Roberto
Della Rocca,
rabbino
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L’ebraismo
è una storia di una realtà religiosa in cui la Torah, il Popolo e la
Terra di Israele formano un unicum. La nostra storia di oggi è la
continuazione ininterrotta di questo intreccio. Chiunque abbia cercato,
nel corso della storia, di spezzare l’unità tra la Torah è popolo
ebraico è stato costretto a definirsi il ‘Verus Israel’, il ‘Nuovo
Israele’. Se nella definizione stessa di dialogo tra culture differenti
è implicita l’esigenza di entrare in rapporto con l’altro nella sua
completezza, è chiaro che se si fa esclusione di uno solo di questi tre
elementi, usare il termine dialogo diventa assolutamente improprio e il
superamento di alcuni rifiuti cede il passo a nuovi modi di rifiutare.
La Chiesa cattolica in questi ultimi anni ha fatto enormi passi avanti
per prendere coscienza dell’indissolubile binomio tra Torah e popolo
ebraico.
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Dario
Calimani,
anglista
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Uno
dei cardini della democrazia sta nella possibilità, per una persona, di
dire che non è d'accordo con gli altri. Per validarla, questa
possibilità, bisogna esercitarsi di continuo.
Sto pensando alla visita di papa Bergoglio alla Sinagoga di Roma.
Abbracci, commozione e tanti discorsi di significato. Lascerà un segno?
Certamente sì, come le altre visite di Wojtyla e Ratzinger. La storia
se ne ricorderà, e noi saremo marchiati come i 'fratelli maggiori', che
ancora non si è capito bene che significato vero abbia e che cosa
implichi per noi.
Incontrarsi e discutere non può far male a nessuno, almeno così si
pensa. Forse però qualcosa può ostacolare l'incontro vero e la
comprensione vera, ed è quando l'esposizione mediatica di un evento
supera, con il proprio peso, i contenuti dell'evento, ossia quando la
pubblicità attira molta più attenzione degli argomenti messi sul tavolo
e dei risultati acquisibili, e l'incontro si risolve in una grande,
bellissima ripresa televisiva utile all'archivio della Rai.
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MILANO
– L'Associazione Figli della Shoah ha organizzato l'anteprima del film
Il figlio di Saul di Laszlo Nemes, candidato all'Oscar e vincitore del
Grand Prix della giuria del Festival di Cannes e di un Golden Globe. La
proiezione avrà luogo oggi alle ore 20:00 presso il cinema Anteo, in
via Milazzo 4.
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Il Dialogo prende forza |
Ancora
spazio sui quotidiani per commentare la visita di papa Bergoglio alla
sinagoga di Roma, alla quale il numero di Pagine Ebraiche attualmente
in distribuzione dedica uno speciale con le reazioni a caldo e le
opinioni a confronto. A presentare i contenuti del giornale dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane è Avvenire, mentre l’Osservatore
Romano ripropone oggi la versione integrale dell’articolo firmato dalla
storica Anna Foa, titolandolo “Punto d’incontro”. Entrambi i quotidiani
riportano inoltre ampi stralci del discorso pronunciato dal presidente
UCEI Renzo Gattegna, che ha sottolineato il progresso nei rapporti tra
ebraismo e cristianesimo, in un intervento applaudito dall’Osservatore
per il suo “ampio respiro”. “Insieme con il papa – queste le parole del
presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, intervistata
oggi da Avvenire – abbiamo testimoniato che la diversità è una
ricchezza e che di questa diversità si può beneficiare per migliorare
la vita di ognuno e dell’intera società”. Le principali testate
riportano inoltre la notizia che, dopo la visita al Tempio Maggiore,
papa Bergoglio sarebbe pronto a varcare la soglia della Moschea di
Roma. (Repubblica)
Israele, ancora violenza. Dopo
l’uccisione di una donna israeliana di fronte ai suoi bambini da parte
di un terrorista palestinese, le tensioni proseguono. Di ieri la
notizia dell‘aggressione da parte di un palestinese di 17 anni ai danni
di una donna israeliana incinta. Intanto suscita polemiche il documento
stilato dal Consiglio degli affari esteri della Ue nel quale viene
stabilito il principio secondo cui “tutti gli accordi tra lo Stato
d’Israele e la Ue dovranno inequivocabilmente ed esplicitamente
indicare l’inapplicabilità dei territori occupati da Israele nel 1967″.
Una decisione criticata dal portavoce dell’ambasciata israeliana Amit
Zarouk che al Giornale non nasconde il fastidio, spiegando come, nel
giudicare il conflitto mediorientale, vengano applicate troppo spesso
due pesi e due misure.
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cracovia - il viaggio miur-ucei
Memoria viva, la sfida si rinnova
La
sfida è tracciata. Una Memoria viva, consapevole, vigile. Che aiuti a
comprendere il passato e che al tempo stesso permetta di costruire, da
cittadini liberi, il futuro.
