Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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La
libertà dalla condizione di schiavitù, per cui benediciamo Dio ogni
mattina, è oggi riuscire ad essere liberi - secondo Rav Wolbe - dalla
pressione sociale e dalle aspettative che immaginiamo gli altri abbiano
su di noi.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Jean
Améry ci mise venti anni a descrivere una parte delle sue sensazioni
ricordando la tortura subita (si trovano nel suo Intellettuale ad
Auschwitz, Bollati Boringhieri). Noi sappiamo che a Giulio Regeni è
andata molto peggio (lo stesso a Ilan Halimi). Non sappiamo se e come
ne avrebbe parlato. Sappiamo, invece, cosa resta a noi: il torturato ha
sperimentato che in questo mondo l’altro può esistere in quanto sovrano
assoluto, capace di infliggere dolore e di annientare. Non vale solo
pensando al Cairo. Vale, per esempio, il prossimo 24 marzo, quando
cadranno i quaranta anni dal colpo di Stato in Argentina che porta
Jorge Rafael Videla al potere. Tanto per mettere un post-it su un
anniversario che parla anche del nostro presente. Perché la tortura non
è un fatto di cronaca, è un atto che segna irreversibilmente un prima e
un dopo. E la qualità del dopo è fatta anche della capacità e della
volontà di non dimenticare il prima.
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Il dilemma che imprigiona
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Prime
certezze sulla tragica fine di Giulio Regeni al Cairo. Ma i punti di
domanda non mancano. Sul suo assassinio, ma anche sul modo in cui le
società occidentali sono chiamate a intervenire in determinati scenari
di crisi. Così Pierluigi Battista (Corriere): “Ecco la grande ipocrisia
in cui si dibatte l’Occidente, l’Europa politicamente inesistente e
verbosa, gli Stati Uniti ondivaghi e impotenti. Ecco il dilemma atroce
di cui siamo prigionieri: reagire con forza ai soprusi di regimi in cui
si può morire nei modi in cui è stato ucciso Giulio, tenere alta la
bandiera dei diritti umani fondamentali, oppure tacere, minimizzare,
accettare la convivenza coatta con regimi oppressivi nel nome della
battaglia comune al Male assoluto rappresentato dal Califfato”. Ma
allora l’indignazione è meglio ripiegarla. “Per dignità”, sostiene
l’editorialista.
Commuovono intanto le parole dei genitori della vittima: “Quello che è
stato nostro figlio, quello che ha rappresentato, quello che ci ha
insegnato con le sue azioni, le sue scelte, i suoi studi, il suo
impegno, saranno il faro che illuminerà il nostro futuro”.
“Due accordi simbolo da ripetere in altre città, per coinvolgere le
comunità islamiche e quella italiana. Più orientato all’aspetto
religioso quello fiorentino, più sui diritti di cittadinanza e la
comunità quello di Torino, ma solo perché si viene da esperienze e
percorsi diversi”. Questo – scrive Marzio Fatucchi (Corriere
Fiorentino) – il senso dei due patti che verranno firmati domani a
Firenze tra il sindaco Dario Nardella e i rappresentanti delle moschee
e martedì tra il primo cittadino di Torino Piero Fassino e i
rappresentanti dei 18 centri islamici della città. Il patto di Firenze
si concentra in particolare sull’impegno di avere le principali
cerimonie religiose con lettura dei testi sacri e sermoni in doppia
lingua (italiano e arabo) ma anche la creazione “di una maggiore
informazione e scambio di comunicazione tra il Comune, la comunità
islamica e quella fiorentina”.
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inFORMAZIONE: IL NUOVO NOTIZIARIO SHEVA-ERETZ
Israele, una realtà da raccontare lontani da odio e propaganda
Raccontare
Israele in tutta la sua complessità e nel suo immenso, insostituibile
valore. Lontani dalle ossessioni fondamentalmente antisemite di un
sistema dell’informazione che tenta continuamente di gettare sullo
Stato ebraico l’ombra del conflitto e la responsabilità di una
lacerazione in Medio Oriente di cui in realtà è la prima vittima.
Lontani
dalle ossessioni contorte e intellettualistiche che portano a
sottovalutare e disprezzare la maggiore realizzazione del popolo
ebraico degli ultimi secoli.
Lontani dalle patologie di chi scimmiottando le metodologie dei propri
avversari vorrebbe contrapporre ai fautori dell’odio e della
disinformazione rozzi segnali di chiassosa, strumentale propaganda.
