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12 Febbraio 2016 - 3 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Tra l’11 e il 12 febbraio del 1979 la guardia imperiale dello scià di Persia, Mohammad Reza Pahalavi, si arrese ai seguaci dell’ayatollah Ruhollah Khomeini che presero il potere e instaurarono una governo islamico in tutto il paese. In poche ore, fuggito ormai lo scià da quasi un mese, il paese iniziò a vivere un’esperienza senza precedenti per tutto il mondo islamico, una esperienza di facile e terribile emulazione: il “Consiglio di giurisperiti” cui era affidato ogni potere di veto sulle norme non ritenute in linea con gli assunti dell’Islam sciita (vilāyet-e faqih) decretò il pieno allineamento del paese alla Sharīʿa islamica sciita, reintroducendo la pena di morte per l’adulterio e la bestemmia e imponendo l’obbligo del velo muliebre. Fino ad allora il mondo non aveva sperimentato l’idea di uno Stato islamico, non aveva ancora visto le donne coperte per legge, le lapidazioni, le impiccagioni in nome della Sharīʿa. Da allora ad oggi le nostre abitudini sono nettamente migliorate: sappiamo vedere le stragi dell’Isis senza scomporci, né tantomeno tentare un seppur minimo segno di indignazione, che sia politico o sociale. Resta il monito del profeta Nachum 1,6: “Chi può reggere davanti alla sua indignazione?” Il profeta parlava di Dio, ma a me piace pensare ad uno sdegno umano: come speranza, come appiglio, come ultimo segno di una empatia che diventa rabbia di fronte al male.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Nel 1976, quando ho fatto il mio Bar Mitzva a Venezia, in Italia c’era il terrorismo (un morto al giorno), ci si dibatteva nella crisi economica (inflazione media al 16,5%), si discuteva di leggi sulla famiglia (si andava verso il referendum che avrebbe abolito il reato penale in caso di aborto, ma il presidente Leone preferì sciogliere le Camere…), c’erano forti preoccupazioni per l’inquinamento (disastro di Seveso) e per la tenuta del territorio (terremoto in Friuli). La piccola comunità ebraica lagunare aveva circa 700 iscritti, c’era ancora un macellaio casher (il mitico “De Sanzuane”, a Rialto), si tenevano corsi di Talmud Torà a Venezia e a Mestre. La mia preparazione consisteva nel saper leggere la mia chiamata a Sefer (pochissime righe) e superare un esamino con rav Emanuele Menachem Artom z”l. Non ricordo di aver messo i Tefillin, né che qualcuno me l’abbia insegnato, all’epoca. Comunque sia allora si trattava di scatolette piccole, secondo lo stile italiano. Un oggetto rituale discreto. A Venezia si faceva fatica a raggiungere il numero di 10 uomini il venerdì sera e il sabato mattina. Non sapevo nulla di ebraismo, ma la tradizione familiare accompagnava una formazione di base che nel tempo si è rivelata radicata e forte.
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Peres: "Io, un ottimista"
“Ogni negoziato parte da una situazione di conflitto, non esistono guerre che durino per sempre. Trent’anni fa con Egitto e Giordania eravamo in una condizione oscura. Per trovare la pace bisogna essere creativi. In fondo è semplice, dobbiamo arrivare ad avere due Stati, non ci sono altre soluzioni”. È quanto sostiene l’ex presidente israeliano Shimon Peres in una intervista a La Stampa (Massimo Russo). Nell’occasione Peres ribadisce il proprio motto: “Ottimisti e pessimisti muoiono entrambi, per questo preferisco essere ottimista”.

Il Venerdì di Repubblica racconta la sfida dell’Unità 9900, reparto di intelligence dell’esercito israeliano che sta inserendo alcuni giovani autistici nelle proprie fila. Fino al 2008, la legge prevedeva per loro l’esenzione dal servizio militare. Otto anni fa, viene spiegato, “l’esercito ha iniziato a valutare caso per caso l’inserimento di persone autistiche nei segretariati o come volontari civili presso scuole e ospedali”.

