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11 MARZO 2016
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Opinioni a confronto

Genitori competenti, e certificati

A volte dobbiamo fare una domanda impertinente per trovare la strada verso una risposta attinente. I comportamenti "devianti" si scatenano in presenza di una molteplicità di fattori concomitanti, e la predisposizione biologica può essere dovuta a molte cause differenti, che possono combinarsi e sovrapporsi e interagiscono con i fattori sociali, e quindi ambientali e comportamentali. Si tratta di una predisposizione, non di una certezza, che però spesso potrebbe essere per lo meno ridotta prendendosi cura di cose piccole, che troppo spesso diamo per scontate, come un'alimentazione sana e stimoli adeguati fra gli zero e i tre anni. Prendersi cura dei bambini, di tutti i bambini, garantire loro una crescita serena, sana, con interazioni sociali di qualità accettabile eliminerebbe molti fattori di predisposizione biologica, e sociale. Ma un intervento dall'alto è legittimo? È giusto? Si potrebbe pensare a una patente per diventare genitori, sarebbe corretto? In fondo per diventare insegnanti ed educatori si debbono passare degli esami, perché per diventare genitori no?

Adrian Raine, psichiatra e criminologo

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contro il sessismo

Come una ragazza

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Troppo spesso il ruolo femminile nei libri di testo è rappresento secondo stereotipi negativi. Stereotipi che minano l'istruzione delle ragazze. Ad affermarlo, un recente studio promosso dall'Unesco,l'’Agenzia delle Nazioni Unite che promuove la scienza e la cultura. E questa rappresentazione, afferma il rappresentante Unesco Manos Antonini, costituisce un ostacolo nascosto alla parità di genere.
Il rapporto in questione evidenzia come le figure femminili compaiono spesso in un ruolo secondario nei libri di testo usati a scuola, su cui si basa, sottolinea l'Agenzia, il 70 fino al 95 per cento dell'insegnamento in classe. Un problema non secondario che limita le aspettative di carriera delle donne, avvertono gli esperti. “Garantire a tutti i ragazzi e alle ragazze di andare a scuola è solo una parte della battaglia - afferma Antonini - Ciò che viene insegnato è altrettanto, se non più, importante. Il persistente pregiudizio di genere nei libri di testo abbassa le motivazioni delle ragazze, l'autostima e la partecipazione a scuola”.
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dialogo

La laicità in discussione

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"Ora le faremo, sarà convocato il consiglio di istituto per decidere, la richiesta dei parroci è già arrivata", dice la preside Daniela Turci. Sulle benedizioni pasquali in classe, fuori dall'orario di lezione, la scuola tira dritto dopo che il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar che le vietava. Ed è di nuovo polemica. "Fermatevi", dicono i contrari, assicurando, da parte loro, che "comunque anche noi andremo avanti a difesa della laicità della scuola". E allarga le braccia il vicario generale della Curia Giovanni Silvagni: "Che tristezza, di fronte alle sfide che abbiamo sull'integrazione ci mettiamo a litigare tra noi su simboli di pace come le benedizioni. Non abbiamo bisogno di questa ostilità. Tutto viene livellato a un minimo comune denominatore dove ogni differenza, ogni passione politica e culturale viene annullata. È come dire che offende la mimosa regalata alle colleghe nei luoghi di lavoro l'8 marzo".

Ilaria Venturi, Repubblica Bologna, 9 marzo
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Storia

Insegnare la pace

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Le primavere arabe del 2011 hanno lasciato molte eredità, non tutte conformi a quanto ci si aspettava, ma in vari casi decisive. Una di queste, con l'allontanamento dalla presidenza dell'Egitto dopo 30 anni di Hosni Mubarak, che fu comandante nella Guerra del Kippur, è il nuovo modo di raccontare la storia nelle scuole. Per la prima volta agli studenti verrà insegnata la data del 1979, l'anno in cui il presidente egiziano Anwar Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin firmarono a Washington un trattato di pace tra i rispettivi paesi. Il canale radiofonico israeliano Army Radio ha infatti diffuso la notizia che nelle scuole egiziane è stato diffuso un nuovo libro di testo sulla storia contemporanea, destinato agli studenti di prima liceo, che contiene un capitolo sugli accordi di Camp David. Leggi tutto

regno unitO

J-TV, la YouTube ebraica

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“C'è un gran bisogno che gli ebrei inglesi riscoprano la bellezza della loro identità e delle loro tradizioni. Mi piacerebbe essere un tramite”. È l'auspicio espresso da Oliver Anisfeld, 21 anni, studente universitario e ideatore di J-TV, un canale di youtube dedicato al mondo ebraico anglosassone che si propone di colmare il “gap educativo” di cui soffrirebbero oggi i suoi coetanei.
Presentato davanti a un folto pubblico in una struttura del Parlamento britannico, J-TV si divide in quattro segmenti che coprono, tra gli altri, temi d'attualità, pensiero ebraico, costume. L'aggiornamento previsto è settimanale. “La sfida è di creare un nuovo canale, con un alto posizionamento qualitativo” ha detto Anisfeld al Times of Israel.
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rassegna stampa 4 - 10 marzO

Insegnare arabo, insegnare religione

La lingua araba sta avendo grande successo in ogni livello di insegnamento, a partire dall’università Cattolica che a Milano ha lanciato l’insegnamento dell’arabo dal 2007 e oggi ha 600 studenti iscritti a questi programmi (Corriere Milano, 4 marzo). I posti verranno presto raddoppiati, per poter aprire i corsi su tutti i livelli, e anche agli esterni. Sono molte le valutazioni positive, e a livello professionale la lingua è molto ricercata, ma non mancano le polemiche, come quella sollevata da il Giornale, il 9 marzo, che scrive, sotto l'occhiello "L'assurda iniziativa di una scuola elementare": "Bambini imparate l'arabo, così potrete integrarvi nella terra d'accoglienza chiamata Italia".

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