Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"L'abitudine è un grande ladro ed è sempre presso l'uomo" (Rabbi Menachem Mendel di Kotzk).
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Talvolta
niente di meglio che un po’ di geografia per capire i termini dei
problemi: a fronte di una discussione astratta sull’UE dei complotti,
si prenda in mano la mappa concreta delle barriere (muri, linee di filo
spinato, barriere di controllo, …). Anche un’infografica (paese per
paese) dello ius soli, ius sanguinis, non guasterebbe. Due strumenti
utili per capire l’Europa che c’è per davvero. Tanto per raccontare i
termini concreti del problema e, forse, riuscire a tenere sotto
controllo la retorica.
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Iran, la vittoria di Rouhani
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A
Teheran 29 seggi su 30 sono andati ai riformisti di Rouhani. E anche il
resto del paese ha risposto positivamente. Il risultato che si sta
profilando nelle elezioni iraniane parla di una netta approvazione
popolare delle iniziative portate avanti dall’attuale presidente, su
tutte l’accordo nucleare. “II popolo ha dato maggior credibilità e
potere al suo governo eletto. La competizione è finita — il commento di
Rouhani riportato dal Corriere della Sera -. È ora di aprire un nuovo
capitolo nello sviluppo economico dell’Iran, basato sulle capacità
nazionali e sulle opportunità internazionali”. L’attuale leader
Khamenei, spiega il direttore della Stampa Maurizio Molinari, rimane
saldamente al potere ma troverà a fargli da contraltare l’ex presidente
Rafsanjani, tra i leader dell’area dei riformisti e sostenitore di
Rouhani. Rafsanjani è lo stesso uomo che nel 2006 venne accusato dalla
giustizia argentina di essere stato, da presidente, il mandante
dell’attentato di Buenos Aires del 1994 contro il centro ebraico Amia
in cui furono assassinate 85 persone. Se di cambiamento si parla, da
Gerusalemme fanno sapere che la prima riforma portata avanti da Teheran
dovrebbe essere di finirla di finanziare il terrorismo internazionale.
Anche per la minoranza ebraica iraniana non cambierà molto, afferma un
suo rappresentante al Corriere della Sera: “chiunque vada in Parlamento
– afferma – non si occupa delle questioni politiche iraniane. Deve
tutelare gli interessi della comunità”.
Unioni civili. La Stampa segnala l’intervento del presidente dei
rabbini italiani, rav Giuseppe Momigliano, che sul nostro notiziario
quotidiano di venerdì si era così espresso sul tema delle unioni
civili: “Prendiamo atto di questa legge che, con una certa fatica, si
sta facendo strada nel Parlamento. In quanto cittadini italiani, non
possiamo infatti sottrarci dal compito di leggere e interpretare i
segnali che arrivano dalla società, dalle forze politiche, dalle
istituzioni. Quindi massimo rispetto e massima attenzione alla
pluralità di opinioni espresse, anche all’interno delle nostre
Comunità. Però deve essere chiaro un fatto. E cioè che la linea
educativa dell’ebraismo ortodosso si basa sulla Halakhah, la legge
ebraica. E che questa non può essere cambiata perché forze esterne
indicano un percorso diverso”.
Bologna, imbrattato il Memoriale. “L’antisemitismo non c’entra, è un
fenomeno diffuso”, spiega il presidente della Comunità ebraica di
Bologna Daniele De Paz in un’intervista pubblicata sulle pagine
bolognesi del Corriere. Il riferimento è alla scritta con cui è stato
imbrattato uno dei muri del Memoriale della Shoah cittadino, inaugurato
lo scorso 27 gennaio. “L’oltraggio al Monumento” scrive oggi Vittorio
Monti sulla prima del Corriere Bologna, è “un insulto globale alla
città”. “Il momento attuale – continua Monti – mostra convergenti
inquietudini: l’assalto alla libertà di pensiero e di insegnamento
incarnata da Angelo Panebianco, gli slogan nostalgia, lo sfregio ai
Martiri delle Foibe, le minacce alla polizia, l’ira contro le banche”.
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IL RAV riccardo DI SEGNI A PAGINE EBRAICHE
Dialogo, avanti con prudenza
Il
Dialogo va avanti, ma non può essere fatto solo di gesti simbolici. Per
questo il giornale dell’ebraismo italiano nel suo numero di marzo in
distribuzione dà spazio alle riflessioni del rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni riguardo a un recente documento della Commissione
vaticana per i rapporti con l’ebraismo. Molteplici i temi affrontati
nel documento: dall’impatto della dichiarazione conciliare allo statuto
teologico del dialogo ebraico-cattolico; dalla relazione tra Antico e
Nuovo Testamento al mandato evangelizzatore della Chiesa in relazione
all’ebraismo.
