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26 febbraio 2016 - 17 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Il 22 febbraio 2016, 13 di Adar 5776 è venuto a mancare l’Admor di Arloi, il Rebbe Jochanan Sofer, capo spirituale della chassidut di Arloi, discendente del Chatam Sofer che fu nel 1800 capo della comunità, maestro, giudice ed capo del Bet Din della città di Pressburg ovvero Bratislava. Di fatto l’Admor di Arloi era nato nel 1923 in Ungheria, aveva studiato e si era formato nell’ambito della propria famiglia, sopravvivendo alla guerra che gli aveva distrutto la famiglia e decidendo di emigrare in Israele dove creò i presupposti di questa ‘nuova chassidut’, nuovo gruppo di chassidim con usi presi da differenti gruppi chassidici con i quali l’Admor era venuto in contatto ed aveva studiato e vissuto. La sede della chassidut Arloi non è né a Gheula, né a Mea Shearim, né in nessuno dei quartieri ‘socialmente’ ultraortodossi di Gerusalemme, ma nemmeno a Benè Berak, sobborgo charedì di Tel Aviv. Sede della chassidut di Arloi è il quartiere della vecchia Katamon a Gerusalemme, un quartiere caratterizzato da una realtà differenziata con abitanti osservanti, ma anche non osservanti e, se osservanti, con mille sfumature diverse: kippot da molti colori e grandezze, donne che indossano pantaloni e portano i capelli coperti, donne senza testa coperta, uomini e donne con jeans o con canotta mentre fanno footing di Shabbat mattina.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Recentemente mi è stata posta la seguente domanda: “Come può Israele avere una convinzione così certa della positività della realtà dopo che tutta la sua storia è stata attraversata da tribolazioni e travagli di ogni genere?”. L’idea che la storia degli ebrei sia caratterizzata da un interminabile susseguirsi di tragedie, esclusioni, persecuzioni e discriminazioni è incredibilmente persistente. In genere, da storici, la risposta più efficace sembra quella di mettere in discussione questo assioma fondandosi sulla ben nota svolta proposta da Salo Wittmayer Baron negli anni ’30. Baron, autore della monumentale e insuperata Social and Religious History of the Jews, proponeva di mettere fine a quella che lui chiamava visione ‘lacrimosa’ della storia ebraica e di ragionare prendendo le mosse dalla documentazione per sondare i rapporti sociali e culturali della minoranza ebraica con le civiltà maggioritarie in una duplice prospettiva orizzontale (legata allo specifico ambito cronologico e geografico) e verticale (connessa cioè alla storia di lungo periodo della civiltà ebraica). Ma decenni di studi e ricerche, centinaia di metri lineari di librerie occupati da volumi che danno consistenza a questa banale evidenza, non sono valsi a indebolire nei più l’idea deterministica per cui la storia di Israele sia una storia di eterne persecuzioni.
 
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Minaccia da Sirte
Con la recente occupazione della città di Sirte i terroristi dell’Isis dispongono di un affaccio diretto sul mare e diventa così concreto il rischio che piattaforme petrolifere e navi da crociera possano diventare degli obiettivi. Una minaccia che ha portato l’Italia a “sigillare” le acque davanti alla Libia. L’argomento, come riporta la Stampa, è stato al centro della riunione del Consiglio supremo di Difesa svoltosi ieri pomeriggio.

Il Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzione a favore dell’imposizione di un embargo sulla vendita di armi all’Arabia Saudita, riconoscendola responsabile di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani nel conflitto in Yemen. “Continuare a vendere armi a Riad, come sta facendo l’Italia, configurerebbe una violazione della Posizione comune del 2008 sull’export militare e del Trattato internazionale sul commercio di armi del 2014″ commenta il coordinatore di Rete Disarmo (Il Fatto Quotidiano).

“Alle coppie omosessuali viene riconosciuta una sostanziale equiparazione con le coppie sposate”. Dopo il via libera del Senato alle unioni civili, il sottosegretario Ivan Scalfarotto parla con l’Unità di “provvedimento rivoluzionario”. Anche se – dice – “resta un po’ di amaro” per lo stralcio della stepchild, dopo il “dietrofront” dei Cinquestelle. “L’obiettivo finale è e resta la piena uguaglianza. Come sappiamo – afferma Scalfarotto – il primo passo è sempre la parte essenziale del viaggio”.

Iraniani alle urne per un inedito doppio turno elettorale. Nella prima consultazione dopo le presidenziali del 2013 che hanno sancito l’ascesa al potere di Hassan Rouhani, l’elettorato è chiamato a rinnovare insieme due istituzioni, il Parlamento e l’Assemblea degli esperti. Quest’ultima, che ha il compito di vegliare sulla Guida suprema e di sceglierne una nuova, “viene rinnovata per la prima volta in un decennio” (Il Messaggero).
Si apprende intanto che, a 27 anni dalla fatwa di Khomeini contro lo scrittore Salman Rushdie, alcune emittenti locali hanno raccolto 600mila dollari permettendo così di alzare la taglia per la sua uccisione (Il Tempo).
 
