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4 marzo 2016 - 24 Adar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
“Ha detto Resh Lakish a nome di Rabbì Jeudà Nesià: ‘Il mondo non si mantiene altro che per l’alito (le parole di Torah) dei bambini della scuola’. Ha detto Rav Pappà ad Abbajè: ‘E il mio alito ed il tuo?’ Disse lui: ‘Non è simile l’alito che ha peccato all’alito che non ha peccato’. Ed ha detto Resh Lakish a nome di Rabbì Jeudà Nesià: ‘Non si interrompe lo studio dei bambini della scuola neppure per la costruzione del Santuario.” (TB Shabbat 119b).
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
La recente scoperta che un Sefer Torah completo e in uso – restaurato dal sofèr Rav Amedeo Spagnoletto per la sinagoga di Biella – è databile attorno al 1250 (!), non può non indurre ad alcune considerazioni sulla centralità del lavoro sui beni culturali ebraici. Non si tratta solo di gloriarsi di un inarrivabile passato (in effetti non ci sono altri esempi al mondo di un rotolo così antico, completo e in uso come quello piemontese). Si tratta di capire che la gestione e la valorizzazione di questo patrimonio può giocare un ruolo fondamentale per dare un senso, una direzione, alla vita degli ebrei che hanno abitato e che abitano questa Penisola.
L’Italia – l’ho già scritto altrove – senza i suoi ebrei sarebbe stata diversa da quella che è adesso; specularmente, anche il mondo ebraico e la sua tradizione senza l’esperienza italiana non sarebbero quello che sono. Basterà fare qualche esempio: senza l’avventura tipografica dei Soncino e poi di Bomberg fra il 1519 e il 1523 oggi il Talmud si studierebbe in maniera diversa, probabilmente privo dei commenti di Rashi e delle Tosafòt.
 
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La maternità surrogata
e la legge ebraica
Nel grande dibattito sviluppatosi in queste settimane in Italia sulla maternità surrogata, e in particolare sul cosiddetto “utero in affitto”, non poteva mancare la voce ebraica. A spiegare ai lettori la posizione dell'Ebraismo su questo tema complesso, l'articolata riflessione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, pubblicata ieri sul notiziario settimanale Sheva-Idee di Pagine Ebraiche e oggi ampiamente ripresa da La Stampa. “Nella animata discussione – scrive il rav - che si sta sviluppando è stata tirata in ballo la matriarca Rachele come modello antico e sacro di una maternità surrogata. È il caso di discutere se e quanto questo accostamento sia lecito”.
Anniversari - Bassani, cento anni e sempre attuale. Nasceva cento anni fa (4 marzo 1916) il grande scrittore e poeta italiano Giorgio Bassani. Tanti gli appuntamenti che nei prossimi mesi saranno dedicati all'intellettuale ebreo, autore del celebre romanzo Il giardino dei Finzi-Contini. A ricordare oggi la profondità del pensiero di Bassani, il Quotidiano Nazionale e Libero. “Ha scritto di Shoah e di emarginazione sessista, piaghe che non si rimarginano”, ricorda il primo, sottolineando la capacità dello scrittore di riflettere su temi sempre attuali.
Anniversari – I 140 anni del Corriere. Con un inserto speciale il Corriere della Sera racconta la storia del quotidiano, fondato da Eugenio Torelli Vollier e pubblicato per la prima volta la sera del 5 marzo 1876. Vengono così ricordati i primi anni del quotidiano (ad esempio quando a fine '900, seguì in Francia il celebre processo Dreyfus) ma anche la vergognosa adesione alle leggi razziste del 1938, la partecipazione alla retorica fascista negli anni Quaranta, la liberazione e la guida temporanea del repubblicano Mario Borsa. Spazio anche al famoso editoriale di Benedetto Croce, “Chi siamo noi per giudicare i tedeschi?”, firmato il 31 dicembre 1946.

Milano, sei donne nel Giardino dei Giusti. Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano racconta le iniziative legate alla Giornata europea dei Giusti, istituita dal Parlamento europeo nel 2012 e dedicata agli uomini e alle donne che lottano per la libertà e contro violenze e discriminazioni. “A loro – scrive Barbacetto - sono di anno in anno dedicati alberi nei Giardini dei Giusti piantati via via in molte città d'Europa, a partire da Milano. Merito soprattutto di Gabriele Nissim, che da anni anima Gariwo, l'associazione che promuove il riconoscimento dei Giusti nel mondo. Quest'anno la Giornata europea è dedicata alle donne e durerà, non a caso, dal 6 all'8 marzo, festa delle donne”.
Flavia Agnes, Halima Bashir, Vian Dakhil, Azucena Villaflor Cecilia de Vincenti e Felicia Impastato, sono i nomi delle donne a cui verrà dedicato un albero durante la cerimonia dell'8 marzo al Monte Stella di Milano.
 
