Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Ogni minimo senso di depressione è rivestito di orgoglio" (Rabbi Simha Bunim di Przysucha)
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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“Atticus
was right. One time he said you never really know a man until you stand
in his shoes and walk around in them”. Traduco: “Atticus aveva ragione.
Una volta aveva detto che non si conosce realmente un uomo se non ci si
mette nei suoi panni e non ci si va a spasso”. Grazie per averlo
scritto, Harper Lee.
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"Voi, il nemico migliore degli imbecilli"
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“Gli
ebrei sono i depositari della civiltà del libro e della cultura e anche
se non sono più i tempi dei Rotschild, se molte differenze nella
società contemporanea sono meno marcate, resta la loro impronta. Per
questo sarebbe difficile per gli imbecilli trovare un nemico migliore.
Il nemico serve a chi soffre di un’identità debole e un malinteso
spirito di gruppo o un malinteso patriottismo sono spesso, purtroppo,
l’ultimo rifugio delle canaglie”.
Così interveniva Umberto Eco nell’ampia intervista rilasciata al
direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale alla vigilia della
pubblicazione de “Il cimitero di Praga”, il recente romanzo che il
grande semiologo piemontese ha voluto dedicare, smascherandone le
trame, ai falsari dell’odio e dell’antisemitismo.
“Con la scomparsa di Umberto Eco – commenta Vitale – la cultura
italiana non perde solo una delle sue voci più autorevoli, ma anche un
giudice lucido e intransigente. La sua denuncia della prepotenza degli
imbecilli, della volgarità e dell’intolleranza dilaganti sui territori
della demenza digitale, dell’uso distorto del web e del social network,
del giornalismo servile, continuerà a lungo a farci da guida. Il suo
lavoro resta un punto di riferimento per tutte le minoranze culturali e
religiose che possono trovare tutela solo nei valori di una società
aperta”.
Berlino, il trionfo di Rosi. Gianfranco Rosi vince l’Orso d’oro a
Berlino con “Fuocoammare”, drammatica pellicola che racconta l’odissea
dei rifugiati nell’isola di Lampedusa. Spiega il regista a Repubblica,
rispondendo all’accusa formulata da alcuni di “pornografia”
dell’orrore: “Non avrei mai voluto raccontare i morti, né li ho
cercati. La tragedia del barcone mi è arrivata addosso e non ho avuto
scelta. Mi sono trovato di fronte a quelle immagini e sarei stato
ipocrita a non usarle”. A spingerlo il comandante della nave, che gli
avrebbe detto: “Devi andare sotto la stiva e filmare”. Dice Rosi:
“Sarebbe come trovarsi davanti alle camere a gas dell’Olocausto e
censurarsi perché le immagini sono troppo forti. II film è un viaggio
emotivo verso quelle immagini necessarie. Nulla è gratuito, nessuno è
manipolato”.
A La Stampa il regista spiega: “Se l’Europa non riesce a fare i conti
con questa vicenda internazionale, allora crolla tutto. Non può
succedere che le persone continuino a morire in mare scappando da una
tragedia. Sarebbe già tanto se il film servisse a creare
consapevolezza”.
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il confronto aperto dalla giunta ucei
Al lavoro insieme ai rabbini
Confronto
aperto e unità di intenti, nel desiderio di identificare soluzioni
efficaci e condivise, fra i rabbini italiani e la Giunta dell'Unione
delle Comunità ebraiche, alla ricerca di un assetto ordinato e coerente
nella regolazione dei rapporti di lavoro fra rabbini e comunità
ebraiche.
Un denso e sereno dibattito si è protratto nella giornata per prendere
in esame le varie proposte alla ricerca di un equilibrio per meglio
definire le regole statutarie e contrattuali che possano definire in
maniera coerente ed efficace i rapporti nell'ambito delle realtà
comunitarie.
Le parti hanno deciso di proseguire il confronto nei prossimi giorni,
anche per portarne il risultato all'attenzione del Consiglio
dell'Unione, convocato per il prossimo 13 marzo.
Tutti i partecipanti hanno fatto richiamo all'esigenza di procedere per
definire assieme le regole e gli equilibri che rispondano al meglio
alle esigenze dell'ebraismo italiano di oggi e di domani.
