|
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
|
Certo
che se si valuta il mondo attraverso la lente dell’omnia munda mundis,
tutto è puro per i puri, motto latino contenuto nell’epistola di
S.Paolo a Tito, non stupisce il fatto che nel giro di una settimana si
può stringere la mano di chi rappresenta un popolo che, esistendo,
dimostra il livello di civiltà della società nella quale vive e la mano
di chi nega ogni senso di civiltà condivisa e minaccia l’annientamento
del primo popolo o la negazione della sua storia. In una sola
settimana, se si è convinti di essere puri, si può benedire il popolo
della Torà usando le parole della Torà e si può accettare la richiesta
di preghiera di chi è solito, in nome di Dio, impiccare omosessuali,
lapidare donne e torturare dissidenti. In una sola settimana, se si è
certi che ciò che è puro è decisamente nostro, si può dire di essere
contrari ad ogni forma di antisemitismo e si può invitare in casa
propria un antisemita. Perché se ciò che faccio è intrinsecamente puro,
dato che io sono puro, la morale diventa un mio personale mezzo di
espressione e non un monito, un dettame al quale sono sottomesso,
indipendentemente se io sia Re, Papa, Presidente o Ciabattino. E così
siamo lontanissimi dal messaggio biblico che voleva il Re, il Profeta,
il Sommo Sacerdote sottomesso alla Legge morale come e più di tutti,
senza purezze personali da sfoggiare come medaglie.
|
|
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
|
Il
nuovo memoriale della Shoah realizzato nei pressi della stazione
centrale di Bologna è importante, è nuovo, è utile. Si tratta di una
novità per l’Italia, che finalmente mette a tema un buco nero della sua
storia e invita i suoi cittadini che si affrettano verso i binari per
prendere un treno, che quel mezzo è servito anche a portare ai campi di
lavoro e di morte milioni di persone. L’unico altro monumento pubblico
nella Penisola che gli si può associare è quello realizzato fra il 1985
e il 1993 nel Ghetto nuovo a Venezia. Che si sappia non ci sono altri
esempi, se escludiamo i musei realizzati o in via di realizzazione
(Milano al Binario 21, Roma e Ferrara). La rappresentazione in maniera
astratta – come fa questa interessante opera realizzata da un gruppo di
giovani architetti creativi – dell’evento indicibile della Shoah, è un
ulteriore segno della maturazione di un percorso di riflessione che
continuo a pensare sia positivo. “La memoria – ha sottolineato di
recente in maniera molto efficace David Bidussa – non è un fatto. È un
atto. Un atto che si compie tra vivi, volto a legare tra loro individui
in relazione alla costruzione di una coscienza pubblica, un atto che
dice oggi che del passato si è trattenuto qualcosa, e che quel qualcosa
ha arricchito la nostra capacità di agire in relazione a un domani che
si intende costruire”.
|
|
|
Parigi, lo show di Rouhani
"Diritti umani, ci siamo"
|
“Erano
diciassette anni che un capo di Stato iraniano non veniva in Francia”
ha ricordato il presidente francese Hollande accogliendo il leader
sciita Rouhani a Parigi e annunciando contestualmente l’impegno per
“riportare il livello di cooperazione bilaterale all’altezza del
potenziale e della storia dei due Paesi”. Rouhani ha detto invece che è
necessario “andare oltre gli antichi rancori per scrivere una nuova
pagina nelle relazioni tra la Francia e l’Iran”. Sollecitato dal suo
interlocutore, Rouhani ha inoltre risposto che “per l’Iran i diritti
umani contano molto”. Affermazioni curiose, anche alla luce dei numeri
raccolti da Amnesty International, oggi riportati dal Sole 24 Ore:
l’Iran sarebbe infatti il secondo Paese al mondo, dietro alla Cina, per
numero di condanne a morte eseguite: mille solo nel 2015, in gran parte
legate ai traffici di droga ma anche decise per atti ostili verso Dio,
oltraggio al Profeta e omosessualità.
Panico a Euro Disney, dove un 28enne islamico (incensurato e con
nazionalità francese) è stato fermato con due pistole in valigia, oltre
a una copia del Corano. “Mi servivano soltanto per difendermi” ha detto
l’uomo subito dopo l’arresto. Una strana vicenda, che non fa altro che
alimentare il clima di terrore e di sospetto latente che si respira a
Parigi (la Stampa).