La scoperta delle onde gravitazionali teorizzate un secolo fa da Albert Einstein fa il giro del mondo ed emoziona la comunità scientifica. “C’è anche la ricerca italiana nella storica scoperta delle onde gravitazionali. Bravissimi i ricercatori di Cascina e dell’INFN” il tweet del premier Matteo Renzi.
 
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  davar
scienza
Einstein e le onde gravitazionali, l'orgoglio di Gerusalemme E
“Un giorno speciale, un giorno di festa”.
L’emozione della comunità scientifica per la scoperta delle onde gravitazionali teorizzate un secolo fa da Albert Einstein raggiunge anche Gerusalemme, dove il grande scienziato tedesco ha lasciato in dono all’Università ebraica (di cui è stato tra i fondatori) il suo carteggio personale e i diritti intellettuali relativi, così come il permesso di usare la propria immagine per fini divulgativi.

“Se fosse con noi, Einstein sarebbe felice e orgoglioso di scoprire come scienziati a Gerusalemme e in tutto il mondo continuino la sua missione” ha rilevato il fisico israeliano Barak Kol nel corso di una conferenza stampa. Nella stessa occasione il curatore del monumentale archivio Einstein custodito dall’ateneo, Roni Grosz, ha mostrato ai fotografi due manoscritti originali. In uno si enuncia la teoria della relatività, nell’altro lo scienziato predice l’esistenza delle famose onde.
“Einstein ha ci ha lasciato queste intuizioni, scritte a mano su carta. All’umanità c’è voluto un secolo per sviluppare gli strumenti adeguati per trovare una conferma a tutto ciò” ha osservato Grosz. Per il curatore l’annuncio dato ieri a Washington costituisce un “momento commovente” e “un sorriso dal cielo”.
Una emozione condivisa dall’addetto scientifico dell’ambasciata italiana a Tel Aviv, Stefano Boccaletti, che a Pagine Ebraiche spiega: “La straordinaria scoperta di ieri ha un valore aggiunto. Ed è quello rappresentato da tanti ‘orgogli’ che si incontrano. L’orgoglio ebraico e di Israele per la figura di Einstein. L’orgoglio degli Stati Uniti, perché è a Washington e in Louisiana che è stata captata l’onda. L’orgoglio dell’Italia, perché è da Pisa che è stata accesa la scintilla. L’orgoglio di tutti quei popoli, e sono molti, che possono vantare dei propri rappresentanti tra coloro che hanno partecipato a questo impegno. La scienza travalica i confini, unendoci oltre ogni appartenenza. Un messaggio davvero positivo e prezioso”.
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QUI PARIGI - LA COMMEMORAZIONE
Inno alla vita, nel nome di Ilan
Sono passati dieci anni da quando il giovane ebreo francese Ilan Halimi, all’epoca 23enne, venne rapito e ucciso da una cellula criminale islamica nota come la gang dei barbari, guidata da Youssouf Fofana.
A ricordarlo con commozione centinaia di persone riunitesi ieri nei giardini parigini che portano il suo nome in Avenue du General Michel Bizot nel corso di una serata organizzata dall’associazione no profit Collectif Haverim.
Le letture di passi scelti con amore dalla sorella e dai suoi cari si sono succedute alla musica che Ilan amava di più. Un evento che voleva essere un inno alla vita al quale non sono mancati il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, oltre al Gran rabbino di Francia Haim Korsia e al vicepresidente del Crif (l’organo ombrello che riunisce le organizzazioni ebraiche del Paese) Gil Taieb.
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SALUZZO - LA CITTADINANZA ONORARIA A LIA LEVI
"Maestra di delicatezza"
Consiglio straordinario, nella sede aulica dell’Antico Palazzo Comunale, immerso nella magia della città rinascimentale, con sala gremita, presenti tutte le autorità cittadine, in prima fila Lia Levi, e al suo fianco il vescovo monsignor Giuseppe Guerrini, per una serata eccezionale, di grande commozione.
Il Consiglio comunale ha conferito all’unanimità la cittadinanza onoraria alla scrittrice e giornalista, i cui nonni risiedevano a Saluzzo, per le tantissime delicate storie che ha creato per adulti e ragazzi, per la delicatezza con cui racconta cose profonde e terribili in modo comprensibile per i bambini, per il suo impegno di testimone.
Ripercorrendo la carriera letteraria della scrittrice, gli interventi dei consiglieri comunali hanno avuto modo di ricordare la storia della comunità ebraica di Saluzzo, straziata dalla Shoah, e, per passare all’attualità, di ragionare sulla responsabilità della scuola ad educare al rispetto delle diversità ed alla civile convivenza.