Il presidente dell'Assemblea dei rabbini d'Italia, rav Giuseppe
Momigliano, ha partecipato ai lavori assieme ai rabbini capo di Roma e
di Milano, Riccardo Di Segni e Alfonso Arbib, al rav Alberto Funaro (in
rappresentanza dell'Ari) e al rabbino capo di Padova Adolfo Locci, che
è anche componente della Giunta e della Consulta rabbinica dell'Unione.
Presente agli incontri anche il rabbino Ezra Hariri Raful, ospite della
Giunta in quanto referente rabbinico per il progetto del marchio
nazionale italiano della casherut "K.it" varato dall'UCEI.
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UMBERTO ECO (1932-2016) A confronto con Pagine Ebraiche "Voi, i nemici degli imbecilli" "Gli
ebrei sono i depositari della civiltà del libro e della cultura e anche
se non sono più i tempi dei Rothschild, se molte differenze nella
società contemporanea sono meno marcate, resta la loro impronta. Per
questo sarebbe difficile per gli imbecilli trovare un nemico migliore.
Il nemico serve a chi soffre di un’identità debole e un malinteso
spirito di gruppo o un malinteso patriottismo sono spesso, purtroppo,
l’ultimo rifugio delle canaglie".
Così interveniva Umberto Eco nell'ampia intervista rilasciata al
direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale alla vigilia della
pubblicazione de "Il cimitero di Praga", il recente romanzo che il
grande semiologo piemontese ha voluto dedicare, smascherandone le
trame, ai falsari dell'odio e dell'antisemitismo.
"Con la scomparsa di Umberto Eco - commenta Vitale - la cultura
italiana non perde solo una delle sue voci più autorevoli, ma anche un
giudice lucido e intransigente. La sua denuncia della prepotenza degli
imbecilli, della volgarità e dell'intolleranza dilaganti sui territori
della demenza digitale, dell'uso distorto del web e del social network,
del giornalismo servile, continuerà a lungo a farci da guida. Il suo
lavoro resta un punto di riferimento per tutte le minoranze culturali e
religiose che possono trovare tutela solo nei valori di una società
aperta".
La redazione del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e di
Pagine Ebraiche si unisce a quanti piangono in queste ore la scomparsa
di un grande protagonista del pensiero europeo.
Sia il suo ricordo di benedizione.
(Nell'immagine Umberto Eco e Guido Vitale)
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UMBERTO ECO (1932-2016) "Ecco come smaschero le trame
di chi fabbrica l'antisemitismo" Puoi
essere chi ti pare. Puoi contare su un’autorevolezza smisurata, puoi
avere il titolo del più apprezzato e il più noto intellettuale italiano
vivente, puoi aver diffuso milioni e milioni di copie dei tuoi scritti
in tutto il mondo, puoi rappresentare quello che alcuni chiamerebbero
un mostro sacro. E puoi essere anche tanto grande da non farlo pesare
sugli altri. Ma non c’è niente da fare, la vigilia di un debutto resta
sempre una porta aperta sull’ignoto. E porta con sé quella venatura
d’ansia, di curiosità, di impazienza, che ognuno supera a modo suo.
Piacerà? Venderà? Sarà capito? Susciterà passioni, polemiche? Subirà
attacchi? Nella dolce luce della sua bella casa milanese affacciata
sulle mura del Castello Sforzesco, l’intervistato aspetta,
apparentemente rilassato, le domande sprofondando in un candido divano.
Eppure, forse non vorrebbe ammetterlo apertamente, ma è evidente,
mentre ridacchia sotto i baffi e mastica un bocchino senza sigaretta:
alla regola della vigilia non sfugge nemmeno il professor Umberto Eco.
(Il disegno è di Giorgio Albertini)
Guido Vitale, Pagine Ebraiche novembre 2010
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UMBERTO ECO (1932-2016) "Il web e i dementi da tastiera,
il cretinismo digitale ci invade" “I
social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima
parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la
collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo
stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli
imbecilli”. Fermare il cretinismo digitale, l’arroganza e la
vigliaccheria di chi da dietro a un computer si erge a oracolo, di chi
accusa, insulta e, forse ancor più grave, mente. Mentre l’Università di
Torino gli conferiva la laurea honoris causa in “Comunicazione e
Cultura dei media”, il professore avvertiva gli studenti di fare
attenzione a questa “invasione di imbecilli” da tastiera.
“La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo
spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha
promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”, l’amara
considerazione di Eco.
