Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Ci
sono momenti in cui la Storia ci pone sotto i riflettori illuminando i
nostri comportamenti eroici, le nostre paure umane, le angosce
divoratrici ed i nostri atteggiamenti miseri. Sulle sponde del Mar
Rosso abbiamo vissuto uno di quei momenti e l’eroismo del primo ebreo,
Nachshon ben Amminadav, che si è lanciato nel mare ancora chiuso
dimostrando la sua fede, ha salvato il rispetto e l’onore di tutto il
nostro popolo.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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E
se prendessimo atto semplicemente che ci sono coppie di persone che si
amano, e che queste coppie hanno diritto ad avere una famiglia e a
godere delle protezioni sociali più comunemente concesse dallo Stato? E
se trovassimo il coraggio di dire che questo dato di fatto, che
attualmente si manifesta a prescindere dalla legge, non solo non è la
maggior minaccia per la nostra società, ma semplicemente non è una
minaccia ma solo un dato di fatto, che merita un intervento di
regolamentazione legislativa?
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Israele, appello all'Italia:
"Alzate la voce con l'Iran"
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La
prossima settimana il presidente iraniano Rohani sarà a Roma (25 e 26
gennaio) con una delegazione politica ed economica, che sarà accolta
anche in Vaticano. Il viaggio in Italia di Rohani arriva a distanza di
pochi giorni dall’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare iraniano
che ha portato alla cancellazione delle sanzioni internazionali a
carico di Teheran. Un elemento che preoccupa Israele, ripetutamente
minacciato dal regime iraniano, poiché garantisce nuove risorse e
influenza al paese degli ayatollah. E a dare voce alle preoccupazioni
di Gerusalemme, anche il viceministro degli Esteri israeliano Tzipi
Hotovely, come viene evidenziato nell’intervista rilasciata a Libero
durante la sua presenza in Italia e pubblicata oggi dal quotidiano. “Ci
aspettiamo che l’Italia faccia sentire la sua voce con l’Iran”,
l’auspicio del viceministro, che ricordando lo stretto legame con Roma,
metteva in guardia l’Italia dalla politica iraniana che “da una parte
appoggia apertamente il terrorismo ed il radicalismo islamico e che
dall’altra porta avanti un programma di negazione dell’Olocausto”.
Nell’intervista si parla anche dei negoziati con i palestinesi: “hanno
abbandonato il tavolo e non danno l’impressione di volerci tornare. –
la posizione di Hotovely – Non esiste alcun “circolo di violenza” tra
israeliani e palestinesi; esiste una violenza unilaterale da parte
loro”.
Identità e kippah. “L’intera società francese si è sentita testimone
dell’antico dilemma tra il comandamento ebraico di coprirsi il capo e
quello di pensare a salvare la propria vita quando i ‘pogromisti’
tirano fuori i coltelli”. Così il filosofo Bernard-Henri Lévy analizza
sul Corriere della Sera il dibattito nato in Francia sulla questione
dell’indossare la kippah. Per il filosofo “C’è stato uno psicodramma su
un pezzo di stoffa elevato al rango di oggetto di transizione o di
totem di una Repubblica stanca di sé (la kippah è la Francia…siamo
tutti ebrei da kippah…, una pioggia di hashtag virtuali scomparsi da
Internet con la stessa rapidità con cui vi erano apparsi)”. “Ci sono –
ricorda ancora Lévy – gli emuli della gang dei barbari, gli imitatori
di Mohamed Merah o degli assassini dell’Hypercacher, per i quali il
fatto di portare la kippah, quella vera, significa aver il permesso di
uccidere”. “Lasciamo in pace i francesi che portano la kippah”, la
semplice conclusione del filosofo.
Memoria e musica. Espresso e Repubblica ricordano la figura del Maestro
Arturo Toscanini e il concerto “Toscanini – Il coraggio della musica”,
patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e organizzato
dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per il Giorno della
Memoria (27 gennaio 2016) presso l’Auditorium Parco della Musica di
Roma. Proprio in onore di Toscanini, si ricorda nell’edizione romana
del Corriere della Sera, oggi alle 12 all’Auditorium, il ministro dei
Beni culturali Dario Franceschini, il presidente dell’Unione Comunità
Ebraiche Renzo Gattegna e il presidente di Gariwo Gabriele Nissim
poseranno un albero in sua memoria. Tante le iniziative nella Capitale,
ricorda il Corriere, tra cui la mostra su Anne Frank promossa dalla
Fondazione Museo della Shoah di Roma alla Casina dei Vallati. “Il
nostro compito è ascoltare e diventare noi stessi testimoni –
sottolinea l’assessore alla Cultura della Comunità di Roma Giorgia Calò
– Attraverso la cultura avviciniamo e sensibilizziamo un vasto
pubblico”. A proposito di musica e Memoria, su Torino Sette, inserto
settimanale de La Stampa, viene presentato il concerto del 27 gennaio
al conservatorio Verdi di Torino legato ai compositori deportati nel
ghetto-lager di Terezin.
