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26 gennaio 2016 - 16 Shevat 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Per gli ebrei la kippah è un copricapo che deve farci sentire che c’è sempre Qualcuno sopra di noi, contenendo, così i nostri deliri di onnipotenza e di narcisismo.
Gli ebrei dovrebbero indossarla sempre. Nella realtà  c’è chi porta la kippah anche quando dorme, chi soltanto quando studia e prega, e chi solamente in sinagoga e durante altri riti religiosi. L’obbligo del “kissui rosh”, la copertura del capo,  vige per entrambe i sessi, anche se per diversi motivi. 
 
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Dario
Calimani,
anglista
Con il passare degli anni, si conferma che il Giorno della Memoria è sempre più ingombrante e imbarazzante. Avevamo cominciato con rievocazioni e testimonianze. Qualche spezzone di documentario. Giovani che presentavano rielaborazioni innocenti della loro fruizione scolastica. Poi si era inserita la musica, in tono con l’occasione, che dicesse con i suoni quello che le parole non sanno dire e che molti di noi si portano dentro. Abbiamo ascoltato le musiche dei compositori eliminati ad Auschwitz, poi le musiche ispirate da Auschwitz. Ma ogni anno la cosa si fa più difficile. Proporre qualcosa che non sia la fotocopia dell’anno precedente sembra impossibile. Le testimonianze stanno venendo meno. I documenti sono gli stessi.
 
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Il vertice tra Renzi-Rohani  accordi e polemiche
“Stipulare accordi commerciali e la guerra in Siria. Questi i temi sul tavolo del vertice tenutosi a Roma tra il presidente iraniano Hassan Rouhani e il Primo ministro italiano Matteo Renzi. Il problema delle violazioni dei diritti umani e delle minacce a Israele da parte di Teheran sono rimasti ai margini, seppur citati da Renzi. Come scrive il Corriere, Renzi ha dichiarato che la sfida della pace deve coinvolgere tutti, gli iraniani come “gli amici israeliani e sauditi”, aggiungendo che, “anche nei settori su cui sono più marcate le nostre distanze, come sui diritti umani , abbiamo di mostrato di saper dialogare”. D'altra parte, sempre il Corriere, riporta le parole del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (rilanciate anche dal Messaggero) che ha definito la visita di Rouhani una “intollerabile celebrazione dei negazionisti”, ricordando le vergognose tesi sostenute da Teheran sulla Shoah. Critiche legate alla visita di Rouhani anche sulla Stampa che titola “Se la politica dimentica le condanne dell'Iran”, in riferimento alle centinaia di pene capitali comminate nel Paese.

Italia-Iran: il valore del mercato.  Le aziende italiane sono impegnate in una vera corsa per stipulare accordi commerciali con la controparte iraniana: il commercio con l'Iran, scrive sul Messaggero Oscar Giannino, vale il 2 per cento del Pil italiano. Secondo Giannino “con maggior rapporti economici l’Italia potrà levare una voce più ferma contro le violazioni gravi che in Iran continuano contro le libertà politiche, contro la pena di morte praticata in numeri sconvolgenti (oltre 2200 esecuzioni dacché Rouhani è presidente), e contro il disconoscimento del diritto all’esistenza di Israele che Teheran continua a proclamare”.
 