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umberto eco (1932-2016) Il professore in un mare di libri
La
pietra dello scandalo è in alto a destra. Quasi confortante nella
familiarità delle pagine un po’ ingiallite. È la prima edizione
italiana dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, stampata a Roma per
La vita italiana, rassegna mensile di politica, nel 1921. Lo stesso
anno, sembra quasi un paradosso, in cui il Times di Londra ne
dimostrava la natura di falso storico. L’ultimo libro di Umberto Eco
prende le mosse da questo volumetto di modesto aspetto, fondamento
antisemita di ieri e di oggi. Ma non solo. Perché il romanzo, come gli
altri del Professore, da Il nome della rosa in poi, si nutre di una
molteplicità di libri e riferimenti in una sarabanda d’erudizione da
lasciar spesso senza fiato il lettore. Ad alimentare questa giostra
intellettuale è quella che Eco chiama amabilmente “la vetrinetta”,
cuore e metaforico motore di tutta la sua narrativa. Posta al centro
del suo bel salotto, che nel centro di Milano miracolosamente si
affaccia sul verde, racchiude come uno scrigno le opere più preziose
legate al libro cui il Professore sta lavorando, in un’esposizione che
muta all’avvicendarsi delle opere.
Daniela Gross, Pagine Ebraiche novembre 2010
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Umberto eco (1932-2016) Sacrilegio, si lavora nel weekend "La saggezza del Sabato ebraico" L’altro
giorno, al mare per il week end, mi sono accorto che non stavo facendo
niente. Avevo letto alcune pagine di un libro, avevo fatto una nuotata,
e mi trovavo sdraiato sul letto senza neppur la voglia di accendere il
televisore. Ho avuto un sussulto, da etica protestante e spirito del
capitalismo, e mi sono sentito colpevole. Poi mi sono detto che avevo
avuto una settimana snervante, e forse mi faceva bene poltrire, ma mi
sono subito detto che “poltrire” è una brutta parola, e cercavo
disperatamente una giustificazione morale. Mi ero semplicemente
dimenticato (da quanti anni?) che il riposo domenicale non è un
diritto, bensì un dovere. Talora ci pare insopportabile il Sabato degli
ebrei ortodossi, che debbono accendere il televisore la sera prima e,
come accade a Gerusalemme, salgono in quel giorno su ascensori
“accelerati”, che si fermano automaticamente a ogni piano, in modo che
non si debba neppure schiacciare il bottone. Eppure tutte le
prescrizioni rituali nascono da una saggezza arcaica, e solo la
rigidezza del comando garantisce l’osservanza del precetto. È come
nelle diete: riescono se osservi in modo dogmatico le prescrizioni del
medico, non più di ottanta grammi di carne, non più di mezzo bicchiere
a pasto. Non è che novanta grammi o tre quarti di bicchiere ci facciano
ingrassare in modo sensibile, ma se passi da ottanta a novanta grammi
sei finito, niente ti impedirà il giorno dopo di salire di dieci
grammi, e via mangiare.
Qual è la saggezza del Sabato ebraico? Che se devi riposarti dopo una
settimana di lavoro il riposo deve essere assoluto, devi dimenticare
tutto, abbandonare ogni pensiero, non devi più affannarti sui pensieri
della settimana appena trascorsa. E se solo ti coglie il pensiero che
potresti finire quella lettera, o dare una lavata a quella camicia, non
ti fermi più, saranno venti lettere e il bucato della settimana.
Umberto Eco
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Ventun grammi d'indignazione
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Dunque
Lech Walesa, già leader di Solidarnosc, premio Nobel e Presidente della
Repubblica polacca, sarebbe stato un “agente comunista”. Quanto meno un
uomo compromesso con il vecchio regime, in virtù di collaboratore, con
lo pseudonimo di “Bolek”, al servizio della temibile polizia politica
negli anni dell’angosciante e opprimente “democrazia popolare”. Prendi
un ventilatore, metti del fango (o qualche altra sostanza similare),
accendi la macchina e vedi cosa succede. Troppo “divertente”. Detto
questo, la singolarità di quella vicenda, dove è in atto un regolamento
di conti politici tra le forze conservatrici al governo e il resto
dello spettro politico nazionale, rimanda tuttavia ad un problema
ancora più ampio, che rinvia al ricorso alla sottile calunniosità per
cercare di neutralizzare qualsiasi differenza di opinione.
Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Informazione |
Grande
ressa di politici all’inaugurazione il 14 febbraio della nuova
redazione di Ynet, il website partito come edizione online del
quotidiano Yediot Ahronoth e diventato il portale di notizie su
internet più popolare in Israele.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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