L’attualità di questo impegno è stata più volte evocata in occasione
del tradizionale Viaggio della Memoria organizzato dal ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il supporto
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un viaggio
particolarmente intenso, segnato in queste ore dalla firma di un nuovo
documento congiunto, nella sinagoga Tempel di Cracovia, che conferma la
bontà del percorso avviato e annuncia il prossimo varo di nuovi
strumenti didattici a beneficio di insegnanti, formatori e studenti.
“Essere qui è un atto di scuola. Perché la conoscenza è la garanzia
affinché eventi tragici come la Shoah non si ripetano” dice il ministro
Stefania Giannini prima di apporre la propria firma sul documento,
siglato anche dal presidente UCEI Renzo Gattegna, che riconosce gli
ottimi risultati “ottenuti in questi anni di collaborazione”. La
Memoria ci rende vigili e pronti a difendere la dignità umana. Per
questo, dice il ministro, “abbiamo bisogno di trasmetterla alle nuove
generazioni”.
Intervenendo alla Tempel, la presidente della Camera Laura Boldrini
ricorda come il passaggio dalle parole alla violenza “sia breve” e
ribadisce l’importanza di “non sottovalutare battute e provocazioni
razziste”. Perché crimini indicibili non hanno mancato di verificarsi
anche dopo la Shoah. E, sottolinea Boldrini, “neanche troppo lontano
dalle nostre coste”.
Il
rav Roberto Della Rocca invita quindi ad andare oltre le emozioni e a
tradurle in impegno concreto. “Non siamo qui per commuovervi e indurvi
alla commiserazione. Siamo qua – afferma – affinché impariate a
rifiutare l’indifferenza”.
Accanto ai ragazzi, che questa mattina hanno condotto nell’inferno del
lager nazista assieme allo storico Marcello Pezzetti, direttore
scientifico del Museo della Shoah di Roma, gli infaticabili Testimoni
Sami Modiano e Andra e Tatiana Bucci. Nelle loro parole tutta
l’attualità della Memoria, tutto il suo peso e significato nella
contemporaneità. “Ragazzi, domani vedrete cose terribili. Dovete
scolpirle nella vostra testa e fare in modo che non si ripetano più”,
l’invito di Modiano alla vigilia della visita.
Coinvolti nel viaggio, cui partecipa anche una delegazione di esponenti
della comunità rom e sinti, anche l’assessore UCEI Victor Magiar;
l’ambasciatore Sandro De Bernardin; lo storico Alberto Melloni; Anna
Nardini, coordinatrice per le attività sulla Memoria di Palazzo Chigi;
Marika Venezia, compagna di una vita dell’indimenticabile Shlomo.
Gli studenti recepiscono ogni parola e sui loro volti si manifesta una
viva emozione quando, questa mattina, varcata la soglia di Birkenau,
ore di studio e approfondimento sui libri diventano esperienza
concreta. La terribile Bahnrampe, i resti del Krematorium; quelli del
Kinderblock. Le parole dei Testimoni. E ancora, struggente, il suono
dello shofar che si libra nell’aria.
a.s twitter @asmulevichmoked
(Nell'immagine il rav Roberto Della Rocca)
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il ricordo della vittima dell'hypercacher
Milano abbraccia l'eroe Yoav
Tutti
in piedi per applaudire il coraggio di Yoav, eroe dell’Hypercacher
assassinato un anno fa dai terroristi islamici mentre tentava di
salvare i molti ostaggi presenti. Tutti in piedi per rendere omaggio
alla straordinaria forza di suo padre, rav Benjamin Hattab, e della sua
famiglia. Il caloroso tributo risuonato nelle sale del cinema Atneo di
Milano, in occasione della proiezione del documentario Io sono Yoav,
rappresenta una significativa risposta a chi vuole seminare odio e
violenza in Europa e nel mondo. “Non possiamo permettere che il
terrorismo vinca”, ha dichiarato rav Hattab, rabbino capo di Tunisi,
portando a una sala stracolma la propria dolorosa testimonianza. “Siamo
di fronte a un padre e a una famiglia la cui forza deve essere
d’esempio per tutti noi”, le parole del rabbino capo di Milano Alfonso
Arbib, tra i protagonisti della serata organizzata dalla Comunità
ebraica della città e condotta dal direttore della redazione
giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido
Vitale. All’incontro
- voluto dalla Comunità per aprire le celebrazioni del 150 anniversario
della Keillah, ha spiegato in apertura il Consigliere comunitario Gadi
Schoenheit - il giornalista Ricardo Franco Levi, Dounia Ettaib,
presidente dell’Associazione donne musulmane in Italia, il direttore
del programma DOC 3 di Rai 3 Fabio Mancini, che ha trasmesso il
documentario. Sul palco anche Stefania Miretti e Sabina Fedeli, che
assieme ad Amelia Visintini, hanno realizzato la pellicola in cui si
racconta attraverso le testimonianze di parenti e amici la grande forza
d’animo di Yoav. “Un ragazzo straordinario, un figlio di cui ciascuno
di noi sarebbe stato orgoglioso”, il commento di Vitale che ha
ricordato l’importanza del documentario perché restituisce a una
vittima del terrorismo la sua identità, la sua esistenza come singolo.