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  davar
israele - a 24 anni vittima del terrorismo
Shlomit Krigman (1992-2016)
Avrebbe festeggiato il suo ventiquattresimo compleanno la settimana prossima Shlomit Krigman, ma la sua giovane vita è stata spezzata dal terrorismo. È lei l’ultima vittima della spirale di violenza palestinese, morta questa mattina per le ferite da coltello riportate in un attacco terroristico perpetrato ieri sera a Beit Horon, un insediamento nella West Bank. Gli attentatori palestinesi, poi uccisi dalla polizia, hanno pugnalato lei e un’altra donna di cinquantotto anni, ancora ricoverata in ospedale con ferite meno gravi.
Shlomit era cresciuta nel moshav di Shadmot Mahola, ma da un anno viveva con i suoi nonni a Beit Horon.
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qui milano - segnalibro
La sfida di raccontare la Storia
La Memoria deve essere viva. Dobbiamo trarre un significato attuale dalla Shoah. Perché non accada mai più. Solo alcune delle affermazioni che ritornano quando si parla del Giorno della Memoria. Ma cosa significano veramente? Qual è il ruolo della Storia, del passato, nelle nostre vite? A interrogarsi su questi temi saranno domani (ore 18.30) lo storico David Bidussa direttore della Biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Riccardo Chiattelli, direttore di laeffe,  Danilo De Biasio, giornalista di Radio Popolare, e lo storico Carlo Greppi, protagonisti dell'incontro “Quante storie. Linguaggi della memoria”,  presso la Libreria Feltrinelli di piazza Duomo a Milano. Un appuntamento per  parlare della storia e dei modi, i linguaggi e le chiavi narrative per raccontarla. Temi che sono anche al centro della nuova pubblicazione firmata da Bidussa, Greppi, assieme al giornalista e scrittore Paolo Rumiz: Il passato al presente. Raccontare la storia oggi, ebook edito da Feltrinelli che da domani sarà disponibile online. “Oggi siamo a un bivio della memoria. - si legge nell'introduzione del libro - Aumentano le nostre conoscenze, le informazioni sul nostro passato e gli studi che lo ricostruiscono, eppure ci troviamo a vivere in un eterno presente, nel quale la consapevolezza di essere collocati in un tempo, tra un passato e un futuro, sembra smaterializzarsi progressivamente”. E qui si inseriscono le riflessioni di Bidussa, Greppi e Rumiz che restituiscono, attraverso percorsi e prospettive differenti, significato allo studio della Storia. “La sfida del racconto della storia – spiegano gli autori - ci chiede allora di mettere in gioco non soltanto le competenze professionali proprie di chi svolge il “mestiere di storico”, ma anche il coinvolgimento attivo, emotivo, le inquietudini o le richieste esigenti di chi il racconto della storia finora l’ha solo ricevuto passivamente. Ci chiede, in poche parole, di andare oltre il libro di storia”.
Di seguito un estratto dal libro del brano dello storico Bidussa.

Oltre il libro di storia
Non è finito il libro di storia. È finito o non più funzionante il racconto della storia solo con i libri.
Affronterò la questione seguendo tre percorsi. I primi due sono più concettuali, il terzo è una proposta operativa, di metodo, ma anche di contenuto concreto. In quella terza parte tenterò di dare delle risposte intorno alla domanda: come si legge un fatto storico?
Il primo: che cosa è cambiato negli ultimi vent’anni con l’esplosione della questione del testimone nella narrazione del passato? La seconda: sono ancora i libri di storia a raccontare il passato? La terza: come si ricostruisce il passato “a parte intera” una volta verificato che né il libro di storia è capace di raccontarlo, né la testimonianza è in grado di restituirci per intero la scena del passato? L’ultima questione, in particolare, vede anche noi sul banco dei “sospetti”, poiché andiamo in cerca di ciò che del passato non è raccontato. Ma procediamo con ordine.

David Bidussa 
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BRUXELLES - IL CONGRESSO DELL'EJC
Ebraismo d'Europa al lavoro
Moshe Kantor resta alla guida