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  davar
UNIONI CIVILI - IL PRESIDENTE DEI RABBINI ITALIANI
"Attenti ai segnali della società,

Halakhah il nostro riferimento"
“Prendiamo atto di questa legge che, con una certa fatica, si sta facendo strada nel Parlamento. In quanto cittadini italiani, non possiamo infatti sottrarci dal compito di leggere e interpretare i segnali che arrivano dalla società, dalle forze politiche, dalle istituzioni. Quindi massimo rispetto e massima attenzione alla pluralità di opinioni espresse, anche all’interno delle nostre Comunità. Però deve essere chiaro un fatto. E cioè che la linea educativa dell’ebraismo ortodosso si basa sulla Halakhah, la legge ebraica. E che questa non può essere cambiata perché forze esterne indicano un percorso diverso. Faccio un esempio: non è che se da un giorno all’altro l’adulterio viene depenalizzato, allora dobbiamo procedere a una modifica dei Dieci Comandamenti. Spero sia chiaro”.
Così il presidente dei rabbini italiani, rav Giuseppe Momigliano, commenta a Pagine Ebraiche il via libera del Senato alle unioni civili e l’intenso dibattito che coinvolge in queste ore l’intero apparato politico oltre a opinion leader e tanta gente comune. “Il nostro compito è quello di mantenere e definire un certo tipo di impegno educativo. Al tempo stesso – osserva rav Momigliano – è importante mantenere un confronto aperto con la società nelle sue diverse anime ed espressioni”.

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LA LOTTA PARTIGIANA ASSIEME A PRIMO LEVI
Guido Bonfiglioli (1919-2016)
Profondo cordoglio nell'ebraismo italiano per la scomparsa a Cagliari di Guido Bonfiglioli, fisico ed eroe della Resistenza accanto a Primo Levi.
In un emozionante e inedito colloquio con Pagine Ebraiche Bonfiglioli era tornato con la memoria a quelle settimane nelle valli del coraggio e demolito le provocazioni di chi, negli stessi giorni, cercava maldestramente di sminuire il ruolo di quei ragazzini partigiani che salvarono l'onore dell'Italia.
Sia il suo ricordo di benedizione

(Il disegno è di Giorgio Albertini)
GUIDO BONFIGLIOLI (1919-2016)
"Questo era Primo Levi"
"A noi fu dato in sorte questo tempo”.
Sillaba ancora le terribili parole con cui Primo Levi cercò di raccontare il dramma della gioventù ebraica italiana nella tempesta delle persecuzioni, della Shoah e della Resistenza. E le sillabe sono pietre e il maldestro tentativo di sminuire, di appannare il ruolo di quei ragazzini partigiani che salvarono l’onore dell’Italia torna subito alla sua dimensione reale, quella della provocazione di chi al protagonismo è disposto a pagare qualunque prezzo.
Oggi, lontano come non mai dalla sua Torino, nascosto in un rifugio dove nemmeno i più volenterosi biografi di Primo Levi riescono a scovarlo, creduto morto o disperso dai tanti che non sanno più nulla di lui, Guido Bonfiglioli accetta di parlare solo dopo lunghe insistenze. Partigiano con Emanuele Artom, Primo Levi, e gli altri, è forse il solo di quella meglio gioventù a non averci lasciati, ma la sua scelta è il silenzio, un silenzio che solo un moto d’indignazione riesce oggi a interrompere brevemente.


Guido Vitale, Pagine Ebraiche maggio 2013
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GUIDO BONFIGLIOLI (1919-2016)
La meglio gioventù e l'amicizia in quel libretto di sorrisi
Non si può vivere di solo umorismo yiddish, di barzellette sugli ebrei s’è scritto (forse) troppo. Ci siamo dimenticati che la parodia, in Italia, è un genere di scrittura dove la cultura ebraica ha lasciato maestri insigni, come dimostra il libretto di Emanuele Artom e Guido Bonfiglioli. Stampato dalle Edizioni dell’Eridano nel 1937 è una vera e propria rarità bibliografia. Salvo errore, e il Sistema bibliotecario nazionale sbaglia raramente, se ne conservano due soli esemplari. Uno presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, l’altro a Torino, presso la Comunità ebraica (è l’esemplare su cui è modellata l’edizione anastatica promossa dall’Archivio Benvenuto e Alessandro Terracini). Per chi conosce e ammira l’autore dei Diari, uno dei testi più rappresentativi non solo della letteratura resistenziale, ma anche della cultura ebraica nel suo insieme, la riedizione di un libretto dove Emanuele Artom figura come coautore, apparirà, ci si augura, come una sorpresa: lieta come tutte le cose inattese che collaborano a ricordarci il volto sorridente delle vittime.


