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18 gennaio 2016 - 8 Shevat 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Ogni inizio è difficile", dicono i Maestri. Se chi inizia si è preso un impegno assoluto, ciò che segue sarà sicuramente più semplice.
 
Anna
Foa,
storica
"La violenza dell'uomo sull'uomo è incompatibile con qualunque  religione, tantomeno con le tre grandi fedi monoteisticher" (Papa  Francesco alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2016)
 
Le parole del Dialogo
È una tipica formula di ringraziamento ebraica quella che Bergoglio rivolge alla platea che assiste alla sua visita in sinagoga, terzo papa nella storia a varcare la soglia del Tempio Maggiore. Parole scelte non a caso e che si imprimono in una giornata che segna un capitolo ulteriore, e decisamente positivo, nei rapporti tra ebrei e cristiani. Dialogo, incontro, reciproco rispetto. I risultati raggiunti, gli obiettivi da perseguire. Quello che unisce e quello che divide. Il rispetto, innanzitutto. Anche nel solco dei valori testimoniati dalla dichiarazione conciliare Nostra Aetate, che 50 anni fa ha costituito un vero e proprio spartiacque nelle relazioni e che è più volte evocata negli interventi.
Molto positiva la lettura che i giornali fanno della visita di Bergoglio al Tempio Maggiore di Roma, accolto in sinagoga dal rabbino capo Riccardo Di Segni, dalla presidente Ruth Dureghello e dal presidente UCEI Renzo Gattegna. “Al Tempio Maggiore ebrei e cristiani fanno un nuovo passo verso la conoscenza. E nonostante le differenze, le diffidenze, il passato e le divisioni, la terza visita di un pontefice nella sinagoga romana diventa, ammette rav Di Segni, ‘chazaqà’, cioè consuetudine fissa” sottolinea Repubblica.
“Dopo l’abbraccio con il rabbino capo, Bergoglio entra in sinagoga. La percorre in lungo e in largo, senza fretta, stringendo mani e restituendo abbracci. Nessuna formalità – scrive la Stampa – solo il desiderio di testimoniare amicizia”.
Nel merito ampia intervista del Corriere della sera al presidente dell’Unione. La visita, afferma, è stata molto importante “come segno di continuità”. Un rapporto positivo, riflette Gattegna, che è cominciato cinquant’anni fa con il Concilio Vaticano II, è avanzato con la visita in sinagoga di Giovanni Paolo II ed è “fortunatamente in continuo progredire”. Il Corriere mette inoltre in rilievo il giudizio positivo del numero di Pagine Ebraiche andato in stampa questa notte.

Ancora terrorismo palestinese. Una donna israeliana, Dafna Meir, è stata accoltellata a morte da un terrorista palestinese nella sua abitazione nell’insediamento di Otniel, in Cisgiordania, alla presenza di tre dei suoi sei figli. Secondo le ricostruzioni dei media israeliani, la donna ha combattuto con l’aggressore nel tentativo di proteggere i propri figli ed è stata colpita più volte. L’attentatore è in fuga ed è ricercato dall’esercito israeliano. Ancora una volta la notizia sulla stampa italiana passa praticamente inosservata (solo il Tempo riporta dell’attentato).

Nuova strage in Siria. È Deir Ezzor il nuovo teatro della guerra in Siria, città da mesi sotto assedio intorno a cui si combattono le battaglie più dure tra i miliziani dell’Isis e l’esercito di Assad sostenuto dai bombardamenti russi. E dopo un rapimento di almeno 400 persone portate a Raqqa, diventata la capitale dello Stato Islamico, l’agenzia di Stato siriana denuncia un massacro di 300 civili decapitati secondo il governatore della provincia “per aver aiutato l’esercito siriano” a portare aiuti nel loro distretto. A fare un punto della situazione è il Corriere della sera.
 
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  davar
PAGINE EBRAICHE - SPECIALE VISITA BERGOGLIO
Il Dialogo prende forza
A poche ore dalla terza visita di un papa alla sinagoga di Roma, il giornale dell'ebraismo italiano è da oggi in distribuzione con molte pagine di commenti, riflessioni e servizi dedicate all'evento.
Sfoglia in anteprima le prime pagine del numero di Febbraio.

