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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Il
22 febbraio 2016, 13 di Adar 5776 è venuto a mancare l’Admor di Arloi,
il Rebbe Jochanan Sofer, capo spirituale della chassidut di Arloi,
discendente del Chatam Sofer che fu nel 1800 capo della comunità,
maestro, giudice ed capo del Bet Din della città di Pressburg ovvero
Bratislava. Di fatto l’Admor di Arloi era nato nel 1923 in Ungheria,
aveva studiato e si era formato nell’ambito della propria famiglia,
sopravvivendo alla guerra che gli aveva distrutto la famiglia e
decidendo di emigrare in Israele dove creò i presupposti di questa
‘nuova chassidut’, nuovo gruppo di chassidim con usi presi da
differenti gruppi chassidici con i quali l’Admor era venuto in contatto
ed aveva studiato e vissuto. La sede della chassidut Arloi non è né a
Gheula, né a Mea Shearim, né in nessuno dei quartieri ‘socialmente’
ultraortodossi di Gerusalemme, ma nemmeno a Benè Berak, sobborgo
charedì di Tel Aviv. Sede della chassidut di Arloi è il quartiere della
vecchia Katamon a Gerusalemme, un quartiere caratterizzato da una
realtà differenziata con abitanti osservanti, ma anche non osservanti
e, se osservanti, con mille sfumature diverse: kippot da molti colori e
grandezze, donne che indossano pantaloni e portano i capelli coperti,
donne senza testa coperta, uomini e donne con jeans o con canotta
mentre fanno footing di Shabbat mattina.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Recentemente
mi è stata posta la seguente domanda: “Come può Israele avere una
convinzione così certa della positività della realtà dopo che tutta la
sua storia è stata attraversata da tribolazioni e travagli di ogni
genere?”. L’idea che la storia degli ebrei sia caratterizzata da un
interminabile susseguirsi di tragedie, esclusioni, persecuzioni e
discriminazioni è incredibilmente persistente. In genere, da storici,
la risposta più efficace sembra quella di mettere in discussione questo
assioma fondandosi sulla ben nota svolta proposta da Salo Wittmayer
Baron negli anni ’30. Baron, autore della monumentale e insuperata Social and Religious History of the Jews,
proponeva di mettere fine a quella che lui chiamava visione ‘lacrimosa’
della storia ebraica e di ragionare prendendo le mosse dalla
documentazione per sondare i rapporti sociali e culturali della
minoranza ebraica con le civiltà maggioritarie in una duplice
prospettiva orizzontale (legata allo specifico ambito cronologico e
geografico) e verticale (connessa cioè alla storia di lungo periodo
della civiltà ebraica). Ma decenni di studi e ricerche, centinaia di
metri lineari di librerie occupati da volumi che danno consistenza a
questa banale evidenza, non sono valsi a indebolire nei più l’idea
deterministica per cui la storia di Israele sia una storia di eterne
persecuzioni.
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Minaccia da Sirte
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Con
la recente occupazione della città di Sirte i terroristi dell’Isis
dispongono di un affaccio diretto sul mare e diventa così concreto il
rischio che piattaforme petrolifere e navi da crociera possano
diventare degli obiettivi. Una minaccia che ha portato l’Italia a
“sigillare” le acque davanti alla Libia. L’argomento, come riporta la
Stampa, è stato al centro della riunione del Consiglio supremo di
Difesa svoltosi ieri pomeriggio.
Il Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzione a favore
dell’imposizione di un embargo sulla vendita di armi all’Arabia
Saudita, riconoscendola responsabile di crimini di guerra e violazioni
dei diritti umani nel conflitto in Yemen. “Continuare a vendere armi a
Riad, come sta facendo l’Italia, configurerebbe una violazione della
Posizione comune del 2008 sull’export militare e del Trattato
internazionale sul commercio di armi del 2014″ commenta il coordinatore
di Rete Disarmo (Il Fatto Quotidiano).
“Alle coppie omosessuali viene riconosciuta una sostanziale
equiparazione con le coppie sposate”. Dopo il via libera del Senato
alle unioni civili, il sottosegretario Ivan Scalfarotto parla con
l’Unità di “provvedimento rivoluzionario”. Anche se – dice – “resta un
po’ di amaro” per lo stralcio della stepchild, dopo il “dietrofront”
dei Cinquestelle. “L’obiettivo finale è e resta la piena uguaglianza.