Alberto Cavaglion, Pagine Ebraiche maggio 2013
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SOLIDARIETà a david guetta 
Vergogna tra gli ultras viola 
Da oltre trent’anni gioie e dolori in casa viola hanno la sua voce. La voce del cuore, la voce di una passione che non ha età e che ancora oggi raggiunge decine di migliaia di appassionati ogni domenica sulle frequenze di Radio Bruno.
Questa notte a Londra, al termine dell’incontro Tottenham-Fiorentina di Europa League, mentre si accingeva a prendere la metropolitana per tornare in albergo, David Guetta è stato avvicinato da una ventina di ragazzotti che l’hanno riconosciuto e hanno iniziato a cantare un ignobile motivetto: “David Guetta, c’è un treno per Mauthausen che ti aspetta”.
A denunciarlo il popolare radiocronista, che è anche firma sportiva delle pagine fiorentine del Corriere, in un post pubblicato nella notte sul proprio blog. Purtroppo non è la prima volta che accadono episodi di questo genere. Sei anni fa ad esempio l’insulto partì da un importante rappresentante del tifo, “oggi salito di rango” (sottolinea Guetta) che aggiunse di voler venire in radio “a staccargli la testa”.
“La vergogna – scrive Guetta – è per questi dementi con cui mi piacerebbe avere un confronto e che quasi certamente non sanno bene cosa sia successo a Mauthausen. O ad Auschwitz, o a Dachau, o a Treblinka. Vorrei avere questo incontro davanti alla lapide che in via Farini ricorda i fiorentini che sono partiti con quei treni che loro oggi vogliono per me e che non sono più tornati".

"Tornando in metro insieme a David Guetta e altri colleghi - racconta Ernesto Poesio del Corriere Fiorentino - un gruppo di tifosi della Fiorentina ci aspetta nel tunnel per cantare a David un coro antisemita. Non contenti ci rincorrono e continuano fino a quando non saliamo sulla metro. Una sensazione di disgusto mi ha completamente rovinato una bella serata di sport".
"Se sono tifosi della curva, la curva li espella" chiede il direttore della testata Paolo Ermini.
 
A David Guetta la massima solidarietà e vicinanza della redazione del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e Pagine Ebraiche.

IL RITRATTO DI PAGINE EBRAICHE
Forza David, siamo con te!
A seguito della vergognosa aggressione verbale di Londra proponiamo ai nostri lettori il ritratto di David Guetta pubblicato su Pagine Ebraiche nel numero di marzo del 2010.


Il calcio, ancor prima di uno sport, è soprattutto un grande spettacolo: un dribbling o una rovesciata regalano brividi unici. Ma nel mondo del pallone, esiste anche chi è capace di far provare delle intense emozioni esclusivamente con le proprie capacità oratorie. Appartiene a questa categoria umana David Guetta, da oltre 28 anni voce della Fiorentina e da tempo più recente apprezzata firma della redazione locale del Corriere della sera. Le sue appassionanti radiocronache tengono con il fiato sospeso decine di migliaia di ascoltatori ogni domenica. Il suo inconfondibile grido di gioia a ogni marcatura dell’undici gigliato è il momento liberatorio che i tifosi aspettano con ansia e trepidazione.

(Il disegno è di Vanessa Belardo)