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  davar
appuntamento all'associazione stampa estera
Venezia, i 500 anni del Ghetto
Dai diritti negati alla libertà

“I cinque secoli del primo ghetto del mondo. Dai diritti negati all’emancipazione”.
È una riflessione di ampio respiro e a più voci quella che sarà sviluppata mercoledì 9 marzo alle 11.30, presso la sede dell’Associazione Stampa Estera a Roma, nel corso della conferenza organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per far conoscere e divulgare il ricco programma di iniziative che si svolgeranno a Venezia in occasione del Cinquecentenario del Ghetto lagunare. “Due principi guidano la nostra azione – afferma Paolo Gnignati, presidente della Comunità ebraica lagunare – il primo è che non vogliamo in alcun modo celebrare né il ghetto, né la ghettizzazione, attribuendole un significato positivo; il secondo è che non guardiamo a questo anniversario come a un punto d’arrivo: per noi, i prossimi 500 anni sono ugualmente importanti".
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la giornata europea dei giusti
Il 6 marzo nel nome delle donne
Il 6 marzo verrà celebrata per il quarto anno consecutivo la Giornata Europea dei Giusti, istituita nel 2012 dal Parlamento europeo su proposta dell'associazione Gariwo per ricordare tutte quegli uomini e quelle donne che hanno combattuto e combattono per la libertà, la democrazia, i diritti degli altri esseri umani. E quest'anno gli appuntamenti, organizzati in tutta Italia ma con il cuore a Milano, andranno avanti dal 6 fino all'8 marzo in modo da coniugare la ricorrenza dedicata ai Giusti con la festa della Donna.
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cento anni fA NASCeva LO SCRITTORE FERRARESE
Giorgio Bassani (1916-2016)
Si prepara il grande omaggio