Le parole del nuovo Dialogo
È una tipica formula di ringraziamento ebraica quella che Bergoglio rivolge alla platea che assiste alla sua visita in sinagoga, terzo papa nella storia a varcare la soglia del Tempio Maggiore. Parole scelte non a caso e che si imprimono in una giornata che segna un capitolo ulteriore, e decisamente positivo, nei rapporti tra ebrei e cristiani. Dialogo, incontro, reciproco rispetto.
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"Fianco a fianco per difendere la pace e la vita"
Questa visita giunge a rinsaldare ancor di più il cammino di dialogo, di amicizia e di fratellanza tra il popolo ebraico, il popolo dell’Alleanza, e la Chiesa cattolica”. Così il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha esordito con un ricordo delle due precedenti visite e riconoscendo la continuità affermata nel nuovo incontro con Bergoglio.
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“Siamo italiani e parte del popolo di Israele”
“Più di mezzo secolo fa incontri come questo sarebbero stati difficili da immaginare”. Così la presidente della Comunità Ruth Dureghello nell'accogliere Bergoglio. “La sua visita non porta con sé il segno dei ritualismi. È una tappa importante, in un momento delicato in cui le religioni devono rivendicare uno spazio nella discussione pubblica per contribuire alla crescita morale e civile della società”.
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Lavorare insieme per battere i fanatismi
Un caldo abbraccio che ripete quello che assurse trent’anni fa a simbolo della visita di Giovanni Paolo II in Sinagoga e dell’accoglienza fattagli da rav Toaff e quello che fu al centro della seconda visita, quella di papa Benedetto, sei anni fa esatti. Un atto che si ripete per tre volte diventa per il diritto rabbinico una consuetudine, “chazaqà”, ricorda rav Di Segni. Una visita divenuta una consuetudine, ma senza l’ovvietà dei rituali usati, che vuole essere soprattutto, sia per la Comunità ebraica che lo accoglie che per l’illustre visitatore, un gesto di amicizia, un simbolo forte del calore del rapporto tra cristiani ed ebrei, della loro fratellanza, della crescita avvenuta nel dialogo in questi anni. La forza e il calore che devono aver provato, nel lontano 1959, quando ancora non c’erano stati il Concilio e i suoi cambiamenti, gli ebrei romani che all’uscita dalla Sinagoga di Sabato videro il corteo delle macchine di Giovanni XXIII arrestarsi inaspettatamente sul Lungotevere e il Papa impartir loro la sua benedizione. Gesti simbolici, certo, ma spesso sono i simboli a smuovere le montagne.

Anna Foa, storica

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La stagione dei frutti più dolci

Nell’aprile del 1986, alla vigilia della prima visita di un papa alla sinagoga di Roma, il rabbino capo della Capitale Elio Toaff mi annunciava in un’intervista “Una rivoluzione radicale, una rinuncia alla tentazione di emarginare il popolo ebraico, un gesto che farà nascere rapporti nuovi fra due fedi che hanno le stesse, comuni radici storiche. Nasce – aggiungeva il Rav – un nuovo rapporto, su un piede di parità e di collaborazione.
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“Ha richiamato i sentimenti”
“Volendo operare una sintesi, si potrebbe dire così. Che da parte ebraica ci sono stati più contenuti, mentre il papa si è espresso facendo maggiormente leva sui sentimenti”. Questa l’impressione ricavata dal presidente dei rabbini italiani, rav Giuseppe Momigliano, che al pari di altri Maestri ha potuto assistere allo svolgimento della cerimonia da una prospettiva ravvicinatissima. Molto apprezzabile, dice, “l’ottima strutturazione di tutti i discorsi”.
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“Molto calore, poca sostanza”
“Non posso dire di essere rimasto deluso, perché in genere non mi creo aspettative, ma mi sembra che il discorso di Bergoglio in sinagoga sia stato uno dei meno entusiasmanti che gli ho sentito pronunciare”. Questa l’impressione
a caldo di Sergio Minerbi, diplomatico, scrittore, considerato fra i massimi esperti delle relazioni fra Israele e il Vaticano, in visita del pontefice al Tempio Maggiore di Roma. “Non si può dire che la sua presenza sia stata una novità assoluta – sottolinea Minerbi – visto che prima di lui già altri due pontefici avevano varcato la stessa soglia, Wojtyla e Ratzinger”.

