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21 febbraio 2016 - 12 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Ogni minimo senso di depressione è rivestito di orgoglio" (Rabbi Simha Bunim di Przysucha)
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
“Atticus was right. One time he said you never really know a man until you stand in his shoes and walk around in them”. Traduco: “Atticus aveva ragione. Una volta aveva detto che non si conosce realmente un uomo se non ci si mette nei suoi panni e non ci si va a spasso”. Grazie per averlo scritto, Harper Lee.
"Voi, il nemico migliore degli imbecilli"
“Gli ebrei sono i depositari della civiltà del libro e della cultura e anche se non sono più i tempi dei Rotschild, se molte differenze nella società contemporanea sono meno marcate, resta la loro impronta. Per questo sarebbe difficile per gli imbecilli trovare un nemico migliore. Il nemico serve a chi soffre di un’identità debole e un malinteso spirito di gruppo o un malinteso patriottismo sono spesso, purtroppo, l’ultimo rifugio delle canaglie”.
Così interveniva Umberto Eco nell’ampia intervista rilasciata al direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale alla vigilia della pubblicazione de “Il cimitero di Praga”, il recente romanzo che il grande semiologo piemontese ha voluto dedicare, smascherandone le trame, ai falsari dell’odio e dell’antisemitismo.
“Con la scomparsa di Umberto Eco – commenta Vitale – la cultura italiana non perde solo una delle sue voci più autorevoli, ma anche un giudice lucido e intransigente. La sua denuncia della prepotenza degli imbecilli, della volgarità e dell’intolleranza dilaganti sui territori della demenza digitale, dell’uso distorto del web e del social network, del giornalismo servile, continuerà a lungo a farci da guida. Il suo lavoro resta un punto di riferimento per tutte le minoranze culturali e religiose che possono trovare tutela solo nei valori di una società aperta”.

Berlino, il trionfo di Rosi. Gianfranco Rosi vince l’Orso d’oro a Berlino con “Fuocoammare”, drammatica pellicola che racconta l’odissea dei rifugiati nell’isola di Lampedusa. Spiega il regista a Repubblica, rispondendo all’accusa formulata da alcuni di “pornografia” dell’orrore: “Non avrei mai voluto raccontare i morti, né li ho cercati. La tragedia del barcone mi è arrivata addosso e non ho avuto scelta. Mi sono trovato di fronte a quelle immagini e sarei stato ipocrita a non usarle”. A spingerlo il comandante della nave, che gli avrebbe detto: “Devi andare sotto la stiva e filmare”. Dice Rosi: “Sarebbe come trovarsi davanti alle camere a gas dell’Olocausto e censurarsi perché le immagini sono troppo forti. II film è un viaggio emotivo verso quelle immagini necessarie. Nulla è gratuito, nessuno è manipolato”.
A La Stampa il regista spiega: “Se l’Europa non riesce a fare i conti con questa vicenda internazionale, allora crolla tutto. Non può succedere che le persone continuino a morire in mare scappando da una tragedia. Sarebbe già tanto se il film servisse a creare consapevolezza”.
 
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  davar
il confronto aperto dalla giunta ucei 
Al lavoro insieme ai rabbini
Confronto aperto e unità di intenti, nel desiderio di identificare soluzioni efficaci e condivise, fra i rabbini italiani e la Giunta dell'Unione delle Comunità ebraiche, alla ricerca di un assetto ordinato e coerente nella regolazione dei rapporti di lavoro fra rabbini e comunità ebraiche.
Un denso e sereno dibattito si è protratto nella giornata per prendere in esame le varie proposte alla ricerca di un equilibrio per meglio definire le regole statutarie e contrattuali che possano definire in maniera coerente ed efficace i rapporti nell'ambito delle realtà comunitarie.
Le parti hanno deciso di proseguire il confronto nei prossimi giorni, anche per portarne il risultato all'attenzione del Consiglio dell'Unione, convocato per il prossimo 13 marzo.
Tutti i partecipanti hanno fatto richiamo all'esigenza di procedere per definire assieme le regole e gli equilibri che rispondano al meglio alle esigenze dell'ebraismo italiano di oggi e di domani.
Il presidente dell'Assemblea dei rabbini d'Italia, rav Giuseppe Momigliano, ha partecipato ai lavori assieme ai rabbini capo di Roma e di Milano, Riccardo Di Segni e Alfonso Arbib, al rav Alberto Funaro (in rappresentanza dell'Ari) e al rabbino capo di Padova Adolfo Locci, che è anche componente della Giunta e della Consulta rabbinica dell'Unione. Presente agli incontri anche il rabbino Ezra Hariri Raful, ospite della Giunta in quanto referente rabbinico per il progetto del marchio nazionale italiano della casherut "K.it" varato dall'UCEI.
UMBERTO ECO (1932-2016)
A confronto con Pagine Ebraiche "Voi, i nemici degli imbecilli"
"Gli ebrei sono i depositari della civiltà del libro e della cultura e anche se non sono più i tempi dei Rothschild, se molte differenze nella società contemporanea sono meno marcate, resta la loro impronta. Per questo sarebbe difficile per gli imbecilli trovare un nemico migliore. Il nemico serve a chi soffre di un’identità debole e un malinteso spirito di gruppo o un malinteso patriottismo sono spesso, purtroppo, l’ultimo rifugio delle canaglie".
Così interveniva Umberto Eco nell'ampia intervista rilasciata al direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale alla vigilia della pubblicazione de "Il cimitero di Praga", il recente romanzo che il grande semiologo piemontese ha voluto dedicare, smascherandone le trame, ai falsari dell'odio e dell'antisemitismo.
"Con la scomparsa di Umberto Eco - commenta Vitale - la cultura italiana non perde solo una delle sue voci più autorevoli, ma anche un giudice lucido e intransigente. La sua denuncia della prepotenza degli imbecilli, della volgarità e dell'intolleranza dilaganti sui territori della demenza digitale, dell'uso distorto del web e del social network, del giornalismo servile, continuerà a lungo a farci da guida. Il suo lavoro resta un punto di riferimento per tutte le minoranze culturali e religiose che possono trovare tutela solo nei valori di una società aperta".
La redazione del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e di Pagine Ebraiche si unisce a quanti piangono in queste ore la scomparsa di un grande protagonista del pensiero europeo.
Sia il suo ricordo di benedizione.


