverne. Il
giudizio non è nuovo e non è certo difficile da condividere. Ciò che
invece credo sia difficile è cercare di rimanere sereni e non lasciarsi
andare, a nostra volta, a sentimenti estremi, quei sentimenti che
potrebbero farci condannare Israele, tout court, o l’Islam, tout court.
Diventare tutti D’Alema o diventare tutti Salvini non è affatto
difficile, ma bisogna resistere.
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Libia, italiani i primi aiuti
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È
italiana la prima missione umanitaria in Libia di un paese della
comunità internazionale, inviata per soccorrere 15 giovani feriti a
Misurata nell’attacco terroristico dell’Isis a una scuola di polizia a
pochi chilometri dalla città. A richiederla, riporta La Stampa, il
premier incaricato a capo del Consiglio Presidenziale Faiez al Sarraj.
Marsiglia, la condanna di Hollande.
“Le motivazioni non lasciano dubbi”. Così il presidente francese
François Hollande sull’attacco antisemita compiuto ieri a Marsiglia,
dove un 15enne turco di origini curde ha aggredito un insegnante ebreo
a colpi di machete. Come riportano i quotidiani l’insegnante si è
difeso (e salvato) utilizzando il libro della Torah che portava con sé
per andare in sinagoga.
Colonia, raid anti-immigrati.
Ancora al centro delle cronache il caso delle aggressioni di Capodanno
a Colonia, dove non si è fatta attendere la reazione violenta di
estrema destra e gruppi xenofobi, sotto forma di raid anti-immigrati,
ronde e cacce all’uomo contro i profughi. In serata poi, riporta
Repubblica, violenze anche a Lipsia da parte di gruppi neonazisti.
“Bisogna assolutamente evitare di alimentare un sospetto generale sui
rifugiati”, ha dichiarato il portavoce di Angela Merkel per evitare una
spirale di violenza.
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il nuovo presidente dario disegni al lavoro
Ferrara, il Museo prende quota
“Entro
maggio sarà nominato il direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo
italiano e della Shoah (Meis) di Ferrara”. Questo il primo obiettivo in
agenda per il Consiglio di amministrazione della Fondazione Meis,
riunitosi ieri a Ferrara in occasione dell’insediamento del nuovo
presidente Dario Disegni. E proprio Disegni, a colloquio con Pagine
Ebraiche, sottolinea l’importanza di identificare la persona giusta a
cui affidare la direzione del museo. Nelle scorse ore è stato diffuso
il bando
pubblico per la selezione del direttore – le domande dovranno pervenire
entro il 29 febbraio – come stabilito nella prima riunione del Cda,
rinnovato lo scorso 28 dicembre dal ministro dei Beni e delle Attività
culturali e del Turismo Dario Franceschini e che al fianco del
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha visto le conferme di Carla Di Francesco, nominata dal Mibact,
Massimo Maisto in rappresentanza del Comune di Ferrara, e Massimo
Mezzetti per la Regione Emilia Romagna. In occasione dell’insediamento
del Consiglio e del nuovo presidente Disegni, il ministro Franceschini
ha mandato un messaggio di saluto e augurio di buon lavoro, a cui si è
aggiunto il benvenuto del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e di rav
Luciano Caro.
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segnalibro - la presentazione in senato
Blasfemia, diritti e libertà
Quelle scelte da compiere
"Tutti
i cittadini, come singoli o come appartenenti a una componente sociale
o religiosa, sono chiamati a compiere una scelta, e decidere fra la
tentazione di porsi al di sopra o di sostituirsi alla legge o il
diritto-dovere di avvalersi delle norme vigenti o ancora l’opportunità
di partecipare alla ridefinizione di una legge comune in cui tutti
possano riconoscersi, con cui tutelare al meglio le nostre speranze e i
nostri ideali, e costruire una società in cui le fedi e le idee
costituiscano nel rispetto reciproco un patrimonio comune di ricchezza
e di fiducia". Sono parole del direttore della redazione di Pagine
Ebraiche, Guido Vitale, invitato da il Mulino e dalla Fondazione delle
Scienze religiose di Bologna a presentare Blasfemia, diritti e libertà. Una discussione dopo le stragi di Parigi
presso il Senato. Il volume, curato dal professor Alberto Melloni, e da
Francesca Cadeddu e Federica Meloni, affronta già a partire dal titolo
molta della difficoltà dell’Europa, a partire da Charlie Hebdo,
ritenuto colpevole di blasfemia, un delitto da punire con la morte. È
stata la costituzionalista Barbara Randazzo a definire il profilo
giuridico della vicenda, a partire dall'osservazione che per molti il
costituzionalismo si sta definendo sempre più come un'altra religione.
Motivo per cui è necessario sia avere chiaro cosa si chiede al diritto,
di cui vanno conosciuti limiti e funzioni, e anche quale è il rapporto
fra legge e diritto e fra legislatori e giudici. In un periodo in cui
islamofobia e antisemitismo ritornano nel linguaggio comune la lettura
di un volume che affronta temi tanto complessi obbliga a una
riflessione su un problema fondamentale, ossia sulla necessità di
trovare un bilanciamento fra libertà di espressione, tutela dei diritti
individuali e tutela dell'interesse pubblico. Sono sei, nell'Europa a
47, i paesi che ancora prevedono il reato di blasfemia, pur se
declinato in maniere differenti. Importante sottolineare - ha ribadito
la professoressa Randazzo - l'importanza dell'istruzione, e che,
citando quanto scritto dal professor Melloni nell'introduzione del
volume: "Come ha insegnato tanta storia delle tragedie del Novecento, è
quando si capiscono gli atti, anche e soprattutto i più ripugnanti,
come atti umani, frutto di scelte tanto aberranti quanto 'motivate' per
chi le compie, che si produce quella conoscenza che, più e meglio di
ogni astratta istanza etica, fonda gesti e posizioni coraggiose
d’opposto segno". Molti gli interrogativi proposti al pubblico, fra cui
erano presenti l'onorevole Franco Marini, il rabbino capo di Roma rav
Riccardo Di Segni e l'imam Sergio Yahya Pallavicini. Lidia Maggi,
pastora della chiesa battista di Varese e teologa, ha messo in
discussione l'idea stessa di blasfemia: è più blasfemo chi disegna
immagini irriverenti oppure che offende il divino compiendo gesti di
sangue? Molto scandalo solleva la satira - ha ricordato - ma nessuno
pare scandalizzarsi per ciò che la satira attacca, espone, sottolinea.
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I Dieci comandamenti |
Ho
rivisto recentemente lo spettacolo di Roberto Benigni sui Dieci
comandamenti. Un pezzo di bravura che a suo tempo fu accolto con
benevolenza dai rabbini e dai rappresentanti dell’ebraismo italiano.
Dopo aver spiegato il decalogo, in conclusione dello show, Benigni fa
la seguente affermazione: “Tutti i comandamenti sono riassunti in uno.
Ama il prossimo tuo come te stesso”. Su questo precetto dell’amore,
tutti accampano una primogenitura.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Cecchi il razzista |
Il razzismo italiano del Novecento si abbeverò anche alla fonte avvelenata di fini letterati come Emilio Cecchi, l’autore di Pesci rossi (1920) e di America amara (1939),
che per gran parte del secolo scorso fu uno dei maggiori critici
italiani, recensendo la produzione letteraria specialmente sulla terza
pagina del Corriere della Sera. Lo mette in luce, con ricchezza di
documentazione, il saggio di Bruno Pischedda L’idioma molesto. Cecchi e la letteratura novecentesca a sfondo razziale (Aragno, pp. 313).
Mario Avagliano
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