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“L’affermazione di un’Alleanza irrevocabile”
"Sono molte le ragioni di fondato ottimismo, a partire dalla conferma del comune impegno di ebrei e cristiani contro le forze avverse dei nostri tempi. Il più significativo dei presupposti per lavorare bene insieme”. Bilancio della visita decisamente positivo per Lisa Billig, rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell’American Jewish Committee. “Siamo minacciati da un nemico terribile, che agisce nel solco di terrorismo ed estremismo ideologico e religioso. Le parole pronunciate in sinagoga – osserva – costituiscono un eccellente argine comune”. “È fondamentale che gli ebrei si rendano conto che in questa situazione vi sono complicazioni interne molto forti, di cui Bergoglio ha evidentemente tenuto conto” dice Alberto Melloni, storico del Cristianesimo.
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il presidente ucei al corriere della sera
"La visita, un inno alla vita"
Un incontro nel "segno della continuità". Questa l'impressione del presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, raccolta in un ampia intervista apparsa
oggi sul Corriere della Sera, all'indomani della visita di papa Bergoglio al Tempio maggiore di Roma. Un rapporto positivo, riflette Gattegna, che è cominciato cinquant’anni fa con il Concilio Vaticano II, è avanzato con la visita in sinagoga di Giovanni Paolo II ed è “fortunatamente in continuo progredire”. Il Corriere mette inoltre in rilievo il giudizio positivo del numero di Pagine Ebraiche andato in stampa questa notte.

Renzo Gattegna è il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Ha partecipato a tutte e tre le visite dei papi al tempio Maggiore di Roma.
«Devo dire che si è trattato sempre di gesti compiuti da uomini molto coraggiosi, e parlo sia degli ospiti che degli ospitanti. Non hanno avuto timore di separarsi da un passato che hanno riconosciuto come negativo, e hanno avuto la coerenza eccezionale di avviare un’epoca nuova, che doveva essere iniziata».

In che cosa si è distinta la visita di papa Francesco dalle precedenti due?
«È stata molto importante come segno di continuità del dialogo tra ebrei e cristiani. Un rapporto positivo cominciato cinquant’anni fa con il Concilio Vaticano II e avanzato con la visita in sinagoga di Giovanni Paolo II e che fortunatamente è in continuo progredire. Le frasi pronunciate dagli ultimi papi hanno completamente capovolto la posizione della Chiesa verso gli ebrei».
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L'INIZIATIVA MIUR-UCEI
In viaggio per la Memoria
Parte ancora una volta da Cracovia il tradizionale Viaggio della Memoria organizzato dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con il supporto dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Coinvolti oltre un centinaio da tutto il paese, che nel pomeriggio odierno visiteranno i resti del ghetto nazista della città polacca e domani si confronteranno invece con l'orrore di Auschwitz-Birkenau. Al loro fianco il ministro Stefania Giannini, il presidente UCEI Renzo Gattegna e il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. E soprattutto tre Testimoni diretti dell'inferno – Sami Modiano e le sorelle Andra e Tatiana Bucci – che ancora una volta si prestano con straordinaria generosità a questa iniziativa.
Partecipano al viaggio, tra gli altri, anche l'assessore UCEI Victor Magiar; il rabbino Roberto Della Rocca; l'ambasciatore Sandro De Bernardin; il direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti; lo storico Alberto Melloni; Marika Venezia, moglie dell'indimenticato Testimone Shlomo; Anna Nardini, coordinatrice delle iniziative per il Giorno della Memoria di Palazzo Chigi.