(Nell'immagine Umberto Eco e Guido Vitale)
UMBERTO ECO (1932-2016)
"Ecco come smaschero le trame

di chi fabbrica l'antisemitismo"
Puoi essere chi ti pare. Puoi contare su un’autorevolezza smisurata, puoi avere il titolo del più apprezzato e il più noto intellettuale italiano vivente, puoi aver diffuso milioni e milioni di copie dei tuoi scritti in tutto il mondo, puoi rappresentare quello che alcuni chiamerebbero un mostro sacro. E puoi essere anche tanto grande da non farlo pesare sugli altri. Ma non c’è niente da fare, la vigilia di un debutto resta sempre una porta aperta sull’ignoto. E porta con sé quella venatura d’ansia, di curiosità, di impazienza, che ognuno supera a modo suo. Piacerà? Venderà? Sarà capito? Susciterà passioni, polemiche? Subirà attacchi? Nella dolce luce della sua bella casa milanese affacciata sulle mura del Castello Sforzesco, l’intervistato aspetta, apparentemente rilassato, le domande sprofondando in un candido divano. Eppure, forse non vorrebbe ammetterlo apertamente, ma è evidente, mentre ridacchia sotto i baffi e mastica un bocchino senza sigaretta: alla regola della vigilia non sfugge nemmeno il professor Umberto Eco.


(Il disegno è di Giorgio Albertini)

Guido Vitale, Pagine Ebraiche novembre 2010
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UMBERTO ECO (1932-2016)
"Il web e i dementi da tastiera,

il cretinismo digitale ci invade"
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Fermare il cretinismo digitale, l’arroganza e la vigliaccheria di chi da dietro a un computer si erge a oracolo, di chi accusa, insulta e, forse ancor più grave, mente. Mentre l’Università di Torino gli conferiva la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”, il professore avvertiva gli studenti di fare attenzione a questa “invasione di imbecilli” da tastiera.
“La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”, l’amara considerazione di Eco.

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umberto eco (1932-2016)
L'Italia e quelle sbadate amnesie

“Strada per strada, lo sbadato omaggio alla geografia dell’odio”. Questo il titolo di un’inchiesta che il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche dedicava alle molte strade che ancora oggi, in varie città, rendono omaggio alle peggiori menti dell’antisemitismo fascista e ad alcuni firmatari del Manifesto della Razza dal quale germogliarono le infami leggi razziste del ’38. Una mappatura che suscitò l’interesse di un grande intellettuale come Umberto Eco che, nel suo attesissimo appuntamento con “La bustina di Minerva” sulle pagine dell’Espresso, dedicava proprio a quell’inchiesta alcune riflessioni di grande interesse.
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umberto eco (1932-2016)
Il professore in un mare di libri
La pietra dello scandalo è in alto a destra. Quasi confortante nella familiarità delle pagine un po’ ingiallite. È la prima edizione italiana dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, stampata a Roma per La vita italiana, rassegna mensile di politica, nel 1921. Lo stesso anno, sembra quasi un paradosso, in cui il Times di Londra ne dimostrava la natura di falso storico. L’ultimo libro di Umberto Eco prende le mosse da questo volumetto di modesto aspetto, fondamento antisemita di ieri e di oggi. Ma non solo. Perché il romanzo, come gli altri del Professore, da Il nome della rosa in poi, si nutre di una molteplicità di libri e riferimenti in una sarabanda d’erudizione da lasciar spesso senza fiato il lettore. Ad alimentare questa giostra intellettuale è quella che Eco chiama amabilmente “la vetrinetta”, cuore e metaforico motore di tutta la sua narrativa. Posta al centro del suo bel salotto, che nel centro di Milano miracolosamente si affaccia sul verde, racchiude come uno scrigno le opere più preziose legate al libro cui il Professore sta lavorando, in un’esposizione che muta all’avvicendarsi delle opere.

