Qui Roma – Ámos, dipingere l’inferno

Schermata 02-2457431 alle 12.24.32Raccontare l’impossibile, fermare sul foglio il trauma di un’epoca. È stata inaugurata ieri all’Accademia d’Ungheria di Roma la mostra “Imre Ámos, pittore dell’Apocalisse” che sarà possibile visitare fino al prossimo 13 marzo. Tre sale espositive raccontano l’universo di Ámos: definito lo Chagall ungherese, fu legato da ammirazione e stima nei confronti del suo collega russo.
Nato a Nagykálló, Ungheria, nel 1907, l’artista trascorrerà la sua infanzia insieme al nonno talmudista Adolf Liszer. Svilupperà da subito una forte passione per le arti figurative partecipando a diverse mostre fino all’inizio del Secondo conflitto mondiale, che aprirà la strada a terribili sofferenze.
Per anni il pittore verrà mandato al servizio di lavoro obbligatorio a causa della sua appartenenza alla religione ebraica e nel 1944 morirà nel campo di concentramento di Ohrdruf. Particolarmente importante, nell’ultimo periodo della sua esistenza, la produzione dell’“Apocalisse,” una serie in 12 fogli che racconta la crudeltà subita.
A sostenere l’importante mostra (curata da Katalin Petényi e Pál Németh), che per la prima volta porta in Italia i lavori di Amos, la Presidenza ungherese dell’International Holocaust Remembrance Alliance, l’organizzazione intergovernativa dedita all’educazione alla Memoria.
Antal Molnàr, direttore dell’Accademia ha introdotto: “Dopo decenni di oblio, l’opera di Ámos è stata riportata alla luce in Ungheria nel 1990 ed ora è particolarmente importante esportarla all’estero. Per la nostra Accademia è fondamentale recuperare la cultura perduta degli ebrei ungheresi e il loro contributo fondamentale per il Paese”. “Imre Ámos – aggiunge – era influenzato dalla corrente classifica dell’ebraismo e allo stesso tempo ha subito le influenze delle pitture europee del ‘900. La sua arte era una sorta di resistenza morale alla Shoah, attraverso la quale si mantenevano vivi sogni e poesie”.
Sottolinea l’impegno dell’Ihra ungherese il rappresentante Levente Soltész: “Per me è un grande onore essere qui oggi. Il nostro obiettivo è quello di far entrare il tema della Memoria nell’agenda politica degli Stati e aiutare i governi a riflettere sul loro passato e rendere accessibili documenti ancora secretati. Attraverso iniziative come quella che presentiamo oggi, educhiamo e spingiamo le persone ad empatizzare con le milioni di vittime. Abbiamo un dovere verso la Memoria specialmente dopo la diffusione di idee antisemite che per mezzo del web arrivando anche ad azioni violente”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(12 febbraio 2016)