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l'istituto italiano di cultura di tel aviv Israele, per non dimenticare
Dalla
riflessione sui luoghi della Memoria, alle testimonianze trasmesse
midor ledor, di generazione in generazione, fino ai laboratori per
bambini e ai cineforum con dibattito. È vario e selezionato il
programma presentato dall’Istituto italiano di Cultura di Tel Aviv per
il 27 gennaio, la data, che coincide con l’abbattimento dei cancelli di
Auschwitz, riconosciuta dalla Repubblica Italiana come il Giorno della
Memoria nel quale si commemora la Shoah. A guidare da qualche mese
l’istituzione, è il nuovo addetto culturale dell’ambasciata italiana in
Israele Elena Loewenthal, autrice di diversi libri che esplorano
l’identità ebraica. “Il 27 gennaio – spiegava Loewenthal a Pagine
Ebraiche in occasione della pubblicazione del suo pamphlet intitolato Contro il Giorno della Memoria –
fu il giorno in cui furono aperti i cancelli di Auschwitz. Il momento
in cui gli altri videro la realtà della persecuzione e dello sterminio.
È la memoria vista dall’esterno, non dall’interno della storia di
sofferenza dei perseguitati. E così dovrebbe restare uno spazio per far
crescere la consapevolezza delle popolazioni europee, per aiutare
l’Europa a fare i conti con il passato. Non è roba nostra, non è un
problema nostro e nessuno ci fa una cortesia. Non è uno spazio di
conoscenza della cultura ebraica. E non possiamo essere noi i
protagonisti di questo processo di recupero della memoria”. E
interrogandosi sulla giusta trasmissione della Memoria, proseguiva:
“Dopo tanti anni di Giorno della Memoria, di memoria
istituzionalizzata, ufficializzata, credo sia inevitabile domandarsi se
noi ebrei ricordiamo così. E la mia risposta è no. Non è la retorica,
non è la ridondanza, non è l’abbondanza delle parole. Il nostro modo di
ricordare è diverso, è altro. È presente ogni giorno. Ed è composto di
molti silenzi”. Le commemorazioni in Israele avranno il loro centro
nevralgico a Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. In occasione del 27
gennaio, gli appuntamenti si sdoppieranno a Gerusalemme e a Tel Aviv.
(Nell'immagine, l'ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano nella Tenda della Rimembranza)
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parigi, l'incontro del premier valls con il crif
Contro gli attacchi antisemiti,
la società deve aprire gli occhi
Di
fronte alla delicata situazione dell’ebraismo francese, il primo
ministro Manuel Valls si è mostrato determinato a mantenere uno sguardo
attento e a proseguire con misure concrete sul fronte della sicurezza.
Protagonista di un incontro organizzato a Parigi dal Conseil
représentatif des institutions juives de France (Crif), la massima
rappresentanza ebraica del paese, Valls si è sempre dimostrato un
interlocutore aperto e sensibile alle istanze della Comunità ebraica
francese. Perché senza gli ebrei, “la Francia non sarebbe la Francia”,
ha più volte ribadito il Primo ministro. Soffermandosi sugli ultimi
eventi che hanno sconvolto il paese a gennaio e novembre, ma anche
sulle tragedie dettate dal fanatismo avvenute in molte altre parti del
mondo, ha usato parole forti per denunciare la mancanza di attenzione
alla minaccia antisemita che esiste già da molto tempo: “Non si è
voluto aprire sufficientemente gli occhi di fronte alla crescita
dell’antisemitismo, che costituiva un campanello d’allarme per tutto
quello che vediamo oggi”.
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Il groviglio del Mein Kampf |
Quanto conta un libro? Al giorno d’oggi, poco. Ma se parliamo del Mein Kampf,
il manifesto nazista di Adolf Hitler, la questione diventa decisamente
più complessa. In Germania è terminata in poche ore la nuova edizione
critica del testo, curata dall’Istituto di Storia di Monaco.
Un’iniziativa da subito criticata, resasi necessaria poiché da
quest’anno i diritti del libro sono liberi (finora appartenevano allo
Stato di Baviera). In altre parole, chiunque può pubblicare il testo in
Germania a meno che una nuova legge lo vieti.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- La domanda
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“Dov’è
dunque Dio? Ed io sentivo in me una voce che gli rispondeva: Dov’è?
Eccolo, è appeso lì, a quella forca…”. Così scrive Elie Wiesel nel
romanzo La notte, che
costituisce uno dei più alti testi della letteratura mondiale che ci
accompagna nei profondi abissi della Shoah. Quella stessa domanda
drammatica, che tutti coloro che morirono o sopravvissero ai campi di
sterminio si sono posti (ebrei e non), risuona anche nel testo teatrale
Il processo di Shamgorod,
altra straordinaria opera di Wiesel (pubblicata in Italia da Giuntina),
che ha per oggetto un pogrom terribile in Polonia, uno dei tanti di cui
furono oggetto le comunità ebraiche. Tutti gli ebrei del villaggio
furono uccisi, si salvarono solo un taverniere e la sua giovane figlia.
Mario Avagliano
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