È stato rieletto per il terzo mandato consecutivo come presidente dello European Jewish Congress Moshe Kantor, unico candidato con un voto all'unanimità ricevuto al congresso dell'organizzazione, i cui lavori si sono aperti oggi a Bruxelles. L'Ejc è  l’organo che rappresenta le comunità ebraiche d’Europa affiliato al World Jewish Congress e tra i candidati per il suo Consiglio ha corso anche il vice presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach. A partecipare come delegati dall’Italia, il vice presidente UCEI Giulio Disegni e il Consigliere UCEI ed ex presidente della Comunità ebraica di Milano Cobi Benatoff. Nella riunione odierna verranno affrontati i grandi temi che coinvolgono l’ebraismo europeo: dagli ultimi episodi di antisemitismo, alla sfida per la sicurezza e ai rapporti con lo Stato d’Israele.
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QUI TRIESTE - MEMORIA
"Una lezione da comprendere"
Ore di forte impegno in tutto il paese sul tema della Memoria e sull’attualità della sua lezione.
Nell’immagine un momento della solenne commemorazione svoltasi questa mattina presso il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, cui sono intervenuti il presidente della Comunità ebraica triestina Alessandro Salonichio e il rabbino capo Eliezer Di Martino.
Nell’occasione il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop ha detto: “Oggi ricordiamo la Shoah attraverso la Memoria, uno dei grandi valori e un elemento costitutivo della civiltà e della identità ebraica. Ricordare le grandi tragedie collettive deve servire a questo: a spingerci a pensare agli innocenti di oggi e di domani e al nostro dovere di migliorare il mondo che abbiamo trovato, facendo tesoro delle esperienze di tutti i tempi, di quelle positive e di quelle distruttive. Se maturerà in noi questa consapevolezza, allora il nostro ricordo della Shoah non sarà solo la commemorazione di un crimine fra i più efferati mai commessi dall’Uomo.“

(L’immagine è di Giovanni Montenero) 

qui roma - memoria
Villa Emma, storia di coraggio
Accolsero 73 bambini e ragazzi ebrei in fuga dalla Germania, offrendo loro una parentesi di quiete. E poi, dopo l’otto settembre del ’43, nel pieno delle persecuzioni, li aiutarono a fuggire verso la Svizzera e verso la salvezza. Fu una grande prova di coraggio quella che vide protagonisti gli abitanti di Nonantola, comune alle porte di Modena diventato emblema di umanità grazie a “Villa Emma” e all’eroismo e dei sui abitanti. Un impegno al servizio del bene, individuale e collettivo, che è ora raccontato in un nuovo documentario – “Salvate Tutti” – in distribuzione a partire da domani, Giorno della Memoria, con Repubblica ed Espresso. Arricchito dagli interventi degli storici Anna Foa e Marcello Pezzetti, e con Aldo Zappalà in regia, il documentario è stato illustrato nelle sue caratteristiche essenziali nel corso di un evento di presentazione svoltosi questa mattina nella biblioteca Giovanni Spadolini del Senato.
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DAFDAF – Diritti e rispetto tra musica e arte
Non cedere al male è possibile
"Il mio nome è Arturo. Sono nato il 25 marzo 1867 a Parma. Papà Claudio e mamma Paolina lavoravano come sarti ed avevano una grande passione per la musica, proprio come me, che ho iniziato prestissimo a studiare violoncello, pianoforte e composizione alla Regia Scuola di Musica di Parma". Inizia così la rubrica "musica, maestra!", che in occasione del grande concerto del 27 gennaio all'Auditorium Parco della musica di Roma è dedicato ad Arturo Toscanini. Pagine in cui Maria Teresa Milano ha scelto di dare voce al grande direttore d'orchestra, che racconta in prima persona ai giovani lettori come non cedere al fascismo fosse possibile: "Proprio negli anni della mia ascesa, in Italia faceva la sua ascesa, di ben altro tipo, il signor Benito Mussolini, il Duce. Se c’è un uomo che non ho mai sopportato è proprio lui e trovavo squallida e pericolosa la sua propaganda. Anche la musica, o almeno una parte di essa, era a servizio del regime, ma io no. 'Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza. Della vita, nell’asprezza, il tuo canto squilla e va...'. L’avete mai sentita questa canzone? La cantavano gli squadristi, era il simbolo stesso della loro violenza, delle botte e dell’olio di ricino. Altro che primavera di bellezza! E così, quando nel 1931 al Teatro Comunale di Bologna mi hanno chiesto di dirigerla io ho risposto che mai e poi mai mi sarei piegato a questo. Pammm! Mi sono preso un ceffone in pieno viso da quei fascistoni ignoranti ed è stato lì che ho deciso di partire, quell’Italia non era più la mia".
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qui roma - la rassegna mensile di israel
Roma, i rabbini del Novecento 
Tre figure fondamentali per l’ebraismo italiano che segnarono indelebilmente la comunità ebraica romana e la sostennero nel passaggio attraverso il vacillante secolo del Novecento. È dedicato a rav Vittorio Castiglioni (1840-1911), rav Angelo Sacerdoti (1886-1935) e rav David Prato (1882-1951), tutti e tre accomunati dal ruolo ricoperto come rabbini capo nella capitale, il volume LXXIX della Rassegna Mensile di Israel, la prestigiosa rivista edita dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che da più di 90 anni registra e analizza i cambiamenti e racconta le grandi figure dell’ebraismo. Intitolato Rabbini di Roma nel Novecento e curato da rav Gianfranco Di Segni e Laura Quercioli Mincer, il volume verrà presentato oggi pomeriggio al Centro Bibliografico UCEI Tullia Zevi (ore 17 e 45) alla presenza del presidente UCEI Renzo Gattegna e del presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. A discuterne saranno il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (che del volume firma anche la prefazione), il giornalista Stefano Caviglia e il professore Mario Toscano, moderati da Micaela Procaccia del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