Come sappiamo – afferma Scalfarotto – il primo passo è sempre la parte
essenziale del viaggio”.
Iraniani alle urne per un inedito doppio turno elettorale. Nella prima
consultazione dopo le presidenziali del 2013 che hanno sancito l’ascesa
al potere di Hassan Rouhani, l’elettorato è chiamato a rinnovare
insieme due istituzioni, il Parlamento e l’Assemblea degli esperti.
Quest’ultima, che ha il compito di vegliare sulla Guida suprema e di
sceglierne una nuova, “viene rinnovata per la prima volta in un
decennio” (Il Messaggero).
Si apprende intanto che, a 27 anni dalla fatwa di Khomeini contro lo
scrittore Salman Rushdie, alcune emittenti locali hanno raccolto
600mila dollari permettendo così di alzare la taglia per la sua
uccisione (Il Tempo).
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UNIONI CIVILI - IL PRESIDENTE DEI RABBINI ITALIANI "Attenti ai segnali della società,
Halakhah il nostro riferimento" “Prendiamo
atto di questa legge che, con una certa fatica, si sta facendo strada
nel Parlamento. In quanto cittadini italiani, non possiamo infatti
sottrarci dal compito di leggere e interpretare i segnali che arrivano
dalla società, dalle forze politiche, dalle istituzioni. Quindi massimo
rispetto e massima attenzione alla pluralità di opinioni espresse,
anche all’interno delle nostre Comunità. Però deve essere chiaro un
fatto. E cioè che la linea educativa dell’ebraismo ortodosso si basa
sulla Halakhah, la legge ebraica. E che questa non può essere cambiata
perché forze esterne indicano un percorso diverso. Faccio un esempio:
non è che se da un giorno all’altro l’adulterio viene depenalizzato,
allora dobbiamo procedere a una modifica dei Dieci Comandamenti. Spero
sia chiaro”.
Così il presidente dei rabbini italiani, rav Giuseppe Momigliano,
commenta a Pagine Ebraiche il via libera del Senato alle unioni civili
e l’intenso dibattito che coinvolge in queste ore l’intero apparato
politico oltre a opinion leader e tanta gente comune. “Il nostro
compito è quello di mantenere e definire un certo tipo di impegno
educativo. Al tempo stesso – osserva rav Momigliano – è importante
mantenere un confronto aperto con la società nelle sue diverse anime ed
espressioni”. Leggi |
GUIDO BONFIGLIOLI (1919-2016) "Questo era Primo Levi"
"A noi fu dato in sorte questo tempo”.
Sillaba ancora le terribili parole con cui Primo Levi cercò di
raccontare il dramma della gioventù ebraica italiana nella tempesta
delle persecuzioni, della Shoah e della Resistenza. E le sillabe sono
pietre e il maldestro tentativo di sminuire, di appannare il ruolo di
quei ragazzini partigiani che salvarono l’onore dell’Italia torna
subito alla sua dimensione reale, quella della provocazione di chi al
protagonismo è disposto a pagare qualunque prezzo.
Oggi, lontano come non mai dalla sua Torino, nascosto in un rifugio
dove nemmeno i più volenterosi biografi di Primo Levi riescono a
scovarlo, creduto morto o disperso dai tanti che non sanno più nulla di
lui, Guido Bonfiglioli accetta di parlare solo dopo lunghe insistenze.
Partigiano con Emanuele Artom, Primo Levi, e gli altri, è forse il solo
di quella meglio gioventù a non averci lasciati, ma la sua scelta è il
silenzio, un silenzio che solo un moto d’indignazione riesce oggi a
interrompere brevemente.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche maggio 2013 Leggi
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GUIDO BONFIGLIOLI (1919-2016) La meglio gioventù e l'amicizia in quel libretto di sorrisi
Non
si può vivere di solo umorismo yiddish, di barzellette sugli ebrei s’è
scritto (forse) troppo. Ci siamo dimenticati che la parodia, in Italia,
è un genere di scrittura dove la cultura ebraica ha lasciato maestri
insigni, come dimostra il libretto di Emanuele Artom e Guido
Bonfiglioli. Stampato dalle Edizioni dell’Eridano nel 1937 è una vera e
propria rarità bibliografia. Salvo errore, e il Sistema bibliotecario
nazionale sbaglia raramente, se ne conservano due soli esemplari. Uno
presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, l’altro a Torino, presso la
Comunità ebraica (è l’esemplare su cui è modellata l’edizione
anastatica promossa dall’Archivio Benvenuto e Alessandro Terracini).