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche marzo 2010
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QUI BUENOS AIRES
"Alberto Nisman venne ucciso" Si riapre il caso giudiziario
Arrivati a questo punto delle indagini, le prove supportano l’ipotesi che Alberto Nisman sia stato vittima di un omicidio”.
Lo scrive il procuratore distrettuale Ricardo Saenz in una lettera indirizzata alla Corte di Buenos Aires. Un riconoscimento fondamentale per riaprire il caso, a più di un anno di distanza, sulla morte del magistrato Nisman, trovato misteriosamente morto il 18 gennaio del 2015.
Poche ore dopo il delitto, il magistrato avrebbe dovuto rivelare particolari scottanti che dimostravano come l’ex presidente argentino Cristina Kirchner stesse cercando di insabbiare le indagini sull’attentato al centro ebraico Amia dove nel 1994 un’autobomba uccise 85 persone e ne ferì più di 300.
Questa è la prima volta nella quale ufficialmente si mette da parte l’ipotesi del suicidio per sostenere quella di un omicidio ben orchestrato
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QUI ROMA - LOTTA AL DEGRADO
"Ripuliamo il ponte di Settimia""
L’importanza simbolica è anche nel nome, quello dell’unica donna romana che fece ritorno dall’orrore di Auschwitz-Birkenau (dove fu deportata dopo l’arresto, avvenuto il 16 ottobre del ’43). Il ponte Settimia Spizzichino è quindi, per la Capitale, molto più di un semplice attraversamento. Quanto la testimonianza viva di un ricordo che non si spengono. Per preservarla al meglio i volontari dell’associazione Retake, guidati da Donato Sciunnache, hanno deciso di porre fine a una situazione di degrado divenuta intollerabile: in tutta la sua estensione il ponte è infatti ricoperto di scritte che ne deturpano l’immagine.
“Purtroppo Roma è piena di manifestazioni di inciviltà. Retake agisce in diversi quartieri con questa missione: ripulire le strade, le piazze, i luoghi di incontro e di passaggio. Fare di Roma una città più pulita”, ci racconta Sciunnache.
L’appuntamento è per la mattina del 6 marzo, davanti alla stazione Garbatella. Gel, vernice e prodotti professionali per togliere le scritte saranno fornite dai volontari di Retake.
“Settimia è stata una grande figura della nostra Comunità. Prendendoci cura del suo ponte, contribuiamo a tenerne viva la Memoria. E nel suo nome – afferma Donato – lanciamo un nuovo messaggio positivo a tutti”.
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pilpul
Umberto Eco (1932-2016)
In questa settimana non sono mancati fatti e parole che meriterebbero un commento, o che suonano così paradossali da commentarsi da sé (uno per tutti: la battaglia in nome della religione per abolire l’obbligo di fedeltà), ma casomai ne parlerò un’altra volta (tanto se ne discuterà ancora molto a lungo), perché oggi non posso fare a meno di ricordare Umberto Eco.
Ci sono molti modi di amare uno scrittore e di prenderlo come maestro. Se si ha la fortuna di essere Dante Alighieri può addirittura trasformarlo in un proprio personaggio (chi si ricorda che nella realtà storica Virgilio e Dante sono non si sono mai incontrati? Sembra impossibile). Oppure, più modestamente, se si ha la fortuna di amare un autore contemporaneo, si può inseguirlo di qua e di là per trasmissioni televisive, articoli, conferenze, Salone del libro. Sempre con un’impressione di familiarità, sempre con l’illusoria sensazione che prima o poi si presenterà l’occasione di conoscerlo di persona.
Ora che so che questa occasione non potrà più presentarsi mi ritrovo a riflettere sulla curiosa influenza che Umberto Eco ha avuto sulla mia vita. Un’influenza discreta, fatta di fascinazioni e suggestioni, con qualche ricaduta pratica. Dalla scelta di laurearmi in semiologia sul seder di Pesach, alla decisione di lavorare negli anni universitari all’Archivio Terracini di Torino perché Il nome della rosa mi aveva trasmesso il fascino per le biblioteche antiche, fino alle istruzioni, garbate e molto divertenti, su come fare una tesi di laurea (istruzioni a cui mi sono attenuta scrupolosamente e che hanno influenzato per sempre il mio modo di scrivere).
 Il nome della rosa, letto a quindici anni, è stato un amore giovanile di quelli che non si scordano mai. Ma forse solo negli ultimi tempi, e in particolare dopo l’attacco a Charlie Hebdo, ci possiamo rendere davvero conto di quanto quel libro fosse stato profetico nel mostrare una fede cieca e incapace di dubbi, che odia più di ogni altra cosa chi insegna a ridere e far ridere. Vale la pena di ricordarlo mentre ci avviciniamo a Purim. 


Anna Segre, insegnante


Il proprio destino
Qualche tempo fa Stefano Jesurum scrisse su queste pagine che il grande tema dell’opera narrativa di Israel Joshua Singer fosse l’illusione. Niente di più vero. Nella Famiglia Karnowski (1943) sono presenti tre chimere che hanno accompagnato la storia ebraica in tutto l’arco del Novecento: l’illusione del capostipite polacco David di diventare tedesco attraverso l’Haskalah, l’illusione del figlio Georg di affrancarsi dalle ‘antiquate’ tradizioni dei genitori, l’illusione del nipote Jegor di cancellare la propria parte ebraica. Tra queste si potrebbe aggiungere anche l’illusione, espressa da Elsa Landau, e già presente in altre opere di I.J. Singer, del comunismo, il quale insieme alla liberazione degli ebrei avrebbe portato alla liberazione dell’intera umanità senza più distinzioni nazionali.

Francesco Moises Bassano, studente
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Numeri o persone?
Contarsi può essere pericoloso. Questo è quello che sembra dirci subito la parashà di Ki tissà. Forse perché potrebbe generare un senso di orgoglio? O un senso di forza che non sapremmo gestire? O magari perché ci può distrarre da quello di cui dovremmo occuparci? Trasformare l’uomo in un numero non sembra portare nulla di buono.

Ilana Bahbout
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