Il regista Claude Lanzmann interviene in difesa di Salafistes,
documentario che racconta con estrema crudezza l’ideologia e la
violenza dei salafiti del Sahel e la loro aspirazione al martirio. A
suscitare perplessità è l’intervento del governo francese, che ha
limitato la visione dell’opera. “Mani amputate per obbedire alla
sharia, un altro uomo viene decapitato. Bisogna saperlo. Quella gente
taglia le mani, ma come? Senza anestesia, ovviamente. Non è un colpo
netto, usano un coltello che è come una sega, perché ci sono delle
ossa, è difficile. E anche quando tagliano la testa è complicato. Trovo
che sia qualcosa di una crudeltà, di una barbarie indicibile. Perché
non si dovrebbe mostrarlo, se è la verità? Ed è la verità” dice
Lanzmann al Corriere.
|
|
Leggi
|
|
|
QUI MILANO - LAUREA HONORIS CAUSA AD AMOS OZ
"Scrivere? È come respirare"
“Voi
oggi date un riconoscimento a uno scrittore per aver scritto dei libri,
ma in realtà si tratta di qualcosa di naturale, come respirare. Non
potrei smettere di respirare nemmeno se lo volessi, e lo stesso vale
per il raccontare storie”. Così lo scrittore israeliano Amos Oz
nell’accogliere la laurea honoris causa attribuitagli dall’Università
Statale di Milano nel corso dell’inaugurazione del nuovo anno
accademico. A ritirare il diploma dalle mani del rettore Gianluca Vago
al posto del celebre intellettuale, che impossibilitato a presenziare
per motivi di salute ha inviato un video messaggio, è stata la figlia
Fania Oz-Salzberger.
“Quando
di fronte all’attribuzione di grandi meriti Amos Oz si schermisce
parlando di una vocazione e un impulso naturale, sostenendo di non
avere meriti particolari, noi naturalmente non gli crediamo” ha
affermato Gianni Turchetta, direttore del Dipartimento di Scienze della
mediazione linguistica e di studi interculturali, che ha proposto
l’attribuzione della laurea. “Perché la scrittura – ha aggiunto –
quella vera, è figlia di un lavoro severo, faticoso, pazientissimo, di
cui pure Oz ci ha parlato e che non sarebbe giusto dimenticare”.
Leggi
|
demenza digitale - twitter Cinguettii senza cervello Cosa
unisce l’IHRA, organizzazione internazionale intergovernativa presidio
della Memoria, alla passione per le macchine da corsa? Verrebbe da
riderne, se non ci si trovasse di fronte a un esempio di quali effetti
indesiderati e comici possa produrre la demenza digitale. Il messaggio
è consueto, per lo meno per gli utenti attivi su twitter, il social
network più amato da chi vuole essere sempre aggiornato sul mondo:
“CargoPal-MaryLola ha ritwittato il tuo Tweet”. Un utente dal nome
singolare, con più di 19 mila follower. Quanto basta a incuriosire,
anche perché l’argomento del tweet non era dei più “social”. C’erano
hashtag, menzioni, un link all’articolo e un’immagine, tutte cose che
funzionano su twitter, dove non ci sono invasioni periodiche di gattini
o citazioni ad effetto, e dove sono rari l’acredine e il livore di
molti gruppi su facebook, dove ormai le discussioni interessanti, che
pur ci sono, tendono a sparire, fra gli insulti e i panda. Ma perché un
articolo su Kathrin Meyer, Executive Secretary della International
Holocaust Remembrance Alliance raccoglie l’interesse della CargoPal,
produttore di accessori da usare sui trailer per le auto da corsa
basato a Timpson, Texas?
(Immagine tratta dal libro Demenza digitale di Manfred Spitzer, ed. Corbaccio, 2013)
Leggi
|
QUI VENEZIA - MEMORIA Testimonianze da Urbisaglia La
storia di Carlo Alberto Viterbo raccontata attraverso l’intensa
corrispondenza che ebbe con la moglie e il figlio tredicenne durante i
mesi trascorsi nel campo di Urbisaglia, raccolta ora dal figlio
Giuseppe nel volume Il giorno di ritorno che verrà,
è stata presentata ieri pomeriggio all’Ateneo Veneto dall’autore
insieme alla storica Giulia Albanese e con l’introduzione di Renato
Jona Giornalista e avvocato, Carlo Alberto Viterbo nacque a Firenze il
23 gennaio 1889.
Fu presidente della Federazione Sionistica Italiana dal 1921 e ricoprì
la stessa carica ancora nel 1931, nel 1933 e nel 1935. A seguito della
conquista dell’Etiopia da parte dell’Italia, su incarico dell’Unione
delle Comunità Israelitiche Italiane e d’intesa con il governo
fascista, si recò in missione presso la comunità dei falascià. Venne
arrestato, insieme a molti altri anti-fascisti italiani, la mattina nel
giugno 1940, trattenuto per 17 giorni nel carcere di Regina Coeli e
infine trasferito nel campo di concentramento di Urbisaglia, in
provincia di Macerata.
Leggi
|
Kippah e laicità
|
Dato
che la scuola chiamata in causa due giorni fa da Simone Somekh nel suo
articolo “L’Italia e il rispetto per la kippah” è la stessa in cui
insegno non ho potuto fare a meno di sentirmi coinvolta dal problema
che pone. Nei primi anni in cui Simone era lì anche io ero arrivata da
poco e non tutti i miei colleghi sapevano che sono ebrea; dunque ho
effettivamente avuto occasione di cogliere tra gli insegnanti qualche
commento sulla kippah. Non credo però (e del resto neanche Simone
afferma questo) che ci fosse una particolare malevolenza nei confronti
degli ebrei: in generale tutti i comportamenti difformi da quelli della
maggioranza suscitano un certo grado di diffidenza, specialmente tra
gli adolescenti e gli insegnanti, che a volte danno fin troppo peso
alla coesione del gruppo classe.