Scrive il rav Di Segni: “Non spetta agli ebrei commentare le difficoltà
teologiche interne del mondo cristiano quanto piuttosto riferirsi alle
loro conseguenze pratiche; qui i significativi progressi sono comunque
segnati da un’ombra di dubbio, data dalla visione totalizzante della
salvezza cristiana e della necessità comunque di proclamarla ed
evangelizzare; e c’è il dubbio che non risolvendo in modo logico e
convincente le difficoltà dottrinali (come mai gli ebrei restano popolo
di Dio e sono salvati anche se non credono), ma affidandole al piano
misterioso della fede, l’intero impianto sia fragile e non abbia la
forza di penetrazione presso il vasto pubblico”.
Nell’ampio spazio che il giornale dedica al futuro Dialogo anche
un’intervista al direttore internazionale degli affari religiosi
dell’American Jewish Committee, rav David Rosen, che sostiene: “In
corso cambiamenti epocali”.
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la grande notte del cinema a los angeles
Oscar, the Big (Jewish) Night
È
arrivato il gran giorno, anzi la grande notte. Quella in cui si saprà
se Leonardo Di Caprio si porterà finalmente a casa il tanto annunciato
ma sempre solo sfiorato Oscar. Se questo è senza dubbio il tema più
discusso, la cerimonia di consegna degli Academy Awards 2016
(nell'immagine, un momento della passata edizione), che si svolgerà
questa sera a Los Angeles – o per i coraggiosi che vorranno seguirla da
questo continente, a notte fonda – dall’annuncio delle nomination ha
aperto vari dibattiti, vecchi e nuovi. C’è chi ha protestato per degli
#Oscarssowhite, denunciando l’assenza di candidati neri per il secondo
anno di fila come una forma di discriminazione, con la creazione di un
hashtag ad hoc. Qualcuno ha fatto pronostici sui vincitori delle
statuette, qualcuno sugli outfit da red carpet, qualcun altro sulle
coppie che faranno (o non faranno) capolino. E infine come ogni anno il
Jewish pride ha preso il sopravvento, e ci si è addentrati alla
scoperta delle tracce ebraiche di questa notte sberluccicante. Leggi
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La merce del passato |
In
tutta franchezza procura una strana sensazione passeggiare in una
importante libreria del centro di una qualsiasi città – non importa
quale, ad onore del vero – alla fine di febbraio e vedere che accanto
al settore dedicato alla storia, vicino al “sottosettore” Seconda
guerra mondiale, vi sia, immediatamente dirimpetto, quello dedicato
alla “Shoah-Olocausto”. Robusto e nutrito di titoli, in una
scaffalatura di tutto rispetto, vuoi per dimensioni vuoi per
estensione. Per soprammercato, nelle immediate vicinanze, una casa
editrice di volumi economici ha fatto installare una sorta di piccola
colonna, dai colori accesi e “accattivanti”, all’interno della quale
campeggiano vistosamente i suoi saggi, quasi tutti dedicati alla
cattiveria dei nazisti (e in immediato riflesso, alla bontà delle
“vittime”).
Claudio Vercelli
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Il settimanAle – La profezia |
“Gli
arabi saranno i lavoratori, e gli ebrei gli amministratori, gli
ispettori, i funzionari, i poliziotti – soprattutto della polizia
segreta. Uno stato che governa su una popolazione ostile di quasi due
milioni di stranieri non può che diventare uno stato di polizia, con
tutto ciò che questo comporta per il sistema educativo, la libertà
d’espressione, la democrazia".
Alessandro Treves, neuroscienziato
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Madri d'Israele - Shimrit |
Sempre
più spesso ci capita di emozionarci di fronte allo schermo del
computer, siamo travolti in continuazione da foto in bianco e nero e
storie d’amore, racconti di genitori-nonni-bisnonni diventano
estremamente popolari, così come esperienze difficili, avventure e atti
di straordinario coraggio che ci fanno d’un tratto sentire piccoli
piccoli in confronto.
Questa settimana è Shimrit a commuovere l’intero web con la sua storia, aggiudicandosi così il titolo di Madre d’Israele.
David Zebuloni
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