Per chi conosce e ammira l’autore dei Diari, uno dei testi più
rappresentativi non solo della letteratura resistenziale, ma anche
della cultura ebraica nel suo insieme, la riedizione di un libretto
dove Emanuele Artom figura come coautore, apparirà, ci si augura, come
una sorpresa: lieta come tutte le cose inattese che collaborano a
ricordarci il volto sorridente delle vittime.
Alberto Cavaglion, Pagine Ebraiche maggio 2013 Leggi
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SOLIDARIETà a david guetta Vergogna tra gli ultras viola Da
oltre trent’anni gioie e dolori in casa viola hanno la sua voce. La
voce del cuore, la voce di una passione che non ha età e che ancora
oggi raggiunge decine di migliaia di appassionati ogni domenica sulle
frequenze di Radio Bruno.
Questa notte a Londra, al termine dell’incontro Tottenham-Fiorentina di
Europa League, mentre si accingeva a prendere la metropolitana per
tornare in albergo, David Guetta è stato avvicinato da una ventina di
ragazzotti che l’hanno riconosciuto e hanno iniziato a cantare un
ignobile motivetto: “David Guetta, c’è un treno per Mauthausen che ti
aspetta”.
A denunciarlo il popolare radiocronista, che è anche firma sportiva
delle pagine fiorentine del Corriere, in un post pubblicato nella notte
sul proprio blog. Purtroppo non è la prima volta che accadono episodi
di questo genere. Sei anni fa ad esempio l’insulto partì da un
importante rappresentante del tifo, “oggi salito di rango” (sottolinea
Guetta) che aggiunse di voler venire in radio “a staccargli la testa”.
“La vergogna – scrive Guetta – è per questi dementi con cui mi
piacerebbe avere un confronto e che quasi certamente non sanno bene
cosa sia successo a Mauthausen. O ad Auschwitz, o a Dachau, o a
Treblinka. Vorrei avere questo incontro davanti alla lapide che in via
Farini ricorda i fiorentini che sono partiti con quei treni che loro
oggi vogliono per me e che non sono più tornati".
"Tornando
in metro insieme a David Guetta e altri colleghi - racconta Ernesto
Poesio del Corriere Fiorentino - un gruppo di tifosi della Fiorentina
ci aspetta nel tunnel per cantare a David un coro antisemita. Non
contenti ci rincorrono e continuano fino a quando non saliamo sulla
metro. Una sensazione di disgusto mi ha completamente rovinato una
bella serata di sport".
"Se sono tifosi della curva, la curva li espella" chiede il direttore della testata Paolo Ermini.
A David Guetta la massima solidarietà e vicinanza della redazione del
portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche.
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QUI ROMA - LOTTA AL DEGRADO "Ripuliamo il ponte di Settimia""
L’importanza
simbolica è anche nel nome, quello dell’unica donna romana che fece
ritorno dall’orrore di Auschwitz-Birkenau (dove fu deportata dopo
l’arresto, avvenuto il 16 ottobre del ’43). Il ponte Settimia
Spizzichino è quindi, per la Capitale, molto più di un semplice
attraversamento. Quanto la testimonianza viva di un ricordo che non si
spengono. Per preservarla al meglio i volontari dell’associazione
Retake, guidati da Donato Sciunnache, hanno deciso di porre fine a una
situazione di degrado divenuta intollerabile: in tutta la sua
estensione il ponte è infatti ricoperto di scritte che ne deturpano
l’immagine.
“Purtroppo Roma è piena di manifestazioni di inciviltà. Retake agisce
in diversi quartieri con questa missione: ripulire le strade, le
piazze, i luoghi di incontro e di passaggio. Fare di Roma una città più
pulita”, ci racconta Sciunnache.