Il centenario dalla nascita di una delle massime voci della letteratura italiana del Novecento e di uno dei maggiori rappresentanti dell’ebraismo italiano nell’universo della cultura, uno degli ebrei italiani più noti e più apprezzati al mondo, corre il rischio di passare sotto un colpevole silenzio. O almeno così potrebbe sembrare, a giudicare dall’atmosfera di timida ritrosia e di distratta avarizia di parole e di iniziative che troviamo in questa data del 4 marzo 2016.
Ma le cose non stanno esattamente così, perché l’Italia della cultura arriva talvolta in ritardo e a fatica al traguardo, ma in qualche modo ci arriva e ci arriva bene.
Una Commissione nominata dal ministro della Cultura Dario Franceschini è già al lavoro per definire un calendario di iniziative. Del suo lavoro si sa ancora poco, ma si sa abbastanza per poter dire che qualcosa di valore vedrà la luce. Il gruppo, la cui conduzione è affidata alla sicura esperienza di Giulio Ferroni, un decano degli italianisti italiani, si è già riunita e ha già approntato un primo calendario di interventi. Secondo le prime notizie in circolazione i componenti della Commissione sono una ventina e la rosa è stata formata nell’intento di dare voce agli studiosi di Bassani e a tutte le realtà che potrebbero offrire un contributo importante, dalla figlia dello scrittore, agli Istituti di cultura italiana nel mondo, alla Rai, al mondo dell’Università e della ricerca, da Italia Nostra al Corriere della Sera, le tribune da cui il Bassani cittadino ha impartito all’Italia intera non solo grande letteratura, ma anche una lezione di Storia e di umana civiltà. Un gruppo esecutivo ristretto è stato selezionato all’interno della Commissione. Le voci in circolazione riferiscono anche di screzi e disaccordi emersi già all’inizio di questo difficile lavoro. Conferme non ce ne sono, ma la complessità della figura di Bassani e i molteplici aspetti e problemi che queste celebrazioni possono toccare spingono a dare credito a Ferroni di agire in una situazione molto delicata e con l’esigenza di recuperare il tempo perduto.
Solo per citare alcune della cose che bollono in pentola, una mostra didattica di alto livello girerà per il mondo nei prossimi mesi e costituirà la testimonianza di come noi italiani siamo grati a Bassani per aver favorito con i suoi libri, soprattutto con Il giardino dei Finzi Contini, la conoscenza della storia e della cultura italiana, la nostra travagliata identità nazionale e la specifica identità degli ebrei italiani. E un’edizione della mostra in specifico sarà curata dall’attenta politica culturale dell’ambasciata italiana in Israele affidata da poche settimane alla letterata Elena Loewenthal.
Un convegno organizzato per l’inizio del prossimo novembre si svolgerà a cavallo fra Roma e Ferrara.
I poderosi archivi della Rai stanno già lavorando al riordino dell’immenso giacimento di filmati riferiti al grande scrittore. La Fondazione Corriere della Sera sta allestendo una storica edizione degli scritti giornalistici di Bassani.
E il ruolo di Ferrara tornerà alla ribalta ancora in altre iniziative a testimonianza del ruolo insostituibile e del legame indissolubile fra Giorgio Bassani e la sua città. Un legame prezioso che ha portato nel nome degli ebrei ferraresi il nome della città emiliana nel mondo e forse uno dei migliori segnali proprio si lavora intensamente alla nascita del polo culturale ebraico del Museo dell’ebraismo italiano che a Ferrara presto vedrà la luce.
Il ministro Franceschini, che come è noto a sua volta a Ferrara e a Bassani è profondamente legato, segue sicuramente da vicino il lavoro della Commissione e la formazione dei programmi.
Altrettanto faranno bene a fare nei prossimi mesi tutte le istituzioni dell’ebraismo italiano.
In un’Italia che rischia di inciampare in tante sbadataggini rivolgere un attento omaggio a Giorgio Bassani non è solo una questione di giustizia e non è solo una questione di cultura. E’ un problema di investimenti, di turismo, di rilancio delle nostre città, di intelligente raccolta e utilizzo delle risorse. E proprio la vicenda di Giorgio Bassani ci aiuta a ricordare che se non può esserci futuro nel nostro paese senza cultura, ben difficilmente potremo ricomporre un’immagine nitida e vera dell’Italia lasciando nell’ombra Giorgio Bassani. Raccogliere questa sfida è anche e soprattutto l’occasione di dimostrare una visione strategica riguardo chi siamo stati, di chi siamo, e di chi vogliamo essere. In quanto ebrei e in quanto italiani. In quanto persone di fede e di ideali e in quanto onesti cittadini.
Solo in questo modo l’omaggio a uno scrittore indimenticabile potrà assumere anche il significato di recupero e di rinascita. Di garanzia per il futuro della più antica realtà ebraica della Diaspora e dell’intera società italiana, in cui costituisce, nei millenni, un insostituibile elemento originario.

gv
 

cento anni fa nasceva lo scrittore ferrarese
Giorgio Bassani. Un secolo dopo
Enigmatico, silenzioso, anti neorealista. Un uomo che credeva nella “coraggiosa solitudine dello scrittore” e che sapeva scatenare negli altri (scrittori) “dubbi salutari e insoddisfazioni creative”. Viene analizzata con levità e poesia dai maggiori quotidiani italiani, l’eredità intellettuale di Giorgio Bassani, nato esattamente cento anni fa a Bologna.
Originario di una famiglia ebraica benestante, Bassani ha raccontato Ferrara, la città dell’adolescenza e dei primi palpiti, attraverso il ciclo Il romanzo di Ferrara composto rispettivamente da: Cinque storie ferraresi, Gli occhiali d’oro, Il giardino dei Finzi-Contini , Dietro la porta, L’airone, L’odore del fieno; opere nelle quali l’identità ebraica si mescola con le strade della città e dove la persecuzione nazifascista arriverà a tempestare gli animi già turbati dai sentimenti.
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l'erba dei vicini - il programma di rai tre
Italia e Israele, il confronto
va in onda in prima serata

“Se siamo più bravi possiamo insegnare. Se sono più bravi, dovremo imparare”.
Torna dal 21 marzo L'erba dei vicini, il programma di approfondimento ideato e condotto da Beppe Severgnini.
Anche Israele tra i paesi che verranno messi a confronto con l'Italia in questa nuova edizione del programma, in onda come la precedente su Raitre, il lunedì, in prima serata. Sul profilo Facebook de L'erba dei vicini l'annuncio viene dato insieme a una foto che ritrae alcuni clienti del mercato di Gerusalemme mentre acquistano le tradizionali challot, le trecce di pane dello shabbat.
In redazione conferma per Rossella Tercatin, 27 anni, milanese, cresciuta nella redazione del portale dell’ebraismo italiano e di Pagine Ebraiche (realtà all’interno della quale ha svolto il praticantato ed è diventata giornalista professionista) e curatrice oggi di alcuni notiziari tematici.