(Nell’immagine, la visita di Chaim Weizmann alla Sinagoga Maggiore di Roma il 6 aprile 1922 durante il rabbinato di Angelo Sacerdoti)
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lotoro dirige la israel chamber orchestra 
Tel Aviv, le note della Memoria
"Lunga vita alla vita!“ è il titolo del concerto di musiche scritte nei Campi di concentramento che la Israel Chamber Orchestra eseguirà sotto la direzione del maestro Francesco Lotoro (nell'immagine mentre analizza i manoscritti musicali conservati al Terezin Museum).
Le partiture sui due pianoforti della sua casa di Barletta sono numerose; il maestro è impegnato nella preparazione del concerto che dirigerà la sera di mercoledì 27 gennaio 2016 presso l’Auditorium del Conservatorio Israeliano di Musica a Tel Aviv, una vivace istituzione attenta alla produzione musicale del nostro paese che spesso opera in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura

Giovanna Grenga
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qui torino - IN MOSTRA LE OPERE DI LARRY RIVERS
Primo Levi, omaggio su tela
Inaugurata a Palazzo Madama una mostra di Larry Rivers, pittore statunitense, di origine ebraico-ucraina, che ha condensato la vita e la poliedrica personalità del chimico e scrittore Primo Levi in tre ritratti, conservati dal 2002 presso la Pinacoteca Agnelli. Un evento molto atteso, presentato oggi da Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei; Marcella Pralormo, direttrice della Pinacoteca; Fabio Levi, direttore del Centro Studi Primo Levi; giornalista Furio Colombo, che impersonificò il legame tra Rivers e lo stesso Levi. Presente anche il sindaco Piero Fassino.