Daniela Gross, Pagine Ebraiche novembre 2010
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Umberto eco (1932-2016)
Sacrilegio, si lavora nel weekend "La saggezza del Sabato ebraico"
L’altro giorno, al mare per il week end, mi sono accorto che non stavo facendo niente. Avevo letto alcune pagine di un libro, avevo fatto una nuotata, e mi trovavo sdraiato sul letto senza neppur la voglia di accendere il televisore. Ho avuto un sussulto, da etica protestante e spirito del capitalismo, e mi sono sentito colpevole. Poi mi sono detto che avevo avuto una settimana snervante, e forse mi faceva bene poltrire, ma mi sono subito detto che “poltrire” è una brutta parola, e cercavo disperatamente una giustificazione morale. Mi ero semplicemente dimenticato (da quanti anni?) che il riposo domenicale non è un diritto, bensì un dovere. Talora ci pare insopportabile il Sabato degli ebrei ortodossi, che debbono accendere il televisore la sera prima e, come accade a Gerusalemme, salgono in quel giorno su ascensori “accelerati”, che si fermano automaticamente a ogni piano, in modo che non si debba neppure schiacciare il bottone. Eppure tutte le prescrizioni rituali nascono da una saggezza arcaica, e solo la rigidezza del comando garantisce l’osservanza del precetto. È come nelle diete: riescono se osservi in modo dogmatico le prescrizioni del medico, non più di ottanta grammi di carne, non più di mezzo bicchiere a pasto. Non è che novanta grammi o tre quarti di bicchiere ci facciano ingrassare in modo sensibile, ma se passi da ottanta a novanta grammi sei finito, niente ti impedirà il giorno dopo di salire di dieci grammi, e via mangiare.
Qual è la saggezza del Sabato ebraico? Che se devi riposarti dopo una settimana di lavoro il riposo deve essere assoluto, devi dimenticare tutto, abbandonare ogni pensiero, non devi più affannarti sui pensieri della settimana appena trascorsa. E se solo ti coglie il pensiero che potresti finire quella lettera, o dare una lavata a quella camicia, non ti fermi più, saranno venti lettere e il bucato della settimana.

Umberto Eco
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SORGENTE DI VITA
"La scienza non si boicotta"

L’appello per il boicottaggio contro le università israeliane è il tema che apre la puntata di domenica 21 febbraio di Sorgente di vita. Dopo il mondo anglosassone anche l’accademia italiana prende l’iniziativa: un appello di docenti invita a censurare l’accordo di collaborazione con gli atenei israeliani complici, secondo i firmatari, di un governo che non ha ancora risolto il conflitto con i palestinesi. Un atteggiamento pieno di pregiudizi, criticato dal resto del mondo accademico: incontriamo alcuni scienziati dell’Università di Torino, che collaborano soprattutto con il Technion di Haifa e che difendono la libertà della ricerca e la sua indipendenza dalla politica.
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pilpul
Ventun grammi d'indignazione
Dunque Lech Walesa, già leader di Solidarnosc, premio Nobel e Presidente della Repubblica polacca, sarebbe stato un “agente comunista”. Quanto meno un uomo compromesso con il vecchio regime, in virtù di collaboratore, con lo pseudonimo di “Bolek”, al servizio della temibile polizia politica negli anni dell’angosciante e opprimente “democrazia popolare”. Prendi un ventilatore, metti del fango (o qualche altra sostanza similare), accendi la macchina e vedi cosa succede. Troppo “divertente”. Detto questo, la singolarità di quella vicenda, dove è in atto un regolamento di conti politici tra le forze conservatrici al governo e il resto dello spettro politico nazionale, rimanda tuttavia ad un problema ancora più ampio, che rinvia al ricorso alla sottile calunniosità per cercare di neutralizzare qualsiasi differenza di opinione.

Claudio Vercelli
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Il SettimanAle - Informazione
Grande ressa di politici all’inaugurazione il 14 febbraio della nuova redazione di Ynet, il website partito come edizione online del quotidiano Yediot Ahronoth e diventato il portale di notizie su internet più popolare in Israele.

Alessandro Treves, neuroscienziato
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