università - la propaganda anti-israeliana
Torino, l'assemblea dell'odio
Inizia con l’occupazione di un’aula del campus universitario Luigi Einaudi di Torino l’assemblea pubblica promossa ieri dal locale Progetto Palestina, Collettivo Autonomo Universitario e Studenti Indipendenti. Assemblea di cui molto si è parlato sui giornali dopo la revoca da parte del rettore dell’autorizzazione a utilizzare spazi interni all’ateneo per la propria propaganda di boicottaggio (che in questo caso doveva essere rivolta contro il Technion di Haifa e i rapporti di partnership tra lo stesso con Politecnico e Università degli studi). Protagonista dell’incontro Ronnie Barkan, fondatore di Boycott from within, movimento israeliano a sostegno del BDS.

Filippo Tedeschi
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qui gerusalemme
I progetti di una giovane Keillah
Un’occasione di incontro e collaborazione volta a favorire un coinvolgimento attivo dei ragazzi per il futuro comunitario.
Questo ha rappresentato il il primo Shabbaton di Giovane Kehilà, il gruppo giovanile degli ebrei italiani in Israele che si è svolto l’ultimo fine settimana di febbraio a Gerusalemme presso la Havat Hanoar Hazioni – la scuola sionistica dell’Agenzia ebraica.
Lo Shabbaton, il cui tema era “Ebraismo Italiano 3.0”, è stato realizzato grazie al patrocinio della Hevrat Yehude Italia (la comunità italiana in Israele) e ha visto la partecipazione di 32 ragazzi Italiani provenienti da varie comunità italiane che ora vivono in Israele, insieme anche ai figli di olim italiani.
L’evento ha avuto il suo inizio venerdì con la premiazione di 16 ragazzi che hanno ricevuto la borsa di studio offerta dalla Fondazione Cantoni. Poi i partecipanti hanno fatto visita al Kotel e mangiato tutti insieme rallegrando la serata con canzoni ebraiche italiane. La giornata si è conclusa con un’attività volta a favorire la conoscenza gli uni degli altri.

Michael Sierra
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pilpul
Discriminazioni
Se su un aereo ci chiedessero di cambiare posto perché il nostro vicino non desidera sedere accanto a un ebreo accetteremmo di buon grado o lo giudicheremmo un atto di antisemitismo?
E lo giudicheremmo diversamente se la richiesta di cambiare posto ci fosse rivolta gentilmente oppure se il nuovo posto fosse migliore?
E se qualcuno sostenesse che non si può parlare di discriminazioni poiché noi abbiamo accettato spontaneamente di cambiare posto (credo sia probabile che accetteremmo: chi di noi insisterebbe per viaggiare accanto a un antisemita?), riterremmo questa obiezione valida?
E se la persona che non ha piacere di sederci accanto (o chi la difende) ci accusasse di essere intolleranti perché non stiamo rispettando la sua sensibilità religiosa e le sue convinzioni, ci scuseremmo per la nostra mancanza di rispetto o ne trarremmo motivo di ulteriore indignazione?


Anna Segre, insegnante
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Chat
“In futuro parleremo soltanto via chat”. No, non è la trama di un romanzo distopico, è, secondo quanto scrive in un titolo la Repubblica, una predizione di Mark Zuckerberg. Una fortuna per Umberto Eco non essere sopravvissuto fino a questi giorni per poter leggere questa affermazione, il mio caro professore di Filosofia, asseriva per esempio che “la chat è un attentato all’intelligenza umana”.
Il titolo è comunque fuorviante e come al solito sensazionalistico, prodotto più che altro da una risposta alla domanda dell’intervistatore del Die Welt am Sonntag, dal quale l’articolo è stato tratto. Pignolerie a parte, il vero tema delle predizioni di Zuckerberg, è l’Intelligenza Artificiale, il ‘tormentone’ di numerosi informatici e amanti dilettanti o meno delle tecnologie, che si ergono spesso a profeti del mondo che verrà (o che stanno costruendo).


Francesco Moises Bassano
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Il Sabato
“Qualche volta l’osservanza del Sabato si è lentamente e involontariamente trasformata in un rigido meccanismo in cui sembra più importante osservare le regole che godere delle gioie della giornata di Dio. A questo proposito il Midrash Mechilta osserva acutamente: ‘Il Sabato è stato creato per voi, non voi per il Sabato'”. (Lo Shabbath, in Le pietre del tempo di Clara ed Elia Kopciowski).

Ilana Bahbout
 



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