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IL CONVEGNO UCEI A PALAZZO CHIGI
Memoria, una lezione per l’oggi
La
Shoah non fu un crimine avulso rispetto al contesto in cui fu
praticato, ma l’ultimo terribile scalino di un percorso di morte,
violenza e sopraffazione. Affinché la lezione sia compresa è dunque
imperativo cogliere i segnali dell’odio, siano essi fisici o ancora
limitati al piano verbale. Soltanto così il monito “mai più” troverà
concreta applicazione.
Lo ha ricordato il qualificato convegno “Antisemitismo, paura del
diverso, incitamento all’odio: ieri e oggi” organizzato a Roma, nella
sala polifunzionale di Palazzo Chigi, nell’ambito delle iniziative
promosse da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidenza del
Consiglio dei ministri per il Giorno della Memoria.
“Il Giorno della Memoria non è una mera ricorrenza, ma un impegno vivo.
Soprattutto verso i giovani, cui devono essere forniti tutti gli
strumenti per comprendere le cause e l’origine di quella buia stagione
d’Europa. Soprattutto è importante capire come un simile crimine trovò
attuazione, come le prime istigazioni sfociarono in quello che è
accaduto. Bisogna restare vigili, bisogna intercettare ogni singolo
segnale. Una lezione fondamentale – ha riflettuto il presidente
dell’Unione Renzo Gattegna – per difendere ciò che siamo e costruire un
futuro di pace e fratellanza tra gli uomini”.
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qui bologna
Levi, i giorni della testimonianza
In
occasione del Giorno della Memoria, il Museo Ebraico di Bologna
presenta la mostra (che sarà inaugurata il 24 gennaio) dedicata ad un
anno particolare nella vita di Primo Levi, il 1961.
Metti una sera a Bologna il 13 marzo 1961.
Metti una serie di lezioni su “Trent’anni di storia italiana” in un teatro Comunale gremito di pubblico.
Metti un testimone. Quel testimone si chiama Primo Levi ed è stato
invitato, insieme ad altri, per parlare della sua esperienza nel lager
al termine di una lezione sulle leggi razziste italiane.
A quel punto della sua vita, Levi ha scritto un unico libro, Se questo
è un uomo, e lavora come chimico in una fabbrica di vernici a Settimo
Torinese.
Ma, a quel punto della sua vita, è soprattutto un uomo curioso: i suoi
interessi sono innumerevoli e altrettanti sono gli ambiti in cui sta
lavorando, come scrittore, uomo di scienza e di pensiero, versatile e
di sorprendente originalità.
Prendendo spunto dall’occasione bolognese, una delle prime
testimonianze pubbliche rese da Primo Levi, il Museo Ebraico di Bologna
inaugura nei giorni della Memoria una mostra dal titolo “1961 Bologna.
I mondi di Primo Levi”. Leggi
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qui milano - la mostra del cdec
Binario 21, il tradimento italiano
“Abbiamo
scelto una foto di Trieste che ritrae un negozio con la scritta 'chiuso
per sempre' come manifesto di questa mostra. Quel per sempre indica
come la politica antisemita dell'Italia fascista fosse definitiva,
mirava a un paese senza ebrei”. Così il direttore del Centro di
documentazione ebraica di Milano ha descritto la mostra “Dalle leggi
antiebraiche alla Shoah. Sette anni di storia italiana, 1938-1945”,
curata proprio dal Cdec e allestita nello spazio mostre Bernardo
Caprotti dagli architetti Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis. Un
percorso in cui si racconta come l'Italia voltò le spalle ai suoi
concittadini ebrei, introducendo le leggi razziste del 1938 e
partecipando alla persecuzione e alla Shoah, come testimonia la stessa
esistenza del Memoriale di Milano Binario 21: il luogo da cui Liliana
Segre (nell'immagine), sopravvissuta alla Shoah e presente
all'inaugurazione della mostra, fu deportata nel 1943 ad Auschwitz
assieme al padre e ad altre centinaia di persone. Il Memoriale è un
monito a non dimenticare e a non rimanere indifferenti davanti alla
sofferenza altrui, ha ricordato il vicepresidente della Fondazione e
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach, spiegando
ai presenti l'evoluzione dei lavori della struttura e inaugurando, al
fianco della mostra, le sei “stanze delle testimonianze”, una delle
istallazioni recentemente portate a termine. Leggi
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qui roma - la mostra al vittoriano
L'arte che apre le porte su Israele
Famiglia, eredità culturale, fare in modo che accada, avventura, impegno, esprimersi, apprendimento, relazionarsi e speranza.
Sono questi i nove valori caratteristici dello Stato d’Israele che si
svelano aprendo le nove porte di “Open a door to Israel –
Discover/Experience/Connect”, la mostra patrocinata dal ministero degli
Affari Esteri di Israele e dell’ambasciata d’Israele in Italia
inaugurata nelle scorse ore all’Ala Brasini del Complesso del
Vittoriano di Roma.