La propaganda, favorevole o contraria che sia, è il veleno delle
intelligenze. E Israele può vivere in sicurezza e in prosperità solo
coltivando le intelligenze.
Israele è un patrimonio inestimabile da difendere con determinazione
chiamando a raccolta tutte le intelligenze, una democrazia solida
capace di tramutare in energia la critica onesta e una descrizione
rigorosa e professionale della sua realtà. Un insostituibile patrimonio
di valori da difendere strenuamente.
Raccontare Israele per quello che è, nella sua realtà appassionante e
difficile, dovrebbe essere il compito più alto per tutti i giornalisti
ebrei.
Per questo, per consentire al lettore di districarsi fra le mille
barriere di odio e di propaganda che inquinano il mondo
dell’informazione, abbiamo deciso di aggiungere, accanto agli sforzi
compiuti quotidianamente dalla redazione, anche Sheva-ERETZ, un nuovo notiziario settimanale. Per conoscere meglio e amare più fortemente, più consapevolmente, la realtà di Israele.
Buona lettura!
gv
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QUI MILANO
Web, navigare in sicurezza
Nell’ambito
delle iniziative promosse per celebrare il Safer Internet Day 2016, che
quest’anno si terrà martedì prossimo, la Polizia Postale e delle
Comunicazioni, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione
dell’Università e della Ricerca, ha organizzato workshop sul tema del
cyberbullismo in diverse scuole italiane. Cento i capoluoghi di
provincia italiani coinvolti. Oltre 60mila i ragazzi che avranno la
possibilità di confrontarsi con gli esperti della Polizia Postale e
delle Comunicazioni all'insegna del motto “Play your part for a better
internet”, ovvero “gioca la tua parte per un internet migliore”, tema
del Safert Internet Day di quest'anno. Il tutto rientra nell'iniziativa
“Una vita da social”, progetto itinerante sviluppato dalla Polizia
Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Miur e
cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito delle iniziative di
Generazioni Connesse, che ha l’obiettivo di aiutare gli utenti della
rete a navigare in piena sicurezza e a gestire con consapevolezza e
controllo i dati condivisi online. L’iniziativa ha anche una sua pagina
facebook unavitadasocial, nella quale vengono riportate tutte le
attività e le impressioni dei giovani studenti.
Temi oramai di primaria importanza a cui Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Comunità ebraica di Milano e Polizia Postale un hanno voluto
dedicare uno spazio di confronto: lunedì 8 febbraio, infatti, nei
locali della scuola ebraica milanese si terrà l'incontro “Sicurezza
informatica, istruzioni per l’uso”, dedicato proprio ad analizzare,
valutare e avere delle risposte dagli esperti sulla gestione dei propri
profili nella dimensione 2.0. Interverranno i due copresidenti
della Comunità Milo Hasbani e Raffaele Besso, l’assessore alle Finanze
UCEI Noemi Di Segni, il direttore della redazione giornalistica
dell’Unione Guido Vitale, il dirigente della Polizia di Stato Salvatore
Labarbera, il ricercatore del Cdec Stefano Gatti e l’esperto di
sicurezza digitale Simone Tedeschi.
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QUI FIRENZE - I 70 ANNI DEL RAV LEVI "Una festa per tutta la città"
“La
varietà di persone presente in sala esprime la varietà di aspetti
interiori di mio marito. Un uomo che definirei ‘rinascimentale’, con
una visione del mondo davvero a 360 gradi”. L’affettuosa testimonianza
di Shulamit apre il prestigioso convegno su universalismo e
particolarismo nel mondo ebraico organizzato, assieme alle figlie Linda
e Tamar, per festeggiare i 70 anni del rabbino capo di Firenze Joseph
Levi. “Un tema che è centrale nel suo pensiero” e che ricorrerà,
declinato in una prospettiva ampia, nelle tre diverse sessioni che
animeranno la giornata di studio, organizzata tra Palazzo Sacrati
Strozzi e Comunità ebraica.
Molteplici gli spunti emersi nella prima sessione di lavoro, condotta
dal giornalista Wlodek Goldkorn e con interventi degli studiosi Joseph
Weiler, Moshe Halbertal e Yair Furstenberg. Significative inoltre le
parole dei rappresentanti istituzionali e di comunità religiose
intervenuti questa mattina.