L’appuntamento è per la mattina del 6 marzo, davanti alla stazione
Garbatella. Gel, vernice e prodotti professionali per togliere le
scritte saranno fornite dai volontari di Retake.
“Settimia è stata una grande figura della nostra Comunità. Prendendoci
cura del suo ponte, contribuiamo a tenerne viva la Memoria. E nel suo
nome – afferma Donato – lanciamo un nuovo messaggio positivo a tutti”. Leggi
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Umberto Eco (1932-2016)
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In
questa settimana non sono mancati fatti e parole che meriterebbero un
commento, o che suonano così paradossali da commentarsi da sé (uno per
tutti: la battaglia in nome della religione per abolire l’obbligo di
fedeltà), ma casomai ne parlerò un’altra volta (tanto se ne discuterà
ancora molto a lungo), perché oggi non posso fare a meno di ricordare
Umberto Eco.
Ci sono molti modi di amare uno scrittore e di prenderlo come maestro.
Se si ha la fortuna di essere Dante Alighieri può addirittura
trasformarlo in un proprio personaggio (chi si ricorda che nella realtà
storica Virgilio e Dante sono non si sono mai incontrati? Sembra
impossibile). Oppure, più modestamente, se si ha la fortuna di amare un
autore contemporaneo, si può inseguirlo di qua e di là per trasmissioni
televisive, articoli, conferenze, Salone del libro. Sempre con
un’impressione di familiarità, sempre con l’illusoria sensazione che
prima o poi si presenterà l’occasione di conoscerlo di persona.
Ora che so che questa occasione non potrà più presentarsi mi ritrovo a
riflettere sulla curiosa influenza che Umberto Eco ha avuto sulla mia
vita. Un’influenza discreta, fatta di fascinazioni e suggestioni, con
qualche ricaduta pratica. Dalla scelta di laurearmi in semiologia sul
seder di Pesach, alla decisione di lavorare negli anni universitari
all’Archivio Terracini di Torino perché Il nome della rosa mi aveva
trasmesso il fascino per le biblioteche antiche, fino alle istruzioni,
garbate e molto divertenti, su come fare una tesi di laurea (istruzioni
a cui mi sono attenuta scrupolosamente e che hanno influenzato per
sempre il mio modo di scrivere).
Il nome della rosa, letto a quindici anni, è stato un amore
giovanile di quelli che non si scordano mai. Ma forse solo negli ultimi
tempi, e in particolare dopo l’attacco a Charlie Hebdo, ci possiamo
rendere davvero conto di quanto quel libro fosse stato profetico nel
mostrare una fede cieca e incapace di dubbi, che odia più di ogni altra
cosa chi insegna a ridere e far ridere. Vale la pena di ricordarlo
mentre ci avviciniamo a Purim.
Anna Segre, insegnante
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Il proprio destino
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Qualche
tempo fa Stefano Jesurum scrisse su queste pagine che il grande tema
dell’opera narrativa di Israel Joshua Singer fosse l’illusione. Niente
di più vero. Nella Famiglia Karnowski (1943) sono presenti tre chimere
che hanno accompagnato la storia ebraica in tutto l’arco del Novecento:
l’illusione del capostipite polacco David di diventare tedesco
attraverso l’Haskalah, l’illusione del figlio Georg di affrancarsi
dalle ‘antiquate’ tradizioni dei genitori, l’illusione del nipote Jegor
di cancellare la propria parte ebraica. Tra queste si potrebbe
aggiungere anche l’illusione, espressa da Elsa Landau, e già presente
in altre opere di I.J. Singer, del comunismo, il quale insieme alla
liberazione degli ebrei avrebbe portato alla liberazione dell’intera
umanità senza più distinzioni nazionali.
Francesco Moises Bassano, studente Leggi
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Numeri o persone?
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Contarsi
può essere pericoloso. Questo è quello che sembra dirci subito la
parashà di Ki tissà. Forse perché potrebbe generare un senso di
orgoglio? O un senso di forza che non sapremmo gestire? O magari perché
ci può distrarre da quello di cui dovremmo occuparci? Trasformare
l’uomo in un numero non sembra portare nulla di buono.
Ilana Bahbout
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