(Nell'immagine, Marika Venezia assieme al presidente Gattegna
e a rav Roberto Della Rocca al momento della partenza) 

vittima del terrorismo palestinese
Dafna Meir (1978-2016)
Fino all’ultimo Dafna Meir è stata una madre coraggio.
Aggredita e accoltellata sulla porta di casa a Otniel, in Cisgiordania, da un terrorista palestinese, ha combattuto con tutte le sue forze per proteggere i suoi figli.
Le ferite infertegli dall’attentatore, poi fuggito, sono state letali, ma Dafna, 38 anni, è riuscita a difendere i suoi bambini; una delle quali ha assistito terrorizzata alla scena. Infermiera al Soroka Medical di Beer Sheba, Dafna Meir era anche naturopata, specializzata in cure per favorire la fertilità. Aveva decine di studenti che l’ammiravano e rispondeva a domande di medicina e Halakha, la legge ebraica, su un sito dedicato.
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qui milano - il ricordo dell'attentato di parigi 
Yoav, l’eroe dell’Hypercacher:
una vita per non dimenticare

Questa sera nelle sale del cinema Anteo di Milano sarà proiettato Io sono Yoav, la pellicola che racconta la storia di Yoav Hattab eroe dell'Hypercascher assassinato un anno fa dai terroristi islamici mentre tentava di salvare i molti ostaggi presenti. Prima della proiezione - organizzata dalla Comunità ebraica milanese -, una tavola rotonda (ore 20.30) che vedrà protagonisti rav Benjamin Hattab, rabbino capo di Tunisi e padre di Yoav, e il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib. A confrontarsi con loro, in una serata condotta dal direttore della redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale, anche il giornalista Ricardo Franco Levi, il direttore del programma DOC 3 di Rai 3 Fabio Mancini, che ha trasmesso il documentario, e le realizzatrici Stefania Miretti e Sabina Fedeli.

“Affrontare la morte di mio figlio Yoav è stato un dolore immenso per tutta la famiglia, e rivedere le sue foto in un film non è stato certo facile”. Racconta così l’ultimo anno Benjamin Hattab, rabbino capo di Tunisi e padre di Yoav, una delle quattro vittime dell’attacco di un terrorista islamico all’Hypercacher di Porte de Vincennes nel gennaio scorso. Il film di cui parla è il documentario Io sono Yoav, girato e autoprodotto dalle giornaliste Sabina Fedeli, Stefania Miretti e Amelia Visintini e montato da Mescalito Sangiovanni, andato in onda su Rai Tre.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION
Roma, riflettori sulla sinagoga
Riflettori del mondo accesi sull’Italia ebraica e in particolare sulla sinagoga di Roma per la visita di Jorge Bergoglio, terzo pontefice nella storia a varcare le soglie del Tempio maggiore. All’evento dedica ampio spazio l’edizione di Pagine Ebraiche rivolta al pubblico internazionale, che offre tra l’altro il testo completo tradotto in lingua inglese dei discorsi pronunciati dai leader ebraici, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.
Come ricordato dagli oratori, il 2016 marca un anniversario significativo nei rapporti tra Chiesa e Comunità ebraica, quello della prima visita di un papa a una sinagoga, che ebbe protagonista Karol Wojtyla e l’allora rabbino capo di Roma Elio Toaff.
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pilpul
 Oltremare - Periferia
Di recente il bisogno di distrazione è aumentato. Le notizie cui ogni israeliano è assuefatto, nello stillicidio del notiziario orario o (forse peggio) nel ricapitolo serale delle otto, sono sempre meno edificanti. E anche grazie ad uno stile giornalistico piuttosto aggressivo, grazie al quale ormai si mostra tutto e subito, quasi senza filtri, ci sono giorni in cui bisogna alzare le difese.
Io, come tutti sanno, per alzare le difese e per distrarmi vado al cinema. Poi finisco spesso per preferire il cinema israeliano, che ammettiamolo è un po’ un tirarsi la zappa sui piedi: per distrarsi forse sarebbe meglio una commedia inglese o un noir francese. Ma ho ancora il riflesso dell’ulpan, dove l’insegnante ci spingeva ad andare al cinema per assorbire la cultura israeliana al di lá della grammatica. Quindi ho visto di recente in sequenza “Hayored lemala (Colui che scende verso l’alto)” e “Chatuna mi-niyar (Matrimonio di carta).


Daniela Fubini, Tel Aviv
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