Mi permetto inoltre di aggiungere un elemento al quadro tracciato da Simone.
Anna Segre, insegnante
Leggi
|
|
La pagliacciata di Rouhani
|
"Che
io possa aver sempre in cuore passione per Belle d’angeliche forme, / E
liquido d’uva purissimo possa aver sempre in mia mano” canta il poeta e
filosofo persiano Omar Khayyam, vissuto a cavallo del XI secolo, in una
di quelle quartine che hanno sempre come oggetto l’amore e il buon
vino, così come quelle di Hafen, altro poeta “nazionale”. Chissà allora
quale lezione di pudore e buon costume voglia dare l’Italia al resto
del mondo, se a quanto pare di propria spontanea volontà, arriva a
coprire e ad “inscatolare” le proprie statue, e quindi la propria
cultura, per non scandalizzare il presidente iraniano Rouhani.
Sarà contento Houllebecq quando parla di soumission, se in un eccesso
di relativismo culturale, il nostro paese invece di denunciare la
negazione di alcuni fondamentali diritti in cui versa lo stato
iraniano, cerca di esaudirlo ad ogni costo, finendo quindi inversamente
per legittimare la sua condotta. Pecunia non olet lo sappiamo, il
business e gli affari, vero scopo di questi incontri, vengono sempre
prima di qualunque lezione morale. Così è sempre stato con i peggiori
dittatori da Pinochet, fino agli odierni Gheddafi ed Erdogan, accolti
sempre in pompa magna. Ma ancora più triste, che tutta questa
pagliacciata abbia luogo proprio nel Giorno della Memoria.
Francesco Moises Bassano, studente
Leggi
L'identità da difendere |
Quello
che mi turba nella brutta storia delle statue inscatolate è la mancanza
di difesa del valore della nostra cultura e della nostra identità. Il
nudo in arte è parte della nostra storia, fin dai tempi dei greci che
vedevano nella bellezza fisica una componente etica di bontà – kalòs
kai agathòs – ripresa poi dal Rinascimento. E persino l’iconografia
cattolica ha accettato il nudo – purché allegorico – come somma
espressione artistica. Coprire i nudi per non offendere un visitatore
straniero – per quanto importante a livello commerciale – è come
ammettere che i nostri valori storici e culturali possono essere messi
in discussione e che siamo pronti a vergognarcene.
A questo punto come condannare chi, accampando motivi religiosi, li
vuole distruggere? E come condannare chi si sente in diritto di abusare
delle donne che vanno in giro scollate o con la minigonna?
Viviana Kasam
Leggi
|
|
|
|
Memoria per il futuro
|
Frequentavo
un corso di lingua ebraica a Gerusalemme, anni fa, quando per caso ho
scoperto che metà della mia classe, composta da giovani di Ramallah e
altri villaggi arabi vicini, non sapeva cosa fosse la Shoah. Credevo
fosse uno scherzo. Mi chiesi come fosse possibile. Mi si aprì un mondo
con mille domande: cosa conoscono questi ragazzi della storia dello
Stato di Israele e della sua gente? Come possono comprendere fino in
fondo la realtà in cui vivono? Quanti equivoci e quanta incomprensione
nasconde questa omissione? Memore di questo episodio e della mia
inquietudine, a distanza di tempo, ho potuto ancora più apprezzare la
testimonianza di Sarah Benomar, segretario generale dell’associazione
studentesca marocchina Mimouna, la quale al convegno “Antisemitismo,
paura del diverso, incitamento all’odio: ieri e oggi” (organizzato a
Roma dall’UCEI e dalla presidenza del Consiglio dei ministri per il
Giorno della Memoria 2016) ha raccontato come la sua associazione si
muova tra diffusione della conoscenza della Shoah e l’incontro tra
ebrei e musulmani attraverso diverse iniziative culturali e ricreative.
Ilana Bahbout
Leggi
Realpolitik |
Lunedì
sera ero in sinagoga al Tempio di Via Guastalla (Milano), c’era un
incontro molto interessante sulla Shoah, il genocidio armeno e il
dialogo cristiano ebraico. Negli stessi momenti Renzi e Mattarella
ricevevano il presidente di uno Stato che vuole cancellare Israele
dalle carte geografiche e che ogni anno, nel Giorno della Memoria,
organizza un concorso per la migliore vignetta che infama e beffeggia
la Shoah. Il governo italiano è accorso ai piedi di questi assassini
oscurantisti, ha tolto il vino dalla cena e ha coperto le statue del
museo per non offendere l’ospite pagante. Abbiamo cancellato la nostra
Storia e conquiste civili per arraffare la pseudobenevolenza di uno
Stato che vuole cancellare Israele, una teocrazia oscurantista che
conosce l’impiccagione dei dissidenti, la falsificazione della storia,
l’odio assassino nei confronti di una democrazia, l’appoggio concreto e
incondizionato a terroristi sanguinari e l’oppressione della libertà di
parola.
Paolo Barbanti
Leggi
|
|
|
|
|
|