“Questo convegno, oltre ad affrontare temi rilevanti e attuali, è il
segno di un forte affetto e rispetto familiare. Valori centrali per
l’identità ebraica, che evidentemente il rav ha saputo interpretare e
insegnare nel migliore dei modi” afferma la presidente della Comunità
ebraica Sara Cividalli. Mentre l’assessore comunale Sara Funaro
riconosce come il tema di questa iniziativa “attraversi oggi le nostre
società in modo radicale” e richieda quindi un forte impegno della
collettività per favorire l’incontro con le identità altre, conservando
al tempo stesso i propri valori e le proprie tradizioni. Leggi
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QUI FIRENZE, l'associazione italia-israele "Rilanciamo la conoscenza"
Due
gli obiettivi di fondo: combattere l’antisemitismo nelle sue forme più
apparenti e in quelle più occulte, far conoscere la realtà di Israele.
E non solo la sua storia, cultura e politica, ma anche e soprattutto la
ricerca scientifica, la tecnologia, la medicina, l’architettura e molti
altri aspetti meno valorizzati che rendono speciale e al tempo stesso
universale l’esperienza del giovane Stato ebraico.
È la sfida dell’associazione Italia-Israele di Firenze, ricostituitasi
in gennaio grazie all’entusiasmo di Valentino Baldacci, neo presidente,
e di altre figure del mondo accademico, delle istituzioni e della
società civile che si sono immediatamente prestati. Tra cui i neo
vicepresidenti Zeffiro Ciuffoletti e Gigliola Sacerdoti Mariani.
Il rilancio dell’associazione passa in particolare attraverso due
importanti collaborazioni, già avviate, con la Fondazione Spadolini
Nuova Antologia e con il Centro di studi storici e di scienze sociali
Passato Prossimo. Leggi
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qui gerusalemme Sapori, letteratura, musica Mondi diversi in dialogo
Bicchieri
tintinnanti, cokcktail mescolati a ritmo di musica, versi di poesia
contemporanea e suoni tecnologici di dj all’avanguardia. È questo il
rumore dell’inverno, o per lo meno dell’inverno di Gerusalemme, dove
domani inizia Shaon Horef – “Rumore d’inverno”, appunto – un festival
in cui la cucina e la gastronomia si mescolano all’arte e alle
atmosfere della città. Per il quarto anno consecutivo le strade della
città torneranno ad affollarsi, prima nei pressi dell’animata rechov
Shushan, poi nei caffè delle vie pedonali di Nahalat Shiva, quindi
nella centrale rechov Hillel, e infine dalle parti di rechov Aza. Lì si
potranno fare le esperienze culinarie più diverse, e oltre che per
mangiare sono molte le occasioni per imparare. Leggi
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Il culto della sensazione
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La
processione di credenti che si accompagna all’esposizione della salma
(qualcosa che ha molte analogie con l’inquietante mausoleo-sarcofago di
Lenin, nella Piazza Rossa, a Mosca) non è una qualche barbarie dello
spirito che ritorna ma il riscontro che il moderno incorpora livelli di
arcaicità che vorremmo fossero consegnati ad un passato che, invece,
non passa. Ed il culto della morte, intesa come il momento della
“verità assoluta e quindi suprema”, in tutte le sue numerosi
declinazioni, sanziona questo nesso profondo, ben lontano dall’essere
stato risolto dal razionalismo dominante nel resto della società. La
domanda di fondo diventa allora questa: quanto tutto questo ha a che
fare con ciò che chiamiamo e riconosciamo come “memoria”?
Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Atene
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Ma
cosa avranno avuto mai da sorridersi tanto, Netanyahu e Tsipras?
Proprio nella Giorno della Memoria, quando uno s’aspetta che il leader
degli ebrei del mondo sia assorto nel doloroso ricordo, l’abbiamo
visto, dopo una visita lampo del ministro della Difesa Ya’alon ad Atene
il giorno prima, accogliere felice e scherzoso il leader del ribaltone
della sinistra greca a Gerusalemme, per poi addirittura convolare con
lui a Cipro il giorno dopo, una sorta di fuitina politica, col bonario
presidente cipriota a benedire l’amore finora proibito. Ma non erano
antisemiti questi greci? E proprio con Tsipras, poi. I commentatori
hanno continuato a chiederselo perplessi la settimana dopo, come Shimon
Shiffer su Ynet il 1 febbraio, dopo che ne avevano scritto su Haaretz
il politologo greco David Patrikarakos il 26 gennaio, l’ex responsabile
degli esteri palestinese Nabil Sha’ath il 27, perfino l’ex ambasciatore
israeliano ad Atene Arye Mekel, il 31. Ma Netanyahu, che è figlio di
uno storico vissuto oltre cent’anni, sa guardare in profondità nei
secoli. Vi ricordate i meteci?
Alessandro Treves, neuroscienziato
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