Alice Fubini
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qui torino
Il processo impossibile
La compagnia Teatri della Resistenza mette in scena in occasione del Giorno della Memoria “Il processo di Shamgorod”, un testo tra i più audaci dello scrittore e Premio Nobel per la pace, Elie Wiesel. L’iniziativa di portare lo spettacolo su un palcoscenico piemontese nasce dalla collaborazione tra la Comunità ebraica di Torino e il Teatro Stabile, assieme al Teatro Nazionale. La vicenda si svolge all’interno di una vecchia locanda, in scena l’oste Berish, la serva Maria e tre clienti che poi si rivelano essere tre attori ebrei, tre purimspieler, venuti a Shamgorod per celebrare la festa di Purim, dove tutto (o quasi) è permesso purché sia fatto per divertirsi, purché sia recitato appunto. I tre attori vogliono far festa, ma l’oste è cupo e scontroso. Solo dopo diversi scambi di battute rivela che non ci sono più ebrei nel villaggio, non c’è nessuna comunità da rallegrare, lui e la figlia Anna sono gli unici rimasti. Shamgorod era infatti stata soggetto a un pogrom violentissimo e l’intera comunità era stata massacrata.
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IL PRESIDENTE DELLE CHIESE EVANGELICHE
"Memoria, impegno quotidiano"
"In un tempo segnato da rigurgiti di antisemitismo, xenofobia, intolleranza e populismo l’esercizio della memoria non può rimanere confinato in una sorta di 'ghetto temporale' ma deve essere una preoccupazione costante e quotidiana di chi ha a cuore la pace e la convivenza civile". È quanto scrive il presidente della Federazione delle chiese evangeliche Luca Maria Negro in un messaggio inviato in queste ore al presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Ad essere ricordata la comune "storia di discriminazioni e persecuzione". Ma anche il cammino di amicizia e collaborazione, fonte di arricchimento reciproco, intrapreso da tempo "dalle nostre rispettive comunità".
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L'INIZIATIVA DEL FOGLIO
"27 gennaio, kippah in testa"
Avrà luogo nelle prossime ore l'iniziativa dalla redazione de Il Foglio, in vendita nelle edicole con una kippah, il copricapo ebraico.
All'iniziativa ha aderito l'associazione Progetto Dreyfus, il cui presidente Alex Zarfati oggi scrive: “La memoria per non essere ripetitiva deve vestirsi di nuovi simboli e arricchirsi di nuovi significati: oggi ha preso la forma di un piccolo copricapo di raso in uso tra gli ebrei, che ci auguriamo possa essere indossato senza conseguenze da chi non solo ne fa un uso quotidiano ma anche da tanti nuovi amici che in questa giornata si stringeranno intorno a noi in nome di valori condivisi”.  

qui firenze
Le donne cantano Deborah
Tra i brani più antichi e poetici della Bibbia, il cantico di Deborah è stato protagonista di una nuova prova del gruppo di donne fiorentine che da anni si cimenta con i testi fondamentali della Tradizione e del pensiero ebraico, riproponendoli in un contesto comunitario al termine delle funzioni o in occasione di feste e ricorrenze. Coordinate da Shulamit Furstenberg Levi, le partecipanti al gruppo di studio hanno dedicato la loro ultima prova alla memoria di Evelina Gabbai, storica presidente dell’Adei Wizo locale, ricordata dalla Comunità in occasione di un precedente limmud, e a quella dell’insegnante Daniela Levi, scomparsa poche ore prima. Dal Cantico dei Cantici al Qoheleh, per arrivare alla Megillah di Ruth.
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pilpul
Solitudine
“La solitudine è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo”. Giacomo Leopardi.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas


Storie - Internati militari
La legge istitutiva della Giornata della Memoria del 2000 riguarda, oltre che la Shoah e la persecuzione degli ebrei, anche i deportati politici e gli internati militari. All'indomani dell'8 settembre 1943, infatti, le truppe naziste nell'occupare l'Italia, scatenarono una caccia all'uomo nei confronti degli ebrei, con la complicità del redivivo fascismo di Salò, ma anche una feroce repressione dell'opposizione politica e sociale, con la deportazione di antifascisti, resistenti civili, partigiani, operai scioperanti. Inoltre l'esercito tedesco catturò e disarmò in Italia e sui vari fronti di guerra (dalla Francia ai Balcani alle isole greche) circa 1 milione di ufficiali e soldati italiani, spesso con l'inganno e non di rado con la collaborazione di nostri connazionali immediatamente schieratisi con la Germania a seguito dell'armistizio.

Mario Avagliano
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