Un’installazione interattiva e multimediale che sarà possibile visitare
gratuitamente fino all’11 febbraio e che permette al pubblico di
scoprire la complessa e affascinante realtà d’Israele in tutte le sue
sfumature. Aprendo le porte colorate, sarà possibile entrare nelle case
dei cittadini israeliani e partecipare a una cena di Shabbat ma anche
bere un tè con la minoranza drusa. Poco più in là, la porta seguente
farà ballare sulle note mixate di un dj mentre, facendo altri due
passi, è tutto pronto per una sfida (reale) con i matkot, i famigerati
racchettoni che invadono le spiagge di Tel Aviv.
A inaugurare l’esposizione, che viaggerà in Francia, negli Stati Uniti,
in Cina, Polonia, Russia, Giappone, Argentina e Brasile; il vice
ministro degli Esteri israeliano Tzipi Hotovely e il ministro
dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca Stefania Giannini. Leggi
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Voce di donna |
In che cosa la visita papale di domenica scorsa alla sinagoga di Roma è stata diversa dalle due precedenti?
In questi giorni non sono mancati i confronti, ma vorrei segnalare un
elemento di novità che forse non è stato messo sufficientemente in
evidenza e che invece mi pare abbia un forte significato simbolico:
questa volta la prima voce che abbiamo ascoltato è stata quella di una
donna. La cosa è tanto più significativa in quanto non è semplicemente
una logica conseguenza dei ruoli istituzionali: se è vero che prima di
Ruth Dureghello la Comunità di Roma non aveva mai avuto una Presidente,
forse vale la pena di ricordare che nel 1986 in occasione della visita
di papa Wojtyla la Presidente dell’UCEI Tullia Zevi, che pure era stata
la prima a salutare il pontefice al suo arrivo, non aveva pronunciato
nessun discorso all’interno della sinagoga e non aveva avuto parte
attiva nella cerimonia. Pesi diversi attribuiti alle Comunità e
all’Unione prima dell’8 per mille?
Anna Segre, insegnante
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Il popolo ebraico |
Sovente
ho constatato che nell’opinione pubblica e sui social network molti
ritengono che si possa parlare soltanto di religione ebraica e non di
un “popolo ebraico” correlato, come del resto affermavano i riformisti
tedeschi del XIX secolo. Generalmente questo sostantivo viene percepito
come qualcosa di esclusivo e discriminante verso gli altri. Parlare di
popolo, o del desueto “nazione” invece non significa parlare di “razza”
e in qualche modo neanche propriamente di etnia – termine che
nell’originale ethnos era denigratorio, e in riferimento soprattutto
per indicare gruppi altri e diversi – così come non esclude che
all’interno di esso possano esservi elementi con diverse provenienze o
genealogie.
Francesco Moises Bassano, studente
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Madri d'Israele - Dafna |
Rischiando
di cadere nel solito chilché, in quell’antico trend che riguarda sempre
e solo noi e mai nessun altro, vi presento Dafna Meir, la mia compianta
Madre d’Israele.
Posso assicurarvi che l’aggettivo possessivo in questione è stato ben
ponderato prima del suo utilizzo. Un “mia” facilmente tramutabile in
“nostra”, se solo qualcuno lo desiderasse.
Perché Dafna è la mamma di ognuno di noi. Perché Dafna rappresenta, suo
malgrado, tante altre mamme ebree, prima ancora che israeliane.
Perché di Dafna si può parlare solo al presente, mai al passato.
David Zebuloni
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Lettera al Presidente |
Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella.
Illustre Presidente, il 25 e 26 gennaio prossimi sarà in visita di
stato nel nostro Paese il Presidente della Repubblica Islamica d’Iran,
con il quale Lei avrà occasione di incontrarsi in forma ufficiale.
Questa visita, per una circostanza sicuramente non voluta, e tuttavia
inquietante e significativa, cade esattamente alla vigilia del Giorno
della Memoria, che invita tutti gli italiani a raccogliersi in
meditazione sull’indicibile orrore della Shoah, affinché le mostruosità
del passato non abbiano mai più a ripetersi e le nuove generazioni
dell’Italia libera e democratica sappiano fare argine, con la loro
coscienza civile, alle vecchie e nuove forze del male.
Francesco Lucrezi
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L'esperienza del sublime |
Tu
Bishvat, il Capodanno degli alberi, si avvicina. Nel Talmud Jerushalmi
(114) i rabbini scrivono che “è proibito abitare in una città priva di
verde”. Questo perché, molti spiegano, la contemplazione delle bellezze
della natura è essenziale per lo sviluppo spirituale degli esseri umani
e i tempi messianici. Ma quale sarebbe il motivo?
Ilana Bahbout
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