Ai libri di rara sensibilità di Lia Levi, bambina di dodici anni in fuga con la sua famiglia, che trovò rifugio in conventi di suore, è stato accostato, per stile letterario e per il tema trattato, il libro Don Cirillo e il nipotino, in cui Giulio Segre, medico saluzzese scomparso l’estate scorsa, racconta la sua vicenda di bambino di sette anni, protetto e salvato da un parroco di montagna. Si tratta dunque di un altro elemento che collega Lia Levi alla città di Saluzzo.

Beppe Segre
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qui roma - la mostra
Amos, dipingere l'inferno 
Raccontare l’impossibile, fermare sul foglio il trauma di un’epoca. È stata inaugurata ieri all’Accademia d’Ungheria di Roma la mostra “Imre Ámos, pittore dell’Apocalisse” che sarà possibile visitare fino al prossimo 13 marzo. Tre sale espositive raccontano l’universo di Ámos: definito lo Chagall ungherese, fu legato da ammirazione e stima nei confronti del suo collega russo. Nato a Nagykálló, Ungheria, nel 1907, l’artista trascorrerà la sua infanzia insieme al nonno talmudista Adolf Liszer. Svilupperà da subito una forte passione per le arti figurative partecipando a diverse mostre fino all’inizio del Secondo conflitto mondiale, che aprirà la strada a terribili sofferenze. Per anni il pittore verrà mandato al servizio di lavoro obbligatorio a causa della sua appartenenza alla religione ebraica e nel 1944 morirà nel campo di concentramento di Ohrdruf. Particolarmente importante, nell’ultimo periodo della sua esistenza, la produzione dell’Apocalisse, una serie in 12 fogli che racconta la crudeltà subita.
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QUI ROMA
Israelitico, prestazioni agevolate
Prestazioni radiologiche a tariffe agevolate. È l'iniziativa promossa dall'Ospedale Israelitico di Roma per la giornata di domenica. La prima di una serie di iniziative, si legge in una nota diffusa dall'ufficio stampa della struttura, "che si snoderanno fino alla prossima primavera e che caratterizzeranno la fase di riapertura del nosocomio". Nelle stesse ore saranno inoltre aperti gli ambulatori di odontoiatria, ecografia, otorinolaringoiatria, urologia, neurologia, ortopedia, ecocolordoppler, cardiologia, ginecologia, oculistica, dermatologia e il laboratorio analisi. Sempre l'ufficio stampa fa sapere che è previsto per marzo il lancio del progetto 'La salute è rosa', specificamente rivolto alle donne. E che l'ospedale prossimamente entrerà nelle scuole, iniziando da quelle ebraiche, per offrire uno screening della malattia celiaca. Nei prossimi mesi, infine, "si metterà a disposizione di alcune comunità per offrire cure specifiche ai rifugiati".


   
pilpul
Coppie, bambini, diritti
In queste settimane di discussioni e mobilitazioni sulle unioni civili, e in particolare sulla stepchild adoption, provo un disagio crescente di fronte all’approccio totalmente astratto e ideologico con cui molti affrontano il tema. Come se non si trattasse di problemi reali di persone reali. Come se si potesse decidere a tavolino che determinate categorie di persone non esistono semplicemente perché qualcuno ritiene che non dovrebbero esistere. Si è sentito dissertare, per esempio, sul “diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma”. Come si potrebbe realizzare, concretamente, un simile obiettivo? Mi vengono i brividi a immaginarlo, ma fortunatamente nessuno si è posto il problema. I bambini con due padri o due madri esistono già, che lo si voglia o no, e il tema di cui si dovrebbe discutere non è se e come farli sparire magicamente dalla faccia della terra, ma quali siano gli strumenti più adatti a tutelarli.
L’interesse prevalente dei bambini era anche, a quanto ricordo, uno dei temi principali trattati in una lezione rabbinica che avevo ascoltato alcuni anni fa; come accade quando si tratta di questi temi dal punto di vista ebraico, tutte le riflessioni e tutti i pareri halakhici che ci venivano esposti prendevano le mosse da casi concreti, in particolare riguardanti la realtà israeliana (in Israele arrivano ebrei da tutto il mondo, da Paesi estremamente diversi l’uno dall’altro per quanto riguarda il diritto di famiglia: coppie di fatto, coppie omosessuali regolarmente sposate, coppie con bambini adottati, ecc.). Accade spesso che situazioni e comportamenti in contrasto con l’halakhah producano conseguenze che devono comunque essere regolate secondo l’halakhah; in alcuni tra i casi che ci erano stati esposti mi aveva colpito l’approccio pragmatico, che prendeva atto della situazione esistente e cercava in qualche modo di trovare soluzioni appropriate. Certo, l’iter di una legge nel Parlamento italiano è una cosa ben diversa da una discussione halakhica. Ma forse se c’è un contributo che il mondo ebraico italiano può dare al dibattito odierno a mio parere è proprio questo: ricordare che si sta discutendo di casi concreti di persone in carne ed ossa, e soprattutto di bambini in carne e ossa.


Anna Segre, insegnante
La potenza dell'arte
“Il cinema iraniano mi ha tolto la capacità di disumanizzare un’intera nazione e mi ha costretto a considerare gli iraniani persone come me. È forse la maggiore potenza dell’arte: ti impedisce di continuare a percepire l’altro come altro e ti obbliga a capire che, pur con religioni e nazionalità diverse, siamo tutti uguali”. Così Etgar Keret insieme allo scrittore iraniano Aziz Hakimi, spiega in un articolo tradotto sul Corriere della Sera come si è avvicinato attraverso il cinema e la letteratura alla comprensione di un popolo considerato “nemico”. L’arte come ponte tra le culture è una tautologia, ed invece anche alla luce dei noti boicottaggi accademici che creano nuove barriere, traspare come le persone, in un mondo globalizzato e sempre più “social”, si conoscano così poco ed approssimativamente. Il nuovo razzismo – perché pur di questo si tratta – è come sostiene Pierre-André Taguieff, “essenzialista”, riduce l’individuo allo statuto di un qualsiasi rappresentante del suo gruppo di appartenenza o della sua comunità d’origine (o stato-nazione) elevata a comunità di natura o d’essenza, fissa ed insormontabile.

Francesco Moises Bassano, studente
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Universalismo rabbinico 
Al di là dei facili usi – e spesso abusi – dei termini “particolarismo” e “universalismo”, la domanda rimane lecita: il messaggio della Torà è universale? Yair Furstenberg nel suo intervento al convegno “Universalismo o particolarismo” in onore di rav Joseph Levi, ha raccontato quanto la Scuola di Rabbi Ishmael fosse realmente impegnata nel sostenere la partecipazione alla Torà anche da parte di chi non è ebreo. Due sono le fonti che lo mostrerebbero.

Ilana Bahbout
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